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Autore: Ellie_x3    09/12/2009    3 recensioni
La nostra storia aveva tutte le premesse per finire ancor prima di cominciare, lo so.
Io non lo sopportavo e lui mi detestava.
Era borioso. Io ero una buonista.
Era crudele. E io troppo sottomessa.
Insomma, eravamo proprio perfetti l'uno per l'altra.
Piccola Shot sperimentale semi-natalizia xD
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kagome, Naraku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Naraku
The Beauty and the Beast's Christmas choir

La nostra storia aveva tutte le premesse per finire ancor prima di cominciare, lo so.
Io non lo sopportavo e lui mi detestava.
Era borioso. Io ero una buonista.
Era antipatico. Io ero piagnona.
Era crudele. E io troppo sottomessa.
Lui non era interessato all'amore. Io ci credevo fermamente.
Insomma, eravamo proprio perfetti l'uno per l'altra.

Tutto cominciò la viglia di Natale di due anni fa...
- Muoviti, canta qualcosa.-
Sgranai gli occhi, incapace di capacitarmi del perché quell'uomo m'avesse rivolto la parola: in fondo ero in un angolino buio della stanza, seduta su una sedia, lontano dal gruppo di ragazzi e ragazze che stavano ultimando i preparativi per il concerto natalizio.
E, particolare non irrilevante, non facevo parte del coro.
Non ci tenevo nemmeno, fra l'altro.
Sango, la mia migliore amica (nonché l'essere malefico che mi aveva costretta ad accompagnarla in mancanza di Miroku -il suo ragazzo-) mi rivolse un'occhiata stupita e preoccupata insieme: sapeva molto meglio di me quanto il suo insegnante di canto fosse autorevole -ok, forse è meglio despota.
- Scusa, ripeti?- domandai, alzando un sopracciglio.
Dovevo per forza aver capito male.
Lui, sempre davanti agli altri, roteò gli occhi evidentemente scocciato.
- Canta.- ripetè, inflessibile -Come hai sentito anche tu, visto che sei qui a non far nulla da almeno mezz'ora, una corista è ammalata.-
- E...ehm...allora?-
La sua espressione diventava sempre più irritata ad ogni mia domanda, segno che non potevo fare la finta tonta ancora per molto.
Ma quel che mi stava chiedendo era impossibile! Avrei sponsorizzato panini vestita da hot dog in centro di sabato piuttosto che quello.
- E allora il concerto è stasera, come avrai capito. Quindi, per favore,- strinse le labbra dopo quest'ultima forma di cortesia. Anche con quella, comunque, la frase aveva un'intonazione perentoria. -Fammi sentire se sai far uscire qualcos'altro dalla bocca, oltre che quel pigolio.-
Sango barcollò appena, avanzando di un passo e rompendo le righe, venendo in mio soccorso.
- Naraku...Naraku, non mi pare il caso. Kagome non può farlo.-
Trassi un sospiro di sollievo, credendomi al sicuro dietro Sango.
...Grande, grande cazzata.
Naraku sorrise malignamente alla mia amica -un sorriso che risultò comunque bellissimo.
Odioso, ma bello.
- E perché? Cos'è, muta?-
Lei si morse il labbro inferiore, abbassando gli occhi. Sembrava arrossita.
 - No, però...è...lei non ama cantare.- opinò.
Il giovane alzò un po' la testa sorridendo, come a volersi alzare ancora di più su di lei per farla sentire piccola e inutile.
Tattica che, cavolo, funzionò!
- Odio cantare. Sono stonata come un 45 giri strisciato.- spiegai, attirando nuovamente l'attenzione su di me. Non che mi piacesse, ma Sango sembrava K.o.
Cosa diavolo faceva quel pazzo psicopatico alla gente, maledizione?
Il sorriso di Naraku aumentò, diventando, se possibile, ancor più sadico. Un'espressione di crudele divertimento.
Quell'uomo era odioso.
 - Non importa, fammi sentire lo stesso.- Insistette, senza la minima traccia di cortesia.
Chissà, se me l'avesse chiesto gentilmente forse forse avrei anche potuto provarci.
Ma era fuori discussione che mi abbassassi agli ordini di un tale individuo.
Non esisteva.
Zero.
 -No.- mi impuntai, pestando i piedi. -Non se ne parla nemmeno. Non puoi obbligarmi.-
Non ci misi più di qualche secondo a capire che avevo appena detto una cazzata abissale: mi bastò notare che l'espressione dell'uomo era passata da scocciata a sinceramente divertita per rendermi conto che mi ero scavata la fossa con le mie mani.
Stupida, stupida Kagome!
- Scommettiamo?-
Domanda retorica, autoritaria e condita con un pizzico di saccente sarcasmo.
Un mix che avrebbe messo paura a chiunque, figuriamoci a una come me.
Le mani mi tremavano di rabbia.
 - Io ti avevo avvertito.- sbottai, accigliata, puntandogli un dito contro.
Ecco, avevo ceduto. Perso, game over.
Lui rise, per tutta risposta.
Una risata sardonica di chi sapeva da sempre che alla fine l'avrebbe avuta vinta.
- Cosa devo ragliare?- domandai acida, con un tono che non mi era per nulla familiare ma che non potevo impedirmi di usare.
Naraku o come cavolo si chiamava mi stava urtando seriamente i nervi.
- Qualsiasi cosa, giusto per sapere se sei davvero un caso irrecuperabile o se ci puoi servire a qualcosa.- disse, un sorriso soddisfatto stampato in volto e le mani poggiate sui fianchi perfetti.
Aspettava e sembrava davvero impaziente.
Come se, a quel punto, non aspettasse altro che liquidarmi con un effettivo “fai schifo”.
Era palese che del concerto non gliene importava più nulla.
Stronzo capriccioso!
Lancia un'occhiata tremolante a Sango, giusto per farmi forza. Stavo per umiliare me stessa, tanto valeva farlo con stile.
Imponendomi di non piangere nonostante mi sembrasse di avere un grumo di cotone in gola, provai a mettere insieme due o tre note di una vecchia canzone pop che mi ricordavo relativamente bene.
Mentre cantavo e sentivo la mia voce odiosa e decisamente orribile dipanarsi nella sala silenziosa avrei voluto morire.
Scavarmi una fossa e rimanerci per l'eternità.
Quello là era schifoso.
Un maledetto bastardo che mi ripromisi di prendere a schiaffoni.

Quando terminai tre o quattro anime pie applaudirono un po' -forse più per il coraggio che per l'effettiva performance.
Già, per quanto stupida e umiliata mi sentivo anche un po' coraggiosa: in fondo avevo affrontato le mie paure.
Era già qualcosa, no?
- Ok, non fa nulla.- Naraku si girò di nuovo verso i ragazzi, che lo guardavano con un misto di paura e rancore -Riprendiamo da dove eravamo rimasti, noi.-
Basta, fine della presa in giro.
Neanche una battutina.
Per tutte le prove mi ignorò completamente, senza infierire come avevo sospettato. E a quanto sembrava non ne fui l'unica sorpresa.

Anche se, ad onor del vero, per tutte le tre ore che seguirono -una noia mortale, parola- si ostinò a far finta che non ci fossi. Nessuno mi guardava, o almeno, lui non permetteva a nessuno di farlo.
Che fosse una sottile tortura psicologia o semplice rassegnazione, o forse schifo nei confronti di chi macchiava la reputazione della musica, non lo so.
Però quel che era certo è che, anche durante la pausa, nessuno aveva il coraggio di rivolgermi la parola.
Le tre ore più brutte della mia vita, ma niente in confronto a quello che successe dopo...

-Kagome? Che stai facendo?-
Sussultai e mi interruppi, sentendo due mani fredde, grandi, posarmisi sulle spalle e la voce di Naraku arrivarmi alle orecchie.
Come al solito non l'avevo sentito arrivare.

Da quando vivevamo insieme -e, sì, non c'eravamo ancora dati fuoco a vicenda- aveva preso la brutta abitudine di arrivarmi alle spalle; ma non faceva mai “Buh!” mettendosi a ridere. No, i suoi piani erano più malefici e raffinati: si nascondeva nell'ombra e, solo quando era sicuro che avevo abbassato la guardia, sbucava nella penombra profondendosi in una risata inquietante.
Almeno gli fosse venuta male, quella maledetta risata! Invece no, era qualcosa da far accapponare la pelle.
 -Scrivevo.- risposi tranquilla, con le dita ancora poggiate sulla tastiera.
Spinsi un po' indietro la sedia, con tutta l'intenzione di alzarmi, ma lui non me lo permise, rimanendo fermamente appoggiato allo schienale con le mani sulla scrivania, appena piegato per vedere meglio.
Il nostro appartamento era sempre stra-caldo, colpa mia che sono freddolosa, ma da quando era entrato nella stanza l'atmosfera sembrava essersi raffreddata e un po' incupita.
Lo faceva sempre, era un altro suo misterioso giochetto.
 -E cosa?- insistette
 -Nulla di importante.-
Non indagò oltre, per mia fortuna: era rompiscatole, intransigente e dispotico. Però non mi obbligava mai veramente in nulla.
O almeno...quasi nulla.
Ok, forse molte gliele davo vinte. Ma insomma, non vuol dire niente.
Stavolta mi lasciò alzare, togliendosi da dietro la sedia ancora senza fare il benché minimo rumore come al solito.
 -Però ora ho voglia di una cioccolata.- commentai, alzandomi e stiracchiandomi. Non mi abbracciò -non era tipo da scodinzolare felice e appiccicoso attorno all'amata- ma alle mie parole sul suo viso si formò quel suo solito mezzo sorriso, non arrogante ma dannatamente ambiguo.
 -Io voglio un cappuccino.- disse, per tutta risposta -Quindi cappuccino a tutti e due.-
Spalancai gli occhi, puntandoli su quello che doveva essere il mio insopportabile ragazzo.
Non potevo crederci: lo stava facendo di nuovo!

 -Ho detto che voglio cioccolata.- ripetei. Mi fissò qualche istante con quell'espressione di sfida sul volto: il prendersi gioco degli altri, il raggirarli e il manipolarli gli piaceva davvero tanto. E ancora una volta mi chiedevo come poteva piacermi uno come lui.
 -E quindi tu ti prendi il cappuccino, amore- che suonò più come una minaccia di morte, ma lui fece finta di nulla -E io la mia amata, dolce, cremosa cioccolata calda.
Non ci vedevo nulla, e dico nulla, di difficile nel semplice concetto “vivi e lascia vivere”. Ma, evidentemente, questo sfuggiva a Naraku, al quale il mio discorso sembrò scivolare addosso senza nemmeno sfiorarlo.
Uomini!
Mi seguì silente fino in cucina, che in realtà era poco più di uno sputo anche se l'arredamento era delizioso (merito di Sango, non mio e di sicuro non di Naraku), dove si piazzò davanti alla mensola sopra la quale c'era la macchina del caffè, tutto impettito.
 -Allora faccio io.- decise.
Come al solito lui decideva, ordinava, pretendeva.

Sempre tutto da solo.
Scossi la testa -Non se ne parla nemmeno, faccio io- dissi, facendo un passo in avanti.
Mi sorrise maliziosamente -Ok, accomodati allora.-.
Ma non si mosse, rimanendo mollemente appoggiato alla mensola, la testa pigramente incassata nelle spalle e la schiena, appena un po' piegata, puntellata sul marmo freddo.
Con i capelli, castani e mossi, che gli scendevano lungo il busto e gli occhi socchiusi che mi guardavano divertiti era davvero bello.
Sì, in quel momento l'avrei strozzato, ma non per questo dovevo negargli i giusti complimenti.
 -Mi stai in mezzo.- sbuffai, esasperata. Quei suoi giochetti erano sufficienti a disintegrare i miei nervi.
 -Allora lascia fare a me, visto che tu non puoi perché io sono in mezzo, ti pare?- flautò, divertito, tamburellando elegantemente le dita della mano destra sul ripiano.
Disperata dal suo estremo infantilismo mi lasciai cadere sul una delle sedie, senza staccare però dagli occhi da quel bel viso trionfante.
Odiavo non riuscire a detestarlo: all'inizio, dopo quel primo incontro un po' turbolento ero riuscita a farmelo proprio schifare.
Con un incidente al parcheggio, poi, le cose erano precipitate: non ci detestavamo semplicemente, ma non potevamo nemmeno vederci.

E poi...chissà perché, in realtà. Senza un motivo valido me l'ero ritrovato tra capo e collo come vicino di casa. E da lì mi era stato impossibile continuare a volere la sua morte.
Trassi un profondo sospiro, paziente.
 -E va bene, Naraku, fai quel diavolo che vuoi.-
 -L'hai detto, eh.- ghignò
Annuii, pensando che peggio di così non poteva andare: alla fine, con quel suo modo cinico di raggirare le persone, l'aveva sempre vinta.
Ma rettificai quando mi fu messa davanti una tazza fumante.
Perfetto, sì, io volevo proprio una tazza fumante....ma di cioccolata, però.
 -Questo cos'è?-
Sorrise innocente, o meglio, il più innocente possibile.
 -Cappuccino, perché?- rispose, senza guardarmi -Me l'hai detto tu che potevo fare “quel diavolo che voglio”.-
Lo fissai, rimanendo bloccata per qualche secondo, guardandolo accigliata. Viscido.
Manipolatore.
Crudele.
Odioso.
E ne avevo ancora altri da elencare prima che mi giungesse alle orecchie la sua risata, sinceramente divertita, e il rumore di un'altra tazza che veniva poggiata sul tavolo senza versare nemmeno una goccia.
Naraku si sedette accanto a me, ridacchiando -Su, su Kagome, scherzavo. Quella è mia.- e indicò la tazza che mi stava davanti e che tenevo lontana, manco ci fosse dentro acido.
- Oh, scusa.- dissi, ma non mi mossi di un centimetro, lasciando che fosse lui a scambiare le nostre tazze.
 -Nulla, nulla. Piuttosto, cosa vuoi per Natale?-
Eccolo, faceva sempre così: cambiava discorso in un attimo, seguendo un piano tutto suo.
Ma in fondo non mi dispiaceva nemmeno così tanto.
 -Natale è lontano, Naraku.- opinai, incerta, portandomi alle labbra la tazza di cioccolata bollente e amara.
 Alzò gli occhi dal suo cappuccino, nel quale stava versando tre cucchiaini abbondanti di zucchero, e rispose che forse lo era meno di quanto credessi. Ma lo fece con uno di quei rarissimi sorrisi sinceri che si concedeva -non quelli sarcastici o cinici o crudeli che adorava sfoggiare.
Mi dissi che in fondo aveva ragione: mancava solo qualche settimana a Natale.
Due anni che ci conoscevamo, buona parte di essi passata a litigare come bambini e almeno metà spesa ad arrabbiarmi per i suoi comportamenti ambigui.

Ma anche dolci, a volte.
 -Ah, sei sporca di cioccolata. Aspetta...- e si alzò un po', piegando le ginocchia e allungandosi per baciarmi.
Senza chiedermi il permesso e cambiando argomento così improvvisamente come suo solito.
Non sarebbe mai, mai cambiato.
In fondo non potevo avere la presunzione di farlo io.
Saremmo rimasti per un anno ancora la buonista e il cattivone.
La bella, io, modestamente, e la bestia.
Non ci saremmo sopportati e avremmo litigato.

Però ci saremmo voluti bene lo stesso, anche se lui è un manipolatore bastardo e io una bimbetta fifona troppo timida per prendere uno straccio di posizione.
Eravamo così, non potevamo farci niente di niente.
Non mi sognavo nemmeno di cambiarlo, in nessun modo, perché a me piaceva così.
E poi lui non si sarebbe mai fatto scrupoli davanti a nessuno.
O...forse, sì, questa cosa era cambiata: dopo quella prima volta, Naraku non si era mai più sognato di chiedermi di cantargli qualcosa.



Note dell'autrice (?):

Tadaaaaaa! Buon Natale in estremo anticipo a tutti!!! *O*
*Nota il silenzio di tomba* Ehm...sì, sì, lo so. Devo aggiornare Vanilla.
Ma giuro che lo farò presto! -spera di cavarsela così, illusa.-
Comunque questa fic, in cui ho mandato Naraku OOC proprio alla fine, cavolo!, è stata ispirata dalla shot di Chocola92 "La verità su Naraku" (leggetela, perché merita *me fa pubblicità spudorata*), che ho adorato e mi ha spinta a scrivere su quello che io trovo un crack-pairing adorabile, anche se estremamente difficile da gestire.
Non nego di aver sudato sette camicie per evitare di mandare Na-chan ooc! Però è stato anche divertente, e tanto anche! Amo Naraku, è un personaggio stupendo, ed era da parecchio che volevo fare qualcosa con lui. E dopo svariati tentativi falliti è uscita questa piccola AU che, se devo essere sincera, a me piace.
Spero davvero che ne sia uscito qualcosa di leggibile. xD
Un bacio
Elle
   
 
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