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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    09/12/2009    2 recensioni
“Bones, lei e Spock andrete in esplorazione nel pianeta sottostante.” L’ordine perentorio e improvviso del capitano dell’Enterprise colse letteralmente di sorpresa i due ufficiali superiori, apparentemente impegnati nelle proprie mansioni, che si voltarono di scatto verso il capitano Kirk." Quando una semplice esplorazione diventa tragedia, quando il tentativo di far riappacificare due amici in rotta sembra condurli alla morte, cosa può succedere? ED ECCOCI DI NUOVO QUI! Uhm, vi sono mancata? Credo di no! XDXD Comunque, il lemure è di nuovo tra voi e questa volta con una fic a due capitoli, pairing? Ma naturalmente Spock/McCoy! Ci ho preso decisamente gusto, ^_^ Scritta da me su istigazione di tre amiche e dedicata a Maya, Eerya e Rowen!! Finchè non mi ucciderete, continuerò a dedicarvi le mie Spock/McCoy!! XDXD ALLA PROSSIMA!! KISSKISS SHUN
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EXPLORING

CAPITOLO 1

“Bones, lei e Spock andrete in esplorazione nel pianeta sottostante.”

L’ordine perentorio e improvviso del capitano dell’Enterprise colse letteralmente di sorpresa i due ufficiali superiori, apparentemente impegnati nelle proprie mansioni, che si voltarono di scatto verso il capitano Kirk.

Il Primo Ufficiale alieno era seduto alla sua console, intento ad esaminare dei dati ricavati dall’ultima esplorazione effettuata qualche settimana prima mentre il dottore stava mollemente poggiato alla ringhiera davanti il turbo ascensore coi gomiti e il viso posato sui palmi delle mani, lo sguardo assorto nell’osservare le stelle sfilare sullo schermo grande; l’infermeria era tranquilla e perfino la signorina Chapel e gli altri membri dello staff avevano avuto un pomeriggio di relax.

Tutto era tranquillo e la possente nave spaziale sostava in orbita presso un pianeta da poco scoperto e ancora sconosciuto: secondo i rilevamenti fatti, aveva un’atmosfera simile a quella terrestre e una conformazione geologica tale da essere classificato come assolutamente colonizzabile.

Ma per la Federazione, nessuno vi aveva mai messo piede ed erano necessari ulteriori rilevamenti.

“Capitano, mi permetto di farle notare una cosa, due soli membri dell’equipaggio non possono scendere in esplorazione su di un pianeta sconosciuto.” affermò Spock, alzandosi di scatto dalla poltrona, “Secondo il regolamento, una squadra di sbarco..” cercò di dire, ma il capitano scosse la testa, “Scenderete voi due, e senza fare storie!” disse con improvvisa durezza nella voce e nello sguardo, “Andate a prepararvi! E questo è un ordine”.

Perfino il dottore fu dissuaso dal lamentarsi, il tono e il comportamento del loro comandante era quantomeno insolito.

I due annuirono impercettibilmente.

“Molto bene,” sogghignò leggermente, “Scotty, sala teletrasporto, la nostra squadra di sbarco sta per raggiungervi, tenetevi pronti.” parlò nell’interfono.

Quache minuto dopo, i due uomini si allontanarono dalla plancia senza dire una parola e senza quasi guardarsi.

Presero assieme il turbo ascensore e scomparvero, inghiottiti nelle viscere della nave.

Non appena furono scomparsi, il tenente Uhura si alzò dalla poltrona e, titubante, si avvicinò al proprio capitano, il Notepad saldamente in mano: “Signore, è sicuro di aver fatto la scelta giusta? Il dottor McCoy e il signor Spock hanno passato gli ultimi giorni a discutere, a volte anche in modo piuttosto pesante, e non credo che riescano a mantenere la necessaria lucidità…” ma le sue parole furono interrotte dallo sguardo gentile e furbo del comandante: “Certo che sono sicuro, è l’unico modo che mi è venuto in mente per cercare di farli tornare d’accordo. Sono certo che dopo qualche ora da soli laggiù o si saranno scannati o si saranno riappacificati. E io sono fermamente convinto della seconda opzione. Si fidi tenente, non durerà tanto questa situazione, quant’è vero che mi chiamo James T. Kirk” esclamò sicuro.

Il tenente soppesò con attenzione l’affermazione di Jim, poi ritornò al posto con un sospiro rassegnato: “io non credo che questa storia si risolverà così facilmente…” mormorò sconsolata la giovane donna.

§§§§§§

Con un ronzio fastidioso, i due ufficiali giunsero sul pianeta.

Subito, si guardarono attorno.

Il paesaggio attorno a loro ricordava in modo impressionante il Gran Canyon americano, gole profondissime e pinnacoli di rocce rossastre svettavano superbe sotto la luce di due grandi soli luminosi.

Un vento leggero sollevava tourbillon di polvere rossa attorno a loro, le ombre si allungavano lungo i ripidi costoni, sentieri impervi e appena accennati si snodavano verso il basso, inghiottiti dalle rocce millenarie.

Si trovavano su un altopiano, all’apparenza, da cui si riusciva a vedere a parecchi chilometri di distanza.

“Squadra di sbarco a Enterprise, siamo arrivati sulle coordinate indicate, a prima vista non sembrano esserci  forme di vita nei paraggi. Siamo in un ambiente simile ai deserti rocciosi del Nord America terrestre, Arizona e Utah per essere precisi, anche la composizione del terreno è del tutto uguale.” parlò l’ufficiale dalle orecchie appuntite nel piccolo trasmettitore.

Un ronzio precedette la voce del capitano: “Benissimo,” esclamò con tono allegro, “Avete circa tre ore di tempo per l’esplorazione, non di più. Tra tre ore esatte, scenderò personalmente.” affermò Jim dall’astronave.

Senza aggiungere altro, e visibilmente contrariato, il primo ufficiale chiuse la comunicazione, riponendo il trasmettitore nel suo alloggiamento alla cintola.

Con lo sguardo, cercò il dottore, notandolo a poca distanza, apparentemente occupato nell’esaminare le possibilità di discesa, l’unico modo era uno stretto budello in arenaria, lungo circa cinquecento metri, che scendeva ripido sino a terra.

“Sembra pericoloso.” notò  borbottando il medico, evitando di guardarlo, “anzi, senza dubbio è pericoloso!” si lamentò, afferrando una manciata di terriccio e analizzandolo con il tricoder: “è una roccia molto friabile.” aggiunse, lasciando cadere la polvere rossa.

“Non credo voglia passare le prossime due punto cinquantotto ore fermo quassù, il capitano ha detto che ci raggiungerà solo passato questo periodo, conviene muoverci e dare una prima occhiata esplorativa alla zona.” disse secco Spock, avviandosi con prudenza lungo lo stretto sentiero; il dottore non replicò in alcun modo al collega, si limitò a sbuffare e a seguirlo a breve distanza.

La ghiaia rendeva sdrucciolevole il percorso, più e più volte Bones fu costretto ad aggrapparsi improvvisamente agli spuntoni di roccia per evitare una rovinosa caduta; graffi e tagli in breve gli ricoprirono le mani sporche e impolverate, il viso imperlato di sudore attirava la sabbia come le mosche sono attirate dal miele e il calore insopportabile dei due soli allo zenit certo non facilitava la loro discesa.

Eppure, il silenzio pressante non accennava a scemare e la tensione si faceva più pesante a ogni centimetro percorso e guadagnato.

I grandi occhi azzurri del medico di bordo saettarono furtivi verso la sagoma longilinea del Vulcaniano che si avvicinava sempre più rapidamente alla fine del lungo percorso, tristi in parte, e stanchi per la luce intensa e lo sforzo a cui il fisico poco atletico e assolutamente non allenato di Leonard era sottoposto.

“Sono un dottore, non uno scalatore…” borbottò, asciugandosi con un lembo di manica ancora in buono stato la fronte; un giramento improvviso di testa lo colse, frastornato mollò la presa, sentendosi cadere inesorabilmente nel vuoto.

Esausto, socchiuse gli occhi, preparandosi all’impatto, quando una forte presa sul suo polso frenò la sua caduta con discreta violenza.

A fatica, riaprì gli occhi, trovandosi davanti il viso impassibile del Primo Ufficiale Spock.

Senza dire una parola, lo tirò su, sorreggendolo saldamente per il braccio e aiutandolo a risalire sino al punto in cui si trovava lui; quando finalmente si ritrovò al sicuro, il dottore sospirò sollevato: “Dannato, appena scende giù, giuro che non si troverà un osso integro… Trattare così colui che lo ha rammendato ogni volta che si sbucciava qualche ginocchio cadendo dalla bicicletta” borbottò all’indirizzo del capitano, reggendosi faticosamente alla parete di roccia.

Il Vulcaniano lo tenne contro la parete rocciosa, guidandone ogni passo, sino a giungere, più o meno salvi, alla base del canyon.

Il dottore sospirò sollevato, poggiandosi frastornato contro la roccia rossa e bollente, si lasciò cadere tra la polvere, afferrando la borraccia e bevendo una lunga sorsata; lasciò vagare il suo sguardo attorno, concentrandosi subito sulla figura snella e silenziosa del’alieno, perfettamente a suo agio, che sembrava fissare ostentatamente dalla parte opposta.

Frustrato, si alzò in piedi, scuotendosi i vestiti dalla polvere, quando udì in lontananza una serie di esplosioni continue, che si stavano rapidamente avvicinando a loro.

Guardingo, tese l’orecchio, non si era sbagliato, stavano venendo verso di loro, ora sembravano più spari che esplosioni.

Si scambiò una rapida occhiata con Spock e si gettarono al coperto, un attimo prima che una gragnola di colpi si abbattesse su di loro.

Le rosse rocce davano loro una protezione più che sufficiente, ma celavano alla vista anche i nemici misteriosi.

Non sapevano da dove sparassero, non sapevano assolutamente dove fossero né quanti fossero.

Erano in trappola come topi.

Con la schiena contro la parete di roccia, lo scienziato Vulcan estrasse dall’alloggiamento nella cintura il comunicatore e lo posizionò sulla frequenza d’emergenza, la linea era disturbata, forse troppo, scariche rumorose coprivano quasi ogni suono.

Ma doveva tentare.

“Qui squadra di sbarco su frequenza d’emergenza. Siamo stati attaccati da ignoti e siamo rimasti bloccati a circa cinquecento metri dal punto di arrivo. Capitano, non scenda a terra per alcun motivo e non mandi nessuno.” disse secco, “Attenda nostre notizie ma non metta in pericolo la nave… Se vi trovate in difficoltà, allontanatevi.”.

Un rumore sordo giunse in risposta, poi più nulla.

Il trasmettitore restò muto e spento, e a nulla servirono i loro tentativi, anche quello che portava il dottore era nelle medesime condizioni.

Impassibile, lo ripose nella cintola, stringendosi le ginocchia al petto, perso nei meandri della sua mente.

Passò il tempo, non seppe quantificare quanto, quando un gemito leggero di dolore lo fece riemergere dal limbo in cui si era auto annullato per riflettere.

Mosse impercettibilmente la testa verso il compagno, accorgendosi con stupore che si teneva saldamente la gamba all’altezza del femore, il pantalone della divisa era strappato e imbrattato di un liquido rosso che identificò subito come sangue, anche le mani ne erano sporche.

“Cosa è successo?” si stupì di percepire nella propria voce una nota incrinata; con attenzione, scostò le mani del dottore, un foro del diametro di circa 3 mm si apriva sulla gamba, ormai resa rossa dal sangue: “Uno dei loro proiettili… Altro che quei tizi… Del corral… Questi sono.. Decisamente più bravi…” ansimò, il viso imperlato di sudore e  deformato dal dolore, “Deve essere uscito, però…” aggiunse Bones, cercando di spostare la gamba dalla vista dell’ufficiale scientifico, ma un violento capogiro lo fece cadere a terra tra la polvere, privo di sensi.

 

ED ECCOCI DI NUOVO QUI!

Uhm, vi sono mancata?

Credo di no! XDXD

Comunque, il lemure è di nuovo tra voi e questa volta con una fic a due capitoli, pairing? Ma naturalmente Spock/McCoy!

Ci ho preso decisamente gusto, ^_^

Scritta da me su istigazione di tre amiche e dedicata a Maya, Eerya e Rowen!!

Finchè non mi ucciderete, continuerò a dedicarvi le mie Spock/McCoy!! XDXD

 

ALLA PROSSIMA!!

 

KISSKISS

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