Titolo: DE MORTE AMORIS
Prompt: 003, FINE
Fandom:
Saint Seiya
Pairing: Lune e Minos
Rating:
VERDE
Genere: Drammatico, Triste, Introspettivo
DE MORTE AMORIS
La Maladie et la Mort font des
cendres
De tout le feu qui pour nous flamboya.
De ces grands yeux si
fervents et si tendres,
De cette bouche où mon cœur se noya
[…]
Charles
Baudelaire, Spleen et Ideal, XXXVIII. Un
Fantôme, IV
PARTE PRIMA: PREMONIZIONE
POV MINOS
Un vento gelido spalanca con violenza le porte riccamente istoriate
delle mie stanze, qui a palazzo.
Solerti, i servitori si affrettano a chiuderle, ma col vento è
giunto sino a me anche un sottile velo di
inquietudine.
Con un gesto imperioso, li congedo, e loro non se lo fanno ordinare
una seconda volta, in un attimo sono già spariti.
In silenzio, mi avvicino al corridoio; il balcone dà sulla cupa
piana della Tolomea, coperta di gelido ghiaccio e battuta da venti ululanti, non
si ode altro se non il grido lacerante del vento.
Ovunque, volti tumefatti dal freddo, pelli ormai secche, eppure il
vento porta sino a me anche i loro lamenti, non sono illusioni, sono
reali.
Oggi più che mai.
E l’orrenda sensazione che provo, non accenna ad andarsene, anzi
s’è acuita da quando sono uscito, su questo ballatoio immerso nella sospensione
temporale di giorni perennemente uguali.
Il nobile e imponente Grifone che svetta sul balcone accanto a me
sembra volermi giudicare con lo sguardo, tagliente e letale come la spada del
nostro divino signore.
Il mio sguardo di perde in lontananza, oltre le prigioni, oltre i
cerchi…
Rivedo le rive brulle e sassose
dell’Acheronte.
La sua ripida scalinata avvolta dalla
pioggia.
E l’austero Tribunale.
Una sensazione di pericolo avvolge la parte più nascosta del mio
animo, un Cosmo esplode in lontananza, silenzioso
all’apparenza.
Ma sento il mio cuore gridare di
dolore.
Non mi sono sbagliato.
Veniva dalla Prima Prigione, il Tribunale… Che sia sotto attacco
nemico?
No, non devo preoccuparmi, Lune è perfettamente in grado di
occuparsi di qualunque intruso si sia introdotto nei nostri
territori…
Perché questo pensiero non convince nemmeno
me?
Un timore irrazionale s’impossessa di me al pensiero del mio
procuratore, perché?
Perché ho la sensazione che l’aria nasconda un messaggio per
me?
Perché il mio cuore ha urlato, il mio Cosmo è esploso a sua volta
in quell’istante?
Perché?
Il vento urla, ma le sue sono parole sconnesse, il senso mi è
ignoto.
Socchiudo gli occhi, tendo le
orecchie.
“Addio…”
Una scossa dolorosa mi ferisce l’animo, spalanco con forza gli
occhi, ansimando e tossendo come se qualcosa mi strappasse a viva forza il
respiro dai polmoni.
Una voce sottile e familiare mi ha
raggiunto.
Una voce che è subito scomparsa nell’abbraccio della morte; cado in
ginocchio, tremante.
La mia mente vorrebbe urlare, chiedere a gran voce spiegazioni, ma
la parte più razionale di me ha il sopravvento.
Il Cosmo di Sire Hades mi sta
chiamando.
Devo andare.
PARTE SECONDA: DICHIARATO MORTO
POV RHADA
“Andate!”
La mia voce risuona imperiosa sotto le grandi volte ogivali del
vestibolo della Sala Del Trono.
Con un cenno, Valentine di Harpy, il mio luogotenente, si
allontana, seguito dal resto della mia squadra.
In assoluto silenzio.
Io però, non mi muovo da lì.
Devo parlare con una persona.
Eccolo che arriva, sento il suo Cosmo crepitante d’odio e
rancore avvicinarsi a me, anche
senza vederlo lo posso sentire da lontano; qualcosa lo turba, lo sento, e
improvvisamente realizzo che forse SA.
Sa già quello che è accaduto, non è una
possibilità.
È la certezza più assoluta.
Ci ritroviamo dinanzi, così vicini che i nostri occhi possono
distinguere ogni venatura della pupilla, così tesi che potrei anche contare
senza problemi le vene che affiorano leggere sulla sua pelle
alabastrina.
“Minos,” lo saluto, senza nemmeno curarmi di levare l’elmo che ho
rimesso subito una volta uscito dal colloquio col Nobile Hades, tra noi Generali
non c’è mai stata tutta questa formalità, ma nemmeno questa
tensione.
Lo sento fremere di rabbia, anche se il suo sguardo ben dissimula
quello che prova veramente.
“Rhadamanthys..” soffia lui.
Per parecchi istanti ci squadriamo, come due belve feroci pronte ad
attaccare e a uccidere, ci studiamo con lo sguardo, movimenti impercettibili
volti a seguire ogni minimo respiro dell’avversario; “Cosa è successo?” mi
chiede in un flebile respiro, serrandomi con violenza il polso, “Cosa è successo
alla Prima Prigione?” mi chiede.
Il suo sguardo esprime sorda rabbia, una rabbia devastante, che
sarebbe capace di distruggere ogni cosa sul proprio
cammino.
Con facilità, mi libero della sua presa ma evito di incrociare il
suo sguardo.
Lo supero, dirigendomi verso il mio Palazzo: “è caduto in
combattimento… Lune di Barlog è caduto sotto i colpi di un nemico, l’ho visto
con i miei occhi. Kanon dei Gemelli, sacro guerriero d’oro di Athena, l’ha fatto
sparire dinanzi a me.”.
PARTE TERZA: FINE
POV MINOS
Sono ancora qui, su questo balcone gelido a fissare l’orizzonte
ghiacciato.
Sento ormai la pelle del viso insensibile alle staffilate che il
vento infligge, i capelli simili a corte fruste colpiscono implacabili gli
occhi, costretti a stare socchiusi.
Tutto è avvolto dal ruggito del vento, io che amo solo pace e
silenzio, mi ritrovo in balia del fragore e dell’urlo acuto delle raffiche, ma
nulla è in grado di distogliere la mia mente dal vuoto che sento dentro, un
vuoto a cui non riesco a dare un nome.
Ma solo e semplicemente una forma, dai caratteri familiari che non
riesco assolutamente a identificare.
Solo, non riesco a togliermi dalla mente lo sguardo di Lune,
l’ultimo sguardo che ci siamo scambiati prima che io lasciassi la Prima Prigione
per giungere qui.
Era davvero rammarico quello che lessi nei suoi
occhi?
Era dolore, quello che non volevo riconoscere, troppo cieco e
superbo per abbassarmi e cercare di comprendere cosa stava pensando, come quando
eravamo bambini?
Sin da piccoli, cresciuti nelle piane ventose di Norvegia, non era
un segreto per me il suo pensiero, e così il mio, non v’era nulla che potevamo
celare l’uno all’altro.
O almeno così credevo.
Sono così cambiato da quando sono giunto al cospetto del Sommo
Hades?
Sono diventato così cieco da non riconoscere più nemmeno i più
intimi pensieri di colui che, non a torto, ho sempre reputato il mio migliore
amico?
Il più sincero tra i miei amici?
Io e lui, figli della superba e nobile Norvegia, la terra del Nord,
dei troll e dei giganti, delle bestie mitiche e delle grandi foreste, dei fiordi
spumeggianti e gelidi, cresciuti assieme più che fratelli, ci siamo
improvvisamente separati, divisi dalla morte che il nostro Signore
amministra.
Sono diventato così cieco da non riconoscere la sofferenza e il
dispiacere negli occhi della persona che più mi era cara al
mondo?
Stringo i pugni, sento le unghie perfettamente curate affondare
nella carne delle mie mani con ferocia, oh, se avessi tra le mie mani quel
maledetto Saint, sento la rabbia fluire rapida in me e sarei in grado di
privarlo della vita con le mie mani, con la stessa facilità con cui ha eliminato
Lune.
Vorrei vedere quella sua armatura dorata affogare nel sangue del
suo custode, strappargli l’anima con le mie mani e gettarla personalmente nel
più profondo cerchio infernale, di modo che soffra in
eterno.
Mi stringo nel mantello, rientrando.
La battaglia è prossima, devo farmi trovare
pronto.
Finchè sarò in grado di fermarli, nessuno di quegli sporchi
topolini fedeli ad Athena riuscirà a passare.
Parola di Minos del Grifone.
Ti vendicherò, amico mio…
Mi chiudo la pesante vetrata alle spalle, il silenzio piomba
nuovamente su di me.