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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    09/12/2009    1 recensioni
"Un vento gelido spalanca con violenza le porte riccamente istoriate delle mie stanze, qui a palazzo. Solerti, i servitori si affrettano a chiuderle, ma col vento è giunto sino a me anche un sottile velo di inquietudine. Con un gesto imperioso, li congedo, e loro non se lo fanno ordinare una seconda volta, in un attimo sono già spariti. In silenzio, mi avvicino al corridoio; il balcone dà sulla cupa piana della Tolomea, coperta di gelido ghiaccio e battuta da venti ululanti, non si ode altro se non il grido lacerante del vento. Ovunque, volti tumefatti dal freddo, pelli ormai secche, eppure il vento porta sino a me anche i loro lamenti, non sono illusioni, sono reali." TERZO PROMPT DELLA BIG DAMN TABLE, dedicata al pairing LuneXMinos.
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: DE MORTE AMORIS
Prompt: 003, FINE
Fandom: Saint Seiya
Pairing: Lune e Minos
Rating: VERDE
Genere: Drammatico, Triste, Introspettivo

 

DE MORTE AMORIS

La Maladie et la Mort font des cendres

De tout le feu qui pour nous flamboya.
De ces grands yeux si fervents et si tendres,
De cette bouche où mon cœur se noya […]

 

Charles Baudelaire, Spleen et Ideal, XXXVIII. Un Fantôme, IV

 

 

PARTE PRIMA: PREMONIZIONE

POV MINOS

 

 

Un vento gelido spalanca con violenza le porte riccamente istoriate delle mie stanze, qui a palazzo.

Solerti, i servitori si affrettano a chiuderle, ma col vento è giunto sino a me anche un sottile velo di inquietudine.

 

Con un gesto imperioso, li congedo, e loro non se lo fanno ordinare una seconda volta, in un attimo sono già spariti.

 

In silenzio, mi avvicino al corridoio; il balcone dà sulla cupa piana della Tolomea, coperta di gelido ghiaccio e battuta da venti ululanti, non si ode altro se non il grido lacerante del vento.

Ovunque, volti tumefatti dal freddo, pelli ormai secche, eppure il vento porta sino a me anche i loro lamenti, non sono illusioni, sono reali.

 

Oggi più che mai.

 

E l’orrenda sensazione che provo, non accenna ad andarsene, anzi s’è acuita da quando sono uscito, su questo ballatoio immerso nella sospensione temporale di giorni perennemente uguali.

 

Il nobile e imponente Grifone che svetta sul balcone accanto a me sembra volermi giudicare con lo sguardo, tagliente e letale come la spada del nostro divino signore.

 

Il mio sguardo di perde in lontananza, oltre le prigioni, oltre i cerchi…

 

Rivedo le rive brulle e sassose dell’Acheronte.

La sua ripida scalinata avvolta dalla pioggia.

 

E l’austero Tribunale.

 

Una sensazione di pericolo avvolge la parte più nascosta del mio animo, un Cosmo esplode in lontananza, silenzioso all’apparenza.

Ma sento il mio cuore gridare di dolore.

 

Non mi sono sbagliato.

 

Veniva dalla Prima Prigione, il Tribunale… Che sia sotto attacco nemico?

 

No, non devo preoccuparmi, Lune è perfettamente in grado di occuparsi di qualunque intruso si sia introdotto nei nostri territori…

 

Perché questo pensiero non convince nemmeno me?

 

Un timore irrazionale s’impossessa di me al pensiero del mio procuratore, perché?

Perché ho la sensazione che l’aria nasconda un messaggio per me?

Perché il mio cuore ha urlato, il mio Cosmo è esploso a sua volta in quell’istante?

 

Perché?

 

Il vento urla, ma le sue sono parole sconnesse, il senso mi è ignoto.

Socchiudo gli occhi, tendo le orecchie.

 

“Addio…”

 

Una scossa dolorosa mi ferisce l’animo, spalanco con forza gli occhi, ansimando e tossendo come se qualcosa mi strappasse a viva forza il respiro dai polmoni.

 

Una voce sottile e familiare mi ha raggiunto.

Una voce che è subito scomparsa nell’abbraccio della morte; cado in ginocchio, tremante.

 

La mia mente vorrebbe urlare, chiedere a gran voce spiegazioni, ma la parte più razionale di me ha il sopravvento.

 

Il Cosmo di Sire Hades mi sta chiamando.

 

Devo andare.

 

 

PARTE SECONDA: DICHIARATO MORTO

POV RHADA

 

 

“Andate!”

La mia voce risuona imperiosa sotto le grandi volte ogivali del vestibolo della Sala Del Trono.

 

Con un cenno, Valentine di Harpy, il mio luogotenente, si allontana, seguito dal resto della mia squadra.

 

In assoluto silenzio.

 

Io però, non mi muovo da lì.

Devo parlare con una persona.

 

Eccolo che arriva, sento il suo Cosmo crepitante d’odio e rancore  avvicinarsi a me, anche senza vederlo lo posso sentire da lontano; qualcosa lo turba, lo sento, e improvvisamente realizzo che forse SA.

Sa già quello che è accaduto, non è una possibilità.

 

È la certezza più assoluta.

 

Ci ritroviamo dinanzi, così vicini che i nostri occhi possono distinguere ogni venatura della pupilla, così tesi che potrei anche contare senza problemi le vene che affiorano leggere sulla sua pelle alabastrina.

 

“Minos,” lo saluto, senza nemmeno curarmi di levare l’elmo che ho rimesso subito una volta uscito dal colloquio col Nobile Hades, tra noi Generali non c’è mai stata tutta questa formalità, ma nemmeno questa tensione.

 

Lo sento fremere di rabbia, anche se il suo sguardo ben dissimula quello che prova veramente.

“Rhadamanthys..” soffia lui.

 

Per parecchi istanti ci squadriamo, come due belve feroci pronte ad attaccare e a uccidere, ci studiamo con lo sguardo, movimenti impercettibili volti a seguire ogni minimo respiro dell’avversario; “Cosa è successo?” mi chiede in un flebile respiro, serrandomi con violenza il polso, “Cosa è successo alla Prima Prigione?” mi chiede.

 

Il suo sguardo esprime sorda rabbia, una rabbia devastante, che sarebbe capace di distruggere ogni cosa sul proprio cammino.

Con facilità, mi libero della sua presa ma evito di incrociare il suo sguardo.

 

Lo supero, dirigendomi verso il mio Palazzo: “è caduto in combattimento… Lune di Barlog è caduto sotto i colpi di un nemico, l’ho visto con i miei occhi. Kanon dei Gemelli, sacro guerriero d’oro di Athena, l’ha fatto sparire dinanzi a me.”.

 

 

PARTE TERZA: FINE

POV MINOS

 

Sono ancora qui, su questo balcone gelido a fissare l’orizzonte ghiacciato.

 

Sento ormai la pelle del viso insensibile alle staffilate che il vento infligge, i capelli simili a corte fruste colpiscono implacabili gli occhi, costretti a stare socchiusi.

 

Tutto è avvolto dal ruggito del vento, io che amo solo pace e silenzio, mi ritrovo in balia del fragore e dell’urlo acuto delle raffiche, ma nulla è in grado di distogliere la mia mente dal vuoto che sento dentro, un vuoto a cui non riesco a dare un nome.

Ma solo e semplicemente una forma, dai caratteri familiari che non riesco assolutamente a identificare.

 

Solo, non riesco a togliermi dalla mente lo sguardo di Lune, l’ultimo sguardo che ci siamo scambiati prima che io lasciassi la Prima Prigione per giungere qui.

Era davvero rammarico quello che lessi nei suoi occhi?

 

Era dolore, quello che non volevo riconoscere, troppo cieco e superbo per abbassarmi e cercare di comprendere cosa stava pensando, come quando eravamo bambini?

 

Sin da piccoli, cresciuti nelle piane ventose di Norvegia, non era un segreto per me il suo pensiero, e così il mio, non v’era nulla che potevamo celare l’uno all’altro.

O almeno così credevo.

 

Sono così cambiato da quando sono giunto al cospetto del Sommo Hades?

Sono diventato così cieco da non riconoscere più nemmeno i più intimi pensieri di colui che, non a torto, ho sempre reputato il mio migliore amico?

Il più sincero tra i miei amici?

 

Io e lui, figli della superba e nobile Norvegia, la terra del Nord, dei troll e dei giganti, delle bestie mitiche e delle grandi foreste, dei fiordi spumeggianti e gelidi, cresciuti assieme più che fratelli, ci siamo improvvisamente separati, divisi dalla morte che il nostro Signore amministra.

 

Sono diventato così cieco da non riconoscere la sofferenza e il dispiacere negli occhi della persona che più mi era cara al mondo?

 

Stringo i pugni, sento le unghie perfettamente curate affondare nella carne delle mie mani con ferocia, oh, se avessi tra le mie mani quel maledetto Saint, sento la rabbia fluire rapida in me e sarei in grado di privarlo della vita con le mie mani, con la stessa facilità con cui ha eliminato Lune.

 

Vorrei vedere quella sua armatura dorata affogare nel sangue del suo custode, strappargli l’anima con le mie mani e gettarla personalmente nel più profondo cerchio infernale, di modo che soffra in eterno.

 

Mi stringo nel mantello, rientrando.

La battaglia è prossima, devo farmi trovare pronto.

 

Finchè sarò in grado di fermarli, nessuno di quegli sporchi topolini fedeli ad Athena riuscirà a passare.

Parola di Minos del Grifone.

 

Ti vendicherò, amico mio…

 

Mi chiudo la pesante vetrata alle spalle, il silenzio piomba nuovamente su di me.

   
 
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