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Autore: Shirley Poppy    11/12/2009    5 recensioni
Quella cosa che entra nella tua vita di colpo, e la sconvolge come un cataclisma. Quella cosa che ti cresce dentro, e può portarti a compiere vere follie. Quella cosa che sta fuori da ogi regola, da ogni logica, e che non si può controllare. Quella cosa che è pura magia, quella cosa chiamata... AMORE.
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi hanno detto, e a ragione, che la mia ultima (nonché prima) FF era un po’ OOC, infatti Ranma e Akane ammettevano troppo faci

Mi hanno detto, e a ragione, che la mia ultima (nonché prima) FF era un po’ OOC, infatti Ranma e Akane ammettevano troppo facilmente il loro amore reciproco.

Così, ringraziando tutti quelli che mi hanno recensita, per  loro incoraggiamenti e per i preziosi consigli, ho deciso di dedicare la mia nuova storia proprio a tutto quello che deve succedere, prima che quei due cocciuti si rendano conto dei loro sentimenti.

Ecco quindi il primo capitolo della loro (ennesima) avventura, sperando che vi piaccia.

 

Capitolo 1°

LA SOLITA VITA

Ma qualcosa accadrà presto

 

Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata senz’ ombra di dubbio una giornata incantevole, a giudicare dalla splendida aurora a cui stavo assistendo.

Ero seduta sul bordo della finestra della mia stanza, le gambe penzoloni nel vuoto, ancora avvolta nella camicia da notte, e guardavo il sole sorgere lentamente, colorando il cielo di mille sfumature di arancio e rosa, che donavano al paesaggio un aria irreale, quasi incantata, avvolgendolo in un’ atmosfera che ti fa credere nella magia e nei miracoli.

Non c’ era nemmeno una nuvoletta passeggera, il cielo era limpido e tirava una piacevole brezzolina fresca, una benedizione in quegli ultimi giorni di Maggio così precocemente afosi.

Il silenzio che regnava quando mi ero svegliata, mezz’ ora prima, troppo accaldata per stare ancora a letto, era ora rotto dai primi rumori di una Nerima che si svegliava lentamente, pigra e sonnacchiosa.

Non c’ era in giro quasi nessuno, le poche persone che vedevo camminavano lentamente,

mezze addormentate, probabilmente sognando di essere ancora sotto le lenzuola.

Solo una figurina in lontananza sembrava già del tutto sveglia, correva, per la precisione, con il passo sicuro e regolare di un atleta.

Man mano che si avvicinava riuscivo a distinguerlo meglio.

Era un uomo, probabilmente un ragazzo, piuttosto muscoloso, alto e slanciato.

Notai prima gli abiti, dal taglio cinese, sportivi, poi i capelli scuri, raccolti in un codino, infine, quando era ormai a pochi metri dall’ ingresso della palestra, gli occhi, brillanti, di un blu profondo.

“Buongiorno, Akane! Gia sveglia a quest’ ora?”

Ranma era tornato dal suo allenamento mattutino.

 

***

 

Seduti attorno al tavolo, tutti i miei familiari, (e i vari scrocconi), divoravano allegramente l’ abbondante colazione preparata da Kasumi, discutendo del più o del meno, chi di una partita a shogi, cercando di stabilire chi aveva barato (o meglio, chi aveva  barato per primo), chi di una certa fruttuosa “caccia” notturna, andata particolarmente bene, chi invece delle ultime trovate per guadagnare soldi senza la minima fatica (probabilmente a discapito del povero Kuno).

Nessuno badava alla furiosa discussione tra me e il mio “fidanzato”, che ormai proseguiva da parecchio.

Tutto era iniziato quando, in risposta al suo saluto, gli avevo sorriso, ed ero saltata agilmente giù dalla finestra, atterrando accanto a lui, del tutto dimentica di indossare solo una leggera camicia da notte sopra alla biancheria, e che le gonne in generale,e le camice da notte in particolare, di solito non sono indicate per salti come quello appena compiuto dalla sottoscritta, semplicemente per la loro spiccata tendenza a sollevarsi, lasciando scoperto più del dovuto.

Potete ben immaginare la mia reazione all’ occhiata maliziosa di quel pervertito, e al commento che ne è seguito, e così ci eravamo messi a litigare, perché non voleva ammettere di avere torto , come al solito.

Le urla avevano svegliato tutta la famiglia, che, rassegnata, era scesa a fare colazione, ben sapendo che i nostri battibecchi non finivano mai molto in fretta.

Ero appunto intenta a “conversare” accesamente con lui, come di consuetudine, quando l’ occhio mi era caduto sull’ orologio appeso alla parete: era tardissimo!!!!

In pochi minuti eravamo già tutti e due vestiti e pronti ad uscire, mentre Nabiki era probabilmente gia arrivata a scuola, dato che era partita in perfetto orario, senza avvertirci.

Ma come cavolo era potuto passare così tanto tempo senza che me ne accorgessi?!

Un minuto prima era l’ alba, e il minuto dopo ero  già in ritardo, il fiato corto per la gran corsa, davanti al cancello della scuola con Ranma.

Inutile dire che il professore si era arrabbiato tantissimo, e che siamo finiti tutti e due in punizione fuori dalla porta, gli immancabili secchi d’ acqua in mano.

All’ inizio ero rimasta in silenzio,  imbronciata. Era colpa sua se eravamo in punizione. Avrebbe dovuto accorgersi che eravamo i ritardo.

Anche lui teneva il muso, ed entrambi guardavamo fisso fuori dalla finestra, ostinati.

Ormai il sole era alto nel cielo, e Nerima brulicava di vita.

Osservavo distratta la sagoma di un uccello che volava in lontananza, diretto proprio nella direzione della scuola, quando mi ero accorta di uno strano pizzicorio alla nuca, e mi sono voltata, irritata.

Ranma mi stava fissando con aria ebete, gli occhi vacui, probabilmente perso nei suoi pensieri.

Gli avevo sbottato seccata di smetterla di fissarmi, e lui si era riscosso con una leggera scrollata di spalle.

“E perché mai avrei dovuto fissarti?! Tanto varrebbe guardare un rospo, almeno è più carino.

Stavo per rispondergli a tono, quando delle grida provenienti dal cortile avevano interrotto la lite ancor prima che iniziasse.

Ci eravamo affacciati rapidi alla finestra del corridoio, e avevamo guardato in basso in basso.

Alcuni ragazzi, che poco prima stavano facendo ginnastica nel piazzale, ora stavano scappando da tutte le parti, correndo, strillando, spintonandosi, apparentemente in preda al panico.

All’ inizio non ero riuscita a capire il motivo di tanta agitazione, quando al mio fianco Ranma si è irrigidito di colpo, mormorando un “Occristo!” decisamente preoccupato.

Ho seguito il suo sguardo, e allora ho compreso.

Quello che avevo scambiato poco prima per un uccello, era in realtà un enorme, gigantesco velivolo dall’ aria minacciosa, che si preparava ad atterrare proprio di fronte al Furinkan, scatenando violentissime folate di vento, che mi avevano scompigliato i capelli e fatto ondeggiare gli alberi più vicini.

Non avevo mai visto nulla di simile.

Era nero, largo e basso, dalla forma strana, che ricordava un po’ un enorme manta, dalla quale si sprigionavano preoccupanti scariche elettriche violacee.

Lentamente era atterrato nel piazzale ormai deserto, con un rumore sinistro. I lampi di elettricità erano cessati con uno sfrigolio, assieme al vento, e un portellone si era aperto lentamente.

Ero letteralmente pietrificata dallo choc, non riuscivo a muovere un muscolo, quindi non ho potuto fare altro che assistere prima all’ atterraggio del… di qualunque cosa fosse quella che stava seminando il panico nel liceo, poi all’ apertura del portellone.

All’ inizio non si distingueva niente, solo un’ accecante luce verdognola, poi, man mano che la mia vista si abituava, ho scorto una sagoma scura, ritta in piedi al centro dell’ apertura.

A occhio e croce avrei detto che era un essere umano, ma non ne ero tento sicura.

Poi, una voce gelida aveva rotto il silenzio.

Era metallica, dura e fredda, e non aveva proprio nulla di rassicurante o naturale.

Parlava con uno strano accento, quasi non conoscesse bene la lingua, ma quello che aveva detto era stato chiarissimo, e aveva avuto il potere di congelarmi completamente il sangue nelle vene.

Il mio cuore si era di piombo, ed era crollato in fondo allo stomaco.

Di tutto quello che avrebbe potuto dire, aveva pronunciato una frase che mai mi sarei aspettata, e che aveva raggelato tutti i presenti.

 

DOV’ È? CONSEGNATEMELA!. CONSEGNATEMI AKANE TENDO!!!

 

 

 

 

 

Chi è il misterioso essere atterrato nel piazzale del furinkan? Cosa vuole da Akane? Ma soprattutto, cosa succederà adesso?!

Se sono riuscita a incuriosirvi, o a stuzzicarvi almeno un pochino, vi aspetto al prossimo capitolo, che cercherò di scrivere al più presto.

Ringraziando chi ha speso qualche minuto del suo tempo a leggere proprio la mia FF, anziché fare altro, e sperando che la recensiate numerosi, saluti,

 

Shirley Poppy.

  
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