'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei componenti Tokio Hotel, nè offendere il gruppo o i suoi componenti singoli in alcun modo'
A Jaheira.
Senza di te la saga non avrebbe avuto un inizio ne tanto meno una fine.
E nemmeno Eli.
Aka nel cuore fino alla fine.
Prologue: Welcome In Wonderland, Alice!
Non era mai stato un tipo particolarmente ansioso, ma Bill Kaulitz dovette ammettere che chiunque in quella situazione lo sarebbe stato.
Era seduto in una sala d’aspetto di un ospedale a guardarsi i jeans strappati e a pregare mentalmente che tutto si sarebbe risolto bene.
Aisha, la sua ragazza stava partorendo qualche porta più in là e si immaginava le sue urla e la scena che supponeva stesse accadendo,tuttavia solo a pensarci si sentiva svenire.
Forse era per quel motivo che gli si leggeva in faccia che l’ostetrica l’aveva squadrato a lungo prima di appoggiargli una mano sulla spalla e dirgli in tono suadente e minaccioso allo stesso tempo che sarebbe stato meglio se lui fosse rimasto fuori.
Aveva dovuto convenire che era piuttosto seccante per le infermiere occuparsi del marito o compagno collassato della partoriente.
Durante quei mesi aveva riso innumerevoli volte con suo fratello di quegli sfigati che svenivano come donnicciole in sala parto, ignorando il sorrisino caustico di Tom.
Ok …
Fece un sospiro.
Doveva ammetter che il gemello aveva avuto ragione, era un cagasotto.
Strinse i jeans e represse l’impellente desiderio di fumarsi una sigaretta, aveva sempre considerato patetici i luoghi comuni di uomini che fumavano come turchi mentre le loro donne si impegnavano a partorire la prole.
Eppure, anche in quel caso dovette ammettere che quelle dicerie si stavano rivelando vere, lui era preoccupato e non sapeva cosa fare.
Si sentiva un cretino, aveva studiato per mesi insieme ad Aisha per non lasciarla sola e aveva fallito, la ragazza stava partorendo sua figlia senza che lui fosse lì ad incoraggiarla.
Sua figlia.
Di li a poco sarebbe diventato padre di una bella bambina, anche se a ventiquattro anni si sentiva quasi pronto non poteva fare a meno di pensare che la sua vita sarebbe cambiata radicalmente.
Avrebbe avuto un piccolo esserino a cui badare e conoscendo Aisha e i geni che avrebbe potuto trasmetterle,a cui impedire di mettersi nei guai, non sarebbe stato semplice.
Senza contare il suo lavoro, come avrebbe fatto con i tour e tutto il resto e a non farla esporre alla notorietà?
Il moro sentì che un cerchio fastidioso si stava formando intorno alla testa, chiuse gli occhi, si massaggiò le tempie e prese a giocherellare con un dread bianco.
Erano diventati lunghi come quelli di Tom un tempo, prima della conversione in cornrows neri che gli era costata parecchio.
A proposito di Tom … dov’era quel farabutto?
Gli aveva telefonato un’ora prima, dicendogli ormai isterico che Salias stava partorendo e presto sarebbe stato zio, il gemello aveva detto, testuali parole:”Ah Bene, appena io e Sara finiamo quello che tu hai interrotto, arriviamo.”
Capì il perché della voce roca e della lentezza nel rispondere e desiderò strozzarlo, da quando stava con quella dark era decisamente peggiorato.
Rischiò di strapparsi il dread.
-Calma Kaulitz, ce la puoi fare.
Sei riuscito a diventare una rockstar a quindici anni, cosa
vuoi che sia diventare padre?-
Tom non c’era nemmeno quando Aisha gli aveva annunciato la sua gravidanza o meglio era a qualche centinaio di metri da lui impegnato in altre cose.
Lo ricordava perfettamente, era il sette novembre, sette mesi e dieci giorni prima, al matrimonio di Elisa e Davide in un piccolo paese sardo fuori dalla chiesetta dove si era svolta la cerimonia.
Lasciò vagare i ricordi.
[Lui e Aisha erano in disparte, volevano evitare i chicchi di riso
e lui rischiava di diventare strabico, desiderava vedere sia i due sposini
uscire dalla chiesa, sia il fratello baciarsi con la ragazza che forse davvero
amava, ossia Sara, quella dark rompiscatole che era la sua nemesi da cinque
anni ormai.
Peccato che i due
eventi si svolgessero in due direzioni opposte e lui non sapesse scegliere
quale fosse il più interessante.
Tom e il suo tempismo
del cazzo.
Il vecchio giovane,
come chiamava a volte Tom, aveva
calcolato male i suoi appuntamenti con il destino e stava complicando il suo.
Ci aveva pensato Aisha a farlo scegliere, con una terza opzione
sconvolgente.
“Bill …”
“Si, ‘more?”
“Devo dirti una cosa.”
“Cosa?”
-Che cazzo guardo? Che
scelgo? Quel chicco è arrivato troppo vicino, dovremo allontanarci ancora un
po’-
Lei prese fiato.
“Sono incinta.”
Si sentì venire meno e
vacillò pericolosamente.
-Cazzo Bill, non
svenire!
Non svenire!-
“Tu sei che cosa?”
“Incinta! Aspetto un
figlio da te!
Un tuo spermatozoo ha
fatto goal, campione!”
Rimase un attimo
interdetto, poi un sorriso inquietante si allargò sul suo volto scarno.
“Cazzo è fantastico!
Io sarò padre! Cioè avrò un piccolo Kaulitz a cui
potrò insegnare a cantare!
Oh Cristo!Non vedo
l’ora! Devo dirlo a Tomi!”
“Fermo, glielo dici
domani, è la festa di Eli oggi non la mia.”
Aveva dovuto darle
retta a malincuore.
“Posso abbracciarti e
baciarti almeno?”
“Tu non puoi, tu DEVI
farlo!”
L’aveva abbracciata e
baciata con trasporto, sollevandola praticamente da terra, visti gli svariati
centimetri di differenza tra di loro e si era sentito stupidamente felice.
Un’altra persona dopo
Tomi e Aisha stava entrando nella cerchia più stretta
dei suoi affetti.]
“Ohi Bill, sei entrato in coma?”
Alzò gli occhi e vide il fratello torreggiare su di lui.
“Zitto coglione!” ringhiò inviperito”Io sarò in coma, ma tu sei un ritardatario tirabidoni e malato di sesso!
Io avevo bisogno di conforto morale!”
“Bill fatti una pera di camomilla, sennò invece di tenere ricoverata Aisha, ricoverano te!”
Gli rifilò un calcio in uno stinco e gioì immensamente della smorfia di dolore che si dipinse sul volto di Tom, nessuno poteva contraddirlo in quel momento.
Nessuno!
“Cazzo, ma tu sei fuori!”
“No Tomi Tomi, io sono normale, voglio vederti quando Sara sarà incinta e starà per partorire!
Ti arrampicherai sui muri per il nervosismo!”
“Questo è poco, ma sicuro Kaulitz due.”
Una ragazza dai lunghi capelli neri, dagli occhi scuri e dalla pelle eburnea fece la sua comparsa accanto a Kaulitz primo il perverso, come lo chiamava lei.
Quella era Sara Sefarei, la ragazza di Tom, la sua futura cognata.
Dark, acida e con il pallino della stregoneria.
Quei due erano la prova vivente che gli opposti si attraessero.
“Grazie Sara.”sbottò Tom incrociando le braccia.
“Ma coso è la verità!” rispose lei finto innocente, scoccandogli un bacio sulla guancia.
“Stronza.”
“Ti amo scemo. Aisha?”
“Sta partorendo, io non so un cazzo e sto impazzendo.”
“Ok … Ecco perché sei qui allora.”
Lui alzò lo sguardo ferito.
“Kaulitz sei fascio di nervi! Credevi ti avessero lasciato entrare così?
Calmati! È sopravissuta alla gravidanza e tu sai che è stata un’impresa epica!
Cosa vuoi che sia un parto? Le donne partoriscono da millenni!”
Questa era un’indubbia verità, quella gravidanza non era stata facile, soprattutto perché privava la sua pazzoide dai capelli viola delle sue amatissime sigarette.
Ricordare le scena di Aisha gli metteva semplicemente i brividi, involontariamente si scoprì a vedere ondeggiare i lunghi dread.
[“KAAAAAUUUULIIIITZ!!!”
L’urlo belluino della
sua donna lo interruppe dal comporre una nuova canzone.
Non aveva mai sentito
lei urlare a quel modo, come se lui fosse colpevole di chissà quale crimine,
così decise di andare a vedere cosa diavolo avesse da strillare così.
“Cosa c’è stella?”
“Per prima cosa, solo
Elisa può chiamarmi così, tu no, pertica crucca!”
Si disse di capire e
perdonare, lei era incinta, vittima di sbalzi d’umore e voglie improvvise.
“Secondo, voglio una
sigaretta!”
“Ma Aisha, non puoi …”
“Si, sono incinta!
Credi che non lo sappia?
Sono io che ingrasso,
io che ho avuto le nausee, io che sento scalciare Ringhio nella pancia, non tu.
Tu te ne stai placido
a scrivere canzoni !”
“Ma …”
“Dammela!”
“NO!”
Aisha si alzò lentamente, ma con una luce
assassina negli occhi e lo attaccò al muro.
“Dammele!”
“ma..”
“Una sigaretta non
farà male a Billino, ma a Bill padre potrebbe causare mooolto
dolore!”
A malincuore aveva
dovuto cedergliela, come poteva non farlo davanti a una tale furia?]
Suo fratello si sedette accanto a lui, avendo intuito la sua agitazione e gli passò un braccio attorno alle spalle per attirarlo a sé.
“Sarai un buon padre, Bill.
Sei in grado di prenderti cura di qualcuno, l’hai fatto con me e con Aisha, puoi farlo con tua figlia.”
“E se in quella stanza stesse andando tutto male?”
Si sedette anche Sara accanto a lui e gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Lo so che è frustrante essere qui e non potere falle nulla per lei …
Lo so …
Ma così non l’aiuti, l’unica cosa che puoi fare è stare calmo e pensare positivo.”
Come se fosse facile!
Si mosse inquieto sulla sedia, era pieno di dubbi, carico di aspettative sue ed altrui, era molto peggio che prima di un concerto o di un’uscita di un album.
C’era gente che lo aspettava al varco con quella paternità, una di queste era Michele Salias, il padre di Aisha, a cui non era mai andato a genio.
Lui non sapeva perché, l’unica cosa che diceva la sua ragazza a mo di spiegazione era che avrebbe capito solo quando avrebbe avuto figlie femmine.
Ora che ne stava per avere una avrebbe capito?
Rimase incerto a fissare il vuoto,sotto lo sguardo perplesso del gemello e di Sara e a ricordare un episodio avvenuto il giorno dopo il matrimonio di Davide.
[Erano a casa dei Salias, Aisha aveva deciso di annunciare
la gravidanza, gli occhi di sua suocera
si erano accesi di un fervore inquietante quando si era messa a parlare di
corredini e cose simili subito dopo la buona novella rivelata.
Un brivido era corso
lungo la schiena di Bill immaginandosi una marea di lavori all’uncinetto e
tutine delle più svariate fogge e colori invadergli la casa.
L’egregio Michele
invece era rimasto in silenzio, poi ad un certo punto si era alzato da tavola
ed era sparito.
Bill aveva ascoltato
per un bel po’ di tempo gli sproloqui della suocera, sentendo una fastidiosa
sonnolenza impadronirsi lentamente di
lui e fargli ciondolare la testa a destra e a sinistra.
Si riscosse,
addormentarsi davanti a quel generale travestito da casalinga era sconsigliabile
e poi si chiedeva dove diavolo fosse
andato Michele.
Si alzò da tavola, la
donna lo fulminò con una tale occhiataccia che sentì l’impulso impellente di
risedersi, ma si fece coraggio, era certo che non avrebbe ancora estratto il
machete.
Non per rispetto nei
suoi confronti, ovvio, ma per non rendere orfana di padre la creatura di Aisha.
Uscì in giardino,
gironzolò intorno alla casa, anche in Sardegna il sole di novembre era pallido
e non scaldava per niente.
Cercò un pacchetto di
sigarette e un accendino e se ne accese una.
Michele era nel
giardino sul retro, vicino ad un albero di mele abbastanza basso che
accarezzava i frutti sui rami più vicini al terreno , Bill gli si avvicinò di
soppiatto per capire cosa stesse dicendo visto che era certo che stesse
parlando da solo.
Per una volta nella
vita si sentì fortunato ad essere riuscito ad imparare un po’ di italiano.
“Almeno voi non mi
tradirete mai …
Lui mi ha portato via Aisha e adesso anche mio/a nipote la farà crescere in Tedeschia …
Lontana da me ….
Maledetto! Non poteva
stare con un sardo la mia Ai?”
Bill tossicchiò
imbarazzato, l’uomo si girò con gli occhi spiritati.
“Ah sei tu ….”
Il resto della frase
era certamente “la merda delle merde” poteva metterci la mano sul fuoco.
“E così Aisha è incinta.”
“Si e può giurare che
me ne prenderò cura e li renderò felici”.
“Ti conviene Krauto … Se Aisha o mia nipote dovessero soffrire per te, per il tuo
lavoro assurdo o per quello che la stampa o i manager dicono, vengo in Tedeschia e ti spezzo in due Salice piangente!
Chiaro?”
“Si.”
“Ti affido la mia
bambina, non farmene pentire!”
“Non se ne pentirà.”
“E adesso vattene,
devo parlare … ehm … sistemare il giardino!”]
“Signor Kaulitz?”
Bill scattò come una vipera quando sentì chiamare il suo nome, alzò il volto e si trovò davanti un medico dall’aria educata che scrutava perplesso la sua aria spiritata.
“Sono io Bill Kaulitz !”
“Si, bene, le comunico che è appena diventato padre di una bella bambina di tre kili e che sua moglie sta bene .
Tra poco quando l’infermeria la chiamerà potrà vederla .
Intanto abbiamo portato la bambina nella nursery,un’infermeria vi mostrerà dove è.”
Con un cenno l’uomo chiamò una infermeria dalla divisa immacolata.
“Prego signori seguitemi.”
Lui, Sara e Tom seguirono la donna lungo i corridoi, mano a mano la sua agitazione cresceva, avrebbe visto sua figlia di lì a poco .
Arrivarono davanti a una sala con una grande vetrata da cui si intravedevano numerose culle, la donna li invitò ad entrare non prima di averli muniti di mascherina.
Chissà quale tra i neonati presenti lì era la figlia sua e di Aisha?
La donna si fermò davanti a una culla e indicò la bambina che dormicchiava placida li dentro, aveva un piccolo ciuffo di capelli biondo scuro e stringeva i pugnetti come se stesse inseguendo qualcosa.
Sentì un tuffo al cuore, anche se era grinzosa e con la pelle di un rosa scuro, era bellissima, perfetta nei suoi piccoli arti già formati e pronti ed era sua figlia.
L’avrebbe amata incondizionatamente per tutta la sua vita.
“Tomi …. È bellissima …”
Mormorò con voce rotta.
“Posso toccarla?”
“Si, si metta questi.”Ricevette dei guanti.
Bill allungò una mano verso la neonata e la accarezzò delicatamente.
“Ciao piccola, sono il tuo papà.”
Lei sembrò sorridere.
“Tomi ha sorriso!”
“Si bro’ adesso fammi vedere la mia nipotina.”
Tom rimase a lungo a contemplarla insieme a Sara, che pensasse di diventare padre anche lui?
“Io vado da AIsha!”
Ripercorse i corridoi all’inverso e si ritrovò nella stanza della sua ragazza, che riposava stesa sul letto, pallida ma apparentemente felice.
“Aisha …”
“Ehi … dov’eri finito?”
“A vedere la bambina….”
“è bella vero?”
“Si” mormorò lui commosso, sedendosi accanto a lei.
“Abbiamo fatto un buon lavoro….”
Aisha sorrise, lui le baciò la fronte e l’abbracciò, la sentì sorridere contro il suo collo.
Dopo sarebbero arrivati Tom e Sara, Lisa e Gustav e Georg a catechizzarlo sulla sua futura vita da padre, visto che il bassista lo era già da un anno di un maschietto.
L’ansia se ne era andata.
Sara guardava incantata quella bambina, non era mai stata una ragazza amante dei neonati o dei bambini piccoli eppure quella era diversa.
Forse c’entrava il fatto che fosse sua nipote, la figlia della sua unica e adoratissima amica o forse era proprio lei, la piccola ad essere magica.
Aveva un’aria placida e sognante già da subito, come se di Aisha avesse già ereditato la tendenza a perdersi nel suo mondo migliore della realtà.
Si sentì invadere il cuore da una sensazione calda e bellissima, era amore, lo stesso ma diverso che provava per il suo pessimo soggetto accanto a lei.
Lo guardò, sorrideva osservando quella bambina, dolce come lo era solo con Bill e a volte con lei (inutile negare che fossero una coppia che amasse le schermaglie piuttosto che il tubare).
“è bella Tom…..”
“Si …. stavo pensando che …. No nulla …”
Lei posò le mani sui fianchi, decisa a fargli sputare la verità.
“Cosa?”
“Bhe …. che ecco …. Insomma …. sarebbe carino se anche io e te facessimo un piccolo Kaulitz ….”
Lui non la guardava, le dava le spalle, tenendo gli occhi fissi sulla culla dove sua nipote dormiva placida.
Sara sorrise, lo abbracciò da dietro e appoggiò il volto sulla sua spalla alzandosi in punta di piedi.
“Sarebbe bellissimo, ma forse è ancora presto, no?”
“Forse si …”
“Andiamo da tuo fratello? Ho come il sospetto che ci sia bisogno di noi.”
“Agli ordini mia strega.”
Uscirono dalla nursery.
“Sara?”
“Si?” lo guardò dritto negli occhi.
“Dicevo sul serio prima.”
“Anch’io. Non è un “No”, solo un “Non mi sento del tutto pronta.””
Lui sorrise e scivolò al suo fianco cingendola per la vita.
“Sai è la prima volta che mi succede di amare incondizionatamente qualcuno come ho fatto con la figlia di Bill.
Voglio insegnarle a suonare la chitarra e voglio viziarla, Sara.
Si, voglio fare lo zio piacione.”
Sara sorrise.
“Hai un lato paterno che non mi aspettavo …”
“Non posso essere solo in un modo … sennò sai che noia!”
“Giusto …”
Camminarono abbracciati per i corridoi, si staccarono solo in prossimità della presunta stanza di Aisha, da lì provenivano alte urla, che Tom era pronto a giurare appartenessero al gemello e bassi borbottii irati e taglienti che Sara riconobbe all’istante come quelli di Aisha.
Sara scosse la testa, perplessa.
Cosa poteva essere successo?
Perché la sua amica soffiava come un gatto prima della battaglia e Bill stava facendo un melodramma?
“Tom, tu che sei il suo gemello e lo conosci, potresti darmi un’opinione su che cos’ha?”
“Mmm …io credo stiano litigando per il nome.”
“Potrebbe essere … bhe sfidiamo la sorte e andiamo a controllare!”
Entrarono nella camera, Aisha era stesa a letto, con le mani sui fianchi e gli occhi verdi scintillanti di rabbia che spiccavano sulla faccia pallida e provata dal parto, Bill era nella stessa posa accanto alla finestra e guardava la sua donna con le sopracciglia aggrottate.
“IO voglio chiamare mia figlia Nena e tu non puoi impedirmelo!”
“Chi sei tu? Hitler?
L’hai forse tenuta tu nove mesi in pancia? “
“No, ma ….”
“C’entra! Io l’ho tenuta nove mesi in pancia, io ho avuto le nausee e le voglie.
io sono lievitata come un pandoro mal riuscito.
IO non ho potuto dormire a pancia in giù per gli ultimi mesi.
Io mi sono i presi i calci di questo Ringhio in gonnella e …
In ultimo … io ho partorito, con tutti i dolori annessi e connessi non tu!
Quindi, in nome di tutto questo trascurabile insieme di cose, il nome per mia figlia lo scelgo io e si chiamerà Zaira!”
Sara rimase basita, guardò Tom, lui scosse la testa.
Ok, doveva trovare un compromesso tra quei due prima che demolissero l’ospedale a suon di urla, quale poteva essere?
“Tra i due litiganti il terzo gode.” Mormorò a bassa voce in italiano.
“Non so che perla di saggezza italiana tu abbia estratto, ma prega che funzioni, mi stanno distruggendo i timpani!”
Sara sbuffò e lo fulminò con un’occhiataccia delle sue, nel bel mezzo della battaglia il lavoro sporco lo lasciava sempre a lei.
“Ragazziiii tregua!
Ho io la soluzione!”
“Chi cazzo ti ha chiesto di impicciarti?” berciò Aisha.
“Infatti, questa non è una questione che ti riguardi!”le diede man forte il vocalist.
“Me l’ha chiesto la tranquillità degli altri degenti gravemente compromessa da voi isterici!”
Tacquero.
“Chiamatela Alice!
È la figlia di due strani e meravigliosi personaggi come voi, quindi crescerà in una casa bizzarra come il regno delle meraviglie e avrà la forza di venirne fuori sana di cervello e migliore di tanti altri.
Non è un buon auspicio per la figlia della regine delle lese, Aisha?
E poi porta il nome di un personaggio di Twilight che sa prevedere il futuro, quindi sarà pronta a ogni evenienza, che ne dici Bill?
Sarà speciale.
Come voi!”
Sara prese fiato e li guardò in faccia dopo la sua tirata, entrambi stavano soppesando l’ipotesi ed entrambi sembravano propensi ad accettarla.
Pregò Sid che lo facessero con tutto il cuore, l’atmosfera era diventata sospesa, carica di attesa.
“Sai Sara, nonostante sia una rompiscatole ed impicciona, hai dato un ottimo suggerimento…
Alice ….”
Bill si rigirava in bocca quel nome, quasi a sentirne la consistenza e di sicuro stava immaginandosi una piccola Kaulitz con quel nome.
Lei decise di soprassedere sugli insulti in vista di una resa.
“Bhe, davvero … non è male come nome.
Mi piace.”
“Anche a me ….
Pace fatta ….”
“Eia ….
La chiameremo Alice Nena Zaira Kaulitz, così siamo a posto!”
E Sara sospirò di felicità, quella bambina nonostante i genitori all’apparenza strani, secondo qualcuno non
adatti a quel ruolo sarebbe stata piena di amore e felice.
La sua avventura nella vita iniziava nel migliore dei modi.
Angolo di LAyla
L’avevo
promesso ed eccolo qui, il seguito de “Lo strano caso della maledizione zingara”.
Seguito
è una parola grossa in realtà, è un seguito diverso dalla storia originale come
impostazione, l’elemento magico è del tutto sparito.
Sarà una
storia, una commedia su Bill che si ritrova l’amata figlia proprio con il
figlio di una delle persone che più ha fatto male a lui ed Aisha, ossia Alex.
Spero
vi possa piacere.
Alla prossima.
Ah
Ringrazio:
Pulse
PKSL
Fragolottina
Schwarz Nana
Per i commenti al’ultimo capitolo della maledizione e
Hana
Turner per i commenti sparsi ^^.