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Autore: annina94    11/12/2009    2 recensioni
L'unica persona davanti alla quale ballava con disinvoltura era la sua migliore amica, amorevolmente chiamata Racchia. ... Al centro della sala, girato con la schiena rivolta verso di lei, le mani nelle tasche dei jeans, c'era lui.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'e'
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let's dance

Let's Dance






Non sapeva suonare, non sapeva cantare e non sapeva recitare;

in compenso sapeva ballare.

Ma non amava farlo in pubblico, non voleva che la gente la criticasse, dicendole che poteva fare di meglio, che doveva frequentare più corsi di danza per affinare le sue capacità già di per sé ottime.

Sapeva di essere brava, ma non si faceva mai vedere da nessuno, nemmeno dai suoi familiari, si chiudeva in salotto e ballava per ore, fermandosi solo per riprendere fiato, prima di immergersi nuovamente, completamente e totalmente nella danza.

Le piaceva, le piaceva veramente tanto e non avrebbe smesso per nulla al mondo, benché i suoi genitori continuassero a ripeterle che la volevano vedere.

Ma lei si rifiutava categoricamente, opponendosi testardamente alle continue richieste da parte di tutti e lottando come una furia per la sua privacy.

Certo, durante i saggi di danza chiunque aveva l'opportunità di guardarla ballare, ma ne aveva fatti solo due, anche se erano bastati per renderla nota fra i più prestigiosi istruttori di ballo dello stato.

L'unica persona davanti alla quale ballava con disinvoltura era la sua migliore amica, amorevolmente soprannominata Racchia.


Uscì di casa chiudendo a chiave l'imponente portone blindato, afferrando poi lo zaino e correndo giù dalle scale.

Stava andando in palestra, ma non una palestra qualsiasi, la sua palestra, quella nella quale aveva prenotato una sala con tanti specchi che ricoprivano interamente le pareti.

Una sala da ballo.

Era all'ultimo piano, ma era ben tenuta e l'impianto stereo era uno dei più costosi e ben tenuti dell'intera California.

Buttalo via.” pensò, dirigendosi verso lo spogliatoio, aprendo la porta e chiudendosela alle spalle.

Non era il tipo di ragazza che ci impiega i secoli per cambiarsi, quindi in cinque minuti scarsi aveva indossato i pantaloni larghi, una maglia comoda e le scarpe da hip-hop.

Si guardò allo specchio, sorridendo per darsi la giusta carica e si legò i capelli in una coda, lasciando che qualche ciuffo ribelle scappasse dalla presa dell'elastico.

Poi uscì, entrando nella sala principale, quella con gli specchi.

La Racchia si perdeva ogni volta a rimirarsi, dimenticandosi che la sua amica necessitava di spazio per muoversi e che la sua presenza, per quanto paradisiaca e divina - come spesso l'aveva definita la ballerina con evidente tono sarcastico – non favoriva i movimenti.

Sorrise a quel pensiero, avvicinandosi allo stereo e mettendo Unfaithful di Rihanna per il riscaldamento.

Passarono all'incirca cinque secondi, dopodiché squillò il cellulare.


Baby take a look around (eh-oh-eh-oh-eh-oh)

Feel the beat go through the crowed (eh-oh-eh-oh-eh-oh)

Flip the house light right on time now

Hit the spotlight let it shine now


Maledicendosi per essersi dimenticata di spegnerlo, si allontanò dalla sbarra, arrivando con poche falcate allo spogliatoio dove aveva lasciato la borsa, intenzionata a spegnerlo.

Ma quando prese in mano il telefono, pensando già agli insulti diretti al disturbatore, e vide che la chiamata era terminata e che il numero era privato, si arrabbiò come una belva.

Chi è quel pezzettino di residuo tossico che osa disturbarmi mentre ballo? Chi può essere così ingenuo e autolesionista da poter desiderare la propria fine?” si chiese la ragazza, adagiando il cellulare spento nella borsa e appoggiando una mano sulla maniglia.

Joseph? È un'ipotesi, ma non avrebbe avuto motivo di nascondere il proprio numero. Certo, ora non si muoverà più da una sedia a rotelle, però non sono del tutto convinta che sia lui.”

Aprì la porta e rientrò nella sala principale.

Alzò lo sguardo davanti a sé e si immobilizzò.


Al centro della sala, girato con la schiena rivolta verso di lei, le mani nelle tasche dei jeans, c'era lui.

Cosa diavolo ci fa lui qui?” si chiese, preparandosi mentalmente una sfilza di insulti da relegare molto poco educatamente al ragazzo di fronte a lei.

Si avvicinò silenziosamente, aprendo la bocca per iniziare a parlare, quando la sua voce la precedette.

- Risparmia il fiato, ora parlo io. - sapeva che la ragazza odiava ricevere ordini e si stava impegnando per farla andare su di giri. - Tu non sopporti che qualcuno ti veda ballare e io questa cosa non la capisco mica. Mi hanno detto che sei brava e benché ti conosca da due anni ancora non ti ho vista. Non credi che potrei vederti almeno io? - chiese, sorridendo appena.

Ma chi si crede di essere 'sto qui? Il Presidente degli Stati Uniti? Certo che ne ha di faccia tosta per parlarmi così, dato che sa che quando avrà la malsana idea di rimanere in silenzio io lo massacro assai pesantemente.” Ora lo guardava veramente male, quasi volesse trafiggergli le scapole e probabilmente ci stava anche riuscendo.

- Veramente, Presidente degli USA mi sembra un po' riduttivo per descrivere la mia posizione sociale, ma va bene anche quello. Ora, se mi fai continuare, avrei un discorso da portare avanti. - asserì lui tranquillo, cambiando posizione sulle gambe, spostando il peso.

Io sono più modesta” pensò con una nota di sarcasmo. Era conosciuta per la sua capacità di ingannare le persone circa il suo carattere, ma la modestia era proprio una qualità praticamente assente nel suo DNA.

- Dicevo, dato che oggi è il mio compleanno, e tu dovresti già avermi fatto un regalo ma non lo hai fatto, allora sono venuto di persona a chiederti di farmene non uno, bensì due. - disse, marcando bene le parole “di persona”.

- Tsé, esoso. - lo rimbeccò lei, incrociando le braccia al petto e assumendo la classica faccia da sfacciata. - È già tanto che me lo ricordi, il tuo compleanno, figurati se mi passa per la parte occipitale del cervelletto di farti un regalo, che poi tu non ne vorresti uno come tutte le persone anormali della tua specie, bensì due. Ma ti sei fumato una piastra a colazione? Sei scemo o mangi sassi? - rincarò lei, sorridendo spavalda.

Le richieste del ragazzo non la sfioravano neanche da lontano.

Non era rimasta neanche sorpresa dal fatto che lui non si sarebbe mai sognato di parlarle così, quindi lo lasciò fare, decidendo di divertirsi un po' prima di interrompere la loro, sua, discussione.

- No, niente piastre o sassi questa mattina, solo un'elefantiaca dose di coraggio. -

La ragazza si riscosse un attimo: non era da lui parlare così e rimanere maledettamente serio, quindi rizzò le orecchie e aspettò che continuasse.

- Sputa il rospo. -

Lo sentì ridere e la cosa le fece saltare i nervi. Piombava lì e pretendeva che lei lo ascoltasse? E senza aver avvisato!

Si rimboccò le maniche, pronta a fargli rimpiangere molto amaramente la sua poco lecita intrusione, quando le venne in mente la telefonata anonima.

Si bloccò con la bocca semi aperta, sbattendo gli occhi un paio di volte prima di riprendersi.

- Già, non puoi dire che non ti ho avvertita perché non è vero e so che ora hai capito che ero io. Quindi non hai scuse. - affermò convinto delle sue parole.

- Hn, sei riuscito ad incastrarmi, o perlomeno così credi. Dovresti conoscermi, ormai sono due anni che ti conosco. - e si gli avvicinò, sussurrandogli all'orecchio – io non prendo ordini da nessuno, neanche e soprattutto da te, Jonas. - le sue labbra erano a pochi millimetri dai padiglioni auricolari del ragazzo.


Sentiva il respiro caldo sul collo, ma era deciso ad andare avanti, raggiungendo l'obbiettivo che si era prefissato. “Ad ogni costo” si era detto, anche se ora non era più così convinto della riuscita del suo piano.

Maledizione, sapevi che sarebbe stato molto difficile, ma pensa a quello che otterrai.” pensò, riprendendo il controllo sulla sua voce.

- Il primo regalo sarebbe farti vedere da me mentre balli. - disse, esalando quelle parole che gli premevano dentro da quando aveva scoperto che ballava.


Rimase in silenzio, abbastanza sorpresa da quell'inesaudibile richiesta, riflettendo a velocità supersonica, mordicchiandosi un labbro.


Sapeva che si era fermata a pensare, ma le possibilità che la sua risposta fosse positiva erano praticamente meno di zero.

Trattenne comunque il respiro, pregando che il resto del suo geniale piano filasse liscio.

Decise che era giunto il momento e finalmente si voltò.

Se la trovò davanti in tutto il suo splendore: i capelli biondo scuro erano sciolti e sbarazzini, gli occhi fissavano un punto imprecisato a terra, la bocca era semichiusa.

Quando si accorse che si era girato, gli piantò due pugnali verdi negli occhi, pietrificandolo sul colpo.

Si riscosse grazie a qualche santo e fu percorso da un brivido ghiacciato e bollente allo stesso tempo.


Che cosa mai potesse volere dalla sua vita ancora non lo sapeva, ma si disse che l'avrebbe scoperto seduta stante.

Il ragazzo davanti a lei mandò completamente in fumo i suoi progetti dato che si girò.

Lo fissava dritto negli occhi, quasi volesse capire da essi le sue intenzioni.


Sentì le viscere giocare a volano e seppe che stava facendo la cosa più idiota e meravigliosa della sua intera esistenza.

Sconnettendo il cervello e mandando a quel paese la ragione, si chinò su di lei a velocità di sorpasso, poggiandole le mani sulle spalle e la baciò.


Non aveva avuto il tempo materiale di chiedersi cosa il tizio di fronte a sé avesse intenzione di andarle a raccontare, che si trovò le sue labbra premute contro le proprie.


Erano due anni che non aspettava altro e ora aveva finalmente avuto il coraggio di baciarla; ma non sapeva come avrebbe reagito, quindi cercò di prolungare quanto più potesse quel contatto, prima di venire probabilmente respinto da una sequela infinita di insulti.

Si staccò dopo qualche secondo, aspettandosi di tutto.


Ma cosa diavolo gli era preso?! Così di punto in bianco spuntava come un fungo richiedeva due regali di compleanno e la baciava? Da quale pianeta proveniva?

Si passò la lingua sulle labbra, cercando di venire a capo della faccenda.

Poteva immaginare come si sentisse lui, ma aveva bisogno di qualche secondo per la rielaborazione dei dati degli ultimi dieci secondi.

- Questo era il secondo regalo che volevi. - disse con voce atona.


Sì, era il secondo regalo che aveva tanto desiderato e che ora aveva ottenuto, ma pareva che lei non l'avesse presa molto bene dal tono con cui gli stava parlando.

Abbassò gli occhi e fece per scusarsi.

- Sara, io... -


Ora avrebbe cominciato a tirare fuori una sfilza di scuse che lei non aveva intenzione di stare a sentire e poi voleva ballare senza qualcuno che girasse per la stanza, quindi interruppe il suo sermone sul nascere.

- Dovrebbe essere il sedici settembre più spesso, ho scoperto che mi piace fare i regali. -

lo agguantò per il colletto, sorrise malignamente e lo attirò a sé, baciandolo con molto più trasporto e passione di prima.


Passarono così avvinghiati una buona decina di minuti, finché furono costretti a lasciarsi per poter respirare.

Sara lo fissò intensamente nelle pelle degli occhi per poi abbracciarlo.

- Auguri, Nicholas. - e sorrise.





Et voilà!!

Questo è un mini sequel dell'altra shot, “Fra Greco e Jonas”.

Mi sono detta, ho scritto di Joe e di Kevin, credo che ora posso anche parlare del fratello mancante, no?

E così è stato.

Bene, spero che vi piaccia e che lo recensiate in molti!

Ah, ringrazio:


jonas_princess: allora, ti avevo accennato di questa shot, ma nemmeno io sapevo che sarebbe stata il continuo dell'altra, quindi sono giustificata. Salutami i tuoi cugini!

Star711: non ti preoccupare, mi fa comunque piacere che anche l'altra ti sia piaciuta! E grazie per i complimenti!

Ladyme: ah, se non lo sai tu, io non sono molto d'aiuto, ma se ti è piaciuta quella, forse ti piace anche questa! Grazie!

Maggie_Lullaby: le mie fic sono tutte un po' strane, ma anche a me piacciono le frasi che ogni tanto il mio neurone produce! Grazie tante per tutte le recensioni!!

  
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