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Autore: Nausicaa212    12/12/2009    0 recensioni
Poi il suo sguardo si stacca. Guarda la ragazzina seduta di fronte a lui. La fissa, mentre lei sembra non vederlo.(...)
Le porte si aprono. Braccialetto scende, facendo Ciao con la mano. Lui la saluta, ma appena sparisce dalla vista prende a guardare la ragazzina davanti a lui,(...) che arrossisce e si nasconde dietro gli occhiali da sole.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci sono più i passeggeri di una volta. Quelli carini, profumati e, soprattutto, senza le mani sudate. Per noi poveri pali della metro, ormai, non c'è più vita.
Ormai sono dieci anni che presto servizio: MB 117 a Roma, tutti i giorni, tutto il giorno, avanti e indietro, da Laurentina a Rebibbia, da Rebibbia a Laurentina, e di nuovo... devo sorbirmi ogni genere di persone, ed ormai è davvero raro trovare chi non ha le mani sudate, o le ascelle puzzolenti; mi si appiccicano addosso come sanguisughe, e la sera tardi ci sono i ragazzini che mi prendono a calci, “tanto è vecchio e rotto”.
Eh, già, non sono su uno dei moderni convogli che transitano sulla linea A, coi pali in acciaio lucido, i sedili arancioni e i teleschermi che pubblicizzano. No, io sono un vecchio palo rosso, su un convoglio pieno di graffiti, un palo rosso che nessuno ormai rispetta più. E su cui tutti si appoggiano con mani sudate, unghie sporche o laccate, ascelle puzzolenti, senza pensare che mio cugino lavora a Los Angeles, in un night club. È un lavoro prestigioso, fare il palo da lap dance, e lui si diverte un mondo. Incontri un sacco di gente, ma l'unica che ti si aggrappa addosso è una ballerina. Ah, che bellezza.
C'è un unica cosa che mi piace in questo lavoro, e questo è quando vedo le emozioni. Sapete, tra la gente senza mani sudate può esserci qualcuno che piange perché è partito il fratello in guerra, o qualcuno che ride perché ha appena avuto un anello di fidanzamento, o qualcuno che bacia qualcun altro, approfittando dei minuti insieme.
L'altra volta vicino a me c'era proprio uno di questi casi/coppia. Fortunatamente lei, che si reggeva a me, non aveva le mani sudate né le unghie sporche; anzi, aveva un bellissimo braccialetto che tintinnava. Non c'era quasi nessun altro, mi sono permesso un po' di relax.
Erano saliti a Laurentina, ma non so dove dovessero scendere. Parlottavano teneramente e si scambiavano un po' di effusioni. Mi metteva tranquillità guardarli.


Laurentina. Prossima fermata Eur Fermi.
Il mio gemello di colata, di fronte a me, è impegnato con un'anziana signora. Non sembra molto contento, e in effetti lei ha le unghie laccate, nonostante l'età. Effettivamente ha anche i capelli di un improbabile mogano scuro, perciò non mi stupisco per le unghie. Anche se, com'è ovvio, mi fa un po' schifo.
Al solito, nessuno pensa a noi poveri pali.
I due ragazzi sono abbracciati teneramente, e lui le bacia il collo. La sento sussurrare che deve scendere a Marconi, e di non fare storie, per favore. Lui sospira, poi riprende a baciarle il collo. La signora davanti a loro sbuffa scandalizzata, mentre Sedile, sul quale è seduto lui, se la ride.
Non so cosa ci trovi di divertente nel suo lavoro; se io dovessi reggere il “lato b” della gente, penso che non ce la farei. È stressante.
Però magari a lui piace. Voglio dire, ognuno, qui, ha il lavoro che sa fare.
Eur Fermi. Prossima fermata Eur Palasport.
Le porte si aprono, salgono un turista -che se è arrivato all'eur mi sa che casca male-, un ragazzetto con la testa rasata ed una ragazzina dall'aria spaesata, che probabilmente non sa neanche cosa voglia dire Roma. La signora, per fortuna, scende, ed al suo posto si accomoda la ragazzina. Testa Rasata si appoggia a me, ignorando la mano di Braccialetto. Ho un moto di stizza: questo qui dev'essere andato a scuola di calcio da poco, ha un odore di sudore che si sente fino in coda al treno. Difatti, la mia protetta storce un po' il naso, sussurrando al ragazzo una richiesta di allontanamento.
Anche se li capisco, spero con tutto il cuore che non vadano via, perché altrimenti dovrò sorbirmi la puzza di Testa Rasata. Non capisco perché non si possa sedere, poi. Magari da qualche altra parte. Magari vicino al turista, così capisce che non doveva venire all'eur.
Davanti a me, la ragazzina sta fissando ostinatamente le scarpe di Braccialetto, come in trance. La lascio perdere. Non si tiene a nulla, perciò non ho metro di giudizio.
Al mio fianco, lei gli sussurra un Ti Amo molto dolce, e lui le sorride. Mi sento fondere dalla contentezza, era da tempo che non incontravo una coppia con le mani così pulite ed i sentimenti così puri.
È una combinazione che va decisamente bene, insieme.
Eur Palasport. Prossima fermata Eur Magliana.
Le porte si aprono, sale una signora col bambino e le buste della spesa, si siede vicino la ragazzina -che fissa ancora il vuoto!- e si mette a parlare in Hindi col bambino.
Dopo dieci anni di servizio so benissimo che lingua è l'Hindi, sì. Sta dicendo al bambino che appena arrivati a casa il papà lo porterà a fare un giro al parco. Non è roba che mi interessa.
Vicino a me, lui ha iniziato a lamentarsi, pregandola di non scendere, facendo gli occhioni dolci, rubandole il cellulare, ma lei è dolcemente irremovibile. Dice no ad ogni sua richiesta, chiedendogli di non fare il bambino, perché altrimenti verrebbe accusata di pedofilia.
Funziona per un po'. Lui la bacia, e si mettono a parlare di quello che devono fare il sabato sera. Sospiro di sollievo da parte di Braccialetto.
Testa Rasata, quasi volesse farsi notare da me, inizia a strusciarsi, lamentandosi sottovoce di un prurito inaudito -non proprio con queste parole- e tirando giù un bestemmione che fa scendere tutti i santi in quattro parole. Il ragazzo di Braccialetto si volta infastidito, ma è un attimo, poi, facendo una panoramica degli altri occupanti, torna a lei.
Poi il suo sguardo si stacca. Guarda la ragazzina seduta di fronte a lui. La fissa, mentre lei sembra non vederlo. La mia protetta controlla il cellulare, senza accorgersi di nulla.
Eur Magliana. Prossima fermata Marconi.
Le porte si aprono, sale una studentessa universitaria, con gli occhiali ed i capelli tenuti da una penna biro. Si mette nell'ultimo posto libero vicino alla ragazzina ed inizia a leggere un libro, con un evidenziatore giallo in mano. Sale anche un vecchietto secco secco, con un cappello in testa, e si mette vicino al ragazzo di Braccialetto.
Lui sembra risvegliarsi da un coma lunghissimo, anche se non è durato più di quattro o cinque secondi. Abbraccia stretta lei, e le bacia i capelli, chiedendole di rimanere ancora per un po' e di prendere la metro nell'altro verso. La risposta che riceve è ancora no. Lo vedo che getta un altro sguardo alla ragazzina davanti a lui. Lei, da parte sua, si è messa degli auricolari nelle orecchie e giocherella con gli occhiali da sole.
Il turista si guarda intorno un po' spaesato. Probabilmente scenderà al Colosseo o a Termini, per cambiare. Noto con piacere che Testa Rasata ed il suo sudore hanno accolto il mio suggerimento e sono andati a sedersi vicino al turista, che storce un po' il naso anche lui. Quasi mi dispiace, ma d'altra parte sono contento che se ne sia andato. Mai abbastanza lontano, purtroppo.
Braccialetto si alza, con un ultimo bacio al ragazzo. Gli sussurra un tenero Ciao, gli fa una carezza, si tiene a me nell'attesa, guardandolo ancora.
Marconi. Prossima fermata Basilica S Paolo.
Le porte si aprono. Braccialetto scende, facendo Ciao con la mano. Lui la saluta, ma appena sparisce dalla vista prende a guardare la ragazzina davanti a lui, come immerso in chissà quali pensieri.
Salgono due studentesse universitarie che parlottano tra loro, ridendo. Una è magra, coi capelli rossi ed ha in mano Casi Clinici di Freud, l'altra è giunonica, coi capelli ricci e biondi, ed un libro in francese tra le mani. Hanno l'accento vagamente siciliano. Si siedono dall'altro lato della porta, facendo un cenno di saluto alla ragazzina.
Lei dopo aver risposto al saluto, sembra accorgersi dello sguardo del ragazzo, arrossisce e si nasconde dietro gli occhiali da sole. Lui sembra non farci caso, e posa la mano sul sedile vuoto di fianco a me. Mi ritrovo a sperare ardentemente che non abbia le mani sudate.
Testa Rasata ascolta musica con degli auricolari che danno fastidio al turista, muovendosi tutto. Lui si sposta si siede vicino alle due universitarie appena salite, che non lo degnano d'uno sguardo.
La ragazzina si alza all'improvviso. Attraversa il corridoio e si siede vicino a lui. Si aggrappa a me convulsamente, noto che porta i guanti a mezzo dito, e non si sente nulla, anche se ha la mano leggermente sudata. Ringrazio ironicamente Chi di dovere, e tento di non soffocare per la stretta.
La Mamma Hindi fa allargare il figlio sull'altro sedile. Lui lancia un urletto e tenta di scivolare via, poi viene catturato dal suo orsacchiotto di pezza.
- Non era vero quello che avevi detto.-
La voce è quella della ragazzina di fianco a me, si è tolta un auricolare per poter parlare. Mi si appoggia contro, come se dire la frase l'avesse sfinita.
Basilica S. Paolo. Prossima fermata Garbatella.
Le porte si aprono. Scende -finalmente!- Testa Rasata, muovendosi ancora tutto a tempo con la musica. Il turista ha un impercettibile sospiro di sollievo, e si rilassa, vicino le due. L'altra universitaria, vicino la Mamma Hindi, inizia a battere nervosamente un piede ed a guardarsi intorno. La luce del giorno entra dal finestrino*, e le dà fastidio agli occhi.
- Non hai rispettato le regole.-
Ancora la voce della ragazzina, e questa volta lui sorride, guardando in aria. Eppure sembrava così attaccato a Braccialetto, poco fa. Adesso, li sento. Non si stanno toccando, ma non fa differenza; anche quando stavano dall'altra parte del corridoio c'era quella sorta di je – ne – sais – quoi, che li attirava.
Il ragazzo guarda il Bambino Hindi, poi guarda la ragazzina. Allunga la mano come per accarezzarle la guancia, poi ci ripensa e si ritrae. Le sorride di nuovo.
- Tu non dovevi essere qui, e lo sai.-
Sento la stretta della mano farsi più forte, e sento i polpastrelli sudati della ragazzina. Se non altro ha la buona grazia di spostare la mano ogni tanto per lasciarmi rinfrescare. Ma che schifo, lo stesso.
- Io scendo a Termini e cambio linea. Non sono arrivata a Laurentina da sola.-
Noto che le due ragazze universitarie guardano Lui e la Ragazzina di sottecchi, tra una pagina e l'altra del libro. La Ragazzina se ne accorge, e fa loro un minuscolo cenno per tranquillizzarle.
La cosa buona è che lo fa con la mano con cui si aggrappava a me, dandomi un attimo di sollievo.
La cosa cattiva è che dopo riprende ad attaccarsi, e lo fa con tutte e due le mani.
- Lo so.-
Lui le sorride, con l'aria di uno che sta ripetendo un copione. Lei sta al gioco, e gli risponde con una voce che dovrebbe essere la sua (ma, non sapendolo imitare, viene solo qualcosa di molto grottesco).
- Io so sempre tutto, eh già, già.-
- Esatto.-
Restano in silenzio per un po'. Lei guarda fuori dal finestrino il treno che sta frenando.
Garbatella. Prossima fermata Piramide.
Le porte si aprono. Scende il vecchietto col cappello che stava vicino a Lui. Salgono un paio di ragazzi, probabilmente amici di Testa Rasata. Non sono molto muscolosi, ma si danno arie da padroni del mondo. Uno dei due si va a sedere di fronte la Ragazzina, ed inizia a fissarla insistentemente. Lei fa finta di non vederlo, e si arrotola attorno al dito una ciocca di capelli; per farlo lascia andare una mano. Respiro di nuovo.
Lui, con un'aria molto casuale, fa scrocchiare le dita. L'amico di Testa Rasata smette subito di fissare la Ragazzina, che si lascia sfuggire una risatina silenziosa. La tensione è diminuita.
L'altro amico di Testa Rasata prova a fare dei palleggi, ma col convoglio in movimento gli riesce poco. Riesce a tenere la palla sul piede al massimo il tempo di due palleggi, poi gli rotola via; deve andare a recuperarla correndo a papera.
- Non dovevamo vederci.-
- Lo so.-
- Non ero io che sapevo sempre tutto?-
- Sì, ma qualcosa ogni tanto la so anche io, qualcosa.-
Sento il ragazzo ridere. Ha rotto il tabù del contatto, le ha appoggiato il naso sul collo. La Ragazzina riprende a stringermi convulsamente, graffiandomi un po' con le unghie. So che ha la pelle d'oca, so che sta pensando a Braccialetto che è scesa tre fermate fa, so che mi sta facendo un male ed uno schifo assurdo, con le unghie ed i polpastrelli sudati. Alla faccia dei guanti.
Piramide. Prossima fermata Circo Massimo.
Le porte si aprono. Salgono due ragazze abbracciate ed il sosia di Einstein, coi capelli neri ed arruffati.
Le ragazze si siedono vicino a Lui, occhieggiando agli amici di Testa Rasata, prima di scambiarsi un bacio veloce ; il sosia di Einstein vicino al Turista, ed inizia a leggere un libro. A quanto posso vedere, è di fisica. Ah, l'ironia della sorte.
- Io non scenderò a Termini.-
- Lo immaginavo.-
Lui parla sussurrando, nell'evidente tentativo di agitarla, e lei gli risponde apparentemente tranquilla, anche se io posso sentire il suo spasmo muscolare nello stringermi. In questi momenti vorrei tantissimo lavorare a Los Angeles da mio cugino. Mi permetterebbe di fregarmene di tutto, e sarei tenuto meglio. Senza mani sudate, sarebbe un sogno.
Che rimarrà tale finché non vado in pensione.
Il turista si alza per scendere. Tipico di chi non è di qua, alzarsi tre ore prima che il treno inizi a frenare. Hanno paura di perdere la fermata. L'altro amico di Testa Rasata gli ride apertamente in faccia, grugnendo qualcosa al suo compare. No, i grugniti non ho ancora imparato a riconoscerli. E penso non imparerò mai.
- Tu invece scenderai, e dimenticherai di avermi visto.-
- Si può fare la prima cosa, la seconda è impossibile.-
Il tono di Lui è persuasivo, la Ragazzina, invece, ha un tono che non ammette repliche, pragmatico, che contrasta con l'espressione del suo volto. Penso che se potesse piangerebbe.
Circo Massimo. Prossima fermata Colosseo.
Le porte si aprono, e per un turista che scende, ci sono un paio di comitive che salgono. Si siedono in tutti i posti disponibili, consultano cartine e parlano settordicimila lingua diverse. Vedo i giapponesi con l'ombrellino e le macchine fotografiche, i tedeschi biondissimi e gli inglesi pallidissimi. C' anche una famiglia araba (marito, moglie e due bambini), tutta eccitata all'idea del tour per i monumenti.
Le due ragazze -che, a rigor di logica, stanno insieme- osservano i turisti, leggermente annoiate, mormorano qualcosa e poi ridono, ma non riesco a capire per via del frastuono. La Ragazzina sospira, ritraendosi un po' dalla folla.
- E' per il tuo bene, lo sai.-
- Smetti di preoccuparti per me, allora.-
Lui aggrotta le sopracciglia, pensieroso. Frena sul nascere ogni tentativo della Ragazzina di mettersi gli occhiali da sole, togliendoglieli. La Ragazzina sbuffa, ma non fa nulla per riprenderseli.
Le Fidanzatine di fianco a lui ascoltano divertite la cosa, che effettivamente potrebbe sembrare la scena di un film, di quelli che fa Hugh Grant. Fanno abilmente finta di nulla, ma, modestamente, sono abbastanza esperto in queste cose. Dovrei davvero fare un lavoro più gratificante, per essere così bravo.
- Sai che non posso farne a meno. È anche inutile che ti spieghi il perché.-
La mano sudata della Ragazzina mi sta strozzando.
- Perché mi vuoi bene, lo so.-
- Appunto.-
- Ma mi hai detto che Amore è anche lasciare il libero arbitrio.-
- Quello è Dio.-
A quest'ultima battuta di Lui, la Ragazzina si guarda intorno a disagio, stringendomi, se possibile, ancora di più. Dopo un attimo la stretta si allenta. Sospiro.
Sa che metà vagone la guarda incuriosito, e tenta di parlare a bassa voce. Muove la mano, sfiorando inavvertitamente quella di lui. Arrossisce furiosamente.
Colosseo. Prossima fermata Cavour.
Le porte si aprono. Scende una comitiva di turisti giapponesi, ne sale un'altra, insieme ad una famiglia nordeuropea – danese, credo. Scende anche la Mamma Hindi col bambino, che si trastulla tranquillo con il suo orsacchiotto. Gli manca un occhio, ed ha un orecchio mezzo scucito, ma sembra piacergli. Si allontanano in fretta lungo la banchina.
L'altro amico di Testa Rasata si siede vicino al compare, ed iniziano a parlare. Ogni tanto lanciano un'occhiata a Lui e alla Ragazzina, ma non osano fare nulla, con troppa gente in giro.
- Tu hai la ragazza.-
- Lo so.-
- Non dovresti stare qui.-
- Sei tu che non dovresti.-
La conversazione assomiglia sempre di più ad un dialogo Tarantiniano, sento mormorare ad una delle due Fidanzatine. Lo sente anche lui, ma fa finta di nulla. La Ragazzina scuote la testa, come per scacciare un'Idea Strana.
- Non è vero. E non stavo parlando di quello.-
- Tanto scendi tra due fermate.-
C'è quasi malignità nel cambio repentino di discorso da parte di lui. La Ragazzina abbassa velocemente la testa, tenta di prendere gli occhiali dalle sue mani, ma non ci riesce. Sta piangendo piano, senza emettere alcun suono.
La cosa positiva, per me, è che per nascondere il viso ha staccato anche l'altra mano, ed ora sono libero. Respiro, finalmente, appieno.
Lui le mette una mano su un ginocchio, un po' a disagio, come a volersi scusare di quello che le ha detto, e le porge gli occhiali. La Ragazzina li prende e se li mette, poi si tira la sciarpa fin sul naso. Ha il viso totalmente coperto. Si appoggia a lui, le spalle che ogni tanto sussultano.
Cavour. Prossima fermata Termini.
Le porte si aprono. Il vagone è così pieno che non riesco a vedere chi sale. In compenso scendono i due amici di Testa Rasata, ed il loro posto viene preso dai due bambini della Famiglia Araba, che iniziano a litigare per il posto vicino al palo, manco a farlo apposta. Lo compatisco un po', giusto perché se capitasse a me qualcosa di simile impazzirei, però non è capitato a me. Si sa, dopotutto il dolore degli altri è dolore a metà.
La Ragazzina smette piano di piangere. Tira fuori un fazzoletto dalla borsa e si tampona le guance, attenta a non rovinare il trucco più di quanto già non lo sia. Lui sembra esitare un po', poi le dà un veloce bacio sui capelli, facendola rabbrividire.
Guarda le due studentesse universitarie, che la fissano con aria di rimprovero, e fa loro un mezzo sorriso. La più piccina tra le due solleva elegantemente un sopracciglio, e le fa capire che parleranno dopo. Dopodiché si rimette a leggere il suo libro – molto probabilmente sta preparando un esame di psicanalisi.
- Sei più bella quando sorridi.-
- Quando sarai il re del mondo potrai obbligarmi a sorridere, ora no.-
- Ti ho già detto che tu sarai la mia sostenitrice numero uno.-
La Ragazzina sorride a sbuffo, e scuote la testa. Gli tiene la mano, si toglie gli occhiali, gli fissa le labbra.
Per quanto sia felice che si sia staccata con quelle schifosissime mani sudaticce, non posso fare a meno di preoccuparmi per Braccialetto, ignara di tutto, e con le mani fresche e pulite. Spero che Lui non faccia lo stronzo, che si renda conto di avere una ragazza dolcissima e meravigliosa, che tra l'altro incontrerà sabato, e che non può buttare la sua relazione alle ortiche.
Fortunatamente, il convoglio inizia a frenare, fermando qualsiasi intenzione ci fosse. Le due universitarie si alzano, seguite da Einstein e dall'altra universitaria. La Ragazzina tentenna un attimo, poi si alza e va verso la porta.
- Ci vediamo.-
La sua voce è poco più di un sussurro spezzato.
Termini. Prossima fermata Castro Pretorio.
Le porte si aprono. Appena la Ragazzina si volta e scende, Lui si alza e la raggiunge in tre passi, seguendola senza che lei se ne accorga. Faccio una preghiera per Braccialetto, con le mani così morbide e fresche. Non se lo merita.


***


- Avevi detto che non saresti sceso a Termini.-
- Ho mentito.-




*Alcune stazioni ella Metro B di Roma sono all'aria aperta, e tra queste ci sono la Garbatella, Basilica S. Paolo e Piramide






ANGOLO AUTRICE
Phew! Ecco a voi la mia ultima, sperimentale, fatica (scritta per metà a casa di mia sorella a Roma, per metà qui).
Alcune cose da dire: Paolo il Palo, il palo rosso presente sul primo vagone della MB 117, non è uno stronzo. È un po' egoista, e pensa abbastanza agli affari suoi, ma bisogna capirlo; le mani sudate non sono piacevoli, e non è piacevole neanche essere preso a calci da ragazzini idioti. Certo, è un po' razzista, nel senso che segue stereotipi come i giapponesi che fanno le foto, e gli arabi maschilisti, ma tutto sommato è un bravo palo. Ne vedono di cose, i pali...
Poi, per fare i personaggi – tutti i personaggi – di questa storia, mi sono ispirata a persone reali. Per esempio, le due universitarie sono ragazze che ho conosciuto tanto tempo fa su un treno – abitano davvero a Marconi; Testa Rasata l'ho visto proprio sulla MB 117. Ovviamente, non prendeva a calci il palo, ma si dava le arie da boss del quartiere. Ebbenesì, mi dava davvero sui nervi. A parte questo, ho voluto fare una sorta di monumento a Persone Sconosciute (E Non), perché ogni tanto ci penso, a come possiamo rimanere nella testa di chi ci vede sui mezzi pubblici. E di come mi piacerebbe essere ricordata.
Il dolore degli altri è dolore a metà è una frase tratta da una canzone di Fabrizio de André, Disamistade. È una frase che trovo assurdamente vera.
Detto ciò, spero davvero che vi sia piaciuto ^^ era solo un esperimento, non avevo mai provato a far parlare un oggetto inanimato.
Recensione? *_*
Nausicaa212

  
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