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Autore: Melardhoniel    12/12/2009    6 recensioni
Questa storia è dedicata alle prime ragazze dei Beatles; ho deciso di scriverla perchè ho notato che NESSUNA fidanzata "originaria" dei FabFour è rimasta la stessa. Cosa devono aver provato questa povere ragazze a stare con quegli indomabili quattro? Si parte dai primi incontri e si arriva alla separazione.
DAL DODICESIMO CAPITOLO: Richie conclude il racconto sbadigliando alla maniera di un troglodita.
-Richie…HAI DELLE TONSILLE!!- Osservo stupita.
-Ma vaaaaa?!? Pensavi che mi avessero operato alla prostata??-
It’s been a long long long long long long day… Anche se forse oggi dovrebbe dirlo lui…
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jimmy Nicol, Pete Best , Quasi tutti, Stuart Sutcliffe
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Let it Born, Let it BEatles;'
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John&Cyn
Accidenti, mi sono innamorata di John Lennon!

 
Liverpool, 1957
 
Liverpool College of Art
 
La campanella è già suonata da un pezzo, e come al solito sono in ritardo… tutta colpa della mia sveglia! Okay, Cynthia. Ora fai un bel respiro ed entra in classe.
Arrivo davanti alla porta della classe di arte, e busso timidamente.
-Avanti!- La voce del mio odioso professore di arte risuona nelle mie orecchie. Oddio, no! Adesso non entro, ora giro i tacchi e torno a casa, facendo finta di essere malata. No! Cynthia, per la miseria! Ora entri in quella classe e ti siedi, okay?
Sospiro e abbasso la maniglia, entrando nell’aula; il professore si stampa un sorriso maligno sul viso e comincia ad appuntare qualcosa sul registro. Fantastico! L’ennesimo richiamo.
-Ma guardate un po’ chi è venuto a farci compagnia… Miss Powell. Che piacere vederla! Perché non entrava? Si era addormentata sulla maniglia?- Il professore scoppia a ridere. Oh, ma che simpatico! Sorrido cercando di sembrare più sincera possibile, ma mi esce soltanto un mezzo sorriso strafottente. Passo in rassegna i banchi, ma noto con dispiacere che quelli davanti sono tutti occupati.
Oh, accidenti! Ma cosa credevo? Ho una classe di soli secchioni e mi aspetto che si siedano nei posti in fondo? No no, questa è pura fantascienza. Gli unici due banchi disponibili sono l’ultimo ed il penultimo della fila a destra della cattedra, il che è strano, visto che di solito ne manca uno solo. Nei banchi in fondo nessuno ci vuole stare, penso per il fatto del teddy boy.
Eh già, perché, come se non bastasse, oltre ai secchioni abbiamo in classe anche il buffone di turno. È un teddy boypazzesco, ed è stato buttato fuori dal Liverpool Institute in seguito a diversi richiami, e ora ha deciso di fare una visitina qui… bah. Le ragazze lo venerano, e i ragazzi lo considerano il capo assoluto, persino Barry, il mio fidanzato. Barry è un ragazzino un po’ insicuro di sé, e fa parte della categoria “secchioni”, ma è di buona famiglia; e, come dicevo prima, adora quel teddy boy. Io manco mi ricordo il suo nome, e il suo cognome è qualcosa tipo Lennox, o forse Lennon, ma tanto non mi importa niente.
Mi siedo afflitta nel penultimo banco, e comincio a seguire la spiegazione del professore, ma neanche un minuto dopo sto rimuginando ancora nei miei pensieri.
Vediamo, chi è seduto nei due banchi in fondo? Nella fila centrale c’è Gabrielle, la quale come il solito sta prendendo freneticamente appunti, e segue le parole dell’insegnante come se fossero oro colato; nell’altro banco c’è Barbara, Barbara Baker. È nota a scuola soprattutto per essere l’ex del teddy boy di cui parlavo prima, ed è l’unica della classe – a parte me, ovviamente- a non essere una secchiona. Con la sola differenza che lei è più bella di me, molto più bella. Assomiglia a Brigitte Bardot, con quei bellissimi capelli biondi che le scendono delicati sulla schiena, niente in confronto al mio ridicolo caschetto bruno tenuto su da una fascia. Una finta cotonatura, per dirla tutta.
Forse è per questo che è riuscita a piacere al teddy boy, e per quanto ne so è stata lei a voler chiudere con lui. Penso che i suoi genitori non lo vedessero di buon occhio. Ah! Come se non lo pensassero tutti!
A proposito, chi c’è nel banco dietro di me?
Mi giro: vuoto. Oh, no. No. No. No! Non è possibile! Perché a me? L’unico che manca è proprio lui, il tizio che ha occupato i miei pensieri per tutto questo tempo! Diamine… beh, almeno so di non essere l’unica che avrà un richiamo stamattina, sempre se a quest’ora si farà vivo. Speriamo di no, speriamo di no…
Stringo gli occhi, mentre sento la porta aprirsi.
-Buongiorno prof!-
Merda!
-Signor Lennon… un po’ in ritardo, vero? Ma come al solito, d’altronde- Ghigna il professore.
-Proprio come la nostra signorina Powell…- Commenta, scrivendo il nome del ragazzo sul registro.
Oh, ma perché non ti ficchi la penna là dove non si può dire?
Il professore fa cenno al ragazzo di sedersi, e lui viene verso il mio banco.
Ma perché non lo fa stare in piedi? È finita l’era della punizione con la faccia rivolta verso il muro?!?
Anche se so che non servirebbe… con tutta probabilità Lennon ci andrebbe solo per far ridere i compagni quando l’insegnante è girato.
Il ragazzo, che d’ora in poi sarà chiamato John (vederlo mi ha fatto tornare in mente il nome…), evita completamente Barb Baker, e prende posto nel banco dietro al mio, con la stessa grazia di un branco di elefanti.
In quel momento suona la campanella della seconda ora.
Grandioso, ora faremo pratica d’arte!
-Ragazzi, tirate fuori il materiale. Signorina Baker, distribuisca le tele; signor Sutcliffe, porti i cavalletti davanti ad ogni studente.- Ordina il professore.
Oggi proprio non è giornata.
Stuart posa il cavalletto davanti a me, e mi rivolge un gran sorriso: l’ho sempre ammirato, è un bravissimo pittore, oltre che un grande amico. L’unica pecca? Conosce John come le sue tasche. E vabbè, non si può avere tutto dalla vita.
Ricambio e poi mi rivolgo verso Barb, la quale sta arrancando verso di me con ventisette tele tra le braccia; a fatica me ne posa una sul banco, sorridendo anche lei, poi segue Stuart verso il banco di John. Quest’ultimo saluta Stuart con grande allegria, poi fa finta di non vedere Barbara, mentre lei, afflitta, posa la tela sul suo banco.
Comincio a pensare ad un soggetto da rappresentare: astratto o reale? In questo periodo stiamo studiando l’anatomia umana, perciò suppongo che dovrò optare per quello reale, ma chi ritraggo? Ah! Di certo non John. Forse Barb, o Stu. Boh, magari tutti e due. Prendo un pennello tra le mani e comincio a preparare i colori, quando una voce mi chiama.
-Psst! Miss Powell!- Mi giro, convinta di aver sognato. Ma purtroppo ogni cosa che spero risulta poi sbagliata, infatti vedo John che mi fissa, con un dolce sorriso sulle labbra.
-Mi hai chiamato, Lennon?-
-Sì, Miss Powell. Volevo chiederle in prestito la matita, se non le serve.- Gliela porgo, poco convinta.
Adesso mi da anche del lei? Sono così vecchia? In fondo ho soltanto un anno in più di lui.  
Neanche due minuti dopo John mi richiama.
-Miss Powell!- Io mi volto di nuovo.
-Mi hai ri-chiamato, Lennon?-
-Sì, Miss Powell. Volevo chiederle in prestito la squadra, se non le serve.- Mi guarda fisso negli occhi ed io ricambio lo sguardo. Poi scoppiamo a ridere entrambi. Ok, ammetto di averlo giudicato male; una volta parlatoci devo proprio ricredermi sul suo conto: dietro a quell’aspetto da teddy boy si nasconde un animo gentile e simpatico. Ed è anche carino! Oddio, suvvia Cyn! Sii seria! Non ti è mai piaciuto prima d’ora, perciò…
Sì, però ha quegli occhi così caldi, così carini, così… oh accidenti! Mi sono innamorata di John Lennon!

***
Buongiorno! Ho deciso di cominciare questa storia sulle Beatles' ladies, e il primo capitolo è dedicato a John&Cyn. Fatemi sapere cosa ne pensate!!

Baci,

Marty

  
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