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Autore: Eli5594    12/12/2009    6 recensioni
Era la prima volta da quando avevo iniziato il liceo che avevo paura di mettere piede a scuola. Sul serio. Potrò sembrare esagerata, ma quando dico che questa è una scuola dove la parola privacy è tabù non scherzo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonanotte, stronzo...

 

 PROLOGO

Lo odio. Seriamente. Profondamente. Con ogni residuo della mia anima. Lo so cosa state pensando. Che la mia è una reazione certamente esagerata, di chiunque io stia parlando. Non lo è. Perchè la persona a cui è rivolto il mio simpatico odio se lo merita. Davvero. E' arrogante, prepotente, antipatico come una caccola nel naso! La sua aria superiore mi fa rivoltare le budella, il suo disprezzo verso le persone che lo circondano mi fa commettere stermini di massa sulle mie povere unghie, e quella sua dannata, dannatissima vanità mi toglie il sonno la notte. Quel ragazzo deve essere distrutto. E' ora che la nostra comunità si liberi di questo fardello. Preparati, stronzo! E' tempo di guerra!

***

 

CAPITOLO UNO: IL MIO NEMICO DEVE ESSERE DISTRUTTO

 

- L'hai vista? -, mi chiese sottovoce Giulia.

- Chi? Cosa? -, risposi annoiata. Ero comodamente sdraiata sul mio banco stile bradipo dell'Era Glaciale, perchè non mi lasciavano in pace? Io adoravo essere lasciata in pace. Stare lì tranquilla e beata come uno studente prima di un interrogazione a rimuginare su cento modi diversi per affrontare il mio nemico. Odiavo che qualcuno mi disturbasse mentre ero così concentrata su questioni importanti. Niente, e quando dico niente, intendo proprio niente poteva distogliere la mia attenzione da...

- Elisa. Ha pianto di nuovo per lui -.

Scattai in piedi come una molla, facendo cadere giù banco, sedia e tutto ciò che si trovava troppo vicino alla mia furia devastatrice.

- Uo uo uo uo uooo!!! -, urlai, in preda all'eccitazione. Poi, non potendomi contenere, iniziai a saltare avanti e indietro per la classe, mandando all'aria tutto quello che trovavo, e nel frattempo continuavo con quell'uo uo.

Giulia mi guardò a bocca aperta. Così come il resto dei miei compagni di classe presenti, d'altronde.

- E-erika? -.

- Aaaaaaah!!! -. Feci lavorare le mie corde vocali per bene. Non ce la facevo. Dovevo per forza urlare. Con gli occhi fuori dalle orbite mi lanciai verso la porta, ma nel mentre sbattei contro quel santo uomo del mio professore di scienze, che, tra parentesi, aveva un'aria piuttosto irritata.

- Mantelli! -, tuonò, arrabbiato.

- No, prof, ciabatte. Ora non ho tempo, a dopo! -, lo scansai dalla porta e iniziai a correre per i corridoi più veloce dei tizi di Fast & Furious (il che la dice lunga su quanto fossi carica in quel momento), mentre il mio povero professore continuava a chiamarmi, sbalordito. Probabilmente dopo avrei dovuto fare una visitina al preside, ma a dirla tutta non me ne importava. Ora avevo cose ben più importante da fare.

Dovevo trovare Elisa. La cercai in lungo e in largo e, logicamente, dopo faticose ricerche senza nessun risultato, la trovai nel luogo più ovvio. Il bagno delle ragazze del secondo piano, proprio vicino alle macchinette.

Lei era naturalmente circondata da una decina di amiche oche che, se non si erano già ritrovate nella sua situazione, volevano provarlo almeno una volta nella vita. Che grande ambizione. Quello era un lato della natura femminile che ancora non capivo. Come può anche solo poterti venire in mente di... Lasciamo perdere.

Mi feci largo tra le ragazze, che erano tutte diventate improvvisamente amichevoli e comprensive (maledette stronze false), e mi piazzai davanti a Elisa con espressione trionfante. Lei alzò gli occhi gonfi di lacrime, mi riconobbe e scoppiò a piangere ancora più forte.

- Lo so, lo so! Avevi ragione tu! -, urlò, e quasi quasi mi fece pena.

- Certo che avevo ragione io. Come sempre, d'altronde. Ma tu non mi hai ascoltato... -. Avevo usato un tono paziente e gentile, infondo, per niente accusatorio. Elisa, e anche le altre, mi guardarono diffidenti. Sapevano tutte della mia avversione per una certa persona e si aspettavano come minimo un esplosione di "te l'avevo detto!".

Le guardai una ad una, lentamente, per dargli il tempo di capire che stavo per illuminarle con una delle mia perle di saggezza, poi...

- MA PORCA PUTTANA, SIETE TUTTE RINCOGLIONITE?! -. Le ragazze trasalirono, spaventate, ma io non mi fermai. - QUEL BASTARDO SCHIFOSO E DOPPIOGIOCHISTA VI TRATTA TUTTE COME DELLE POVERE SCEME USA E GETTA, COME UN DISGRAZIATO CANE CHE VORREBBE ESSERE UN LABRADOR E INVECE E' UN CHIHUAUHA E NON SO CHE CAZZO C'ENTRA MA IN QUALCHE MODO HO RAGIONE! LUI GIOCA CON TUTTE VOI, DALLA PRIMA ALLA PENULTIMA, E ANCHE ALL'ULTIMA SE PROPRIO DEVO ESSERE SINCERA! E VOI ANCORA A STARGLI DIETRO! MA DICO IO, COSA AVETE IN TESTA, I NEURONI DI BARBIE?! MANDATELO A FANCULO UNA VOLTA PER TUTTE, E CHE CAZZO! E' TANTO DIFFICILE RESISTERE A LUI E ALLE SUE CHIAPPE PER QUESTI MALEDETTI CINQUE ANNI DI LICEO E POI CHI SI VEDE SI VEDE?! BASTA, QUESTA STORIA DEVE FINIRE UNA VOLTA PER TUTTE! QUEL FIGLIO DI BANANA LA DEVE PAGARE! CAZZO, CAZZO, CAZZO! -.

Ero riuscita a zittirle tutte. Mi guardavano come se fossi un alieno, con tre braccia, tre gambe e, perchè no, anche tre occhi.

Un silenzio di tomba calò sul bagno delle ragazze del secondo piano, vicino alle machinette.

- CAZZO! -, ribadii, per dare più enfasi al concetto.

Elisa abbassò gli occhi, le guance in fiamme. Sapeva che avevo ragione io (ci mancherebbe altro), e anche le altre lo sapevano. Alcune di loro, imbarazzate, si alzarono e si allontanarono a braccetto, parlando sottovoce.

- Lo so...-, sussurrò ancora Elisa. - Lo so che è così, ma... Non riesco a resistergli. E' così carino e dolce -.

- Eh sì, proprio un amore -, ribattei io, sarcastica. - Ascolta, tu fai terza, lui quinta, alla fine di quest'anno non lo vedrai più in giro per questa scuola; non puoi cercare di evitarlo per i prossimi quattro mesi? -.

- Evitarlo? Ma... Poi sentirei la sua mancanza e... -. Una nuova ondata di lacrime le impedì di proseguire.

Sospirai, stanca e stufa quanto lei, e mi sedetti sul pavimento anch'io. Ormai eravamo rimaste solo noi due. - Dai, cos'è successo stavolta? -, le chiesi.

- Ha detto che sono solo una bambina, e che lui non ha tempo da perdere con le bambine. Eppure fino all'altroieri andava tutto bene, siamo usciti insieme e... Accidenti, Erika, ma perchè fa così? -.

- Perchè è uno stronzo -, risposi, pronta e sicura.

- Lui stronzo, noi sceme. Bella merda -.

- Già -.

 

***

 

La campanella di fine intervallo suonava allegramente e ininterrottamente da un minuto, ma io la ignorai. Camminavo decisa per il corridoio del terzo piano, e mandavo a fanculo tutti quelli che mi sbattevano contro, diretti verso le loro classi. Una ragazza che conoscevo mi salutò sorridente, ma ignorai anche lei. Non dovevo perdere la concentrazione.

Una volta arrivata davanti alla 5B spalancai la porta con un gesto studiato e teatrale ed entrai dentro. Il professore non era ancora arrivato e i ragazzi erano quasi tutti seduti sopra i banchi.

Mi diressi, con aria sdegnosa, verso il fondo dell'aula, dove un gruppo ben sortito di ragazzi con aria idiota e capelli tirati su col gel ridacchiavano come poveri scemi insieme alle corrispondenti femminili.

Alla mia vista, tutti i ragazzi, con una perfetta sincronizzazione, devo dire, iniziarono a fischiare e a lanciare commenti cretini.

- Ehi, perchè all'improvviso sento caldo? -, disse uno di loro. Gli mostrai il medio e lo scansai da parte. Lui scoppiò a ridere, per niente scalfito. - Uuuuuh! -.

Senza dar minimamente peso alle occhiate infuocate e piene di disprezzo delle ragazze presenti, mi piazzai davanti a lui.

Presi fiato. - Ok, che sei uno stronzo e che meriteresti di finire i tuoi giorni dritto dritto nella merda si sa già -, cominciai. - Quello che mi chiedo, invece, è questo: ma tu lo fai consapevolmente ad essere così odioso o è proprio una cosa che ti viene naturale? No, perchè io davvero non capisco. Sei un bastardo fatto e finito, hai il cervello di una medusa e l'unica cosa che sai fare nella tua vita, oltre a stronzeggiare ovviamente, è calciare uno stupido pallone. Dimmelo, però, almeno ti rendi contro di che razza di coglione sei? -.

Luca Amianti, dall'alto della sua arroganza, mi piantò in faccia i suoi incred... schifosi occhi neri e mormorò un: - Sparisci, rompiballe - con tutta la calma di questo mondo.

E qui si spiega il motivo della mia furia. Perchè vedete, lui non era uno stronzo qualsiasi. Non era uno di quelli che se te li dicevi stronzo, bastardo, odioso, cervello di medusa e coglione tutti nello stesso discorso quelli ti tiravano come minimo un paio di ceffoni, così tu potevi reagire come si deve. Invece lui no. A lui non gliene fregava proprio niente degli insulti degli altri, lui ti rifilava un tranquillo " sparisci, rompiballe " e non ti cagava più.

Era sempre così! Perchè non riuscivo mai a ferirlo?! O a farlo incazzare almeno!

- Ti odio -, sibilai, con tutta la forza del mio disprezzo.

- E chissenefrega -, sbadigliò lui, senza nemmeno guardarmi.

Digrignai i denti dalla rabbia e feci per dirgliene un'altra, ma in quel momento il professore fece il suo ingresso nell'aula e ordinò il silenzio assoluto. Quasi quasi scoppiavo a piangere. Alla fine non ero tanto diversa da Elisa e le altre. Piangevamo tutte per Luca. Solo che loro frignavano perchè lo amavano troppo, io perchè, come passatempo, avrei voluto torturarlo in mille modi diversi.

Ma, in un modo o nell'altro, sarei riuscita a fargliela pagare. Lo fulminai con lo sguardo e corsi fuori dall'aula, accompagnata da altri fischi dei maschi e dell'occhiata stupita del professore.

Non finisce qui.

  
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