Palloncini Neri
C’era silenzio. Un silenzio dolce, ovattato, di quelli che ti
riempiono le orecchie e che hai paura che vengano rotti. Solo qualche filo di
luce penetrava la barriera delle ciglia e solo quale piccolo frammento di cielo
era visibile.
Era tutto così perfetto.
C’era odore di fiori tutto intorno e l’erba era morbida ed umida sotto la sua
schiena.
Era meglio morire così che in mezzo alle pallottole, pensò.
Anche se la sua idea di morte ideale comprendeva la presenza di Italia, sebbene
ora quel cane bastardo avesse deciso di mordere la sua mano.
Ma tanto stava per morire. Avrebbe avuto di che dirgli una volta
ritrovato all’inferno.
- Herr Deutschland - chiamò una voce vicino a lui mentre due mani
lo scuotevano leggermente per le spalle – Herr
Deutschland , si svegli!-
Germania aprì lentamente gli occhi, trovando il sole schermato
da una testa proprio sopra al suo viso.
- Chi sei?- rantolò Germania cercando di mettere a fuoco la
figura sopra di sé.
- Chi sono? Non mi riconosce?- il ragazzino sorrise, scansandosi
leggermente.
Germania voltò il viso, incontrando altri frammenti di cielo:
gli occhi azzurri di Salò.
- Giovinezza.-
canticchiò il ragazzino camminando col fucile in spalla – giovinezza ♪ ~
Saltò agilmente un ramo d’albero caduto sulla strada – Primavera di bellezza ♪
Scese lungo una scarpata, trovandosi davanti una vecchia cascina
di lamiere semi-distrutta. Dal comignolo usciva un sottile filo di fumo
grigiastro.
- Nel fascismo è la
salvezza ♫ - con una pedata
spalancò la scalcinata porticina. Un gruppo di uomini si voltò di scatto per
guardarlo.
Si tolse dalla spalla il fucile e sorrise allegramente - Della
nostra libertà ♫
Uscì dalla baracca poco dopo. Nell’aria aleggiava un odore forte
di polvere da sparo e sangue.
Germania lo fissò – Sei sporco si sangue sulla faccia, Salò.
- Oh, danke Herr
Deutschland. – Salò si pulì il viso con una manica, ottenendo solo di sporcarsi
di più giacché anche la stoffa era lercia di sangue.
- Oh, va’ bhe. – Salò fece spallucce,
sorridendo in direzione di Germania – Mi pulirò a casa. Vuol cantare con me, Herr Deutschland?
Salò era in piedi accanto alla porta e teneva le braccia
conserte. Era così piccolo da fare impressione. Gli occhi
sembravano voler occupare quasi tutto il viso spigoloso e le gambe che
spuntavano dai pantaloni corti (moda infantile molto in auge all’epoca) erano magre e sottili.
Si chiese come una creaturina del
genere potesse caricarsi un fucile sulle spalle ed uccidere i propri
connazionali.
Ma, in fondò, Salò non aveva bisogno di forza o di muscoli. Salò
aveva bisogno solo ed esclusivamente di lui. Sorrise quasi, pensando al bambino
che lui aveva creato. Sorrise anche di se stesso e della stupidità che aveva
dimostrato nel pensare alla propria morte.
Si avvicinò a Salò, sfiorandone i capelli castani con una mano.
Salò sorrise e strinse la sua mano.
Salò sorrise al gruppo di persone che aveva davanti. Un vecchio
si strinse ad un uomo più giovane, lanciando uno sguardo intimorito al
ragazzino che li fissava.
Salò fece qualche passo in direzione del gruppo, fermandosi a
meno di un metro da loro.
- Sapete tutti perché siete qui, vero?- la vocetta
di Salò aveva un’aria insopportabilmente allegra e due o tre persone lo
guardarono irritate – No? Nessuno lo sa? Suvvia, non fate i timidi. Perché
siete qui?
Nessuno parlò. Salò si morse un labbro sottile – Nessuno? Mica
vi fucilo se parlate. Vi fucilo se non
parlate.
La folla non parlava. Salò si piantò un canino nel labbro
inferiore, strappando il fucile ad uno dei tedeschi in fila dietro di lui.
Il colpo rimbombò nella valle ed il silenzio accompagnò il tonfo
del corpo di un ragazzo. La folla si ghiacciò, passando con lo sguardo dal
corpo a Salò.
Questi li fissò con quei gelidi occhi azzurri, poggiando a terra
il fucile e sorridendo con dolcezza.
- Siete qui per crepare, sporchi cani giudei.
Dietro di lui, Germania annuì soddisfatto.
Salò fissò il cielo fuori dalla finestra.
- Mi fate schifo, Herr Deutschland –
sussurrò chinandosi sul suo orecchio.
Germania si era chiesto perché Salò gli fosse salito in grembo e
soprattutto perché gli stava puntando un coltello alla gola.
- Come avete potuto arrendervi? Come ha potuto la grande aquila
del Reich chinare il capo in maniera così ignobile?
Germania vide per la prima volta il labbro del ragazzino tremare
leggermente.
Salò aveva paura. Salò aveva moltissima paura. Salò era anche
molto arrabbiato e paura e rabbia assieme rendono anche il più docile degli
animaletti feroce come una belva.
Germania strinse in pugno la pistola, preparandosi alla
battaglia. Salò scivolò sia dalla sedia, lasciando cadere il coltello a terra.
Si voltò verso di lui e latrò– I repubblichini non si
arrenderanno così- prima di sparire nel corridoio.
Germania sospirò.
Salò fissò il vuoto davanti a sé in silenzio.
Era tutto così disgustosamente
imperfetto, così schifosamente
sbagliato che quasi gli veniva da piangere.
Poggiò le mani sul muro dietro di sé, sentendo sotto i
polpastrelli i fori delle pallottole.
Italia davanti a lui reggeva un fucile. Gli tremavano le mani e
non riusciva neanche a tenere l’arma ferma.
Salò lo trovò ridicolo e stupido.
- Spara, Italia. – sibilò irritato.
Italia singhiozzò, cercando di tenere ferma l’arma. Eppure Salò
non piangeva.
E Salò gli ricordava Germania, con gli occhi azzurri ed il viso
serio.
Salò sospirò – Muoviti e spara. Facciamola finita una volta per
tutte. -
Italia deglutì e puntò l’arma.
Salò pensò che forse sarebbe andata in maniera diversa se fosse
stato più grande, più forte.
Adulto.
Italia vide il corpo di Salò accasciarsi contro il muro. E si
sentì dire che era stato troppo buono a sparargli nello stomaco.
Eppure, da morto, Salò sembrava solo un bambino.
A.Corner___
No, non sono fascista.
No, non ho alcuna simpatia per Salò ed i suoi repubblichini.
No, non sono antisemita né amenità relative.
Però l’idea mi piaceva *-*
Sì, insomma, non so come spiegare ma… bho. Salò ha avuto una storia corta, è stata una repubblica
praticamente creata e gestita dai tedeschi.
Nella mia mente si è subito definito l’aspetto di un bambino
magrolino (poche, poche terre) dal viso simile a quello di Germania.
Il titolo non è un gran che relativo alla storia, lo ammetto. È
più che altro relativo ad un disegno (attualmente work in progress) di Salò
(nome: Carlo ùWù) che ho fatto sovrappensiero e che
ora sto sistemando.
In questo disegno Salò tiene in mano le corde di una miriade di
palloncini neri. I repubblichini, potemmo dire.
Comunque, giacché è ormai appurato che piuttosto che riscrivere la
storia di mano mia mi amputo un braccio, ecco a voi Salò.
Note tecniche: la prima
parte è relativa al “tradimento” dell’Italia.
La seconda alle azione di sterminio della resistenza ad opera
dei Repubblichini.
La quarta all’aiutino dato dai Repubblichini alle azioni di
sterminio degli ebrei in Italia.
La quinta è relativa alla tregua firmata con gli Alleati dalla
Germania.
La sesta alla fucilazione di Benito Mussolini e anche a quelle a
cui vennero sottoposti i repubblichini.