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Autore: Akrois    13/12/2009    8 recensioni
- Nel fascismo è la salvezza ♫ - con una pedata spalancò la scalcinata porticina. Un gruppo di uomini si voltò di scatto per guardarlo.
Si tolse dalla spalla il fucile e sorrise allegramente - Della nostra libertà
Uscì dalla baracca poco dopo. Nell’aria aleggiava un odore forte di polvere da sparo e sangue.
Germania lo fissò – Sei sporco si sangue sulla faccia, Salò.
Oc!Salò
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Palloncini Neri

 

 

 

C’era silenzio. Un silenzio dolce, ovattato, di quelli che ti riempiono le orecchie e che hai paura che vengano rotti. Solo qualche filo di luce penetrava la barriera delle ciglia e solo quale piccolo frammento di cielo era visibile.

Era tutto così perfetto. C’era odore di fiori tutto intorno e l’erba era morbida ed umida sotto la sua schiena.

Era meglio morire così che in mezzo alle pallottole, pensò. Anche se la sua idea di morte ideale comprendeva la presenza di Italia, sebbene ora quel cane bastardo avesse deciso di mordere la sua mano.

Ma tanto stava per morire. Avrebbe avuto di che dirgli una volta ritrovato all’inferno.

- Herr Deutschland - chiamò una voce vicino a lui mentre due mani lo scuotevano leggermente per le spalle – Herr Deutschland , si svegli!-

Germania aprì lentamente gli occhi, trovando il sole schermato da una testa proprio sopra al suo viso.

- Chi sei?- rantolò Germania cercando di mettere a fuoco la figura sopra di sé.

- Chi sono? Non mi riconosce?- il ragazzino sorrise, scansandosi leggermente.

Germania voltò il viso, incontrando altri frammenti di cielo: gli occhi azzurri di Salò.

 

 

 

 

- Giovinezza.- canticchiò il ragazzino camminando col fucile in spalla – giovinezza ♪ ~

Saltò agilmente un ramo d’albero caduto sulla strada – Primavera di bellezza

Scese lungo una scarpata, trovandosi davanti una vecchia cascina di lamiere semi-distrutta. Dal comignolo usciva un sottile filo di fumo grigiastro.

- Nel fascismo è la salvezza ♫ - con una pedata spalancò la scalcinata porticina. Un gruppo di uomini si voltò di scatto per guardarlo.

Si tolse dalla spalla il fucile e sorrise allegramente - Della nostra libertà

Uscì dalla baracca poco dopo. Nell’aria aleggiava un odore forte di polvere da sparo e sangue.

Germania lo fissò – Sei sporco si sangue sulla faccia, Salò.

- Oh, danke Herr Deutschland. – Salò si pulì il viso con una manica, ottenendo solo di sporcarsi di più giacché anche la stoffa era lercia di sangue.

- Oh, va’ bhe. – Salò fece spallucce, sorridendo in direzione di Germania – Mi pulirò a casa. Vuol cantare con me, Herr Deutschland?

 

 

 

Salò era in piedi accanto alla porta e teneva le braccia conserte. Era così piccolo da fare impressione. Gli occhi sembravano voler occupare quasi tutto il viso spigoloso e le gambe che spuntavano dai pantaloni corti (moda infantile molto in auge all’epoca) erano magre e sottili.

Si chiese come una creaturina del genere potesse caricarsi un fucile sulle spalle ed uccidere i propri connazionali.

Ma, in fondò, Salò non aveva bisogno di forza o di muscoli. Salò aveva bisogno solo ed esclusivamente di lui. Sorrise quasi, pensando al bambino che lui aveva creato. Sorrise anche di se stesso e della stupidità che aveva dimostrato nel pensare alla propria morte.

Si avvicinò a Salò, sfiorandone i capelli castani con una mano. Salò sorrise e strinse la sua mano.

 

 

Salò sorrise al gruppo di persone che aveva davanti. Un vecchio si strinse ad un uomo più giovane, lanciando uno sguardo intimorito al ragazzino che li fissava.

Salò fece qualche passo in direzione del gruppo, fermandosi a meno di un metro da loro.

- Sapete tutti perché siete qui, vero?- la vocetta di Salò aveva un’aria insopportabilmente allegra e due o tre persone lo guardarono irritate – No? Nessuno lo sa? Suvvia, non fate i timidi. Perché siete qui?

Nessuno parlò. Salò si morse un labbro sottile – Nessuno? Mica vi fucilo se parlate. Vi fucilo se non parlate.

La folla non parlava. Salò si piantò un canino nel labbro inferiore, strappando il fucile ad uno dei tedeschi in fila dietro di lui.

Il colpo rimbombò nella valle ed il silenzio accompagnò il tonfo del corpo di un ragazzo. La folla si ghiacciò, passando con lo sguardo dal corpo a Salò.

Questi li fissò con quei gelidi occhi azzurri, poggiando a terra il fucile e sorridendo con dolcezza.

- Siete qui per crepare, sporchi cani giudei.

Dietro di lui, Germania annuì soddisfatto.

 

 

 

Salò fissò il cielo fuori dalla finestra.

- Mi fate schifo, Herr Deutschland – sussurrò chinandosi sul suo orecchio.

Germania si era chiesto perché Salò gli fosse salito in grembo e soprattutto perché gli stava puntando un coltello alla gola.

- Come avete potuto arrendervi? Come ha potuto la grande aquila del Reich chinare il capo in maniera così ignobile?

Germania vide per la prima volta il labbro del ragazzino tremare leggermente.

Salò aveva paura. Salò aveva moltissima paura. Salò era anche molto arrabbiato e paura e rabbia assieme rendono anche il più docile degli animaletti feroce come una belva.

Germania strinse in pugno la pistola, preparandosi alla battaglia. Salò scivolò sia dalla sedia, lasciando cadere il coltello a terra.

Si voltò verso di lui e latrò– I repubblichini non si arrenderanno così- prima di sparire nel corridoio.

Germania sospirò.

 

 

 

Salò fissò il vuoto davanti a sé in silenzio.

Era tutto così disgustosamente imperfetto, così schifosamente sbagliato che quasi gli veniva da piangere.

Poggiò le mani sul muro dietro di sé, sentendo sotto i polpastrelli i fori delle pallottole.

Italia davanti a lui reggeva un fucile. Gli tremavano le mani e non riusciva neanche a tenere l’arma ferma.

Salò lo trovò ridicolo e stupido.

- Spara, Italia. – sibilò irritato.

Italia singhiozzò, cercando di tenere ferma l’arma. Eppure Salò non piangeva.

E Salò gli ricordava Germania, con gli occhi azzurri ed il viso serio.

Salò sospirò – Muoviti e spara. Facciamola finita una volta per tutte. -

Italia deglutì e puntò l’arma.

Salò pensò che forse sarebbe andata in maniera diversa se fosse stato più grande, più forte.

Adulto.

Italia vide il corpo di Salò accasciarsi contro il muro. E si sentì dire che era stato troppo buono a sparargli nello stomaco.

Eppure, da morto, Salò sembrava solo un bambino.

 

 

 

 

A.Corner___

No, non sono fascista.

No, non ho alcuna simpatia per Salò ed i suoi repubblichini.

No, non sono antisemita né amenità relative.

Però l’idea mi piaceva *-*

Sì, insomma, non so come spiegare ma… bho. Salò ha avuto una storia corta, è stata una repubblica praticamente creata e gestita dai tedeschi.

Nella mia mente si è subito definito l’aspetto di un bambino magrolino (poche, poche terre) dal viso simile a quello di Germania.

Il titolo non è un gran che relativo alla storia, lo ammetto. È più che altro relativo ad un disegno (attualmente work in progress) di Salò (nome: Carlo ùWù) che ho fatto sovrappensiero e che ora sto sistemando.

In questo disegno Salò tiene in mano le corde di una miriade di palloncini neri. I repubblichini, potemmo dire.

Comunque, giacché è ormai appurato che piuttosto che riscrivere la storia di mano mia mi amputo un braccio, ecco a voi Salò.

Note tecniche: la prima parte è relativa al “tradimento” dell’Italia.

La seconda alle azione di sterminio della resistenza ad opera dei Repubblichini.

La quarta all’aiutino dato dai Repubblichini alle azioni di sterminio degli ebrei in Italia.

La quinta è relativa alla tregua firmata con gli Alleati dalla Germania.

La sesta alla fucilazione di Benito Mussolini e anche a quelle a cui vennero sottoposti i repubblichini.

 

 

 

   
 
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