Titolo: L'amour
comme s'il en pleuvait, nur sur le galets.
Personaggi:
Francia (Francis Bonnefoy), Inghilterra (Arthur Kirkland); nominati:
Spagna (Antonio Fernandez Carriedo), Prussia (Gilbert Beilschmidt),
America (Alfred F. Jones), Canada (Matthew Williams).
Avvertimenti: Presenza di Shonen
Ai.
Conteggio Parole:
1276
Note: Il
titolo è preso da una frase della canzone “Je
t'aimais, je t'aime, je t'aimerai” di Francis Cabrel;
questa
FanFiction è stata scritta come Spin-off a
“Soliloque”
di bnr. (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=438004&i=1)
Francia si sentiva abbastanza stupido
quando ci pensava, però ogni volta che lo faceva non poteva
fare a
meno di notare quanto fosse vero ciò che gli passava per la
testa
ogni giorno. Lui aveva passato metà della sua vita (se non
tutta
quanta) a guardare all'amore degli altri, quello che si manifestava
nelle sue forme più bizzarre, talvolta più
meschine, l'amore cieco
e incondizionato. Francia se lo ripeteva sempre, che tutto andava
avanti, che il mondo agiva e alla base di questo meccanismo contorto
c'era solo e soltanto l'amore, coi suoi alti e bassi e le sue
particolarità. A volte con la sua mancanza.
Aveva visto l'amore di Spagna senza
nemmeno rendersi conto della cosa più evidente, in quel
sentimento.
Escludendo Romano, e se l'Italia del
Sud lo avesse saputo si sarebbe arrabbiato davvero molto, restava
ancora una briciola di amore in Spagna. Un sentimento precario e
vulnerabile come la seta, ma abbastanza pregiato e prezioso. L'amore
tra Spagna e Francia era dunque una corda sottile. Magari poteva
affievolirsi, rischiava di assottigliarsi, ma Francia era sicuro che
non si sarebbe spezzata. In fondo c'era quasi da sempre, no?
La corda era diventata
più spessa,
poi. Si avvolgeva attorno al corpo di Francia e Spagna (alle loro
Nazioni, a dir la verità) e coinvolgeva nel suo abbraccio
Prussia.
Il loro amore diventava un gomitolo rotondo ed era in grado di
proteggerli da tutti quanti gli altri. Prussia, si diceva Francia,
aveva sempre avuto bisogno di quel tipo di amore. Era uno scudo e una
protezione e allo stesso tempo li teneva uniti tutti e tre.
Il loro amore, si diceva Francia, era
quasi la giustificazione di un bisogno di protezione dal mondo.
Niente di meno e niente di più, solo una forma
indispensabile.
Più importante di una necessità. Il
loro amore doveva esistere per aiutarli a sostenersi a vicenda, ad
impedire a ciascuno di loro di inciampare e gravare troppo sulle
spalle degli altri.
Francia aveva mille altri
legami un po'
in tutto il mondo e mai si sarebbe stancato di elencarli uno ad uno.
C'era il suo amore per Italia, quello luminoso che lo portava anche
ad agire a fin di bene, che gli faceva dimenticare le cose per un
po'. Bastava un “Ve~” e Francia
era contento pensando al
suo Italia, innocente e ingenuo.
Quell'amore era trasparente, spesso
evanescente. Francia faticava ad afferrarlo quando Italia era vicino
a Germania e sorrideva. Eppure non poteva fare a meno di seguire
quella luce dall'alto; Francia guardava a sud-est e altro non c'era
che una specie di esserino adorabile. Tutti dicevano che Italia era
uno stupido, Francia lo trovava magnifico, forse un po' tonto. Ma
proprio poco.
L'amore per Italia, si diceva Francia,
era una realtà di fatto e avrebbe dovuto accomunare tutte
quante le
altre Nazioni.
E poi c'era l'amore per
America, quello
stroncato ancor prima di nascere, rubatogli da Inghilterra.
Gli avevano detto che era “uno di
loro” e subito gli si erano fiondati addosso come avvoltoi.
Francia
l'aveva attirato con piatti prelibati e belle parole, a quanto pareva
però non erano bastati. Il faccino triste di Inghilterra era
stato
più che sufficiente e America l'aveva gentilmente
“scaricato”.
Ancora oggi, quando lo guardava, vedeva
soltanto il vago ricordo di una vecchia colonia inglese.
L'amore però per Francia era tutto. E
più pensava ad America, più credeva che quel
legame sarebbe
diventato forte, se solo Inghilterra non fosse stato bell'e pronto e
con le cesoie in mano. Gli era stato rubato (ma Inghilterra provava
un piacere perverso nel fargli i dispetti?) e lui lo teneva ancora
stretto in un angolino del cuore, più o meno dalle parti
dell'Ile de
France.
Allora però, quando non aveva potuto
riprendersi America da quelle rudi manacce, Francia aveva scelto
Canada. Si era insinuato dentro di lui, pretendendo anche di poter
star largo. Canada era troppo timido e impacciato per impedirlo e
Francia troppo insistente e bisognoso di qualcuno.
Lo aveva tenuto alla sua mercé ed
educato per benino, con la costante prepotenza di vederlo un giorno
quanto più simile a lui.
L'amore di Francia per Canada aveva
rischiato di diventare un'ossessione. Se c'era un legame tra loro,
uno vero e forte, Francia pensava che da tempo si fosse trasformato
in un guinzaglio.
Francia si sentiva un po'
scemo a
pensarci ancora oggi, però si rendeva conto che era geograficamente
impossibile non farlo.
Tra tutte le forme di amore che
elencava nel cervello, stava quasi dimenticando quella che lo
accompagnava da sempre. Ancora prima di Prussia e Spagna c'era quel
filo sottile capace di superare anche una striscia di mare in
tempesta.
C'era l'amore che si estendeva oltre la
manica, quello per Inghilterra. Francia se lo diceva sempre, quello
era un sentimento subdolo e meschino, talvolta tanto ingannevole che
era facile confondersi – e lui non era di certo come Spagna.
L'amore per Inghilterra esisteva, nel bene o nel male, se lo portava
dentro e lo vedeva evolversi di pari passo con entrambi.
L'amore per Inghilterra era mutevole,
in un certo senso. Da parte di Francia, e lui lo sapeva bene, c'era
una specie di rassegnazione. Inghilterra era più forte,
guardava il
resto dell'Europa dall'alto. Quando lui (Francia) poteva fingere,
mentre l'altro un po' lo baciava e un po' piangeva, allora indossava
una maschera senza farsi troppi problemi, apparentemente.
Ma l'amore per Inghilterra era e
restava mellifluo ed infimo, in un modo o nell'altro.
Inghilterra, ancora con le cesoie in
mano, continuava a tenersi stretto al petto America. O almeno il suo
fantasma. Francia se ne accorgeva sia quando era ubriaco, sia quando
era sobrio (lui era un asso ad analizzare l'amore degli altri).
Eppure tra loro continuava ad esistere quel legame indissolubile che
avvicinava Londra a Parigi, che accorciava il mare. Francia ne era
convinto, presto quel collegamento si sarebbe trasformato in qualcosa
di davvero molto pericoloso. Si sarebbe avvolto attorno a loro e non
avrebbe avuto lo stesso scopo del gomitolo che lo univa a Prussia e
Spagna.
L'amore per Inghilterra avrebbe finito
per soffocare entrambi e lasciarli senza fiato (e magari America non
se ne sarebbe nemmeno accorto, preso com'era da se stesso). L'amore
per Inghilterra era quasi corrotto e sbagliato, spesso ingiusto. Li
avrebbe avvolti come le spire di un serpente.
Francia osservò
il vino nel bicchiere.
Rosso e placido, come le gocce che zampillavano da un cuore quando il
legame dell'amore diventava filo spinato.
Ci pensò su, che era uno stupido a
dirsi cose del genere, e gli venne spontaneo guardare Inghilterra:
lui si era già addormentato con la testa nascosta dal
cuscino.
Francia sorrise e glielo levò di dosso; era scemo o cosa? In
quel
modo avrebbe solo soffocato più in fretta.
Sospirò. Il suo amore, ora che ci
pensava, lo costringeva a fare tante di quelle stupidaggini che gli
veniva da ridere. Si trattene a stento dal farlo, sapeva bene che
quell'isterico che gli dormiva accanto si sarebbe svegliato e poi
avrebbe urlato una serie di insulti a caso. “Rana,
rana, rana”
“Maniaco, stupida rana”
“Brutto idiota che non sei
altro”.
Francia bevve ancora un sorso del suo
vino. L'Ile de France che faceva un po' male contro le costole. Si
portò una mano alla fronte e sospirò.
Il mondo andava avanti spinto
dall'amore. Per lo meno, si diceva Francia, se il suo cuore doleva
per tutte quelle forme gentili, contorte, malate, talvolta dolorose,
allora nessuno avrebbe potuto dimenticarsi di lui, perché
lui non
sarebbe mai rimasto indietro. In fondo era sempre stato la Nazione
dell'Amore, no?
«Razza di vinofilo, si può sapere che
stai facendo?»
Nemmeno Inghilterra si sarebbe
dimenticato di lui, nel bene o nel male.