Il piccolo hanyou aprì gli occhi nel suo futon a causa di uno strano odore.

Non era il solito odore dell’inverno, c’era qualcosa di strano: non era pesante come la nebbia né umido come la pioggia, e nemmeno pungente come la legna messa ad ardere nel camino.

Si alzò di scatto, preoccupato, con le narici dilatate per meglio comprendere quell’odore insolito e sconosciuto: freddo, ed in qualche modo compatto.

Con le piccole orecchiette canine roteanti sulla testa argentea, captò anche uno strano rumore, come il fruscio di foglie che, cadendo sui rami, si adagiano sul letto delle loro sorelle già morte, ma più lieve e ripetuto troppo di frequente.

L’unica stanza della capanna dove abitava con la madre era vuota, e lui pensò che dovesse essere andata a prendere della legna per il fuoco.

Era tuttavia preoccupato: possibile che quell’odore potesse appartenere ad una strana forma di demone?

Osservò i propri artigli lucenti, riflettendo se fosse abbastanza forte da proteggerla. Ma non poteva avere esitazioni, decise, o sarebbero stati colti di sorpresa dai nemici!

Inuyasha, ormai convintissimo che ci fosse una presenza maligna, si avvicinò alla porta e, dopo aver esitato un attimo, spalancò il fusuma e si precipitò fuori.

Ciò che trovò fu così inaspettato che rimase per un attimo immobile: la terra scura davanti a casa sua, di solito bruna e coltivata alla meglio, era ricoperta di un manto bianco, dal quale proveniva l’odore che aveva sentito al risveglio, e dal cielo cadevano piccole particelle della stessa materia bianca.

Il piccolo balzò indietro con un urlo, finendo disteso con la schiena a terra in quella strana coltre, farinosa e… fredda!

Quella “qualunque cosa fosse” che cadeva dal cielo gli atterrava sul viso e si scioglieva come tante pungenti lacrime di ghiaccio.

Inuyasha serrò le braccia sul viso e aspettò, tremante - non certo per la paura, aveva solo ed esclusivamente freddo! - che arrivasse la fine del mondo, che quelle palline bianche si agglomerassero in un mostro orribile e bianco, con lunghi denti di ghiaccio, che l’avrebbe divorato.

Poi “CODARDO!” ululò una voce nella sua testa, che somigliava terribilmente a quella del suo temuto oniisama Sesshomaru.

Aprì di scatto gli occhi e si sollevò in piedi quindi, con ferocia, cacciando un urlo di battaglia, saltò in aria ed iniziò a sferzare la neve ad unghiate.

Saltava e urlava così tanto che non udì i passi dietro di sé, fino a che una risata argentina non lo colse di sorpresa.

Si voltò di scatto, rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse ridicolo lì a saltar per aria, cercando di distruggere quella cascata di… qualunque cosa fossero.

Sua madre rideva in quel suo modo deliziosamente scampanellante, con una mano davanti alla bocca per non offenderlo. << Inuyasha, cosa fai, piccolino? >>

<< Attenta, mamma! Questa roba bianca deve essere per forza un qualche potere demoniaco… >>

Di nuovo, Iyazoi faticò a trattenere le risa, ma si ricompose e gli andò vicino.

Lo fece accovacciare nella posa canina che il piccolo hanyou preferiva per i momenti di relax e, mettendosi dietro di lui, gli posò le mani sulle spalle.

<< Guarda in su, Inuyasha >>disse gentilmente.

Lui lo fece, e subito soffocò un grido di spavento: il cielo era di un bianco opaco e livido, dal quale continuavano a cadere quelle diaboliche particelle.

<< È la fine del mondo! >>strillò, certo che quel bianco fosse il corpo di uno youkai maggiore steso in cielo, e pronto a sbranarli.

Questa volta la donna rise sul serio. << Ma no, sciocchino! Non è pericolosa, è solo neve! >>

Secoli dopo, quello stesso hanyou ormai cresciuto fissa la neve cadere, seduto sulla soglia della capanna della vecchia Kaede, e ricorda la risata argentina e lo sguardo infantile di sua madre, così diverso dagli occhi pieni di malinconia di suo figlio oggi.

<< Ti piace la neve, Inuyasha? >>domanda qualcuno, in tono dolce e gentile dietro di lui, distogliendolo dai suoi pensieri.

Come sempre, prova un fremito sentendo quella voce pronunciare il suo nome, ma ancora una volta riesce a trattenersi e a non voltarsi neppure.

<< Fhè >>ribatte, sprezzante. << Carina >>minimizza, osservando lo spettacolo delle terre attorno al villaggio tinte di bianco.

La sente ridacchiare, senza lasciarsi ingannare dai suoi modi sgarbati, ed un attimo dopo una nuvola del suo profumo lo circonda, mentre lei gli si siede affianco.

<< Non è meraviglioso? >>domanda, allegra. << Peccato che faccia freddo >>

Come casualmente, la sua piccola mano rosea e morbida incontra quella di Inuyasha, e si rifugia dal freddo dentro il grande palmo di lui.

La pelle di Kagome è fredda, e l’hanyou non se la sente - ma in effetti, nemmeno lo vuole - di scacciarla come avrebbe potuto (dovuto…?) fare.

Sospira, osservando le loro dita intrecciate, ma distoglie immediatamente lo sguardo, e torna a fissare l’inverno stendere il proprio mantello bianco sul mondo.

Tutto, in quel momento, torna ad essere perfetto come alla sua prima neve.