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Autore: Tynuccia    15/12/2009    2 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Sospirò sconsolato e mollò una banconota sul tavolo, troppo amareggiato per continuare a cenare. [Yzak Joule x Shiho Hahnenfuß].
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una smorfia disgustata contrasse il volto di Shiho mentre trangugiava il pessimo caffè del bar della Voltaire, attraccata ad Aprilius One ora che la guerra era finita.

La notte prima non aveva chiuso occhio, troppo impegnata a lacerarsi l'anima per la tremenda scoperta che aveva fatto nel tardo pomeriggio e a fissare un pezzo di carta poggiato sul cuscino vicino alla sua testa.

Quindi, schifoso o meno, Shiho necessitava di quel caffè per non addormentarsi davanti al computer e sentirsele cantare di tutti i colori dal suo capo –e fidanzato-.

"Ehi!"

Parli del diavolo… Shiho alzò lo sguardo, incontrando gli occhi blu di Yzak. Gli fece cenno di sedersi e lui si accomodò di fronte a lei.

"Ehi…"

"Lacus mi ha detto che volevi parlarmi," esordì il soldato con una nota di preoccupazione nella voce. "E, se riguarda l'altra sera ed il fatto che mi sono addormentato mentre stavamo chiacchierando a letto ti chiedo scusa, ma ultimamente sto lavorando come un Natural!"

Shiho sorrise leggermente, scuotendo il capo e fissando distrattamente fuori dalla vetrata. "Non è per quello. Figurati. So benissimo che il dopoguerra è persino peggio della guerra in sé."

Yzak annuì lentamente. "Sì beh… non farmi stare sulle spine, dài."

"Non qui," sospirò la ragazza, finendo il suo caffè con l'ennesima smorfia. "Non è qualcosa di cui possiamo discutere in mensa."

L'albino fece per prenderle la mano, ma lei la ritrasse, come se fosse stata bollente. Si alzò, strofinando le dita sul braccio, in imbarazzo. "Scusami."

"Devo preoccuparmi, Shiho?" domandò Yzak, prendendole il mento tra i polpastrelli e costringendola a guardarlo. Gelò notando lacrime silenziose nei suoi occhi viola. "Shiho."

Lei scosse il capo, abbozzando un sorriso. "Non è nulla… sul serio, non rovinarti la giornata. Invitami fuori a cena, così ne parliamo in tutta tranquillità."

"Certo," sussurrò Yzak, abbassandosi per darle un rapido bacio sulla guancia. "Scusami, ma sono molto impegnato oggi. Devo scappare."

Shiho indietreggiò, continuando a sorridere nervosamente. "Non ci sono problemi. Vienimi a prendere alle nove, okay?"

E, prima che Yzak potesse rispondere qualsiasi cosa, la ragazza scappò via da lui, facendosi largo tra i membri della Voltaire.

Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.

*

"Shiho."

Lei alzò il capo, guardando Yzak. Era talmente affascinante quando la fissava serio. Arrossì leggermente e tornò a guardare il suo piatto pieno di carne. Decise di eliminare un po' di stress infilzando senza pietà un pezzetto di manzo.

"Cosa c'è?"

"Non hai ancora detto niente da quando ci siamo incontrati," osservò l'albino mentre sollevava il bicchiere di vino, roteandolo distrattamente. "Sto iniziando a pensare che tu non mi voglia più nella tua vita."

"Yzak… no!" esclamò Shiho, lasciando cadere le posate per afferrargli la mano. Lacrime terrorizzate presero a cadere sulle loro dita intrecciate. "Io… io non so proprio come dirtelo."

Approfittando della riservatezza della loro saletta, Yzak si alzò e portò la sedia vicino a quella della sua bella, accarezzandole i capelli.

"Se c'è qualcosa che ti turba puoi dirmelo," confessò con le gote in fiamme. "Siamo una cosa sola, noi due, no?"

"Certo," Shiho chiuse gli occhi e se li asciugò con il dorso della mano; usare un fazzoletto sarebbe stato decisamente troppo drammatico e la situazione in sé lo era già abbastanza. "Una cosa sola."

"Non sembri molto convinta," Yzak sorrise, tornando a sedersi di fronte a lei e bevendo d'un fiato il vino. Solitamente si concedeva qualche secondo per assaporarlo, ma sentiva che aveva bisogno di un po' di alcool in corpo per affrontare la sua fidanzata. "Shiho?"

Lei lo guardò, un velo di stanchezza che le offuscava i begli occhi violacei. "Dimmi."

"Non sarai incinta," scherzò Yzak, ridacchiando. Il ghignò gli morì sulle labbra quando Shiho scattò in piedi, facendo cadere la sedia, e sbattè le mani sul tavolo facendo tintinnare pericolosamente le stoviglie.

Con le gote in fiamme la ragazza tossicchiò e tornò a sedersi, concentrandosi su un minuscolo buco nella tovaglia candida. Strinse le dita attorno al tovagliolo sulle sue ginocchia, tremando.

"Shiho…"

"So come mi chiamo," sibilò lei. "Forse non è stata una buona idea venire qui, stasera."

Senza aggiungere altro si alzò nuovamente, voltando le spalle all'albino e cominciando a camminare verso l'uscita. Si fermò quando le mani di lui, così forti e rassicuranti per lei, la presero per la spalle e fu costretta a guardarlo negli occhi. Entrambi lessero un gran numero di emozioni negative nello sguardo del partner.

"Se aspetti un bambino da me ho tutto il diritto di saperlo!" abbaiò Yzak, scrollandola leggermente.

Esasperata, Shiho gli tese un foglio spiegazzato, appena preso dalla sua borsa. "Tieni, leggi, allora! Così potrai sapere che sì, sono incinta, Joule, e tu ci hai scherzato pure sopra, anche se involontariamente!"

Yzak fece scorrere velocemente gli occhi sugli appunti della clinica in cui andavano tutti i soldati di ZAFT di un certo livello e deglutì quello che gli parve un macigno. Shiho incinta. Incinta di lui.

"Com'è potuto accadere?" mormorò incredulo. "Ho… abbiamo sempre preso… precauzioni."

"Cosa devo dirti?" Shiho sbuffò, impaziente, e gli strappò di mano il referto medico, cacciandolo in una tasca del soprabito come se fosse stato uno scontrino di poco conto.

"Sì, ma… io ho ventidue anni, Shiho! Tu ne hai ventuno!"

"Lo so, CAZZO!" urlò, stringendo i pugni. "…lo so!"

Yzak spalancò gli occhi, incredulo. La conosceva da quando erano ancora due mocciosi che puzzavano di latte e mai, mai l'aveva sentita imprecare. La situazione era seriamente complicata, sia sul piano fisico che su quello psicologico.

Fece per abbracciarla, ma le sue nuove parole lo congelarono e trafissero, come pezzi di ghiaccio vaganti nell'aria.

"Comunque non temere. Ho già prenotato un appuntamento con il dottor Lorain e, domani pomeriggio, sarà tutto finito," la ragazza si avvicinò, fissandolo negli occhi, furibonda ed impaurita allo stesso tempo. "Per sempre. Sono certa che la nobile Casata dei Joule, per non parlare di quell'esaltata di tua madre, non approverebbe mai un bastardo!"

"Shiho!" urlò di rimando Yzak, gli occhi iniettati di sangue. "Non parlare così della mia famiglia! Non saranno i migliori parenti del mondo, ma lo sai che li amo."

"Sì, anche più di quanto tu possa amare me," rispose lei, ricominciando a piangere.

Era evidente che non pensava neanche mezza cosa del suo discorso, ma, per qualche strana ragione, voleva allontanarlo dalla sua vita.

"Non dire stronzate," sussurrò lui, scuotendo il capo. "Stai mentendo a me, ma soprattutto a te stessa. Sei sicura di sapere quello che vuoi?"

Allungò una mano per sfiorarle il ventre, ma lei strinse i denti e singhiozzò ulteriormente, indietreggiando.

Yzak la guardò, immobile, mentre scappava via con un contegno tutto suo. Avrebbe voluto inseguirla, ma le sue gambe sembravano paralizzate. Sospirò sconsolato e mollò una banconota sul tavolo, troppo amareggiato per continuare a cenare.

*

"Ce ne hai messo di tempo, idiota."

Dearka alzò un sopracciglio mentre poggiava sulla scrivania una tazza fumante.

"Certo che hai coraggio da vendere, Joule," sospirò, giocando con il vassoio che stava reggendo. "Portarti il caffè di prima mattina in ufficio non è un compito della tua dolce metà?"

Yzak sobbalzò, ma si ricompose immediatamente.

"Hahnenfuß non è venuta a lavorare oggi. Suppongo si sentisse poco bene," biascicò, evitando di guardare il suo migliore amico negli occhi.

Nonostante gli sforzi, però, Dearka si sedette sulla poltrona di fronte all'albino, incrociando le braccia sul petto.

"Sì, certo. E io sono la Idol più amata di PLANT. Sapete sempre dov'è l'altro e che cosa sta facendo, semplicemente mi stai nascondendo qualcosa."

"Magari non ho voglia di raccontartelo."

"È proprio questo che mi spaventa."

Yzak alzò gli occhi e li posò su Dearka: poteva anche essere fastidioso e cretino, ma, se l'aveva scelto come migliore amico, doveva avere qualcosa di speciale. Il suo tatto in determinate situazioni, per esempio. Improvvisamente sentì che avrebbe potuto confidarsi con lui e che si meritava un dannatissimo sfogo dopo quello che era successo la sera prima.

Come se non fosse bastata la lite furiosa al ristorante, il pallido comandante aveva trascorso la notte nella sua macchina, sotto il balcone di Shiho, a fissare la finestra illuminata da una tenue luce, rimasta accesa fino all'alba, quando non aveva più motivo di esistere.

Si era maledetto almeno un centinaio di volte per non avere il coraggio di uscire dalla vettura e correre dalla ragazza che amava per rassicurarla e farle sentire il suo sostegno, nonostante fosse apparentemente indesiderato.

Era giovane, era incinta ed era una femmina: nell'ottica di Yzak Joule questi tre fattori erano già abbastanza per comportare una grave crisi di nervi.

Inspirò profondamente, sorseggiando un po' del terribile caffè della mensa.

"Shiho aspetta un bambino."

Dearka spalancò gli occhi, assumendo l'espressione di un pesce lesso. "Ti ha fatto le corna?"

"IDIOTA!" urlò Yzak, sporgendosi e facendo uscire qualche goccia di caffè. "Aspetta un bambino da me!"

Il mulatto dovette trattenersi dal fare qualche commento piccante sull'argomento ed annuì con aria grave. Perché la situazione in sé era davvero complicata.

"E non è meraviglioso?" azzardò. "Un figlio è sempre una gioia. Miri ed io ne parliamo, a volte."

Solitamente, quando Dearka iniziava ad elogiare la sua donna Natural, Yzak sentiva una forte nausea prendere possesso del suo corpo; in quel momento, però, era come se la voglia di vomitare fosse stata sostituita da un sentimento più acuto e penetrante.

L'invidia.

Lui e Shiho parlavano di un sacco di cose, ma non erano mai scesi in particolari così seri e concreti; non avevano mai pensato ad avere un bambino; non avevano mai parlato di matrimonio; non avevano mai visto un futuro brillare.

Si amavano, certo, ma vivevano giorno per giorno, probabilmente entrambi spaventati dalla prospettiva della sofferenza della perdita del proprio compagno.

Era proprio il loro amore a vincolarli.

"Tu e Miriallia ne avrete anche parlato, ma adesso lei non è incinta," disse Yzak mentre affondava le dita nei suoi candidi capelli, scompigliandoli esasperato. "Adesso lei non è in procinto di prepararsi per andare ad abortire."

"Abortire?" ripetè Dearka, sempre più basito. "Credevo che foste pronti a crescere il piccolo insieme!"

"Lei ha detto tutto prim'ancora che io potessi farmi un'opinione. E, sinceramente, non so se gioire della sua scelta o prendere l'impermeabile e correre da lei per impedirle di fare la cazzata più grande della sua vita."

Il mulatto sorrise, scuotendo leggermente il capo.

"Dalla seconda opzione direi che tu sai bene cosa vuoi, solo che sei un orgoglioso di merda."

"Elthman!" ruggì Yzak, scattando in piedi. "Non c'entra un cavolo il mio orgoglio! Non è stato ferito in alcun modo!"

"Eh, ma immaginati la scena! Tu che corri nel consultorio, pieno zeppo di donnine annoiate e gravide, e cerchi disperatamente la tua donnina…"

"Donnina sarà Miriallia!"

"… in ogni caso! Ti inginocchi davanti a lei, una volta che l'hai trovata, pregandola di tenere il bambino e crescerlo. Urla smielate della sala d'attesa. Yzak Joule non potr-"

Dearka perse l'equilibrio e battè il volto sulla scrivania. L'albino alzò un sopracciglio, confuso, ma capì che era stata Miriallia Haww a colpirlo sulla nuca.

La Natural stava in piedi dietro alla poltrona, la mano ancora levata, ed un'espressione scocciata sul viso. Spostò gli occhi celesti dalla testa del fidanzato al volto del comandante di ZAFT.

"Non ascoltarlo. Peggioreresti solo le cose," disse pacatamente. Poi sospirò, passandosi una mano nei capelli corti. "Ho sentito Shiho. Sta malissimo."

"Potevo immaginarlo," sussurrò Yzak, fissando Miriallia.

Essendo la ragazza del suo migliore amico, la Natural era uscita spesso a cena con i tre Coordinators e, a lungo andare, era diventata a sua volta la migliore amica di Shiho.

Nonostante l'iniziale astio, l'albino aveva deciso che la reporter non era poi così male e, finchè la sua dolce metà era felice, a lui sarebbe andato bene tutto.

"Mi ha chiesto di accompagnarla in clinica, oggi all'una."

"E ti avrà anche pregato di non dirmi niente," concluse Yzak, rassegnato.

Un sorriso curvò le labbra di Miriallia. "Impressionante, Joule, stai iniziando a capire come funziona il cervello di una signora. Soprattutto uno complicato come il mio."

"Taglia corto ed esponi il tuo piano, Haww."

Lei scrollò le spalle, afferrando il mento di Dearka ed esaminando superficialmente il bernoccolo che si era procurato nell'impatto con la scrivania.

"Miri, odiosa!"

"Taci, stupido, sono stata anche fin troppo clemente con te e la tua lingua lunga!" sbottò Miriallia, mettendosi le mani sui fianchi. Lanciò un'occhiata fuori dalla finestra, persa nei suoi pensieri. "Non c'è nessun piano. Semplicemente adesso spieghi a Lacus-san come stanno le cose e ti fai dare un permesso d'uscita straordinario. Idem per Dearka. Non possiamo lasciarti da solo in un momento così critico. Rimani pur sempre un uomo, del resto."

Yzak ghignò leggermente. Iniziava ad apprezzare quella volpe dalle lunghe e folte ciglia…

*

Il consultorio, che svolgeva anche operazioni straordinarie quali l'aborto, era un luogo triste e che puzzava di disinfettante.

Tanto meglio, si ritrovò a pensare Shiho Hahnenfuß, che non voleva rimetterci la pelle per scarse condizioni d'igiene.

Chiuse la rivista che aveva tra le mani, nauseata. Forse per quello che si accingeva a fare, forse perché le foto di madri sorridenti con bellissimi neonati tra le braccia erano l'ultima cosa che avrebbe voluto vedere.

Durante l'ora di pranzo non c'era quasi nessuno, eccezion fatta per pochi pazienti, come, per esempio, una donna sui trent'anni che, accompagnata dal marito o compagno che fosse, continuava ad accarezzarsi il ventre gonfio sotto lo sguardo orgoglioso del futuro padre. Non avevano smesso un attimo di parlare alla creatura, proprio come se fosse già nata, senza risparmiarsi le vocine demenziali ed irritanti.

Per un attimo vide se stessa ed Yzak al loro posto. Sorrise tristemente. Il suo bel Comandante non avrebbe mai detto 'Gugugugu, piccino di papino' al loro bimbo, ma era certa che avrebbe agito con più discrezione ed altrettanto affetto nei suoi confronti.

Si immaginò davanti alla grande finestra della sua camera da letto, nella casa dei Joule, e sorridere spensierata nel sentire le sue braccia circondarla e sfiorarle la pancia, godendosi il silenzio e qualche sporadica risata.

La paternità avrebbe potuto cambiare leggermente il suo fidanzato.

Un'infermierà uscì da una stanzetta, reggendo un foglio. Fece scorrere gli occhi sull'elenco e chiamò un nome. Una ragazzina sui quindici anni si alzò in piedi, tremante come una foglia, accompagnata da una signora che avrà potuto averne quaranta, ma che ne dimostrava quasi venti di più.

Shiho pensò all'ipotetica reazione di Ezalia Joule, ancora rinchiusa in prigione per aver sostenuto Patrick Zala nella Guerra del Bloody Valentine. Sarebbe stata contenta per loro o avrebbe diseredato il figlio?

La tedesca pensava di andare a genio alla pseudo-suocera, ma Yzak era un cocco di mamma e, molto sicuramente, la fiera Ezalia non avrebbe fatto i salti di gioia sentendo la notizia. Le donne del suo calibro sono molto vanitose e, diventare nonne ad appena cinquant'anni, non dev'essere la loro massima aspirazione.

Improvvisamente Shiho decise di fare quel gesto che aveva evitato come la peste per due giorni, quello che anche il suo Yzak aveva provato a fare, la sera prima: allungò le dita verso l'addome e cominciò a strofinarle delicatamente. Sentì le lacrime riempirle gli occhi.

Voleva davvero uccidere il loro bambino? Voleva davvero troncare ogni rapporto con l'uomo che amava più di ogni altra cosa al mondo solo per uno stupido profilattico difettoso?

Avrebbe potuto discuterne più civilmente con lui, analizzando i 'se' ed i 'ma', fantasticando su una possibile famiglia da costruire e su una prole destinata a grandi cose.

Si piegò in due, mettendosi le mani nei capelli e singhiozzando. Doveva essere una scena abbastanza comune perché, nonostante facesse accapponare la pelle, nessuno le disse niente, né mormorò qualcosa.

Shiho sperò intensamente che Miriallia fosse già nel parcheggio dell'ospedale. Solo lei poteva capirla e darle un po' di conforto. Solo lei poteva tirarla su di morale.

Attese qualche minuto, con gli occhi chiusi e umidi, fin quando sentì una mano accarezzarle la chioma eburnea. Dolcemente e delicatamente. Un tocco rilassante che era abituata a sentire nelle notti trascorse insieme.

Yzak.

Alzò la testa, ma, nonostante la gentilezza delle sue dita, i suoi occhi scagliavano fulmini e saette ed erano nuovamente iniettati di sangue. Non l'aveva mai visto così furibondo.

Istintivamente si allontanò, distogliendo lo sguardo.

"Joule!" sibilò Miriallia, scocciata. "Sii meno coglione e più uomo!"

L'albino sospirò, lanciando un'occhiataccia alla donna che occupava il posto vicino alla sua amata: subito lei si alzò e corse da un'altra parte, intimorita.
Il ragazzo si lasciò cadere sul sedile di plastica rossa, guardando Shiho. Le prese la mano, rivolgendo la propria attenzione poi ad un poster sul muro di fronte a lui.

"Sei incinta, eh?"

"Sì."

"Caspita, non sono mai stato così nervoso in vita mia," ammise lui. "Né tanto arrabbiato con qualcuno! Neppure quando quell'idiota di Kira Yamato mi ha quasi cavato un occhio con il suo Strike di merda mi sono sentito in questo modo."

"Immagino tu sia amareggiato e deluso," recitò Shiho, fissando le loro dita. Tremavano entrambi.

"Molto. Speravo che avessi un po' più di buon senso, Hahnenfuß."

Lei annuì, rimanendo in silenzio mentre la madre della ragazzina di prima tornava nella saletta, singhiozzando.

"Perché sei venuto?" chiese infine, guardando Miriallia con occhi di fuoco.

Il ragazzo, comunque, sempre attirato dal poster, non notò l'improvvisa rabbia nel suo sguardo e si limitò a scrollare le spalle.

"Sei la mia donna, Hahnenfuß, ed è mio dovere assicurarmi che tu stia bene. Specie se stai per commettere un omicidio."

"Non è un omicidio," rispose lei, come se si fosse aspettata tale obiezione. "L'embrione ha solo un mese di vita. Non è un omicidio."

"Un Joule rimane pur sempre un Joule," disse Yzak, guardando ora l'infermiera. "Embrione o no."

"Shiho Hahnenfuß?"

Sentendo il suo nome, Shiho tremò ulteriormente, ma trovò la forza di alzarsi. Guardò Yzak con occhi pieni di lacrime e risentimento nei confronti di se stessa.

"Es tut mir leid" sussurrò prima di baciarlo sulla frangia chiara. Non provò neppure a sorridere e iniziò ad avviarsi con lentezza esasperante verso l'infermiera e la saletta dove, con molta probabilità, avrebbe assistito allo sgretolamento della sua giovane esistenza. Tutti i suoi sogni ed i suoi progetti sarebbero andati a farsi benedire. Così come l'anima dell'embrione che aveva in grembo.

Yzak rivolse uno sguardo disperato a Dearka e Miriallia che, visibilmente commossi, gli fecero segno di fare qualcosa. Aspettò qualche secondo prima di scattare in piedi e fermare Shiho, abbracciandola e permettendosi di singhiozzare, esternando tutte le emozioni negative che aveva accumulato in meno di ventiquattr'ore.

L'infermiera li guardò, poi si appoggiò al muro, probabilmente abituata a scene come quella.

A Shiho cedettero le ginocchia e Yzak non riuscì ad evitare la loro caduta, ma non sciolse l'abbraccio. Respirò a fondo il profumo dei suoi capelli, misto all'odore acre del sudore di paura che rendeva la sua pelle umida.

"Non farlo, Shiho," la pregò con un tono che non gli si addiceva. "Io non voglio perdere mio figlio prima ancora di poterlo amare."

La ragazza spalancò gli occhi, poi si rialzò lentamente, ignorando le ginocchia sbucciate. Gli prese le mani e gli fece posare la testa sulla sua spalla mentre gli accarezzava i capelli chiari.

"No… non lo farò, Yzak. È nostro figlio, del resto."

Lui sorrise, rilassandosi. Affondò il volto nel suo seno che, di lì a qualche mese, si sarebbe ingrandito e le sue mani cominciarono ad accarezzare dolcemente il ventre piatto che conteneva il suo erede.

Miriallia sospirò, guardandoli e sorrise quando Dearka gli mise una mano sulla spalla.

"Dearka?"

"Hm?"

"Tu sei di origini tedesche come Shiho, no? Cosa ha detto a Yzak prima di alzarsi?"

"Che le dispiaceva. Fortunatamente Joule non è tanto cretino come sembra," sussurrò il ragazzo, piegandosi per poter bisbigliare nell'orecchio della Natural.

Gli altri due rimasero in silenzio per un attimo, poi Yzak si allontanò come se la sua fidanzata scottasse e si girò a guardare il resto della sala d'attesa in cagnesco.

"SE QUALCUNO DI VOI DICE IN GIRO DI AVER VISTO IL COMANDANTE YZAK JOULE PIANGERE GIURO CHE GLI FACCIO MANGIARE MERDA PER UNA SETTIMANA! CHIARO?!"

Tutti congelarono, Dearka e Miriallia compresi, e Shiho sospirò, concedendosi un sorriso. No, neppure la paternità avrebbe domato lo spirito selvaggio di Yzak Joule.







Allora, mezza angst e mezza gne-gne? Sinceramente non sono soddisfattissima, ma almeno ce l'ho fatta a finirla. L'ultima frase di Yzak l'ho messa perché se no finiva in maniera davvero troppo smielata, che schifo XD.
Grazie a chi legge, commenta e compagnia bella!
Hanako.
  
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