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Autore: Yuki Kushinada    25/06/2005    7 recensioni
I pensieri di Matt sull'omonima canzone dei Gemelli DiVersi...
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sora Takenouchi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti.
Non ho intenzione di anticiparvi niente e quindi rimando i miei commenti alla della fic stessa. Solo due piccole avvertenze:
1) Secondo il mio modesto parere, è una vm14/15, in base a questo regolatevi...
2) Per comodità personale ho deciso di usare i nomi "italiani" e non quelli originali. A qualcuno non farà gran piacere, ma io sono abituata a quelli! >.<
Buona lettura! ^_^




Viso d’angelo passava spesso,
Ma quello strano effetto
No, io non l’avevo avuto mai! Cos’è?


Quand’è successo? Ci conoscevamo da una vita, se non anche di più… La prima volta che ti vidi, avevo poco più di undici anni e da allora ti ho sempre avuta di fronte. Eppure quella volta fu diverso…
Ricordi? Eravamo andati al mare di notte, in cerca di un luogo dove rincontrarci tutti, per divertirci e passare il tempo in completa tranquillità…
Mimi era persino tornata in Giappone per qualche giorno, come non sfruttare l’occasione? Avevamo aperto di proposito un Digivarco, affinché il gruppo fosse al completo.
Indubbiamente, fummo tutti entusiasti di rivedere i Digimon; infondo, erano passati cinque anni da quando il gruppo di mio fratello e Davis sconfisse le forze del male, con l’ausilio di tutti i Digivice.
Da allora, avevamo avuto poche occasioni per rivedere i nostri compagni di avventure; ma, ugualmente non potevamo tenerli fuori da quel raduno.
Trascorremmo molto tempo a discutere e a scherzare fra noi, per poi passare ai giochi d’acqua. Fu allora che me ne accorsi...
Sapendo che, ad ogni modo, quel fuori di testa di Tai avrebbe coinvolto anche me, decisi di starmene, con qualche saggio, il più possibile all’asciutto sulla spiaggia. Da lì, ugualmente, osservavo divertito la situazione: Davis aveva osato bagnare il caro leader, il che significava dichiarare guerra; Tai non è mai stato il tipo da non rispondere alle provocazioni e rimanersene al suo posto! Temevo seriamente che, alla fine, lo avrebbe anche fatto annegare…
Fortuna volle che, Davis, intravide mio fratello e Kari discutere appartati in tutta tranquillità. Fu più forte di lui: dovette assolutamente abbandonare il campo di battaglia ed intromettersi fra i due!
Mi chiedo perché invece di fare tante scenate, non si dichiari alla ragazza, così da farla finita!
Senza più un avversario da affogare, il Digiprescelto del coraggio, mi lanciò qualche provocazione di sfida; ma non avevo tutta questa voglia di dargliela vinta, non così facilmente almeno.
“Te lo puoi sognare…!”
Risposta fredda e decisa, esattamente come se la meritava: se mi voleva in acqua, avrebbe dovuto buttarmici dentro con la forza!
Nell’attesa di una sua qualche reazione, il mio sguardo si spostò su Ken e Cody… Non lo avessi mai fatto! Quando quei due sono vicini, sembra che sia morto qualcuno… Sono totalmente incapaci di cacciare una discussione da soli! Fortunatamente, quella pazza di Yolie si intromette puntualmente fra i due e, in qualche modo, che non mi è del tutto chiaro, riesce anche a farli andare magnificamente d’accordo.
I Digimon, invece, erano uno spettacolo unico! A parte quelli che erano rimasti in spiaggia con me, Izzy e Joe, si erano tutti raggruppati fra loro e non so neanche descrivere quei giochi d’acqua che si divertivano a fare… Anche se credo fossero più dei buffi tentativi di dare spettacolo, che, nella loro semplicità, venivano fuori alla grande!
Come ciliegine sulla torta, in questo quadretto, erano Mimi e Sora.
Quelle due sono sempre andate molto d’accordo e non sorprese nessuno, vederle parlare così bene e giocare e spruzzarsi, anche se non si vedevano da tanto tempo.
Ma in Sora c’era qualcosa di diverso…
O forse quel “qualcosa” era dentro me…
In ogni caso, nel vedere il suo allegro viso d’angelo, illuminato da una sottile falce di luna e bagnato dalla brezza marina, sentii una pensante morsa attanagliarmi lo stomaco. Non capii assolutamente cos’era quello strano effetto che la sua vista mi stava causando; ugualmente sarei rimasto in eterno lì, seduto sulla spiaggia accanto al falò, a fissarla.
Peccato che un Digiprescelto a caso, di cui è inutile fare il nome, non era molto d’accordo a riguardo e presto, mi ritrovai in acqua prima ancora di potermene render conto…
Tai avrebbe lavato l’offesa con il sangue!


Forte quando sento le mie labbra sulle tue
O quando ripenso a quel che ho perso
E mai più sarà.


Quella serata finì nella più totale follia… So solo che sia che io, che il mio “avversario”, bevemmo tanta di quell’acqua, che il gruppo fu costretto ad aspettare che finissimo di sputarla tutta.
E’ chiaro che, entrambi, non abbiamo mai deciso di maturare, anche se sappiamo di non esser più dei ragazzini.
Fra risate e commenti, tornammo tutti alla propria abitazione e di quella giornata non rimase altro che il ricordo di un qualunque nostro ritrovo. O almeno fu così per gli altri; non per me.
Passai diversi giorni a chiedermi cos’era quella sensazione che avevo sentito e, indubbiamente, non riuscii più a guardarti come facevo un tempo…
Per la prima volta, mi accorsi che non eri più la bambina, che era stata catapultata con me sul mondo digitale: oramai eri una donna. E che donna! La pelle candida, le labbra rosse, il seno ormai formato, il ventre piatto… Come feci a comprendere solo allora, quanto eri maledettamente bella?
Non riesco minimamente a spiegarmelo… Si vede che ero un perfetto idiota!
Ma non cambiò solo il mio modo di osservarti, cambiarono radicalmente le sensazioni che riuscivi a trasmettermi con la tua sola presenza.
Eri per me fonte di tranquillità, un’amica con cui discutere su qualunque problema, una persona come tante altre, a cui ero sinceramente affezionata.
In meno tempo, di quello che bisognavo per capacitarmi della situazione, diventasti un turbine di emozioni.
Tremavo ogni volta che mi fermavo a guardarti…
Fuoco, ardeva la mia mano, quando ti accarezzavo una guancia…
Mancavo nel sentire la tua voce…
Una forza a me superiore, si era impossessata del mio corpo, facendomi impazzire totalmente! Annebbiava completamente il raziocinio, privandomi della capacità di intendere e di volere.
Avevo bisogno di te, solo questo… E non avrei avuto pace, finché non saresti stata mia.
Fu così che, un giorno, mentre tornavamo assieme dall’università, ti fermai e, prendendoti alla sprovvista, posai dolcemente le mie labbra sulle tue. Mi sentii come se mi fossi liberato di un peso che m’imprigionava nella sua morsa. Tuttavia, al suo posto uno ancora più grande e più forte si fece avanti.
Fu un bacio stupendo, per quanto semplice.
Mi allontanai dal tuo volto e sorrisi. Ti sorrisi con una particolare dolcezza, che non ero esattamente solito a sfoggiare.
Chissà, forse non fui l’unico a tremare a quel bacio, perché subito dopo fosti proprio tu a darmene un secondo.
E anche più passionale: ti schiusi con lentezza le labbra e la mia lingua affondò nella tua calda bocca.
…E un fremito mi percorse completamente, partendo dalle caviglie fino a fermarsi alla base del collo…
I nostri caldi muscoli presero a giocare e stuzzicarsi fra loro, mentre dolcemente ti accarezzavo i capelli e il tuo sapore m’inebriava le narici. Una sensazione d’abbandono mi vinse, quando ci separammo.


Ho in mente ancora la mia prima canzone,
Ma a quell’emozione non so ancora dare un nome,
La stessa che mi fa tremare,
Quando penso che un amico non c’è più.


“We’re not ready yet, just look
If I’m right and really get crushed
Then what’s the point?”
Questi versi mi escono spontanei della bocca, mentre nella mente sento, chiaramente, le rimanenti strofe…
Li cantavo anche mentre riflettevo su quel bacio, quasi mi aiutino a pensare.
E dire che avevo meno di quattordici anni quando li composi…
Ma l’ebbrezza che riesce a trasmettere la prima canzone, penso sia insostituibile…
Non so dire con esattezza cosa esprima; ma è totalmente diversa dalle altre!
Non c’è neanche lontanamente confronto.
E’ un po’ come l’entusiasmo del primo bacio: il primo, di tanti momenti unici che accompagnano ogni uomo.
A ben pensarci, quello con Sora, non era affatto il mio primo bacio…
Non sono un playboy, perché non mi piace esserlo, ma ho comunque avuto altre ragazze prima…
E forse è proprio per questo che questo vortice di sensazioni che mi aveva pervaso, mi sorprese e preoccupò: nessuna delle mie ex era riuscita a trasmettermi qualcosa di simile. Mi ritrovai totalmente spaesato in una situazione che non riuscivo a comprendere affatto!
Sapevo solo, che volevo viverla…
So, cosa significa avere dei rimpianti. Ne possiedo ogni qual volta penso a Gabumon, che oramai abita in un mondo completamente diverso e che non mi appartiene più.
E non posso fare, ogni volta, a meno di pensare a quanti momenti ho perso, per dirgli quanto era importante per me.
Eppure era il mio migliore amico…
Non avrei mai sopportato di sentire quell’identica, terribile emozione anche circa la ragazza che amavo…
No, mai!
Mi sarei tormentato troppo, se avessi fatto una simile idiozia e non me lo potevo permettere.


Cos’è quell’onda lenta,
Che mi da vita dentro,
Risveglia ogni mio senso,
E mi fa capire perché…


Deciso a non rinunciare né a te, né a me, né a noi; ti dichiarai i miei sentimenti.
Non ho mai capito quanto tempo impiegasti a rispondermi, sai?
Ricordo solo, che eravamo entrambi fermi ai piedi della torre di Tokyo.
Ti avevo incontrato per caso e avevo ringraziato il cielo per questo. Tornavi dai tuoi allenamenti di tennis e, da bravo galantuomo, mi offrii di scortarti fino a casa, dimenticando totalmente la ragione per cui mi trovavo per strada.
Non abbiamo mai avuto problemi a cacciare un qualunque dialogo su cui discutere più o meno animatamente. Perciò, neanche quella volta, avemmo difficoltà nel parlare, nonostante dopo quei due baci, non ci fossimo più rivolti parola.
Io, dal canto mio, avevo un’aria particolarmente distratta, come se stessi pensando a ben altro. Suscitai la tua curiosità e impiegasti poco ad accorgerti che il mio cervello viaggiava in un altro mondo.
Non reggesti a lungo quella situazione: presto mi fermasti e mi chiedesti cosa diamine mi era preso e fu allora che, non riuscendo più a dare un freno al cumulo di tormenti dentro me, ti confessai tutto.
Non sono mai stato molto bravo ad esplicitare i miei sentimenti… Diciamo anche che non mi è mai piaciuto molto farlo…
Da bambino perché credevo che, chiunque avessi mai amato, mi avrebbe tradito e pugnalato alle spalle.
Era una sorta di trauma, dovuto al divorzio dei miei genitori o forse una muta richiesta d’affetto…
Ora non so più neanche dirlo con certezza e l’orgoglio m’impedisce di scavare più a fondo del dovuto…!
So solo che ora è totalmente diversa la cosa; ma ho avuto modo di convincermi che le parole riescano solo a sporcare bellamente, ciò che con estrema purezza può essere dimostrato dai fatti.
Ma in una situazione simile, ogni mossa sarebbe stata troppo azzardata, se non annunciata.
Sudai freddo per riuscire a trovare i termini esatti e soprattutto per convincermi che tali erano!
Ancora le ricordo: “Potrei fermarmi a dire qualche frase fatta, del suono splendido, ma completamente vuote… Però non me la sento di regalarti parole vuote, che di me non hanno nulla!”
Le presi una mano e me la portai al petto; solo allora continuai. “Vorrei invece descriverti quest’onda che provo, quando sento la tua mano su di me… Quel fuoco che brucia la mia carne, seviziandola… Ma non sono capace di spiegartelo… Per quanto mi sforzi, è del tutto inutile! L’unica cosa che posso dirti è che è proprio questa fiamma a darmi vita dentro e non so cosa rimarrebbe di me, spegnendola… Ti amo…” Mi riuscì molto difficile dire quelle due semplici parole; ma sapevo che, se non le avessi tirate fuori in quel momento, sarebbero rimaste sepolte dentro di me per sempre.
Rimasi poi, fermo, per diverse ere ad attendere una tua qualche reazione; mentre mi domandavo da dove mi potesse mai essere uscita qualcosa di tanto stupido…
Non mi guardavi neanche, forse perché imbarazzata, contenta o arrabbiata… Ma compresi subito di esser riuscito a coglierti alla sprovvista, anche se credo ti aspettassi un mio qualche passo in avanti, dopo averti baciata…
Al contrario, io, non sapevo veramente che risposta aspettarmi… La speranza e il pessimismo presero il sopravvento: iniziai a non capire più nulla di quello che stava accadendo e, mentre ti fissavo immobile, la mia mente si era persa in un mondo a me ignoto…


Troppe volte cerchi una risposta,
Poi ti accorgi che c’è un’onda e si infrange dentro te.
Sulla pelle l’anima ti parla, prende forma e ti ricorda,
Che sei vivo finché hai brividi…


Parve quasi che mi svegliai, quando finalmente ti decidesti a rispondermi…
Proprio per questo, mi prendesti totalmente alla sprovvista. Non avevo ancora chiaro nulla dentro di me e vederti mentre mi abbracciavi e, piangendo, posavi le tue labbra sulle mie, mi spiazzò totalmente!
Ma fu un solo attimo di sbandamento, perché subito dopo ti strinsi fra le mie braccia e ti bacia con quanta foga possedevo, deciso a immortalare quel momento. Avevamo quasi intrapreso una lotta contro il tempo…
Inutile, guerra suicida!
Quando ti staccasti da me, sentii una forte amarezza in bocca… Il retrogusto lasciato da una dolce ambrosia, nel momento in cui non la si assapora più…
Però la felicità mi vinse. La coscienza che le tue labbra oramai erano mie, ubriacava di gioia ogni senso, non lasciando posto ad altro.
Di nuovo, ti abbracciai forte a me, quasi volessi fare dei nostri corpi un’unica cosa… Avevo bisogno di averti vicina, il più vicino possibile…
Non era un’esigenza fisica, ma mentale! E a quella non potevo sfuggire.
Già il giorno successivo, l’intero gruppo dei Digiprescelti era a conoscenza della nostra relazione.
I complimenti volarono come le rondini a primavera… Ma i maschi, soprattutto un certo schizofrenico di nome Tai Yagami, non mi risparmiarono neanche diverse e diverse provocazioni, con il solo scopo di mettermi in imbarazzo. Peccato che non son solito concedere simili soddisfazioni, ed ebbi brillantemente modo di rispondere a tono a tutti loro.
Chissà perché, quando s’inizia tanto pacificamente, si finisce sempre a catafascio e la discussione degenerò totalmente… Eppure, ero contento!
Totalmente felice… Sentivo che, quel vuoto che per diciannove anni mi aveva accompagnato, era oramai del tutto colmato…
Con te mi sentivo diverso.
Era come se solo standoti accanto, riuscissi ad essere libero… Libero di tirare fuori tutto ciò che avevo dentro… Libero agire come meglio credevo…
Perché sapevo, che tu saresti stata sempre lì con me! E non mi sbagliavo: ovunque andassi tu eri al mio fianco… A sostenermi, ad aiutarmi, a consigliarmi... E perché no? Anche a sopportarmi!
Condividevamo assieme ogni momento, ogni gioia, ogni tristezza e, con lo scorrere del tempo, anche i nostri corpi.
Ricordo la prima volta che facemmo l’amore.
Eri timida, quasi spaesata… Avevi anche un po’ di paura, di cui mi accorsi praticamente subito. T’incitai quindi a fermarmi, nel caso in cui non te la sentissi; ma non lo facesti.
Mi era capitato molte altre volte di fare “sesso” prima di allora; eppure, quella sera, fu totalmente diversa…
Non era sesso. Non c’era nulla che avesse a che fare con quello! Era tutta un’altra musica… Un’altra poesia…
Le tue mani che scivolavano lente sul mio corpo, in una lieve carezza… Tremavo. Pareva fossero quasi lame di fuoco fatuo, che si posavano sul mio corpo, bruciandolo.
Numerosi rivoli di sudore attraversavano tutti i lineamenti del mio corpo, mentre violente scosse ne tormentavano la carne, fino a risalire in superficie. I tuoi gemiti, la tua bocca, le tue forme… Tutto inebriava i miei sensi, accecandoli completamente e mandando in tilt il raziocinio. L’unica coscienza era il voluto dolore della passione, che mi legava totalmente a te.
Non fu solo un’unione fisica, sentii il mio spirito incatenato al tuo… Due anime che finalmente si erano trovate e non avevano la benché minima voglia di lasciarsi.
Ci cullavano i nostri ansimi, mentre i corpi si muovevano secondo un ritmo ben preciso. Venimmo assieme in un unico grido, mentre un brivido mi percorreva completamente.
Solo allora capii che era proprio quello a rendermi vivo.


Troppe volte cerchi una risposta,
Poi ti accorgi che c’è un’onda e si infrange dentro te.
Sulla pelle l’anima ti parla, prende forma e ti ricorda,
Che sei vivo finché hai brividi…


Mi gettai, subito dopo, accanto a te e finii con l’addormentarmi, tenendoti stretta fra le mie braccia.
Era tutto così perfetto, da aver un aspetto quasi magico. Ero felice, come non ero mai riuscito ad esserlo in tutta la mia vita!
Non potevo affermare di possedere una vita perfetta, perché non lo era. Ma, infondo, cosa c’è di perfetto in questo mondo? Eppure a me piaceva! Stavo bene e sapevo che, con te accanto, sarei riuscito a superare qualunque difficoltà.
Di cosa avrei fatto senza di te, non mi ponevo minimamente il problema. Trovavo quasi impossibile che un giorno io e te potessimo lasciarci: non aveva senso! Io avevo bisogno di te, come tu ne avevi di me, e sapevamo entrambi che era così!
Evidentemente ero troppo ingenuo.
O forse troppo cieco… Di certo non potevamo vivere solo di noi stessi e abbandonare tutto il resto, per quanto la cosa non mi sarebbe dispiaciuta affatto!
Eppure entrambi avevamo una nostra vita a cui dover dar peso e a cui non potevamo permetterci di rinunciare.
Fu così, che tu ti trasferisti a Kyoto per intraprendere quella carriera di stilista, a cui avevi sempre mirato, e io cominciai a girare il mondo con la mia band in tour.
Ho sempre sentito la musica dentro me… Come se mi scorresse nelle vene al posto del sangue…
E’ una passione troppo forte, che va al di là dei miei sensi e anche adesso, sono costretto ad ammettere che è l’unica a non avermi mai abbandonato e ad essermi, invece, sempre stata affianco.
Fu per questo che, quando il manager mi propose diverse tappe per i vari Stati, non riuscii a rifiutare e, anzi, accettai senza neanche pensarci troppo su.
Tornai a Tokyo dopo circa tre mesi, senza neanche un briciolo di quell’entusiasmo, che mi aveva accompagnato alla partenza.
Mi eri mancata troppo…
Il mio spirito era morto!
Ogni sera, quando non ti avevo tra le mie braccia…
Ad ogni concerto, quando voltando lo sguardo fra il mio pubblico, non riuscivo ad incontrare i tuoi occhi magnetici…
Ogni volta che camminavo per strada e, guardando le coppiette allegre e spensierate, mi rendevo conto che senza di te, la mia vita era vuota…
Mancavano quei brividi che riuscivi a suscitarmi, con la tua sola presenza…
Mancava la forza motrice, che da significato all’esistenza stessa.
Solo rivedendoti riuscii a ritrovare la mia anima persa e, per un attimo o anche più, credetti di aver raggiunto il cielo.
Ma la meraviglia di quel sogno svanì, quando ben presto ci accorgemmo che le nostre vite ci tenevano separati e la situazione si fece sempre più pesante.
Presi a detestare tutto! Avevo intenzione di mollare la band, i concerti, la musica e qualunque altra cosa mi teneva lontano da te, per poi trasferirmi anch’io a Kyoto.
Mi fermasti. Dicesti che non avrei dovuto sacrificarmi così tanto e, ingenuamente, decisi di darti ascolto.
Fu da lì, che le nostre vite cominciarono a non incrociarsi più e a scansarsi sempre più. Nel giro di qualche mese ci lasciammo e da allora non ti vidi più.
Cosa fai ora, come stai e con chi stai, lo ignoro.


Tutti gli amici sono usciti,
Ma io resto giù:
Verso un altro Rhum,
Accendo un’abat-jour
E lascio che mi culli il blues.


Mi capita spesso di sentire tue notizie alla radio o ai telegiornali e, da quel che dicono, una qualche buona stella ti sta portando al successo.
Anche ora la televisione mi porta buone nuove, sulla fresca stella della moda: Takenouchi Sora.
Rido con sprezzante amarezza e, versandomi del rhum, brindo alla tua carriera.
Ingoio l’alcolico tutto di un sorso, per poi gettare il bicchiere a terra, abbastanza lontano affinché i cocci di vetro non mi feriscano.
Sto già male di mio: non ho la benché minima voglia di aggiungerci anche i dolori dell’ebbrezza! Meglio liberarsi subito della tentazione…
Spengo la luce e la televisione, andandomi a gettare sopra il mio letto.
Accendo sbadatamente l’abat-jour, mentre prendo il telecomando dello stereo e lo accendo.
Le note del solito cd si alzano melodiche per la stanza e, lentamente, colmano ogni mio senso.
Non mi sbagliavo, quando pensavo che era proprio la musica, l’unica compagna fedele che avessi mai avuto.
E’ da bambino che ho il vizio di ascoltare il blues, quando mi rendo conto di non avere altro.
Mi rilassa. Mi lascio dolcemente cullare da quelle note, mentre i miei pensieri scompaiono ed entro in una sorta di dormiveglia, che in ogni caso non mi soddisfa.
La mia mente torna indietro nel tempo, quando trovai in quel pozzo la mia Digipietra.
Continuo a viaggiare per il tempo fino al giorno in cui non scopro il significato del simbolo, che vi era sopra impresso: Amicizia.
Mi sveglio completamente, stropiccio un occhio e sbatto diverse volte le palpebre per mettere a fuoco le immagini.
Sì! Amicizia… Ho sempre avuto un concetto strano dell’amicizia e totalmente diverso da quello di chiunque altro.
Ed è proprio per questa differenza di pensiero, che ho deciso di allontanare tutti.
Sono tutti cari ragazzi e mi hanno offerto il loro aiuto… Ma, in questo momento, la cosa di cui ho meno bisogno, è proprio dover sopportare la pietà altrui.
Preferisco rimanermene fra me e me, e queste note che ancora non hanno cessato di suonare.


Di nuovo tu, che mi giri in testa
E mi travolgi con la forza funesta
Di una tempesta.


E’ inutile mentire…
Posso ammazzare il tempo con falsi sorrisi e fingere che non c’è niente che non vada per il verso giusto; ma so bene che sono unicamente castelli di carta, che mi son creato per proteggere la mia anima ferita.
Chissà… Forse quindici giorni sono troppi pochi, o forse ancora non me ne sono capacitato; fatto sta, che non riesco assolutamente a cancellarti dalla mia mente, Sora!
Il tuo ricordo e quello dei due anni trascorsi assieme, trastulla la mia mente come un naufrago, in un mare in tempesta.
Mi sconvolge, mi distrugge, mi prende e non mi lascia… Pare abbia intenzione di annientarmi e la cosa peggiore, è che ci sta riuscendo benissimo!
Non faccio altro che ripetermi che oramai è del tutto inutile, piangersi addosso: quel che è andato, è andato! E di certo non tornerà indietro…
Ma, per quanto stia provando a convincermi, non riesco a concentrare la mia mente su nulla. Come se ogni cosa avesse perso il proprio valore e fosse diventata inutile e indegna di qualunque attenzione.
Non sopporto di vedermi in questo stato; ma non riesco a trovare nessuna soluzione.
Probabilmente sono troppo stupido perchè vi arrivi… O forse mi manca la voglia di tentare…
Un bel viaggio non mi farebbe male… Gli ultimi che ho compiuto, erano tutti impegno di lavoro e di certo non sono serviti minimamente a distrarmi, dai problemi della vita di tutti i giorni!
Mandare per un po’ al diavolo il mondo, e tutto ciò che lo riguarda, non sarebbe una cattiva idea, tutto sommato.
Tuttavia, sono convinto che non cambia nulla, il luogo in cui vada: la mia mente è saldamente incollata ai pensieri che ti riguardano e, per quanto essi mi stiano lentamente logorando, sono l’unica cosa che ancora danno un senso alla mia esistenza!


Resta sempre un po’ di amaro in gola, quando va così,
E sotto un velo d’orgoglio nascondi i lividi brividi.
Brividi…
Prima scaldavano il mio petto;
Adesso, gelidi, portano freddo dentro al mio letto.


Ugualmente, non credo che riuscirò mai ad ammettere il mio stato d’animo con le persone, che ancora provano a starmi accanto. Già! Perché, per quanto abbia, molto esplicitamente, cercato di liquidare chiunque provasse ad avvicinarsi al mio spirito leso, rimane sempre chi non si ha ceduto e che sfrutta ogni occasione per piombarsi qui, a tentare, penosamente, di tirarmi su di morale.
Apprezzo infinitamente i loro sforzi; ma non ho chiesto l’aiuto di nessuno! L’unica persona che potrebbe aiutarmi, sta in un altro mondo e al momento non posso raggiungerlo.
Gli altri, che mi lascino uscire da solo da questa situazione… Infondo, ho ventun anni! Non sono più un bambino e credo di riuscire a cavarmela da solo ogni tanto…!
Solo che non ho la benché minima intenzione di correre: ho i miei tempi, e li mantengo.
E poi non riuscirei comunque a cancellare tutto così alla svelta, come se nulla fosse e fosse stato…!
Certo, il dolore pian piano si affievolisce; ma al suo posto compare tanta, tanta amarezza. Sento in bocca il sapore di fiele, di chi ha ingoiato una pillola troppo amara perché sia digerita, e dubito che questa sensazione mi abbandonerà facilmente.
E anch’essa legata a te, Sora. Tutto ciò che oramai mi riguarda, è legato a te…
Alcuni brividi percorrono il mio corpo.
Mi agito al loro passaggio, ricordando inesorabilmente quelli caldi che mi hai trasmesso.
Questi sono diversi… Coinvolgono solo il mio corpo nel freddo della mia anima. Non penso neanche, valgono a molto, mi danno anche una sorta di fastidio…
Mi richiamano alla mente troppi momenti spensierati, per non pensare che il destino, o chi per lui, si sta divertendo a prendermi in giro.
D’altro campo, testimoniano che, nonostante tutto, la mia vita bene o male continua e che, per quanto il mio ego ora sia in totale black out, sono ancora capace di tremare.


Un senso in questo mondo dov’è?
Io lo cercavo con te,
Adesso che ti ho perso,
Neanche capisco se c’è!


Ma che senso ha ora?
Che mi può importare ora delle scosse che attraversano la mia pelle, se non portano con se nessun sentimento, nessun’emozione?
Sono come una bambola di porcellana: di bell’aspetto, certo, ma non hanno altro… E, arrivato a questo punto, non so che farmene delle infinite superficialità che imperano sovrane in questo mondo…!
Sono così numerose… Eppure, non saranno certo loro, che daranno uno scopo all’esistenza di ogni uomo.
Semmai uno scopo ci sia…
Ero praticamente certo di averlo trovato con te… Ero sicuro, che la mia unica vera ragione fosse di quello di starti accanto per sempre e non lasciarti correre via mai! Qualunque cosa sarebbe accaduta…
Ma adesso, di fronte alla mia incapacità di portare a termine questo compito, mi chiedo se davvero fosse così o se non mi sia semplicemente illuso di belle parole, che a ricordarle fanno tutto il male, che non hanno mai portato vivendole!
Perché il più bello dei sogni, è divenuto il peggiore degli incubi?
Me lo domando incessantemente, senza dare un briciolo di pace ai miei sensi, che oramai sono stanche di darmi retta.
Il mio cervello è pieno di domande, a cui non ho più né la voglia, né la forza di rispondere. Lascio che si accumulino nella mia mente e si divertano a tormentarmi come meglio credano.
Infondo, non m’interesso più di loro, sono ben altri i problemi che affliggono la mia mente.
Guardo l’orologio sulla sveglia, posata sul mio comodino. Sono le due di mattina, ma nonostante questo non ho un briciolo di sonno.
Sono stanco, sì! Ma nella mente e non nel corpo, quindi, anche provandoci, non riuscirei a chiudere occhio comunque!
Mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina. E’ un disastro! Dovrei dare una bella ripulita a questa casa: ho trascurato me stesso, figuriamoci se mi sarei mai potuto preoccupare di tutto quello che mi circonda!
Apro il frigorifero: inesorabilmente vuoto! Pare quasi che abbia appena invitato a cena tutta la combriccola dei Digiprescelti e dei Digimon, se penso a com’era colmo solo qualche settimana fa.
Recupero una pizza surgelata, che metto subito nel forno a cuocere, mentre, nell’attesa, mi abbandono su una sedia.
I gomiti distrattamente posati sul tavolo accanto a me e la testa sulle mani, fra loro intrecciate...
Una domanda mi occupa la testa e, quasi per istinto, non posso fare a meno di rivolgermela.
“Dov’è un senso in questo mondo?”


Toglie il fiato domandarsi perché siamo qui,
Basta guardarci dall’alto: siamo così piccoli
E stupidi!
Mandiamo a rotoli metropoli ignorandoci…
E saremo solo noi a rimetterci!


Sospiro.
Non ha senso continuare a trastullarsi in simili quesiti, che non mi porteranno da nessuna parte!
Non posso affrontare i miei problemi, se non mi sforzo minimamente di combattere!
Tanto meno, muoio dalla voglia di lasciarmi corrodere così, senza far nulla… Ma non riesco a trovare la forza necessaria, né la ragione per cercarla.
Mi sento molto egoista. Mi abbandono ai miei problemi, fino a diventare il centro del mondo; senza neanche riflettere che oltre la porta di questa casa, c’è chi passa guai ben peggiori, che non sono stati neanche decretati dall’uomo e che, nonostante ciò, non ha mai gettato la spugna.
Mi sono seccato di tutta questa storia! Mi alzo, spengo il forno, abbandonandovi dentro una margherita non ancora cotta, e mi dirigo verso il bagno.
Una buona lavata, barba e via… Giù in mezzo alla strada, in sella alla mia moto che mi guida per una qualunque strada.
Non so dove sto andando e nemmeno m’interessa! Voglio solo correre! Affrontare il vento e sentirmelo picchiare in faccia, con quanta foga esso possieda…!
Le luci della notte accompagnano il mio viaggio. Mi lascio condurre da esse fino alla torre di Tokyo, che di notte brilla come una stella in cielo.
Ho ben evitato, da quando io e Sora ci siamo lasciati, di venire qui.
Infondo qui che è iniziato tutto… Se solo quella volta non le avessi detto niente, ora non starei così male!
Ma forse starei anche peggio, sapendo di aver buttato all’aria la migliore occasione concessami e che, anche nel dolore, mi fa vivere. Nonostante i ricordi che questo luogo comporta, spengo la moto, parcheggiandola nei paraggi e salgo sulla cima dell’alta torre.
Il mio sguardo cade verso il basto.
Vista da quassù la città è completamente diversa: non ha nulla di quel caos, che coinvolge in infiniti problemi la vita di ogni uomo. E’ così calma e tranquilla… Quasi fosse uno di quei modellini in miniatura, che si vendono in diversi negozi del centro.
Le persone poi… Sono piccole come formiche… Minuscole… Insignificanti…
E’ mai possibile che, per quanto siamo così infimi, riusciamo a mandare all’aria anche un’intera città, semplicemente ignorandoci e chiudendoci nei nostri problemi?
Possibile che bastino poche parole, per rovinare tutto?
A questo punto mi chiedo: chi saranno le vittime delle nostre continue guerre, che non siamo capaci di non creare, se non noi stessi?


Ma se apri gli occhi,
Per capirlo basta un attimo:
La vita è un miracolo
A ricordartelo è ogni brivido…


Mi rendo conto, di non aver posseduto un atteggiamento esattamente maturo con Tai e gli altri, allontanandoli da me…
Quelle case lì in fondo sono fatte di tante persone e, se tutte si isolassero, di una metropoli come Tokyo non rimarrebbe nulla! Bisognava che arrivassi così in alto, per accorgermi di dover esser io a correre attorno al mondo, se non voglio rischiare di rimaner tagliato fuori.
Di certo i fiumi non smetteranno di scorrere per me, così come gli alberi continueranno a fiorire, i semi a germogliare e lo stereo, che ho dimenticato acceso, a cantare…
Che notte stupenda… Neanche una nube sporca l’oscuro manto vellutato del cielo, che, invece, è illuminato da così tante stelle da non potersi contare…
Mi chiedo quali costellazioni stiano formando, ora: non essendo particolarmente esperto di astrologia, ignoro completamente il significato delle loro posizioni. Né tanto meno, riesco a vedere, in esse, la forma di qualche animale o essere mitologico…
So solo che sono meravigliose e che la loro luce mi incanta.
Spesso mi domando se, attorno a quelle, ruota qualche pianeta con forme di vita simili alla nostra e se, in questo preciso momento, sta guardando esattamente il cielo come me.
Un giorno viaggerò fra quelle stelle, solo per il gusto di scoprirlo e mi porterò dietro anche Gabumon…
Infondo, a furia di sentire quanto il cielo mi meravigliasse, è rimasto coinvolto anche lui nella mia stessa passione! Una sera arrivammo anche a prometterci che avremmo affrontato tempo e spazio; ma ugualmente avremmo attraversato i cieli…
I soliti sogni adolescenziali… Ma sono sempre quelli che più si mira a portare a termine! Chissà perché…
Mi accorgo solo ora, di quando la vita sia stupenda!
Al di là di me stesso, mi aspetta un mondo intero che non chiede altro di accogliermi ed essere accolto; non posso rinunciare a tutto questo, qualunque sia la causa…
Soddisfatto, scendo dalla torre fischiettando il motivo che mi aveva accompagnato nel mio finto sonno e che mi era rimasto impresso.
Giungo fino alla moto e afferro il casco: mi sento stranamente rilassato, posso anche tornarmene a casa oramai… Infondo qui non mi aspetta nient’altro!
Lego bene il cinturino, prestando attenzione a non stringere troppo, salgo sulla moto, accendo e…
…E scopro di essermi sbagliato! C’è ancora qualcosa per me qui…! Ed è meglio affrontarla adesso, che ne ho le capacità.
“Sora!”
Esclamo a gran voce attirando le attenzioni della ragazza. E’ poco distante da me ed è voltata di spalle; ma riesco a riconoscerla ugualmente! Alla fin dei conti, non mi tormento mica per una qualunque sconosciuta.
Si volta verso di me ed esclama il mio nome sorpresa, evidentemente ero l’ultima persona che voleva incontrare in questo luogo… Non la biasimo, potendo affermare la stessa cosa!
Soprattutto ora che, sentendo la sua voce pronunciare con la stessa soavità di sempre “Matt…!”, mi trovo nuovamente a tremare.


Troppe volte cerchi una risposta,
Poi ti accorgi che c’è un’onda e si infrange dentro te.
Sulla pelle l’anima ti parla, prende forma e ti ricorda,
Che sei vivo finché hai brividi…
Troppe volte cerchi una risposta,
Poi ti accorgi che c’è un’onda e si infrange dentro te.
Sulla pelle l’anima ti parla, prende forma e ti ricorda,
Che sei vivo finché hai brividi…


Spengo la moto e, togliendomi il casco, le vado incontro.
Qualunque cosa accadrà da ora in poi, sono pronto a subirne le conseguenze, lo sento!
“Che ci fai qui a quest’ora?”
Sussurro piano; infondo, siamo nel bel mezzo della notte e non possiamo rischiare di svegliare l’intera città, per le nostre discussioni!
“Potrei rivolgerti la stessa domanda…”
Evita la risposta, me l’aspettavo…
“E’ stupenda l’aria che si respira lassù, avevo solo voglia di respirarla…”
Il mio capo si alza ad indicare la cima della torre.
Successivamente, torna alla sua posizione iniziale, permettendo così ai miei occhi azzurri di incontrare i suoi nocciola, illuminati da una falce di luna.
Molto simile a quella della sera al mare…
Cala fra noi un pesante silenzio, rotto solo dal lieve rumore dei nostri respiri.
E’ lei, poi a rivolgermi la parola.
“Perché siamo così diversi, Matt?”
“Chissà… Forse il destino non ci vuole vedere uniti…”
“O forse siamo noi a non voler affrontare il destino!”
Una fredda ventata, o forse il calore delle sue parole, entra nel mio corpo e lo attraversa completamente, fino ad affiorare sulla pelle delle mie braccia.
Ho una forte voglia di strofinarmi gli arti, per riscaldarli; ma non ho intenzione di scompormi. Non ora che la situazione si è fatta più pesante di prima!
“Che stai cercando di dirmi?”
“Che lasciando te, ho perso l’unica certezza che ho sempre avuto! E non riesco più a sopportare questa sensazione di vuoto che mi accompagna da troppi giorni, Matt!”
Il nome lo urla.
Io, dal canto mio, non so neanche che pensare. Ma forse, la cosa migliore, è non dare troppo retta alla mente, che finora mi ha frustrato, e lasciarmi trasportare dalle emozioni.
Non voglio tradire i miei sentimenti, proprio ora che li sento così forti dentro!
Per questo, l’abbraccio forte al mio petto e, prima di baciarla con quanta passione ho in corpo, le sussurrò con una dolcezza che quasi non mi appartiene:
“Sarai per sempre mia!”


– The End! –





Rieccomi da queste parti.
E' la prima volta che mi cimento in una fic su Digimon, ma non di certo l'ultima. Mi auguro comunque che la songfic sia stata di vostro gradimento.
Prima di perdermi in chissà quali parole, voglio ringraziare un carissimo amico che mi ha fatto sentire ascoltare la (stupenda) song in questione, di fronte alla quale la mia reazione è stata su per giù:
"Cielo! 'Sta song è fatta apposta per Matt! *-*"
ed eccomi qui!
Ho avuto modo di anticipare più o meno la storia ad alcune amiche su msn, alle quali anticipai che Sora e Matt si sarebbero lasciati definitivamente. Ebbene mi scuso con loro. Ma che volete che vi dica? Il SoratoForever che scorre nelle mie vene, mi ha impedito di commettere una simile atrocità! >.< E poi così è più dolceeeee *_* e io son romantica per diletto e professione U.U C'est la vie...
Altra cosa... Prima che vi sorga il dubbio, la song che cantava Matt, non me la sono inventata di sana pianta. Di conseguenza i diritti non sono i miei (così come per i personaggi di Digimon e la canzone usata).
Ad ogni modo, se è di vostro interesse, sappiate che quei tre versi, sono la prima strofa della versione inglese di Walk On The Edge (Matt's theme) cantata proprio da Kazama Yuuto (il doppiatore giapponese di Macchan).
Non so, neanche se è la prima song o simile, ma a me faceva comodo capovolgere in questo modo la situazione! X-PPPPP
Ad ogni modo, se volete saperne di più o altro, potete benissimo contattarmi! ^_^
Bene con ciò, mi rendo conto di aver parlato troppo, di conseguenza vi saluto! Augurandomi di ricevere molti commenti, vi mando un bacio in alticipo. Ciao ^x^
  
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