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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    18/12/2009    2 recensioni
"Con la morte di Jim su Veridian III, lo scettro è passato ufficialmente nelle mani di Jean-Luc Picard e dei suoi uomini. Ma come potrebero reagire i rimanenenti Sei dell'Enterprise alla notizia?" Piccola cavolata scritta dopo aver trovato il coraggio di vedere GENERAZIONI, l’ultimo film in cui compare il vecchio Jim.. ç_ç Alla fine del film, mi ero posta una domanda di vitale importanza: perché Picard non riportò il cadavere di Jim sulla Terra e lo seppellì tra le sabbie di Veridian III? Ciò non mi è andato per niente giù, perciò mi sono imbarcata in questa fic^*^ È una stupidaggine, non ho tenuto assolutamente conto della TNG e dei vari avvenimenti, solo di Generazioni, so che sia Scotty, Bones e Spock sono comparsi nella TNG, ma in questa fic... scordatevelo! XDXD Scritta in attesa di concludere EXPLORING, dedicata a Maya e al duo Eerya-Rowen (grazie per i nuovi capitoli di NESSUNO è PERFETTO *^*) UN BACIONE SHUN
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jean-Luc Picard, William Riker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GENERAZIONI

“Sono passati parecchi anni, ma ci si rivede, Nyota.”

La voce dolce e affettuosa di Sulu fece voltare di scatto il comandante a riposo.

I loro occhi si incrociarono, mentre un sorriso malinconico affiorò sulle labbra della donna: “Si.” disse solo, aveva tra le braccia un mazzo di fiori colorati e profumatissimi, i capelli a boccoli bianchi per il passare del tempo cadevano in bell’ordine sulle spalle della donna, ritta e fiera come era sempre stata e indossava la sua vecchia divisa da ufficiale delle comunicazioni a bordo della prima Enterprise, scolorita dal tempo e in più punti strappata.

Ma piena di ricordi.

“Vedo che non sono l’unica ad aver pensato di tirarla fuori dalla naftalina!” esclamò lei, indicando la maglia gialla che indossava il suo amico; Sulu annuì, sfiorando con le dita il ricamo sul petto e i gradi sulla spalla: “Pensavo fosse un’occasione adeguata.” replicò il giapponese.

“Guarda chi si rivede!” esclamò una voce possente, una mano calò con forza sulle spalle del povero asiatico, che si piegò in due dal dolore, sotto lo sguardo divertito di Uhura e Chekov, giunto assieme al corpulento scozzese.

“Il dottore e il signor Spock?” chiese il russo, stringendo le spalle: “Arriveranno anche loro, ne sono certa, Pavel.” lo rassicurò la donna, poggiando con cura i fiori ai piedi del monumento alle loro spalle, proprio sotto la placca metallica.

Una frase che riassumeva in breve la parte più emozionante della loro vita.

Il Sole riluceva nel cielo di San Francisco, lambendo dolcemente il metallo lucente della piccola Enterprise, stagliata contro il cielo azzurro come se volesse prendere ancora il volo.

“Boldly Go Where No Man Has Gone Before… . È ciò che abbiamo fatto, è illogico farsi prendere dalla nostalgia proprio ora.”.

il gruppo di amici si voltò verso la voce, scorgendo finalmente le sagome dei due mancanti.

Il dottore camminava lentamente, lo sguardo tenuto basso, accanto a lui avanzava l’ambasciatore di Vulcano, figlio di Sarek e Amanda, la lunga tunica nera svolazzava per la leggera brezza fredda che aveva cominciato a soffiare attorno a loro.

Finalmente erano tutti presenti.

Scotty sbuffò, sorridendo appena: “Non finga con noi, ambasciatore. Tra tutti, lei e il dottore siete quelli che maggiormente sentono la mancanza di Jim, ho ragione, signore?.” disse con aria pacata, estraendo una fiaschetta in cuoio.

Ne tracannò deciso una sorsata, alzandola poi a mo’ di bandiera: “Propongo un brindisi per lui, forse l’uomo più incosciente che abbia mai solcato le rotte siderali.” dichiarò serio, passando la fiaschetta agli amici riuniti, “A James T. Kirk, il nostro insostituibile capitano.”.

Pochi tra loro si unirono al brindisi, primo fra tutti il dottore, sorvegliato attentamente dall’ex Primo Ufficiale, ma i loro visi esprimevano tutto il dolore e la mancanza.

Dopodiché, Bones si avvicinò al monumento, i grandi occhi azzurri, brillanti e vivaci puntavano verso il ponte della nave in miniatura; l’ambasciatore si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.

“Scusate, siete voi l’equipaggio della NCC-1701 USS Enterprise?”

Una voce calma e forte ruppe il riflessivo silenzio in cui erano scivolati.

Bones si volse di scatto, muovendo un paio di passi in avanti: dinanzi a lui vi erano due ufficiali della Federazione, nelle loro divise fiammanti; con un movimento rapido, si portò accanto al Vulcaniano, i cui gesti mostravano un evidente nervosismo.

Fu Scotty il primo a farsi avanti: “Montgomery Scott,” si presentò, lo sguardo vivo e fiero, “Il suo nome è leggenda, la sua fama di uomo dei miracoli ha particolarmente affascinato e profondamente influenzato il nostro capo ingegnere. Piacere, William T. Riker.” salutò quello che sembrava più giovane, un uomo dalla folta barba nera, le mostrine da comandante spiccavano sulle spalle.

L’altro, che recava le mostrine da capitano, si scostò dal compagno e si portò dinanzi al gruppo di ex ufficiali: il suo sguardo penetrante sembrava voler legger loro dentro; “Capitano Jean-Luc Picard.” si presentò, “Sapevamo di trovarvi qui.” aggiunse, cominciando a frugare in tasca alla ricerca di qualcosa.

Sotto lo sguardo stupefatto dell’ex equipaggio dell’Enterprise, egli trasse di tasca un logoro pezzo di tessuto ricamato, che recava le insegne della Flotta Stellare e i gradi di ammiraglio: “Che significa ciò?” chiese il Vulcaniano con aria severa, permettendo al dottore di prendere il tessuto tra le mani, cos’era quella sensazione di disagio e di familiarità al contatto?

“Questo è ciò che è rimasto della divisa del vostro ex comandante, James T. Kirk” disse improvvisamente Riker, scuro in volto, “morto nell’adempimento del proprio dovere, aiutandomi a sventare i piani di un folle” aggiunse Picard.

Un silenzio scioccato accolse le parole dell’uomo.

“Cosa vuol dire?” tuonò Scotty, afferrando il francese per un polso, “Cosa intende, capitano?” ringhiò, sottolineando con evidente ironia il grado dell’uomo, “Vuole farci credere che quei gradi appartengono veramente al nostro compianto comandante? Non insegnano più Storia all’Accademia probabilmente, Jim è morto da troppo tempo, disperso in missione durante il varo del modello B della nostra Enterprise, io c’ero, e l’ho visto sparire…” ringhiò Scotty, “Anche io ero lì, e posso assicurarle, signore, che è stato inghiottito dallo spazio.” asserì Chekov, comparso accanto all’ingegnere.

 “Non era scomparso… Fu portato via dal Nexus…”

La voce di Picard fu poco più di un sussurro ma ognuno dei presenti sentì chiaramente le sue parole: “Il Nexus lo portò via e lì rimase, sino al momento in cui prese anche me e lo trovai… Sembrava quasi non ricordarsi di nulla, era immerso in una specie di vita ideale, la vita che avrebbe voluto. Ma sono riuscito a farlo tornare indietro con me, ad aiutarmi a sventare i piani di un folle. Purtroppo, durante lo scontro, è rimasto ferito troppo gravemente, mi è morto tra le mani, non ho potuto fare nulla per salvarlo… Solo seppellirlo laggiù.” mormorò.

Uno schiaffo lo colpì con violenza sulla guancia, inaspettato e improvviso; tutti si voltarono stupefatti verso Bones, la mano ancora alzata e col fiato corto: “E lei ha lasciato laggiù, da solo, su un pianeta ai confini della galassia, il corpo del nostro carissimo amico, del nostro capitano?” soffiò furibondo, “Quell’uomo… La Terra e la Federazione stessa gli devono moltissimo; se non ci fosse stato lui, la vita umana sarebbe cessata tanto tempo fa. Chi ha risolto la crisi di V’ger? Chi ci ha guidato sino al XX secolo per recuperare una coppia di balene per salvare questo pianeta dalla distruzione in cui sarebbe incorso a causa di una maledetta sonda? Le rispondo io, James Kirk! E se lei, oggi, è diventato capitano, se lei, oggi, è vivo, è perché la Terra è ancora intera, e il merito è dell’uomo che lei ha seppellito laggiù. Le costava tanto riportarlo qui?” chiese il dottore, i grandi occhi azzurri lucidi e sull’orlo delle lacrime, “Jim non aveva famiglia, perse il fratello, la cognata e il nipote su Deneva, i genitori morirono tanto tempo fa e non aveva nessun altro al mondo. A suo modo, noi eravamo la sua famiglia, le costava tanto riportarlo qui?” ripeté, una lacrime scivolò silenziosa e fredda lungo la pelle diafana dell’anziano ammiraglio.

Il braccio sottile dell’ambasciatore si avvolse attorno alle spalle del vecchio Bones, che fu tirato indietro e affidato a Chekov e Sulu; la figura imponente del Vulcan intimorì Riker, che mosse un passo indietro: “l’emotività e l’impulsività ha da sempre caratterizzato il dottore, invecchiando è anche peggiorato, lo scusi.” disse pacato l’ex primo ufficiale, “Nessun problema Ambasciatore,” scosse il capo il francese, nel suo sguardo si poteva scorgere un moto di dolcezza, “Anzi, capisco molto bene come si sente, e di ciò mi sento profondamente responsabile. Ma la verità, è che non potevo riportarlo qui. Non potevo né volevo. Ormai, James Kirk appartiene alla storia, non volevo che il suo corpo finisse oggetto di studi una volta rientrato sulla Terra, perché sarebbe stata questa la sua fine: avendo vissuto per anni nel Nexus, un limbo inesplorato, la Federazione non si sarebbe fatta molti scrupoli nell’utilizzare il suo corpo per raccogliere informazioni. Per preservare la sua memoria, ho preferito lasciarlo laggiù.” disse con tono basso, quasi in segno di scusa.

“Se è davvero così, allora, la preghiamo di unirsi a noi per un brindisi in onore del nostro vecchio capitano.” esordì Scotty, passandogli la fiaschetta piena di brandy sauriano: “Sarà un piacere.” replicò solo, tracannando senza problemi un sorso generoso di liquore.

“Tipico di lui,” esclamò Sulu all’improvviso, “era sempre pronto a gettarsi in qualche avventura spericolata e pericolosa.”, disse, guardando il russo accanto a sé, “Hikaru ha ragione, non è mai stato molto propenso a seguire i regolamenti. Però ci ha sempre guidato in modo perfetto, la Federazione ha perso un uomo valido e noi, abbiamo perso un amico.” disse mesto Pavel, stringendosi il bavero del cappotto.

“Io credo, che sarebbe contento così. In fondo, è un eroe, Starfleet lo onora come tale, i cadetti dell’Accademia lo studiano sin dal primo giorno dei corsi, le tattiche utilizzate nelle nostre innumerevoli battaglie sono fonte continua di ispirazione per capitani di ogni nave, i sistemi stellari che abbiamo contribuito ad esplorare sono stati in larga parte colonizzati e resi parte integrante della Federazione.” dichiarò Uhura con tono dolce, i grandi occhi scuri splendevano ancora come allora, quando era solo una giovane tenente al suo primo incarico.

Il medico di bordo annuì impercettibilmente, voltandosi poi verso Picard, rimasto in disparte assieme al suo luogotenente; si avvicinò a lui, afferrandolo per un polso, i loro sguardi s’incrociarono  e in esso, il comandante dell’Enterprise 1701-D lesse qualcosa che non riuscì a definire con chiarezza, sentimenti contrastanti, tutti mescolati assieme, ricordi ed esperienze: “Ascolti bene, lei è un capitano, giusto? Perciò deve avere il comando di una nave interplanetaria. Ebbene, le dico una cosa, una cosa che dissi anche a quel testone del mio superiore. Se hanno intenzione di promuoverla, lei rifiuti sempre, altrimenti potrebbe pentirsene in eterno.” disse solo Bones, i grandi occhi azzurri puntati su di lui.

Picard annuì con un leggero chinare del capo: “Terrò a mente il suo consiglio, ammiraglio McCoy...” sorrise lieve, sentiva il cuore stringersi nel petto al pensiero che parole simili gli erano state dette da quello stesso uomo che sin da bambino aveva profondamente ammirato: “Signori, suoneranno banali le mie parole, ma ho provato grande dispiacere nel darvi questa notizia. Ma è anche vero ciò che il comandante Uhura ha detto, la fama del leggendario capitano Kirk sarà d’esempio alle generazioni future, io per primo mi impegnerò per fare in modo che ciò avvenga. È stato un onore per me conoscervi.”.

“L’onore è stato nostro.” replicò Spock, stringendo la mano ai due ufficiali in servizio.

I sei uomini si attardarono a guardarli allontanarsi lungo la strada battuta dal vento che sembrava essersi improvvisamente alzato, senza una ragione.

§§§§§§§§§§

“Signore, è sicuro di aver detto loro tutto?”

La voce profonda e impassibile di Riker fluttuò per qualche istante nell’aria, prima di venir spazzata letteralmente via dal vento.

Picard scrollò le spalle: “Avrei dovuto?” chiese il francese con tono raddolcito, guardandolo dritto negli occhi chiusi, “A cosa sarebbe servito, se non a riesumare vecchi ricordi? Il passato è passato.” aggiunse, fermandosi; il luogotenente sospirò, guardandosi indietro, il monumento splendeva sotto il sole.

Poi riprese a camminare accanto al suo capitano: “forse ha ragione… Data, LaForge e gli altri sono già a bordo?” domandò, sfregandosi la fronte, “I miei ordini dovrebbero ormai averli riportati alle loro postazioni.” replicò secco, “Tra poche ore dovremmo ripartire.”.

Come in risposta alle loro perplessità, il comunicatore di William gracchiò per qualche istante, seguito dalla voce dell’androide: “Enterprise a tenente comandante, qui Data. Signore, tutto l’equipaggio è ai propri posti, siamo in attesa di ordini.”; Jean-Luc sorrise, prese il minicom dalle mani del suo primo ufficiale e parlò:“Stiamo rientrando a bordo, preparatevi alla partenza.”.

 

Piccola cavolata scritta dopo aver trovato il coraggio di vedere GENERAZIONI, l’ultimo film in cui compare il vecchio Jim.. ç_ç

Alla fine del film, mi ero posta una domanda di vitale importanza: perché Picard non riportò il cadavere di Jim sulla Terra e lo seppellì tra le sabbie di Veridian III?

Ciò non mi è andato per niente giù, perciò mi sono imbarcata in questa fic^*^

È una stupidaggine, non ho tenuto assolutamente conto della TNG e dei vari avvenimenti, solo di Generazioni, so che sia Scotty, Bones e Spock sono comparsi nella TNG, ma in questa fic, scordatevelo! XDXD

Scritta in attesa di concludere EXPLORING, dedicata a Maya e al duo Eerya-Rowen (grazie per i nuovi capitoli di NESSUNO è PERFETTO *^*)

 

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