GENERAZIONI
“Sono passati parecchi anni, ma ci si rivede,
Nyota.”
La voce dolce e affettuosa di Sulu fece voltare di
scatto il comandante a riposo.
I loro occhi si incrociarono, mentre un sorriso
malinconico affiorò sulle labbra della donna: “Si.” disse solo, aveva tra le
braccia un mazzo di fiori colorati e profumatissimi, i capelli a boccoli bianchi
per il passare del tempo cadevano in bell’ordine sulle spalle della donna, ritta
e fiera come era sempre stata e indossava la sua vecchia divisa da ufficiale
delle comunicazioni a bordo della prima Enterprise, scolorita dal tempo e in più
punti strappata.
Ma piena di
ricordi.
“Vedo che non sono l’unica ad aver pensato di tirarla
fuori dalla naftalina!” esclamò lei, indicando la maglia gialla che indossava il
suo amico; Sulu annuì, sfiorando con le dita il ricamo sul petto e i gradi sulla
spalla: “Pensavo fosse un’occasione adeguata.” replicò il
giapponese.
“Guarda chi si rivede!” esclamò una voce possente, una
mano calò con forza sulle spalle del povero asiatico, che si piegò in due dal
dolore, sotto lo sguardo divertito di Uhura e Chekov, giunto assieme al
corpulento scozzese.
“Il dottore e il signor Spock?” chiese il russo,
stringendo le spalle: “Arriveranno anche loro, ne sono certa, Pavel.” lo
rassicurò la donna, poggiando con cura i fiori ai piedi del monumento alle loro
spalle, proprio sotto la placca
metallica.
Una frase che riassumeva in breve la parte più
emozionante della loro vita.
Il Sole riluceva nel cielo di San Francisco, lambendo
dolcemente il metallo lucente della piccola Enterprise, stagliata contro il
cielo azzurro come se volesse prendere ancora il
volo.
“Boldly
Go Where No Man Has Gone Before… . È ciò che
abbiamo fatto, è illogico farsi prendere dalla nostalgia proprio
ora.”.
il gruppo di amici si voltò verso la voce, scorgendo
finalmente le sagome dei due mancanti.
Il dottore camminava lentamente, lo sguardo tenuto
basso, accanto a lui avanzava l’ambasciatore di Vulcano, figlio di Sarek e
Amanda, la lunga tunica nera svolazzava per la leggera brezza fredda che aveva
cominciato a soffiare attorno a loro.
Finalmente erano tutti
presenti.
Scotty sbuffò, sorridendo appena: “Non finga con noi,
ambasciatore. Tra tutti, lei e il dottore siete quelli che maggiormente sentono
la mancanza di Jim, ho ragione, signore?.” disse con aria pacata,
estraendo una fiaschetta in cuoio.
Ne tracannò deciso una sorsata, alzandola poi a mo’ di
bandiera: “Propongo un brindisi per lui, forse l’uomo più incosciente che abbia
mai solcato le rotte siderali.” dichiarò serio, passando la fiaschetta agli
amici riuniti, “A James T. Kirk, il nostro insostituibile
capitano.”.
Pochi tra loro si unirono al brindisi, primo fra tutti
il dottore, sorvegliato attentamente dall’ex Primo Ufficiale, ma i loro visi
esprimevano tutto il dolore e la
mancanza.
Dopodiché, Bones si avvicinò al monumento, i grandi
occhi azzurri, brillanti e vivaci puntavano verso il ponte della nave in
miniatura; l’ambasciatore si avvicinò a lui, poggiandogli una mano sulla
spalla.
“Scusate, siete voi l’equipaggio della NCC-1701 USS
Enterprise?”
Una voce calma e forte ruppe il riflessivo silenzio in
cui erano scivolati.
Bones si volse di scatto, muovendo un paio di passi in
avanti: dinanzi a lui vi erano due ufficiali della Federazione, nelle loro
divise fiammanti; con un movimento rapido, si portò accanto al Vulcaniano, i cui
gesti mostravano un evidente nervosismo.
Fu Scotty il primo a farsi avanti: “Montgomery Scott,”
si presentò, lo sguardo vivo e fiero, “Il suo nome è leggenda, la sua fama di
uomo dei miracoli ha particolarmente affascinato e profondamente influenzato il
nostro capo ingegnere. Piacere, William T. Riker.” salutò quello che sembrava
più giovane, un uomo dalla folta barba nera, le mostrine da comandante
spiccavano sulle spalle.
L’altro, che recava le mostrine da capitano, si scostò
dal compagno e si portò dinanzi al gruppo di ex ufficiali: il suo sguardo
penetrante sembrava voler legger loro dentro; “Capitano Jean-Luc Picard.” si
presentò, “Sapevamo di trovarvi qui.” aggiunse, cominciando a frugare in tasca
alla ricerca di qualcosa.
Sotto lo sguardo stupefatto dell’ex equipaggio
dell’Enterprise, egli trasse di tasca un logoro pezzo di tessuto ricamato, che
recava le insegne della Flotta Stellare e i gradi di ammiraglio: “Che significa
ciò?” chiese il Vulcaniano con aria severa, permettendo al dottore di prendere
il tessuto tra le mani, cos’era quella sensazione di disagio e di familiarità al
contatto?
“Questo è ciò che è rimasto della divisa del vostro ex
comandante, James T. Kirk” disse improvvisamente Riker, scuro in volto, “morto
nell’adempimento del proprio dovere, aiutandomi a sventare i piani di un folle”
aggiunse Picard.
Un silenzio scioccato accolse le parole
dell’uomo.
“Cosa vuol dire?” tuonò Scotty, afferrando il francese
per un polso, “Cosa intende, capitano?” ringhiò, sottolineando con
evidente ironia il grado dell’uomo, “Vuole farci credere che quei gradi
appartengono veramente al nostro compianto comandante? Non insegnano più Storia
all’Accademia probabilmente, Jim è morto da troppo tempo, disperso in missione
durante il varo del modello B della nostra Enterprise, io c’ero, e l’ho visto
sparire…” ringhiò Scotty, “Anche io ero lì, e posso assicurarle, signore, che è
stato inghiottito dallo spazio.” asserì Chekov, comparso accanto
all’ingegnere.
“Non era
scomparso… Fu portato via dal Nexus…”
La voce di Picard fu poco più di un sussurro ma ognuno
dei presenti sentì chiaramente le sue parole: “Il Nexus lo portò via e lì
rimase, sino al momento in cui prese anche me e lo trovai… Sembrava quasi non
ricordarsi di nulla, era immerso in una specie di vita ideale, la vita che
avrebbe voluto. Ma sono riuscito a farlo tornare indietro con me, ad aiutarmi a
sventare i piani di un folle. Purtroppo, durante lo scontro, è rimasto ferito
troppo gravemente, mi è morto tra le mani, non ho potuto fare nulla per
salvarlo… Solo seppellirlo laggiù.”
mormorò.
Uno schiaffo lo colpì con violenza sulla guancia,
inaspettato e improvviso; tutti si voltarono stupefatti verso Bones, la mano
ancora alzata e col fiato corto: “E lei ha lasciato laggiù, da solo, su un
pianeta ai confini della galassia, il corpo del nostro carissimo amico, del
nostro capitano?” soffiò furibondo, “Quell’uomo… La Terra e la Federazione
stessa gli devono moltissimo; se non ci fosse stato lui, la vita umana sarebbe
cessata tanto tempo fa. Chi ha risolto la crisi di V’ger? Chi ci ha guidato sino
al XX secolo per recuperare una coppia di balene per salvare questo pianeta
dalla distruzione in cui sarebbe incorso a causa di una maledetta sonda? Le
rispondo io, James Kirk! E se lei, oggi, è diventato capitano, se lei, oggi, è
vivo, è perché la Terra è ancora intera, e il merito è dell’uomo che lei ha
seppellito laggiù. Le costava tanto riportarlo qui?” chiese il dottore, i grandi
occhi azzurri lucidi e sull’orlo delle lacrime, “Jim non aveva famiglia, perse
il fratello, la cognata e il nipote su Deneva, i genitori morirono tanto tempo
fa e non aveva nessun altro al mondo. A suo modo, noi eravamo la sua famiglia,
le costava tanto riportarlo qui?” ripeté, una lacrime scivolò silenziosa e
fredda lungo la pelle diafana dell’anziano
ammiraglio.
Il braccio sottile dell’ambasciatore si avvolse
attorno alle spalle del vecchio Bones, che fu tirato indietro e affidato a
Chekov e Sulu; la figura imponente del Vulcan intimorì Riker, che mosse un passo
indietro: “l’emotività e l’impulsività ha da sempre caratterizzato il dottore,
invecchiando è anche peggiorato, lo scusi.” disse pacato l’ex primo ufficiale,
“Nessun problema Ambasciatore,” scosse il capo il francese, nel suo sguardo si
poteva scorgere un moto di dolcezza, “Anzi, capisco molto bene come si sente, e
di ciò mi sento profondamente responsabile. Ma la verità, è che non potevo
riportarlo qui. Non potevo né volevo. Ormai, James Kirk appartiene alla storia,
non volevo che il suo corpo finisse oggetto di studi una volta rientrato sulla
Terra, perché sarebbe stata questa la sua fine: avendo vissuto per anni nel
Nexus, un limbo inesplorato, la Federazione non si sarebbe fatta molti scrupoli
nell’utilizzare il suo corpo per raccogliere informazioni. Per preservare la sua
memoria, ho preferito lasciarlo laggiù.” disse con tono basso, quasi in segno di
scusa.
“Se è davvero così, allora, la preghiamo di unirsi a
noi per un brindisi in onore del nostro vecchio capitano.” esordì Scotty,
passandogli la fiaschetta piena di brandy sauriano: “Sarà un piacere.” replicò
solo, tracannando senza problemi un sorso generoso di
liquore.
“Tipico di lui,” esclamò Sulu all’improvviso, “era
sempre pronto a gettarsi in qualche avventura spericolata e pericolosa.”, disse,
guardando il russo accanto a sé, “Hikaru ha ragione, non è mai stato molto
propenso a seguire i regolamenti. Però ci ha sempre guidato in modo perfetto, la
Federazione ha perso un uomo valido e noi, abbiamo perso un amico.” disse mesto
Pavel, stringendosi il bavero del
cappotto.
“Io credo, che sarebbe contento così. In fondo, è un
eroe, Starfleet lo onora come tale, i cadetti dell’Accademia lo studiano sin dal
primo giorno dei corsi, le tattiche utilizzate nelle nostre innumerevoli
battaglie sono fonte continua di ispirazione per capitani di ogni nave, i
sistemi stellari che abbiamo contribuito ad esplorare sono stati in larga parte
colonizzati e resi parte integrante della Federazione.” dichiarò Uhura con tono
dolce, i grandi occhi scuri splendevano ancora come allora, quando era solo una
giovane tenente al suo primo incarico.
Il medico di bordo annuì impercettibilmente,
voltandosi poi verso Picard, rimasto in disparte assieme al suo luogotenente; si
avvicinò a lui, afferrandolo per un polso, i loro sguardi s’incrociarono e in esso, il comandante dell’Enterprise
1701-D lesse qualcosa che non riuscì a definire con chiarezza, sentimenti
contrastanti, tutti mescolati assieme, ricordi ed esperienze: “Ascolti bene, lei
è un capitano, giusto? Perciò deve avere il comando di una nave interplanetaria.
Ebbene, le dico una cosa, una cosa che dissi anche a quel testone del mio
superiore. Se hanno intenzione di promuoverla, lei rifiuti sempre, altrimenti
potrebbe pentirsene in eterno.” disse solo Bones, i grandi occhi azzurri puntati
su di lui.
Picard annuì con un leggero chinare del capo: “Terrò a
mente il suo consiglio, ammiraglio McCoy...” sorrise lieve, sentiva il cuore
stringersi nel petto al pensiero che parole simili gli erano state dette da
quello stesso uomo che sin da bambino aveva profondamente ammirato: “Signori,
suoneranno banali le mie parole, ma ho provato grande dispiacere nel darvi
questa notizia. Ma è anche vero ciò che il comandante Uhura ha detto, la fama
del leggendario capitano Kirk sarà d’esempio alle generazioni future, io per
primo mi impegnerò per fare in modo che ciò avvenga. È stato un onore per me
conoscervi.”.
“L’onore è stato nostro.” replicò Spock, stringendo la
mano ai due ufficiali in servizio.
I sei uomini si attardarono a guardarli allontanarsi
lungo la strada battuta dal vento che sembrava essersi improvvisamente alzato,
senza una ragione.
§§§§§§§§§§
“Signore, è sicuro di aver detto loro
tutto?”
La voce profonda e impassibile di Riker fluttuò per
qualche istante nell’aria, prima di venir spazzata letteralmente via dal
vento.
Picard scrollò le spalle: “Avrei dovuto?” chiese il
francese con tono raddolcito, guardandolo dritto negli occhi chiusi, “A cosa
sarebbe servito, se non a riesumare vecchi ricordi? Il passato è passato.”
aggiunse, fermandosi; il luogotenente sospirò, guardandosi indietro, il
monumento splendeva sotto il sole.
Poi riprese a camminare accanto al suo capitano:
“forse ha ragione… Data, LaForge e gli altri sono già a bordo?” domandò,
sfregandosi la fronte, “I miei ordini dovrebbero ormai averli riportati alle
loro postazioni.” replicò secco, “Tra poche ore dovremmo
ripartire.”.
Come in risposta alle loro perplessità, il
comunicatore di William gracchiò per qualche istante, seguito dalla voce
dell’androide: “Enterprise a tenente comandante, qui Data. Signore, tutto
l’equipaggio è ai propri posti, siamo in attesa di ordini.”; Jean-Luc sorrise,
prese il minicom dalle mani del suo primo ufficiale e parlò:“Stiamo rientrando a
bordo, preparatevi alla partenza.”.
Piccola cavolata scritta dopo aver trovato il coraggio
di vedere GENERAZIONI, l’ultimo film in cui compare il vecchio Jim..
ç_ç
Alla fine del film, mi ero posta una domanda di vitale
importanza: perché Picard non riportò il cadavere di Jim sulla Terra e lo
seppellì tra le sabbie di Veridian III?
Ciò non mi è andato per niente giù, perciò mi sono
imbarcata in questa fic^*^
È una stupidaggine, non ho tenuto assolutamente conto
della TNG e dei vari avvenimenti, solo di Generazioni, so che sia Scotty, Bones
e Spock sono comparsi nella TNG, ma in questa fic, scordatevelo!
XDXD
Scritta in attesa di concludere EXPLORING, dedicata a
Maya e al duo Eerya-Rowen (grazie per i nuovi capitoli di NESSUNO è PERFETTO
*^*)
UN BACIONE
SHUN