Videogiochi > Assassin's Creed
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Autore: Clive Danbrough    18/12/2009    2 recensioni
Ambientato prima degli eventi narrati nel primo Assassin's Creed, Altair, infallibile Priore della setta degli Assassini, dovrà cimentarsi in pericolose missioni commissionategli dal maestro Al Mualim. Ho cercato di scrivere questa fanfic in un linguaggio che si addicesse al massimo a un capolavoro come Assassin's Creed, e vi prego di commentare per sapere che cosa ne pensiate. Buona lettura!
Genere: Azione, Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Malik scrutò il volto rabbuiato del Priore. Era abituato, ogniqualvolta si trovava al suo cospetto, a sentirsi inferiore: Altaïr sprigionava un’aura di manifesta superiorità, di surreale indifferenza, di forza tangibile che ogni Assassino ambiva a eguagliare. Con scarso successo, tuttavia. Quanto invidiava quell’uomo! Benché fosse anch’egli un esperto Assassino, Malik sapeva perfettamente in cuor suo di non possedere nemmeno un decimo del portentoso talento del pupillo di Al Mualim.

«Mi hai dunque svegliato nel cuore della notte per questo? Non potevi attendere le luci dell’alba?» domandò Altaïr, visibilmente innervosito.

«Certo che no, poiché l’ordine di informarti mi è stato affidato direttamente dal maestro! Egli desidera parlarti, adesso!»

Altaïr alzò lo sguardo. Per la prima volta, sulle sue labbra si dipinse la lieve ombra di un sorriso.

«E così il maestro ora ti utilizza come galoppino. Bene, finalmente un impiego all’altezza delle tue capacità. La fratellanza ne trarrà certamente maggior beneficio che dalle tue abilità di Assassino» mormorò Altaïr, a voce sufficientemente alta perché Malik afferrasse ogni sillaba.

Malik, visibilmente offeso, tacque. Comprendeva il motivo di tanta ostilità nei suoi confronti. L’ultimo incarico che gli era stato affidato, disgraziatamente, si era concluso con un grave fallimento. Nonostante la colpa della disfatta non fosse stata interamente sua, la responsabilità della missione gravava su di lui, e ciò lo rendeva colpevole.

«So che mi disprezzi, Altaïr. Disprezzi la mia devozione al Credo, ma sono fermo nella mia convinzione che questo non faccia di me un debole. Io sono fedele alla fratellanza, non al sangue. Tienilo a mente» rispose Malik, mentre Altaïr, con passo lento ma deciso, si allontanava dal corridoio.

Il silenzio continuò a regnare sovrano. L’Aquila in Volo di Masyaf non aveva ritenuto il suo interlocutore degno di risposta.

  
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