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Autore: nes95    20/12/2009    6 recensioni
Quando la porta si aprì alzai gli occhi dal libro.
"Dove sei stato?" gli chiesi senza alzare la voce, lui mi guardò distrattamente poggiando le chiavi sul tavolino, senza rispondere alla mia domanda.
"Sono le tre del mattino te ne rendi conto?" chiesi nuovamente. (...)
Strinsi al petto Sophie che dormiva, gettai un ultimo sguardo alla casa e misi in moto l'auto.
Sequel di "This Is A Promise".
Questa storia è scritta a quattro mani con la mia BFF Julie (damned_girl)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amy e Nick <3'
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Vivere, vivere anche se sei morto dentro, vivere... E sorridere dei guai proprio come non hai fatto mai e sperare che domani sarà sempre meglio...

 

Chiusi l’ultimo scatolone con uno sbuffo e mi guardai intorno. Le pareti colorate sembravano ironiche messe a confronto con gli scaffali spogli e la scrivania sgombra. Mi sedetti sul letto e sospirai, almeno quello era rimasto intatto, anche se probabilmente non lo avrei più usato. Alla fine ero stata ammessa alla Juliard, sarei partita la mattina seguente.
“Amy?” la voce del mio ragazzo mi riscosse dai pensieri.
“Ehi” lo salutai con un sorriso, si sedette per terra accanto al muro e prese la sua macchinetta fotografica, scattandomi una foto.
“Che fai?” chiesi, non ero in posa e avevo un vecchio jeans e una maglia a mezze maniche gialla. Non ero assolutamente da fotografia. Ma a quanto pare non era del mio stesso parere, me ne scattò un’altra, poi la puntò verso se stesso e scattò l’ennesima fotografia.
“Mi spieghi che fai?” chiesi nuovamente.
“Questa” disse indicando l’apparecchio “me l’ha appena regalata Joe, ora noi la sfruttiamo al massimo” spiegò. Ok, se n’era andato di testa. Faceva troppi concerti, aveva stress represso, sicuramente!
Ah, forse vi siete perse un passaggio, ma si, il mio ragazzo fa concerti per il mondo. Bè è ovvio considerando il fatto che è una star della musica, che io odio.
”Ovvio, come ho fatto a non pensarci” ribattei ironica, Nick rise e si avvicinò a me, posandomi un bacio sulle labbra.
“Corri a fare una doccia, abbiamo una cosa da fare noi due” chiese poi, cosa? Questo è pazzo, pensai mentre mi portava di peso in bagno e apriva l’acqua della doccia, poi uscì dal bagno e lo sentii aprire il mio armadio. Entrai nella doccia sbuffando, chissà cos’aveva in mente quello stupido ragazzino montato.
L’acqua fredda mi scivolava addosso, togliendomi l’odore di cartoni e polvere da dosso, uscii e mi avvolsi in un accappatoio bianco, pensando al fatto che quando sarei stata a New York non ci sarebbe stato nessuno che mi avrebbe fatto sorprese. Mi scrollai i capelli bagnati dalla schiena e mi guardai allo specchio con occhio critico. Non ero cambiata per niente da quando ci eravamo conosciuti, avevo sempre la stessa pelle vellutata, gli stessi occhi castano scurissimo e i capelli scuri, che avevo tagliato da poco. Ora arrivavano poco sotto le spalle, mi piacevano, mi davano un’aria più matura. Sorrisi allo specchio, scoprendo i denti bianchi, poi uscii dal bagno e mi avvicinai al letto, dove erano posati solo un jeans e una t-shirt con una stampa, un cardigan grigio e un paio di sandali. Li indossai in fretta e infilai i pochi abiti rimasti nella valigia, presi la borsa con il mio nuovo cellulare (il vecchio lo avevo spaccato contro il muro dopo una lite con Nick) e le chiavi di casa. Scesi in fretta e raggiunsi il mio ragazzo in salotto, mentre suonava allegramente al pianoforte.
“Sei pronta?” chiese, io annuii e guardai l’orologio, le otto e trenta di sera.
“Dove mi porti?” chiesi, lui sorrise.
“Indovina” rispose. Ah certo, come avevo fatto a non pensarci? Alla nostra spiaggia, ovviamente. Salimmo in auto e partimmo dolcemente, mentre ci lasciavamo alle spalle le luci di casa.
“Ma come si chiama la spiaggia dove andiamo?” chiesi, me lo ero sempre chiesto a dir la verità. Io e Nick l’avevamo soprannominata “La Nostra Spiaggia” ma sicuramente durante il giorno era chissà… la spiaggia del gabbiano, o del fenicottero. Magari gli adolescenti ci facevano surf, beffandosi dei ricordi e delle emozioni che solo quella spiaggia riusciva a suscitarci.
“Non lo so, ma a me sta bene la nostra spiaggia” rispose Nick, mi riscossi e annuii, poi accendemmo la musica, Coldpay.
“Ti mancherò?” chiesi ad un certo punto, per stuzzicarlo, lui rise e mi guardò.
“Veramente… no, non credo mi mancherai” disse sicuro. Lo guardai male, rise ancora e mi baciò la mano, prima di rispondere “da morire” disse, io gli credetti.
“Tanto sarà solo per un paio d’anni, prendo il diploma e torno a casa” dissi come se nulla fosse. Lui mi guardò male facendomi ridere.
“Certo, e io rimango due anni senza di te” disse come se avessi detto una cazzata madornale.
“Esattamente” risposi “è necessario per il mio futuro. Non tutti siamo star famose” risi e guardai la strada ormai familiare, tante erano le volte che l’avevamo fatta.
Rimanemmo in silenzio mentre facevamo gli ultimi chilometri, parcheggiò e scendemmo, tolsi quasi automaticamente i sandali e li posai sul sedile, poi sentii la mano di Nick prendere la mia, respirai l’aria buona che sapeva di mare e ci avviammo verso la riva.
“Ricordi la prima volta che siamo venuti?” chiese ad un certo punto, eravamo seduti sulla spiaggia, avevo appoggiato la schiena contro il suo petto e lui giocava con le mie mani.
“Certo, mi hai praticamente rapita… e baciata!” ricordai con un sorriso.
“E meno male. Se avessi aspettato una mossa da parte tua…”
“Sono i ragazzi che fanno la prima mossa” gli ricordai, lui rise e frugò nella tasca, estraendo la sua macchinetta fotografica.
“Queste tutte su quello strano sito che usi tu?” mi informai riferendomi al social network con cui si era fissato da qualche tempo a questa parte.
“Certo” rispose prima di scattare una fotografia, e poi un’altra, e un’altra. A me, al mare, a noi e una alla macchina.
“Quella domani non parte!” dissi ridendo. Nick invece divenne serio.
Rimase a contemplare le nostre mani intrecciate per un po’ prima di baciarmi sulle labbra. Era un bacio diverso dal solito, non c’era la solita passione frenata, risposi per un po’, poso dopo mi trovai schiacciata dal suo peso. Ero leggermente spaventata, non eravamo mai finiti in una situazione del genere.
Cominciò a torturare il mio collo, con tanti baci, che non stonavano per niente.
Dovevamo fermarci, dovevamo fermarci…
Posai le mani sul suo petto mentre lei poggiava me mie sul mio volto, senza smettere di attaccare le mie labbra,
Dovevamo fermarci, dovevamo fermarci…
Le mie mani raggiunsero il primo bottone della sua camicia, giocando con il colletto, Nick mi accarezzava la schiena sotto la maglietta, mi tolse la giacca e la buttò poco lontano, slacciai il primo bottone della camicia.
“Fermo… Fermo” sussurrai contro le sue labbra, senza crederci più di tanto in realtà. Nick smise di torturarmi il collo, finalmente mi guardò in viso.
“Cosa c’è?” chiese, io ero sconvolta, non riuscivo a far altro se non guardarlo stranita.
“Cosa stiamo facendo?” chiesi.
“Ci amiamo” rispose lui con semplicità. Io guardai la sua mano sinistra, dove l’anello luccicava in tutto il suo casto splendore. Anche Nick lo guardò.
“Non possiamo” dissi, anche se dentro volevo soltanto non aver interrotto quello che stavamo facendo, desideravo che ricominciasse a baciarmi. Continuammo a guardare il suo anello, un semplice cerchietto da tremila dollari che ci impediva di poter amarci completamente. Nick fece un sospiro.
“Io ti amo.” disse “e che succeda ora o tra un apio d’anni… io voglio solo stare con te, Amy. Nient’altro. E se staremo insieme per sempre adesso o dopo il matrimonio non cambia tanto le cose” Rimasi leggermente spiazzata da quelle parole, non me le sarei mai aspettate. Allora presi un respiro profondo, ora la decisione stava a me. Fissai lui, il suo viso, i suoi riccioli e le sue fossette, quelle che si formavano solo quando era estremamente concentrato o pensoso. Poi la sua mano, l’anello, l’altra mano che stringeva la mia sulla sabbia… Presi la sua mano sinistra e feci brillare l’oro bianco nella luce fioca della luna piena guardandolo ancora. E presi la mia decisione. Sfilai l’anello dl suo dito, facendolo finire accanto al mio cardigan. Sorrise e le sue labbra tornarono sulle mie.

 

 

Quando aprii gli occhi sentii la sabbia nel naso. Era una strana sensazione, solitamente avvertivo le coperte attorno alle mie gambe, o l’odore del caffè per la casa, quello che mi preparava Linda prima di andare al mercato. La seconda cosa che avvertii fu una presenza accanto a me, anzi.. sotto di me. Dormivo praticamente addosso a Nick, che mi teneva stretta al petto, sorrisi, prima di realizzare che le onde del mare riempivano il silenzio. Oddio, era successo davvero!
Guardai il viso di Nick, era rilassato, una vaga traccia di sorriso sulle labbra. Notai che eravamo coperti da un plaid, sotto sapevo di non avere indumenti. Dopo eravamo rimasti a parlare sotto le stelle, coccolandoci, poi ci eravamo addormentati coperti dal plaid sporco di sabbia.
Non volevo alzarmi, sapevo che poi la magia sarebbe finita. Mi accoccolai di nuovo sul suo petto e chiusi gli occhi, in tempo per sentire le sue labbra sulla mia nuca.
“Ehi…” mormorò con la voce impastata di sonno, mi sgranchii la mia prima di rispondere al saluto.
“Giorno” mormorai senza aprire gli occhi, rimanemmo così per un po’ mentre riprendevamo completamente conoscenza. Io rimasi con gli occhi chiusi, non volevo spostarmi da quella posizione protetta.
“Amore…” mormorai dopo un paio di minuti.
“Si?” chiese a sua volta.
“A che pensi?” non ero pentita, chiariamoci, ma sicuramente non avevamo fatto una cosa giusta. Aveva infranto una promessa, e avevo paura solo delle conseguenza che poteva avere su lui questa cosa.
“Che sono felice” rispose invece sorprendendomi. Aprii gli occhi e lo guardai stranita, ma venni rassicurata subito dal suo sorriso. Aveva lo sguardo sereno. Lo baciai sulle labbra, poi raccattai il mio jeans e una camicia, la sua, e corsi verso la riva, fermandomi però sul bagnasciuga. C’era l’alba, come la prima notte che avevamo passato su quella spiaggia.
“Che facciamo?” chiesi quando sentii il suo braccio che si posava sulle mie spalle.
“Andiamo a fare colazione e poi ti porto a casa, alle undici in aereo porto.” rispose. Grazie…
“Intendo se si dovesse venire a sapere” specificai.
“Non lo so. Ma non me ne preoccupo” disse stupendomi ancora “è la mia vita e faccio quello che voglio e che è giusto” io sorrisi ed adagiai la testa sul suo petto mentre ci godevamo l’alba.
Il gate era molto affollato, quando riuscimmo a salire sull’aereo erano passate da un pezzo le dieci e mezzo, allacciammo la cintura di sicurezza e prendemmo il mio ipod.
“Non riesco ancora a crederci” disse Alex facendomi sorridere. Ero triste da una parte, avevo salutato il mio ragazza poco tempo prima, ma l’idea di poter frequentare una scuola così importante e farla con la mia migliore amica… bè, non mi sarebbe più ricapitato!
“Nemmeno io…” risposi, Alex mi guardò con la sua faccia più severa.
“Lui è un cucciolo fedele, tranquilla” disse, io risi mentre le assistenti di volo passavano tra i passeggeri per assicurarsi che avessero allacciato le cinture.
“Non è questo che mi preoccupa, anzi non sono preoccupata per niente!” ammisi, sorrisi e misi un’auricolare nell’orecchio, accendemmo e chiudemmo gli occhi per assaporare meglio la musica, poco dopo sentimmo l’aereo che si muoveva.
La nostra avventura stava cominciando.

 

 

Storia dedicata a CHIARA, GRETA, MARTINA, FIAMMA e GABRIEL

  
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