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Autore: La Gatta    21/12/2009    6 recensioni
"Se fosse stata veramente un animale fedele, non avrebbe lasciato che accadesse qualcosa alla persona a cui aveva consacrato la propria vita e i propri ideali, che aveva giurato di proteggere – aveva pronunciato proprio queste parole - e di seguire anche all’inferno. All’unico uomo a cui aveva mostrato la sua schiena."
Spoiler capitolo 102.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Hawk’s Eyes

One, 21 guns. Lay down your arms.
Dedicata a Silvia, come regalo di Natale.

[E anche un po’ a Mao, anche se non la leggerà mai.]

 

Riza appoggiò la schiena al muro della stanza, rabbrividendo al contatto con la fredda parete. Si morse il labbro per cercare di frenare i pensieri che fluivano senza controllo nella sua mente, ormai priva dell’abituale freddezza e lucidità, un tempo tanto tipica del Tenente.
 “Il fedele cane di Mustang”, così l’aveva definita King Bradley, un orrido homunculus che una volta lei stessa considerava la massima autorità di un esercito al servizio della comunità e della salvaguardia di Amestris. Le sembrò che tutto quello in cui aveva creduto fino a poco prima si stesse sbriciolando: non rimaneva nulla se non un desolante vuoto, concreto come il livido intonaco che ora sosteneva il suo corpo, impedendole di cadere.
Se fosse stata veramente un animale fedele, non avrebbe lasciato che accadesse qualcosa alla persona a cui aveva consacrato la propria vita e i propri ideali, che aveva giurato di proteggere – aveva pronunciato proprio queste parole - e di seguire anche all’inferno.
All’unico uomo a cui aveva mostrato la sua schiena.
A cosa era servito dissuadere il colonnello dall’aprire il portale, rischiando la vita, se poi era stato comunque orribilmente costretto a farlo, per di più per un motivo incomprensibile?
Pensava anche a Edward e ad Alphonse, così giovani e già responsabili delle sorti del paese, di una nazione nata, in realtà, per soddisfare le folli mire di gloria di pochi individui. Non era giusto che l’alchimista d’acciaio dovesse preoccuparsi non solo di sostenere il fratello e di ricomporre il suo corpo, cercandone i pezzi quasi fosse un puzzle da ricomporre, ma anche di difendere la libertà di tutti.
Nulla aveva senso. Forse, se non fosse entrata nell’esercito, non avrebbe visto tanto orrore, non avrebbe saputo cos’era la guerra o le assurde morti di Ishbar, né avrebbe conosciuto la verità: sarebbe stato meglio non soffrire, lasciando, inconsapevolmente, agli altri il destino e il futuro del mondo.
Ma nel momento stesso in cui aveva scelto di servire, con assoluta dedizione e devozione, il Colonnello, aveva già stabilito indissolubilmente la propria sorte. Questa scelta era, però, proprio l’unica cosa di cui non si pentiva, sebbene fosse stata la causa della tremenda avventura che stavano ancora vivendo e di ogni sofferenza. Nelle ultime ore era stata costretta persino a puntare la pistola contro il suo “superiore”, per evitare che assaggiasse il gusto terribile di un’atroce vendetta su Envy e per non vedere più quello scintillio, pieno di odio e di furia omicida, nei suoi occhi.
Ed eccola al punto cruciale: i suoi occhi.
Sì, Roy Mustang non avrebbe più potuto distinguere colori, forme, persone e la sua fedele ombra non aveva potuto impedirlo, non aveva combattuto per salvarlo, non aveva sparato nessun colpo contro il nemico. Ma le sua facoltà intellettive ora si concentravano solo sulla sconvolgente notizia che il Colonnello era ormai completamente cieco.
Riza si concentrò e chiuse gli occhi per cercare di scorgere cosa vedeva, o meglio non vedeva, lui.
Com’era potuta accadere una cosa simile?
Le avevano spiegato tempo prima qualcosa su uno strano portale e su una bizzarra figura, bianca e sorridente, che esigeva e pretendeva sempre qualcosa in cambio della sua apparizione: perché il principio dello scambio equivalente doveva valere sempre e comunque in alchimia? Se suo padre ne era esperto, perché non aveva mai voluto imparare la sua arte misteriosa e segreta?
Un pensiero la colpì di colpo: se solo fosse stata un’alchmista avrebbe potuto anche lei aprire quella maledetta porta della “Verità” per poter chiedere indietro gli occhi di Roy, anche in cambio dei propri.
Poteva immaginare come avrebbe reagito l’alchimista di fuoco se avesse osato esporgli un progetto simile, che ormai, folle e fuori controllo, avrebbe compiuto all’istante.
All’inizio Roy si sarebbe mortificato e subito dopo avrebbe detto, serio:

“Senza la vista non potrebbe coprirmi le spalle, Tenente."

E allora lei avrebbe prontamente risposto.

“Un vero cecchino colpisce il nemico anche ad occhi chiusi, signore.”

 

 

 

 

 

 

 

Note:
Perché continuo a pensare che, se solo Roy ha potuto vedere la sua schiena, Riza non può aver mai avuto una relazione con un’ altra persona? E perché la guerra di Ishbar mi fa venire in mente la guerra del Vietnam? Avrei bisogno anch’io di smettere di pensare.
So che l’idea dello scambio di occhi è un po’ stramba, sembra quasi quello di Death Note con gli shinigami, ma questo è quello che mi è venuto in mente dopo il capitolo 102, immaginando la reazione di Riza. E' la mia prima fan fiction, perciò se non volete stroncare un’autrice in erba, lasciate qualche commento.

  
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