Nessuno di
noi aveva mai pensato a come affrontare una situazione del genere; eravamo
completamente estranei a battutine sarcastiche, risposte risicate e saluti a
mezza bocca. Da quando si erano conosciuti erano sempre andati d’accordo e, la
loro armonia, era sempre stata una parte importante per ognuno di loro.
Ma non in
quei giorni.
Io ed Ishizaki eravamo appena arrivati al campo e ci eravamo
meravigliati del fatto che fosse vuoto; niente palloni in giro, nessuna
bottiglietta d’acqua, nessun borsone lasciato sulla panchina, nessun
asciugamano lasciata fuori posto.
“E ho battuto il capitano, siiiii!”
strillò il mio amico per quella inaspettata novità. Avevo già cominciato a
prenderlo in giro, quando sentì delle voci dagli spogliatoi; ci siamo
avvicinati con cautela, ma abbiamo riconosciuto subito la voce del capitano…
Alquanto arrabbiata, direi.
“Cresci per
una volta tanto!”
“Ah, io
dovrei crescere?!”
“Taro, non
sono io quello che rinuncia perché si sta cagando sotto dalla paura!”
“VAI A
FARTI FOTTERE, TSUBASA OZORA!”
Stavo per
irrompere negli spogliatoi, ma vidi la porta aprirsi di scatto e Misaki uscire ‘alquanto’ incavolato.
“Io me ne
vado, ci vediamo domani.” Disse con il borsone in
spalla e con lo sguardo rivolto verso il basso; Ishizaki
gli andò dietro, mentre io entrai negli spogliatoi per far ragionare l’altra
metà campo.
“Tsubasa…” lo trovai appoggiato al tavolo, con le braccia
conserte al petto e lo sguardo assorto in chissà quale pensiero; mi avvicinai
lentamente per non disturbarlo e gli carezzai un braccio per avvertirlo della
mia presenza.
“Cosa è
successo?”
“Niente,
una discussione…”
“Una
discussione… Tu e Taro?”
“Beh, ora
ci è proibito litigare solo perché siamo la Golden Combi?” Mi ha risposto male,
e se n’è accorto; mi tira a sé ed affonda la testa nell’incavo del mio collo,
tra i miei capelli.
“Scusa…”
“Non fa
niente…” Le sue mani mi stringono forte, e questo mi dice che non vuole
continuare il discorso… Almeno, non ora.
“Mi
spiegate cosa diavolo succede qui?” strillò Ryo
entrando negli spogliatoi con fare furioso.
“Ishizaki, non è il momento… Perché non ti metti un po’ in
porta così Tsubasa fa due tiri?”
“Perché non
ti ci metti tu?”
Tsubasa
si girò verso il compagno e lo guardò con rimprovero.
“Che c’è?
Per me non è rischioso come lo è per lei?”
Il mio
capitano insiste con il suo sguardo fino a quando Ryo
non si arrende.
“Uffi però!” Sorrido mentre vedo il mio amico allontanarsi
abbattuto; sento Tsubasa allentare la presa attorno
ai miei fianchi e posarmi un bacio sulla guancia.
“Ne
riparliamo poi.” Dico restituendogli il bacio sulle labbra; mi risponde con un
cenno del capo e mi ha lasciato così, con una brutta sensazione in corpo.
Quella che
sembrava una piccola discussione stava tirando per le lunghe; erano passati
quattro giorni e quei due testoni non si decidevano a parlare… Sapevo che Tsubasa era un testone, ma mi aspettavo un po’ più di
maturità da Taro! Più tentavo di parlarne con il mio ragazzo, più mi sviava su
altri discorsi… E devo dire che ci riesce alla perfezione, ogni volta. Con Taro
ci si era messo d’impegno Izawa, senza gran successo
però.
Ah, beh, ma
io sapevo già che dovevo incorrere in forze maggiori per farli parlare…
Mi decisi a
fare quella chiamata dopo l’ennesima rispostaccia che si erano dati l’un
l’altro.
“Pronto?
Qui casa Aoba.”
“Ciao Yayoi, sono Sanae.”
“Ah, Sanae, che bello sentirti!” Sentì qualcosa, o meglio
qualcuno, parlare in sottofondo.
“C’è Jun lì con te?”
“Sì,
stasera è a cena da me… Mia madre gli prepara tutti i suoi piatti preferiti… A
volte non so se preferisca me o lei.” La sento ridere. Evidentemente Misugi le ha risposto con il solletico.
“Ecco, era
proprio lui che mi serviva, in realtà.”
“Jun?”
“Già… In
squadra abbiamo un problemino che sta diventando una catastrofe.”
“Cosa
succede?”
“Due dei
nostri hanno litigato.”
“Oh, capita
spesso, lo sai come sono fatti i maschietti quando giocano a calcio!”
“Yayoi… Misaki e Tsubasa non si parlano
da quattro giorni… E se si trovano in stanza da soli vanno a finire a
parolacce.” La sua risata cristallina si
zittisce immediatamente.
“Misaki e Tsubasa sono in grado di
litigare?”
“A quanto
pare si.”
“… Metto il
vivavoce.” Evidentemente, anche lei era molto curiosa di sapere come, e
soprattutto perché, quei due erano arrivati a questo punto; Yayoi
non conosceva tanto Taro, ma quelle poche volte che ci aveva parlato erano
bastate per capire quanto fosse dolce e… Delicato, sì, è questo il termine
esatto. Mentre Tsubasa era dolce ed ingenuo, Misaki era più… Sì, forse più femminile, ma non nel vero senso del termine; era fondamentalmente
buono e sembrava fatto di porcellana. Ogni sua carezza, ogni suo tocco era
molto più delicato del normale. Io l’ho sempre ricollegato alla mancanza della
madre che, volente o no, l’aveva intaccato nel profondo più di quanto ci abbia
fatto credere.
“Tsubasa e Taro che litigano? E’ assurdo!” Sentì dire MIsugi con tono concitato e…
Spaventato?
“Non è assurdo, Jun! Non si parlano da giorni.” Dissi
sospirando preoccupata.
“Forse, se
tu parli con loro, ti daranno retta.”
“Ne dubito
tesoro, se non danno retta a Sanae,
come possono darne a me?”
“E allora? Che mi consigli di fare?”
“…” Anche Misugi sembra aver preso la cosa sul serio. Forse ha capito
che la cosa non è da sottovalutare.
“Perché non
provi a parlarne con Wakabayashi e con Hiyuga?”
“E loro due
ti sembrano le persone più adatte? Ti ricordo che, nell’ultimo ritiro, si sono
messi a fare i capricci solo perché erano capitati nella stessa camera.”
“Lo so, lo
so… Ma Genzo è l’unico in grado di far parlare il tuo
ragazzo, credimi.”
“E perché
Taro dovrebbe confidarsi con quel musone di Kojiro?”
“Infatti io confido che sia Tsubasa
a fare il primo passo per la riconciliazione, non il contrario… Misaki è restio a confidarsi anche con Tsubasa,
figurati se lo fa con qualcun altro!”
“E allora
perché proprio Hiyuga?”
“Perché può
dare finalmente la colpa a Tsubasa per qualcosa, no?”
Sento Yayoi ridere, mentre i miei occhi si riducono
ad una fessura “Scherzi a parte, credo che Kojiro sia
esattamente l’opposto di Misaki e, se si scornano un
po’, non credo che possa far loro del male.”
“Se lo dici
tu…” Anche se a me non convince per niente… “Ora attacco… Vado a farmi dire
cosa è successo veramente.”
“Ok…
Tienici informati.”
Era
arrivata l’ora di sentire il rompiscatole numero 1…
Misa che era un bel po’ che non
scrivevo…
Premetto che
non potrò aggiornare spessissimo, ma farò del mio meglio.
Buona
lettura!