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Autore: AliceRose    22/12/2009    8 recensioni
Il racconto inizia a New York,qualche mese prima dello scoppio del caso Kira in Giappone. Principalmente si tratta di una storia d'amore, ma in seguito si riallaccerà con le vicende dell' anime,modificandole in parte. Come capirete dal titolo mi è stata ispirata da una canzone secondo me molto azzeccata. Buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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25. Rintocco

 

Il concretizzarsi del peggiore dei miei incubi si affacciò nella mia mente.

Ryuzaki morto.

Non avrei lasciato che accadesse. A nessun costo.

Senza rendermi nemmeno conto di ciò che stavo facendo, balzai fuori dal mio nascondiglio e mi avventai su Misa, sperando con tutta me stessa di essere ancora in tempo per impedire che lo scambio avvenisse.

La ragazza si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa nel vedermi piombarle addosso dal nulla.

Non fu niente rispetto all’urlo che lanciai io, quando nel tentativo di strapparglielo dalle mani, toccai il Death Note e vidi alle sue spalle la creatura chiamata Shinigami.

Era un essere spaventoso:

Le sue sembianze vagamente antropomorfe non lo rendevano affatto più rassicurante. Era incredibilmente alto, con gli arti sproporzionatamente lunghi rispetto al resto del corpo, la pelle di una sfumatura bianco-grigiastra. Ciò che mi inquietava maggiormente in quell’essere, ancora più del ghigno quasi divertito che scopriva i denti affilati, erano i grandi e sporgenti occhi rossi.

“Ciao!” Gracchiò al mio indirizzo, inclinando la testa di lato.

Rimasi a fissarlo, paralizzata dallo sbigottimento.

Uno schiaffo sul labbro mi riportò a questioni di natura più pratica.

A quanto pareva Misa si era riavuta dallo smarrimento che le aveva causato il mio intervento.

Sentii in bocca il gusto salino del sangue.

Mi aveva colpita con uno dei numerosi anelli che portava alle dita.

Le ricambiai la cortesia, mollandole con tutte le mie forze un ceffone in pieno viso, nella speranza che abbandonasse la presa sul quaderno.

Non fu così.

Ci ritrovammo al suolo a lottare dibattendoci in mezzo alle foglie secche, senza che una avesse la meglio sull’altra.

Entrambe eravamo spinte da un motivo troppo importante per cedere.

Nel frattempo il dio della morte se la rideva di gusto, svolazzando a pochi metri da noi.

Sembrava spassarsela quanto Connor durante un episodio di Celebrity Deathmatch .

“Piantala di ridere Ryuk, facciamo lo scambio!” Strillò Misa col poco fiato che le era rimasto.

Anch’io iniziavo a patire la fatica per la prolungata colluttazione.

Tuttavia fu un sollievo udire quelle parole. Non era troppo tardi per fermarla.

“ Ancora no.. E’…Davvero divertente. Voi femmine umane sareste disposte a fare qualunque cosa per quel sentimento chiamato amore.” Constatò lo Shinigami sghignazzando.

Era agghiacciante che trovasse quella situazione comica. Ryuk era un mostro, rideva nonostante ci fossero delle vite in gioco.

“ Cosa può importare a un dio di una vita umana?” Mi fece notare la vocina.

 Osservazione legittima.

Io e la mia avversaria ci arrendemmo nello stesso istante. Eravamo esauste.

Stavamo in ginocchio sul terreno freddo, una di fronte all’altra, respirando affannosamente.

 In mezzo al silenzio di quel luogo, il rumore prodotto dal nostro battito cardiaco accelerato risultava assordante.

“Perché mi hai seguita Akiko-chan?” Mi domandò d’un tratto con voce rotta.

Mi accorsi con stupore che aveva gli occhi lucidi.

“ Piangi perché dovrai uccidermi Misa?” Ribattei tagliente.

“N-non avrei mai voluto essere costretta.” Balbettò mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia.

“ Questo è veramente il meno, te lo assicuro. Tu vuoi farmi qualcosa che è di gran lunga peggiore della morte.” Replicai, sentendomi investire da un’ondata d’ira.

Lei abbassò lo sguardo, piangendo silenziosamente.

“ Mettiti nei miei panni Misa, hai idea di quello che potrei provare?” Incalzai.

“Mi dispiace..” Sussurrò lei.

“Se lo pensi davvero fai ancora in tempo a rinunciare.” Tentai di convincerla.

Scosse la testa con energia.

“No. Light creerà un mondo perfetto, popolato solo da persone buone e oneste. Io lo aiuterò a realizzare il nostro sogno e lui mi amerà per sempre!” Si infervorò, gli occhi colmi di adorazione nel nominare l’oggetto del suo amore.

Fu il mio turno di scuotere la testa, disgustata.

“ Light Yagami è un assassino psicopatico affetto da delirio di onnipotenza e tu Misa sei soltanto una povera illusa. Lui non ti ama, non sei che uno strumento nelle sue mani. Se ti amasse, se fosse realmente così, non ti spingerebbe a compiere azioni simili. Quando si ama qualcuno prevale il desiderio che sia al sicuro al di sopra di ogni altra cosa.” Affermai con decisione.

Non potei non pensare ai biglietti aerei per New York affidati a Connor , dopo aver pronunciato quelle parole.

Ryuk sbadigliò sonoramente.

Lei mi scoccò un’occhiata di odio puro.

“Light ama Misa-Misa. Magari non quanto Misa ama lui, ma la ama!” Sibilò.

Rinunciai a contraddirla, cercare di aprirle gli occhi era utopia allo stato puro.

“ Non avere paura..” Mormorò poi, addolcendosi.

“ Farò il modo che tu non soffra, non sentirai niente. E neanche lui soffrirà. Te lo prometto Akiko-chan!” Sorrise.

Ebbi la conferma che era matta da legare.

“Non ho paura…” Obiettai.

Perlomeno non ne avevo per me.

“ Inoltre non canterei vittoria tanto in fretta. Prima di avvicinarti a Ryuzaki, dovrai passare sul mio cadavere e se non erro, non hai la più pallida idea di quale sia il mio nome.” Aggiunsi sfidandola.

“Questo presto non sarà più un problema…” Controbatté la mia antagonista guardando lo Shinigami, che a sua volta ci scrutava incuriosito.

Prima che l’essere decidesse che la scena lo annoiava e si risolvesse a effettuare il fantomatico scambio con Misa, sferrai a quest’ultima un altro manrovescio che ella mi restituì prontamente.

Fummo daccapo.

Avevo decisamente sottovalutato la sua forza fisica cimentandomi in quello scontro.

Volarono pugni, calci, sberle, graffi e morsi da ambo le parti. Non ci risparmiammo ogni sorta di scorrettezza. Eppure la ragazza rimaneva saldamente ancorata al quaderno della morte, come se fosse un salvagente in mezzo all’oceano in tempesta.

Prima o poi lo Shinigami si sarebbe stancato di contemplare quella scena grottesca e avrebbe assecondato Misa. A quel punto lei avrebbe scoperto come mi chiamavo e si sarebbe aggiudicata un ulteriore vantaggio. Sarebbe bastato mettermi fuori combattimento per una manciata di secondi, tempo di scarabocchiare il mio nome e sarei stata finita. A quel punto la stessa sorte sarebbe poi toccata a Ryuzaki.

Era un’ipotesi niente affatto remota. Avvertii farsi strada dentro di me il panico. Man mano che trascorrevano i minuti, le mie energie si affievolivano ed ero conscia che anche l’interesse del dio della morte stesse sciamando di pari passo.

Dovevo impedire che accadesse. Se solo fossi riuscita a mettere le mani sul Death Note…

Cadendo su un fianco, respinta da Misa dopo il mio ennesimo tentativo di impadronirmi del quaderno, un piccolo oggetto d’argento fece capolino dalla tasca dei miei jeans.

Lo zippo di Connor.

In quell’istante capii cosa dovevo fare.

“ Se il quaderno viene reso inutilizzabile strappandolo o bruciandolo, tutti gli umani che lo hanno toccato fino a quel momento moriranno.”

La regola letta ad alta voce da Aizawa il giorno precedente mi riecheggiò nella testa.

Se fossi riuscita nel mio proposito sarei morta. E con me Misa e probabilmente Light.

Sarei diventata un’assassina esattamente come loro.

“Oltre a tirare le cuoia che non fa molto piacere…” Ribadì la vocina un po’ seccata.

Non potevo rimuginarci troppo sopra, il tempo stringeva.

Ryuzaki sarebbe stato salvo, era l’unica cosa che contava.

Chissà se sarebbe stato in grado di ricostruire l’accaduto senza nemmeno una prova…

Non faceva differenza. Non lo avrei mai saputo.

In un attimo la decisione fu presa, avvenne tutto in pochi secondi:

Mi slanciai verso la mia avversaria con tutte le forze rimastemi e con una mano, finalmente riuscii ad afferrare un bordo del quaderno. Lei me la arpionò con le unghie per farmi desistere. Per un momento fui allettata dall’idea di limitarmi a sottrarglielo, ma se anche se ce l’avessi fatta, avrei solo ottenuto di invertire le parti e l’esito definitivo sarebbe stato incerto.

Distruggendo quell’oggetto rivoltante invece non avrei lasciato spazio ad alcuna incognita.

Con la mano libera feci girare la rotella dell’accendino e senza badare all’eventualità di bruciarmi o di bruciare Misa, appiccai fuoco al Death Note. Presto una piccola ustione sarebbe stata l’ultima delle nostre preoccupazioni.

Quando la ragazza si accorse di ciò che avevo fatto, non poteva più porvi rimedio.

Il quaderno si incendiò, divorato da una repentina fiammata azzurra.

Entrambe lo lasciammo cadere.

Misa spalancò la bocca in una O perfetta.

“Hey!” Udii protestare Ryuk.

Chiusi gli occhi e attesi le conseguenze del mio gesto.

Attesi un po’ troppo a lungo.

Li riaprii.

Lo Shinigami era scomparso e del quaderno omicida, non era rimasto nemmeno un granello di polvere.

 “Santo cielo Akiko-chan, chi ti ha ridotta in quello stato?” Piagnucolò Misa osservandomi stralunata.

Non fui in grado di articolare alcuna risposta, mi limitai a restituirle lo sguardo, inebetita.

“Buone notizie: Sei viva e vegeta e la beneamata Misa apparentemente non rammenta di voler fare secchi te e Ryuzaki. Anche se così non fosse, non avrebbe più alcuna arma a disposizione attualmente. Cattive notizie: Senz’altro anche Light gode di ottima salute, c’è ancora un Death Note di cui può servirsi e tu non hai uno straccio di prova a suo carico, visto che hai distrutto l’unica esistente. Ah se quel damerino psicotico scoprisse che la sua pedina ha fallito, non ci metterebbe molto ad elaborare un piano di riserva. E visto che un’altra cattiva notizia, consiste nell’evidenza che tu non sia diventata più furba, ti converrebbe evitare che ciò accadesse.” Mi illustrò il punto della situazione la mia voce interiore.

Le sue considerazioni erano più che sensate, ma a ronzarmi nel cervello in maniera assillante, era un altro aspetto della vicenda…

“ E’ falsa..” Borbottai a mezza voce.

“ Akiko-chan stai bene? Chiamo un’ambulanza?” Esclamò l’idol sinceramente preoccupata, appoggiandomi le mani sulle spalle, gli occhi nocciola sgranati.

Anzi, l’occhio nocciola sgranato. L’altro era violaceo e tumefatto per merito mio.

Mi sfuggì una risatina inopportuna.

Non potevo fare a meno di trovare buffo che due minuti prima volesse ammazzarmi.

“ No.. Misa, stai tranquilla, sto bene.” La rassicurai impegnandomi per apparire convincente.

Lei annuì un po’ dubbiosa e io tornai a concentrarmi sulle mie elucubrazioni.

Era ormai palese che la regola che prevedeva la morte di tutti coloro che avevano toccato il quaderno, in caso di distruzione dello stesso, fosse falsa.

Senza dubbio si trattava di uno stratagemma di Light, per tutelarsi nel caso qualcuno avesse proposto di eliminare lo strumento attraverso il quale esercitava il suo potere.

Di conseguenza anche la regola che imponeva di uccidere ogni tredici giorni non era veritiera.

Serviva unicamente a scagionare i due colpevoli. Kira e il secondo Kira, rispettivamente Light e Misa.

Alcune delle istruzioni riportate sul Death Note tuttavia erano attendibili. In particolar modo quelle legate alle circostanze in cui si intendeva stabilire il decesso della vittima.

Iniziavo a non capirci più nulla. Mi avrebbe fatto comodo potermi rivolgere a uno Shinigami per avere qualche delucidazione in  merito.

“ Oh sì, bella trovata, sono così degni di fiducia!” Considerò acidamente la mia coscienza.

Effettivamente si erano dimostrati decisamente faziosi.

“AAAAAAAAAAH LE MIE UNGHIE!!!” Gridò la mia compagna orripilata.

Non le prestai attenzione. Ero troppo presa a realizzare appieno quanto fosse diabolica mente di Light.

Se i miei sospetti erano fondati anche solo per metà, quell’infame bastardo aveva pianificato tutto fin nei minimi dettagli. A partire dalla sua richiesta di farsi imprigionare. Ogni sua azione era stata volta al momento in cui sarebbe stato scagionato e a quel punto, libero di agire. Era riuscito a resistere isolato in una cella quasi due mesi, pur di perseguire il suo obbiettivo. Voleva vincere ad ogni costo.

Rabbrividii. Se non avessi deciso di seguire Misa quella mattina, la vittoria sarebbe senz’altro stata sua. Con conseguenze a cui non volevo nemmeno pensare.

Eppure nell’arco di tempo trascorso insieme al quartier generale, mi era sembrato una persona diversa:

 Altruista e gentile.

 Non aveva mai illuso Misa con promesse d’amore che sapeva di non poter mantenere.

Qualcosa in lui era cambiato nello stesso istante in cui era rientrato in contatto col Death Note.

Sbirciai la giovane che si ripuliva alla male peggio dalle foglie accartocciate rimaste impigliate nei suoi capelli biondi, del tutto dimentica di quello che era appena accaduto.

Forse distruggendo il quaderno o allontanandolo, si cancellava la memoria di chi ne aveva fatto uso. Mi ritrovai ad azzardare.

Ma era inutile arrovellarmi il cervello in una serie di supposizioni che non avrei potuto confermare.

Ciò che era certo, era che il figlio dell’ex sovrintendente Yagami fosse un feroce assassino e che mai e poi mai si sarebbe arreso.

Gli avevo inferto un danno notevole privandolo di una delle sue armi e della sua alleata, ma non potevo credere che una persona come lui si sarebbe rassegnata.

 C’era ancora un quaderno in circolazione e la sua mente torbida pronta a ideare nuovi escamotage per usufruirne. Del resto avevo già appurato che per lui aspettare non costituiva un problema. E per quanto ne sapevo, poteva essere in grado di far nuovamente tornare i ricordi a Misa e istigarla a terminare il lavoro iniziato. O compiere lui stesso il misterioso scambio con l’altro dio della morte e eliminarci tutti, una volta scoperto che la sua complice era stata colta in flagrante.

Per di più ero convinta nella maniera più assoluta che per lui togliere la vita a Ryuzaki, fosse una questione personale.

Fin dall’inizio tra loro era stata una sfida mortale.

Non mi restavano altre alternative, il Death Note superstite doveva sparire dalla faccia della Terra.

Era necessario che agissi rapidamente e tanto per rendere il panorama più roseo ancora, non avevo uno straccio di idea.

*

“Akiko-chan, cosa ci facciamo in questo posto?” Farfugliò Misa confusa, continuando a esaminarsi le unghie, fortemente contrariata.

Mi chiesi come avrebbe reagito se avesse potuto vedersi in faccia.

“U-una p-passeggiata.” Improvvisai.

“Qui?” Esclamò incredula.

Quel parco era veramente troppo sinistro perché fosse plausibile.

“Misa-Misa non capisce… Ricordo che avevo qualcosa da fare da queste parti in effetti… Ma non riesco a ricordare cosa…” L’idol si portò le mani alle tempie, massaggiandole con delicatezza, come se quel gesto potesse restituirle i ricordi.

“ Ma non ci eravamo già salutate questa mattina?” Aggiunse scrutandomi con sospetto.

“ Sì…” Confermai per prendere tempo.

La ragazza rimase in attesa di una spiegazione più esaustiva.

“ Ma avevi dimenticato la giacca da me e ti ho raggiunta per restituirtela..” Mi illuminai, togliendomi l’indumento che avevo scordato di star indossando.

Glielo porsi dopo aver cercato di ripulirlo dalla terra. Per il sangue non potevo fare nulla. Era piuttosto malconcio.

Rabbrividii nel mio golfino leggero, l’aria era gelida.

Misa se ne accorse e fece per restituirmelo.

“Tienila se hai freddo Akiko-chan!” Mi sorrise.

“Non la voglio!” Sbottai ostile, ritraendomi.

A differenza sua non avevo dimenticato niente.

Lei mi guardò ferita.

“Cosa c’è Akiko-chan? Misa ha forse fatto qualcosa di male?” Volle sapere, desolata.

Mi intimai di calmarmi.

“ No Misa, scusami è solo… Lo choc. Fa davvero freddo...Grazie.” Mi sforzai di sorridere infilando nuovamente il giubbotto.

Annuì rincuorata.

Poi con la sua tipica velocità nel cambiare umore ripeté costernata:

“CHOOOC?”

“Come stavo dicendo prima, ti sono venuta incontro per ridarti la giacca.. Visto che eravamo fuori, abbiamo deciso di..Emh..Fare un giro all’aria aperta, così siamo venute qui in metropolitana…E…” Mi arrampicai penosamente sugli specchi.

“E..?”  Incalzò lei.

“Siamo state aggredite da alcuni malviventi che mi hanno portato via i soldi e il cellulare!” Conclusi degnamente la mia pietosa bugia.

Cercai di sostenere lo sguardo della mia interlocutrice senza battere le palpebre.

“Ma è terribile! Devo avvisare subito Light!” Si agitò la giovane, mettendosi alla ricerca del cellulare.

Sudai freddo. Dovevo trovare uno stratagemma per dissuaderla.

“In borsa non c’è! Forse hanno rubato anche il mio…” Frignò dopo aver vuotato l’intero suo contenuto per terra.

Se non altro si era bevuta la mia panzana.

“Ah no eccolo!” Tirò un sospiro di sollievo raccogliendo l’apparecchio che giaceva al suolo a un paio di metri da lei.

“Misa…Forse..” Iniziai.

“DANNAZIONE E’ ROTTO!!!” Mi interruppe il suo strillo stizzito.

Osservò l’aggeggio reso ormai inservibile con estremo disappunto e senza pensarci due volte, lo scagliò nella boscaglia.

“Maledetti teppisti!!! Capisci perché Kira andrebbe supportato dalla polizia anziché ricercato?” Sbuffò di pessimo umore.

Dovevo ammettere che conservava una certa coerenza.

Non spiccicai una sillaba. Quasi sicuramente ero io la responsabile della fine del suo telefonino.

“Ora come faccio ad avvertire il mio Light?” Si lagnò ancora.

“ Se fossi in te eviterei di farlo preoccupare, siamo un po’ acciaccate ma dopotutto stiamo bene..” Osservai tentando di celare l’ansia.

“Dici?” Si imbronciò.

Annuii con convinzione.

“ Beh potrei passare direttamente al quartier generale!” Propose, entusiasta della soluzione.

“ Piuttosto faresti meglio ad andare a casa, farti un bagno rilassante e cambiarti. Non vorrai mica che Light ti veda così?” Le consigliai facendo leva sulla sua vanità.

“ Hai ragione Akiko-chan! Misa-Misa deve essere sempre a meglio per il suo Light!” Approvò.

Perfetto. Una volta scoperto il livido bluastro intorno all’occhio non si sarebbe fatta viva per almeno una settimana.

“Anche tu dovresti darti una sistemata però…” Mi fece notare.

“Suppongo di sì.” Accondiscesi.

“Mi presti lo specchietto?” Domandai prima che lo riponesse nella borsa.

Era ora che esaminassi i danni.

Non ero un bello spettacolo:

A causa del taglio sul labbro, avevo il mento imbrattato di sangue. Sullo zigomo sinistro si stava allargando un ematoma su cui spiccava un profondo graffio che lo rendeva ancora più evidente. A contornare il tutto,  la mia chioma scarmigliata mi regalava una gradevole aria da degente di un manicomio.

Mi sfuggì un sospiro.

“Sei messa male Akiko-chan!” Ridacchiò Misa.

“ Non credere di avere un aspetto migliore!” La rimbeccai punta nell’orgoglio.

Non ero certo la sola ad averle prese.

Il piagnisteo che seguì, mi fece pentire amaramente di averla indotta a controllare a sua volta lo stato in cui versava.

“Ci vorranno due settimane perché l’occhio torni normale!” Si crucciò.

Né gioii segretamente.

“Certo che è strano...” Considerò mentre eravamo prese a ripristinare un’apparenza perlomeno civile.

“Che cosa?” Chiesi ripulendomi il mento e la bocca dal sangue rappreso con una salviettina profumata.

Non era il modo più indicato per medicarmi e il contatto con la ferita bruciò parecchio.

“ Ci è andata davvero bene. Quei criminali avrebbero potuto farci molto peggio.. Invece sembriamo uscite da una rissa tra ragazze! Rise di cuore.

Io deglutii e nascosi immediatamente la mano martoriata da mezzelune rosse in tasca.

Dopo pochi minuti fummo pronte per andarcene.

Il cielo sopra di noi si faceva sempre più scuro e  non vedevo l’ora di abbandonare quel luogo.

“ E’ tuo quello Akiko-chan?” L’idol mi indicò lo zippo di Connor seminascosto tra il fogliame.

Doveva essermi caduto mentre il quaderno bruciava.

“Sì…” Annuii chinandomi precipitosamente per raccoglierlo.

Avevo rischiato di smarrire un vero portafortuna.

Accarezzai le iniziali in filigrana e lo strinsi forte tra le dita.

“Grazie.” Sussurrai.

Poi lo riposi al suo posto, in attesa di proseguire il suo compito.

 

*

 Percorremmo il viaggio a ritroso, senza intavolare alcuna conversazione.

Misa tentava di camuffare la palpebra tumefatta con il trucco e io giocherellavo nervosamente con  la zip della sua giacca, maledettamente sulle spine.

Il tragitto mi era parso velocissimo all’andata, ora al contrario sembrava infinito.

Giunte alla stazione da cui eravamo partite in quella che mi pareva una vita prima, temetti che la ragazza cambiasse idea e decidesse di accompagnarmi alla sede investigativa.

Fortunatamente mi sbagliavo.

“ Ti saluto Akiko-chan, ora salgo sulla mia linea! Tra una ventina di minuti sarò a casa, che meraviglia!” Annunciò soddisfatta, stiracchiandosi.

Non vedeva l’ora di iniziare le opere di restauro.

“Buon bagno!” Replicai cercando di apparire naturale.

“ Grazie! Ci vediamo tra.. Un paio d’ore!” Stabilì dando un’occhiata all’orologio che stranamente era sopravvissuto al nostro round.

“Magari tre..” Ci ripensò.

“ Per favore non dire nulla a Light finché Misa-Misa non sarà arrivata. D’accordo?” Mi pregò dopo una piccola esitazione.

“Contaci.” Le assicurai.

Me ne sarei guardata bene.

“Ti ringrazio. Non vorrei farlo stare in pena per me. Ha già abbastanza preoccupazioni..” Ci tenne a precisare con aria premurosa.

“ Questo è poco ma sicuro.” Dichiarai consapevole che non avrebbe potuto afferrare il reale senso della mia affermazione.

Non riuscii a evitare di irrigidirmi quando mi stampò un bacio sulla guancia per salutarmi, ma parve non farci caso.

“ A dopo!” Si accomiatò salutandomi con la mano, prima di correre via.

Risposi al cenno, sperando vivamente di non rivederla mai più.

Aveva assassinato Ukita e una miriade di altre persone.

Avrebbe ucciso Ryuzaki se non le avessi messo per mera casualità i bastoni tra le ruote.

E lo stesso avrebbe fatto con la sottoscritta, seppur vagamente a malincuore.

Che ne fosse conscia o meno, per me era lo stesso.

Il pensiero di aver condiviso tutto quel tempo in sua compagnia e di averla considerata un’amica, mi faceva accapponare la pelle.

Ma non era il momento più opportuno per perdermi in quelle considerazioni.

Dall’istante in cui ero rimasta sola, si era innescato il conto alla rovescia.

“Buon anno!” Commentò la vocina con  sarcasmo funesto.

*

 Mio malgrado dovevo ammettere che la presenza dell’idol, sebbene sgradita, mi aveva imposto di mantenermi relativamente calma, allo scopo di evitare quesiti inopportuni.

 Mentre camminavo in solitudine per la strada, circondata da passanti frettolosi e ignari, sentivo riaffacciarsi nuovamente il panico.

Come potevo sperare di cavarmela?

Sola contro la persona che aveva orchestrato per quasi un anno un piano raffinatamente macchinoso, diabolico e quasi infallibile, se non fosse subentrato il caso.

E se non mi fosse saltato lo sghiribizzo di assecondare un’intuizione che non aveva alcun supporto concreto.

Ero una povera illusa.

Non possedevo certo un’intelligenza pari alla sua per contrastarlo e se persino chi invece lo eguagliava, non era stato in grado di bloccarlo, l’aver contemplato la prospettiva di riuscire io nell’impresa, era folle.

Man mano che avanzavo, sentivo lo stomaco come oppresso da un macigno e le gambe farsi sempre più malferme.

Dovevo sedermi, ma in mezzo alla città non c’era nemmeno l’ombra di una panchina e Misa ormai doveva quasi essere arrivata a destinazione…

Fui colta da un violento capogiro e mi rassegnai ad appoggiarmi al muro di un palazzo per riposare qualche istante. Ci mancava solo più che perdessi i sensi.

All’improvviso ebbi una gran voglia di piangere.

“Effetto postumo alla scarica di adrenalina.” Sentenziò la mia voce interiore.

Cessai di trattenermi e mi abbandonai a un pianto liberatore, incurante degli sguardi incuriositi e talvolta compassionevoli che mi si posavano addosso.

Immediatamente mi sentii meglio.

Non propriamente ottimista, ma se non altro non più preda dello sconforto più nero.

Arrivata a quel punto non potevo certo lasciar perdere e inoltre una piccola, remota possibilità di farcela l’avevo anch’io.

Potevo solo affidarmi all’effetto sorpresa.

E dovevo ragionare come se i membri della squadra investigativa fossero tutti miei nemici, non solamente Light. Anzi, dovevo guardarmi da Ryuzaki in egual maniera, se non addirittura maggiormente.

Il detective non avrebbe affatto gradito lo scopo della mia missione.

Scacciai a viva forza il pensiero che lo stavo tradendo affinché non rischiasse più la vita.

Forse ero un’egoista, anzi il forse era superfluo, ma in quanto tale non me ne importava niente.

Inspirando profondamente estrassi il cellulare, miracolosamente illeso, dalla borsa.

Considerai di aver avuto una fortuna sfacciata che non avesse suonato mentre mi trovavo ancora con Misa, o la mia frottola inerente al furto, sarebbe stata smascherata miseramente.

Pregai che la mia buona sorte per quel giorno non fosse ancora esaurita e premetti il tasto di chiamata rapida verso l’unica persona che poteva aiutarmi e che inconsapevolmente, lo aveva già fatto moltissimo.

Mi dispiaceva enormemente coinvolgerlo ancora.

Rispose al primo squillo.

“ Stai bene?” Chiese Connor precipitosamente. La sua voce tradiva una certa preoccupazione.

“Sto bene.. Sei solo?” Mi informai di rimando.

“ Sì. Non mi sono mosso dal tuo appartamento. Ora mi faresti la cortesia di spiegar..”

“Perdonami, ma non c’è molto tempo e ho bisogno del tuo aiuto.” Lo interruppi.

“Poi ti racconterò tutto, te lo prometto.” Aggiunsi sapendo di non poterlo garantire con tutta la sicurezza che palesavo in apparenza.

“Dimmi.” Si arrese sorprendentemente in fretta.

In nemmeno due minuti gli illustrai il mio piano.

Definirlo “piano” era esagerato. Forse “istruzioni” era un termine più appropriato. E anche in quel caso estremamente generoso.

“Ovviamente rendermi partecipe del motivo, sarebbe troppo disturbo.” Affermò il mio migliore amico quando finii di parlare.

“Te lo direi Connor credimi ma…”

“Non c’è tempo.” Terminò la frase per me.

Restammo entrambi in silenzio.

“Lo farai?” Dissi con un fil di voce.

“ Esigo una spiegazione esauriente, con dovizia di dettagli. Preferibilmente davanti a una merenda consistente, finanziata da te.” Fu il suo modo di acconsentire.

“Non so come ringraziarti.” Mormorai.

“Ad esempio non ficcandoti mai più un casino del genere.” Berciò lui prima di interrompere la comunicazione.

Nonostante tutto, sorrisi.

*

Le prime gocce di pioggia iniziarono a infrangersi al suolo quando mi ritrovai davanti al quartier generale.

A giudicare dalla tonalità cupa assunta dal cielo, si preannunciava un diluvio epocale.

Ero tornata appena in tempo per mettermi al riparo.

“ Certo, è proprio questa la priorità. Stai per andare a rubare a Psyco il suo bel quadernetto e sei tutta contenta di non bagnarti. Mi pare giustissimo.” Sottolineò la vocina velenosa.

Possibile che dovesse sempre esprimere il suo parere?

Con l’approssimarsi dell’ingresso dell’imponente grattacielo, mi assalì una sensazione di nausea, dovuta alla tensione.

“ Finalmente una reazione normale!” Festeggiò ancora la mia coscienza, fastidiosamente.

“Chiudi il becco.” Bofonchiai.

Era da un po’ che non parlavo da sola.

Il cuore prese a martellarmi furiosamente nel petto al momento di varcare la soglia dell’edificio.

Entrare senza che nessuno se ne accorgesse, non era semplice quanto uscire e purtroppo non possedevo le capacità e l’esperienza di Wedy.

Solo un’ottima conoscenza del palazzo e della collocazione delle telecamere.

Il momento di maggior pericolo, sarebbe stato durante l’apertura e la chiusura delle porte automatiche.

Dovevo sperare che nessuno vi prestasse attenzione per trenta lunghissimi secondi.

Riguardo a Ryuzaki e il resto della squadra, non nutrivo particolari preoccupazioni. Ero quasi certa che stessero  esaminando attentamente il Death Note e che non avrebbero vigilato particolarmente sui movimenti esterni. Compreso Light che doveva recitare la sua farsa.

Watari invece, mi impensieriva di più perché controllare le telecamere, era una delle sue abituali mansioni. Oltre a quella a mio avviso più impegnativa, di provvedere ai fabbisogni alimentari del detective.

Del resto non avrebbe avuto ragione di turbarsi vedendomi rientrare, potevo benissimo essere uscita per fare due passi e aver cambiato idea a causa del tempo. Il vantaggio del quartier generale rispetto agli alberghi, era il non condurre più obbligatoriamente un’esistenza da reclusa.

Mi convinsi che fosse la conclusione più ragionevole a cui potesse giungere l’anziano signore.

Inoltre era ormai troppo tardi per indulgere in dubbi sull’efficienza del mio operato.

Inspirai a lungo e inserii il pass nell’apposita fessura.

Aspettai che la porta a vetri scorresse, con quella che a me parve una lentezza esasperante e scivolai nell’ingresso deserto.

 Ricordai di respirare, solo una volta raggiunto uno dei punti ciechi, non coperto dalle inquadrature dei sistemi di sorveglianza, proprio dietro una scalinata.

Mi appiattii contro la parete per riprendere fiato e riorganizzare le idee.

Il mio cuore aveva appena ripreso a battere ad un ritmo regolare, quando qualcosa si materializzò dal nulla, fluttuandomi davanti a mezz’aria.

Un pezzettino di carta appallottolato.

Con estrema riluttanza, allungai la mano per sfiorarlo. In ogni caso non mi sarei potuta sottrarre alla volontà del proprietario di quel frammento.

Nonostante mi fossi preparata mentalmente alla visione dello Shinigami, sussultai con forza trovandomelo davanti.

Perlomeno non urlai.

Mi limitai a fissarlo con gli occhi sgranati per il terrore.

Sembrava ancora più raccapricciante dell’altro. Forse perché non sghignazzava scompostamente. Al contrario aveva un’espressione dannatamente seria dipinta sul volto mostruoso.

“Dov’è Misa?” Mi chiese senza preamboli, con voce grave.

Mi stupii  nell’udire un timbro femminile.

Effettivamente, osservando la creatura con più attenzione, si notava qualche indizio in tal senso.

“Sarà l’acconciatura vezzosa.” Suggerì la vocina, a sproposito.

“Rispondimi!” Mi ingiunse l’essere.

“Sta bene.” Replicai recuperando il self-control.

Il dio o meglio, la dea della morte, scrutò il giubbotto che indossavo con aria che mi parve preoccupata.

Lo stramaledetto giubbotto di Misa.

“Dimmi dove si trova.” Ripeté gelida.

“A casa. A farsi un bagno caldo. Controlla pure se non mi credi! E per tua informazione, questo me l’ha lasciato perché avevo freddo.” Spiegai seccata, indicando l’indumento.

Era contro ogni logica che mi giustificassi con uno Shinigami.

“Ti ho vista seguirla fuori di qui, ma non posso lasciare questo posto. Ti conviene dirmi cosa le hai fatto ed essere sincera, altrimenti…” Mi minacciò.

“ Non le ho fatto niente di più di quello che lei non abbia fatto a me.” Allusi al mio aspetto scarruffato, senza sbilanciarmi.

“Perché?” Insistette.

Tacqui. Non mi pareva molto saggio rivelarle la ragione.

Malauguratamente avevo terminato il mio scarno catalogo di menzogne giornaliero con l’idol.

“Parla.” Mi ordinò.

“Per il quaderno.” Confessai messa alle strette.

“Quindi hai scoperto la verità.” Constatò, lo sguardo che le scintillava di un inquietante bagliore scarlatto.

“Già. E le ho anche impedito di fare lo scambio con il tuo collega.” Le rivelai spavaldamente in un raptus di incoscienza.

Contrariamente a ciò che pensavo, fu con ogni probabilità quella frase a salvarmi la vita.

“ Misa… Voleva scambiare di nuovo gli occhi?” Domandò agghiacciata.

Annuii perplessa. Non sapevo bene cosa essi centrassero, ma non chiesi delucidazioni. Ero troppo sorpresa dalla sua reazione.

“ Come l’hai fermata?” Volle sapere.

“Ho distrutto il quaderno. Lei ora non ricorda niente.”  Risposi atona.

Grazie a entrambi i dettagli, la ragazza era inattaccabile.

La Shinigami rimase qualche istante in silenzio. Sembrava assorta in un ragionamento febbrile.

“Yagami Light… Dannato bastardo.” La sentii sibilare.

“Su questo sono perfettamente d’accordo.” Mi lasciai sfuggire.

Ci studiammo per una manciata di secondi. Senza una spiegazione razionale,  la creatura cominciava a incutermi meno timore.

“Hai intenzione di rivelare a qualcuno ciò che sai?” Si informò poi.

Mi strinsi nelle spalle.

“No. Non ho nessuna prova contro Misa. Rischierei solo di mettere in allarme quel pazzo furioso di cui è innamorata, che escogiterebbe chissà cosa per proseguire il suo vanaglorioso progetto.” Conclusi mestamente.

“ Ma allora cosa stai cercando di fare?” Sembrava confusa dalle mie dichiarazioni.

“Voglio rendere Light Yagami inoffensivo una volta per tutte e perché ciò avvenga, è necessario che metta le mani sull’altro Death Note e lo elimini.” Affermai decisa.

“In questo modo lui la farà franca. Perderà la memoria e i tuoi amici non potranno dimostrare più niente.” Osservò interdetta.

Nulla di cui non fossi perfettamente consapevole.

“Non importa.. Mi basta solo...Che una persona sia al sicuro.” Mormorai abbassando gli occhi.

“L’umano che chiamate Ryuzaki.” Indovinò lei.

Feci un cenno affermativo col capo.

“ E’ lui che voglio proteggere. A discapito di tutto il resto. Ma forse è sciocco spiegarlo a un dio della morte, non credo che tu possa capire.” Mi ritrovai a farfugliare senza un perché.

“L’hai presa per la tua psicologa?” Mi rimbeccò aspramente la vocina.

“Ti sbagli, lo capisco.” Mi contraddisse la diretta interessata, lasciandomi di stucco.

Quella bizzarra conversazione mi stava facendo perdere un mucchio di  minuti preziosi.

Dovevo spicciarmi. Non potevo aspettarmi che Connor si barcamenasse per rimanere nella “sala di controllo” ancora a lungo.

“Intendi… Ostacolarmi?” Scelsi con cura le parole. Era troppo pretendere che pronunciassi serenamente il termine “uccidermi”.

Scosse la testa.

“No. Se Light dimenticherà di essere Kira, per Misa sarà solamente meglio. E poi..” Esitò.

“Poi?” La esortai.

“Ti devo un favore.” Fu la sconcertante replica.

Realizzai che La Shinigami provava un sincero affetto per la giovane. Nettamente in contrasto con Ryuk, che invece mi aveva dato l’impressione di trovare gli esseri umani una specie di svago.

“Anziché perderti in considerazioni superflue, approfittane!” Suggerì la mia voce interiore con veemenza.

Giusto.

“Qualsiasi favore?” Indagai.

“Dipende.”

“Non potresti prendere il quaderno e portarlo via?” Azzardai speranzosa.

“No. Tecnicamente appartiene a Light. Se lui non rinuncia alla sua proprietà, io non posso fare nulla, è la regola.” Mi rese edotta.

“ E ucciderlo?” Proposi con un ghigno, ignorando la parte di me che sosteneva non lo desiderassi realmente.

“Mi farebbe immensamente piacere, ma Misa ne soffrirebbe troppo.” Si rifiutò.

Pareva contrariata.

“ Lo immaginavo, ma dovevo almeno provarci!” Esclamai.

La spaventosa divinità, mi guardò come se mi mancasse qualche rotella.

“Chiunque ti parli per cinque minuti giunge a questa conclusione.” Si intromise la vocina.

Non le badai.  Mi frullava altro per il cervello.

“ Potresti invece fornirmi un..Diversivo?” Tentai, auspicando fosse la volta buona.

“Suppongo di sì.” Accondiscese.

“Ti ringrazio emh..”

“Rem. Sono Rem.” Si presentò.

“Grazie Rem.”

“Io sono..” Feci per presentarmi a mia volta, ma lei mi interruppe:

“Lo so.”

“O-ok.” Balbettai sconcertata.

La faccenda stava assumendo dei risvolti deliranti.

*

Più mi avvicinavo alla “sala di controllo”, più il mio nervosismo aumentava.

Continuavo a ripetermi che sarebbe filato tutto liscio, che il peggio, dopo lo scontro con Misa, era passato.

Come bugiarda facevo talmente pietà da non convincere nemmeno  me stessa.

In realtà il peggio doveva ancora arrivare e lo sapevo molto bene.

Le probabilità di fallire erano elevate e se così fosse stato, non avrei mai più avuto un’altra chance.

Forse Ryuzaki mi avrebbe arrestata per tentato inquinamento di prove.

Ammesso che quel reato esistesse.

E Light avrebbe mangiato la foglia. Fattore che avrebbe innescato ripercussioni sinistre.

Rischiavo di peggiorare la situazione.

Quei pensieri angoscianti e il riecheggiare dei miei passi nei corridoi spogli, non erano granché come compagni.

“Avresti preferito che Rem rimanesse?” Mi irrise la vocina.

Certo io e la Shinigami avevamo stretto un’insolita alleanza, ma non per questo la consideravo una presenza rassicurante.

Non mi sentivo per niente pronta, quando giunsi in prossimità della meta.

Indugiai qualche attimo, sperando di essere pervasa da un’improvvisa sferzata di coraggio, ma dovetti rassegnarmi. Non arrivò.

Con la tachicardia che si riaffacciava a tormentarmi, avvicinai un occhio allo strumento di controllo della retina posto all’ingresso del cuore del quartier generale, affinché la porta di acciaio, si spalancasse.

A quel punto dovevano avermi notata. Ma non c’era nulla di sospetto.

Non ancora.

Per sicurezza avevo abbandonato la giacca di Misa nel mio nascondiglio di fortuna, di modo che Light non collegasse immediatamente il mio furto a lei.

Le mani presero a tremarmi in maniera incontrollabile quando intravidi il primo spiraglio della stanza.

Ancora pochi secondi e mi sarei trovata faccia a faccia coi membri della squadra investigativa.

All’interno c’erano soltanto Ryuzaki, Light e Connor.

Un altro inspiegabile colpo di fortuna.

“Dovremmo lavorare Ken-san” Stava dicendo il figlio dell’ex-sovrintendente al mio amico, in tono lievemente infastidito.

Chissà cos’aveva architettato quest’ultimo per motivare la sua ostinazione nel presenziare lì dentro.

Mi augurai potesse raccontarmelo a obbiettivo raggiunto.

Il detective, appollaiato nella sua consueta maniera, stava controllando il Death Note, come avevo previsto.

Ne reggeva le estremità tramite pollice e indice di ambo le mani, con la sua presa delicata..

Perfetto.

“ADESSO!” Urlai dalla soglia della sala, come stabilito al telefono.

Connor non se lo fece ripetere due volte:

Scattò agilmente verso Ryuzaki e gli strappò con facilità l’oggetto, cogliendolo del tutto di sorpresa. Quindi effettuò un lancio magistrale, degno del quarterback che era stato, nella mia direzione.

Osservai il quaderno sorvolare tutta la stanza, con il fiato sospeso.

Ma il tiro era stato davvero perfetto.

Lo afferrai al volo, girai sui tacchi e iniziai a correre alla velocità massima consentita dalle mie gambe.

I quel momento mancò la luce.

Ringraziai mentalmente Rem.

*

Captai fin troppo presto il rumore di altre scarpe che rimbombavano sul pavimento oltre le mie.

Si avvicinavano rapidamente.

Non mi voltai e continuai a correre, la milza attraversata da dolorose fitte.

Avevo sperato che il blackout mi facesse guadagnare qualche minuto, ma le luci di emergenza di cui era dotato l’edificio, si erano accese troppo velocemente.

Mi occorrevano solo pochi istanti per distruggere lo strumento di morte che tenevo fra le mani. Ma per agire, avrei avuto bisogno di fermarmi e se lo avessi fatto, il mio inseguitore mi avrebbe raggiunta.

 Ero praticamente certa che non si trattasse di Ryuzaki, poiché avevo espressamente chiesto a Connor, di cercare di trattenerlo a più lungo possibile.

“Fermati Akiko-san!” Mi gridò Light Yagami fugando ogni possibile dubbio.

La sua voce, spezzata per la corsa, cercava di mantenersi moderata, ma io ne percepivo il tono rabbioso.

Non sprecai fiato a rispondergli e proseguii a correre alla cieca. La luce rossastra che illuminava fiocamente lo stabilimento mi confondeva, unita al panico legato alla consapevolezza di avere Kira alle spalle.

Prima o poi la mia buona stella doveva eclissarsi.

Mi ritrovai davanti a un vicolo cieco.

Ero riuscita, nella disattenzione dovuta alla paura e allo sforzo fisico, a finire nell’unica zona che avrei dovuto evitare.

In fondo al corridoio in cui mi ero addentrata, era situata solo una camera.

Nessuna via di fuga.

Tornare sui miei passi era impossibile, il ragazzo mi avrebbe fermata.

Disperata aprii la porta ed entrai, tentando di richiuderla dietro di me, inutilmente.

Il giovane la spalancò e per il contraccolpo caddi all’indietro.

Udii prima un tonfo ovattato. Lo zippo d’argento che precipitava al suolo dopo essermi scivolato dalla tasca. Poi un rumore metallico. Light che faceva scattare la maniglia, chiudendoci dentro.

*

Mi tirai frettolosamente in piedi, indietreggiando con il quaderno stretto al petto.

Valutai se fosse possibile recuperare l’accendino, ma era atterrato troppo distante da me e troppo vicino al mio avversario.

Quest’ultimo, manco mi avesse letto nel pensiero, lo intercettò sul pavimento e gli assestò un colpo di tallone, facendolo slittare dietro di sé.

L’arnese cozzò contro l’ingresso chiuso.

Impensabile riuscire a raggiungerlo.

Mi morsi il labbro inferiore per trattenere un gemito di sconforto, riaprendo la ferita appena rimarginata, che tornò a sanguinare.

L’omicida di fronte a me, mi osservava perfettamente calmo, rilassato. Le braccia distese lungo i fianchi, i capelli castano chiaro appena scompigliati dopo la lunga corsa.

“Cosa ti è saltato in mente Akiko-san?” Esordì tranquillo, quasi amichevole.

Sembrava  volersi dimostrare indulgente per il mio subitaneo raptus di follia.

Non aprii bocca e lo fissai ostile, accentuando la stretta intorno al Death Note.

“Vorrai mica ucciderci tutti?” Scherzò accennando una risatina.

“Risparmiami la commedia. Conosco la verità.” Sbottai.

Ebbe un’impercettibile esitazione, poi sorrise. Un sorriso che non si estese ai gelidi occhi nocciola.

“Non capisco cosa tu intenda.” Finse un lieve smarrimento.

“Secondo me lo capisci molto bene invece. Kira.” Replicai a denti stretti.

Lui rise educatamente.

“ Anche tu ostinata come Ryuzaki, Akiko-san. Ti ha influenzata parecchio.” Commentò leggero, come se la mia accusa non lo avesse minimamente toccato.

Avanzò di un passo e io arretrai ancora.

“Eppure ogni sospetto sul mio conto, ormai dovrebbe essere fugato.” Aggiunse simulando dispiacere per la mia assenza di fiducia.

Se non avessi assistito alla dimostrazione inconfutabile della sua colpevolezza, mi avrebbe quasi ingannata.

“Ti riferisci alla regola dei tredici giorni suppongo. Che presumo sia falsa quanto quella riguardante la morte in caso di distruzione del quaderno, visto che sembra studiata appositamente per scagionarti.” Ipotizzai con sarcasmo.

Lo vidi irrigidirsi lievemente.

Doveva aver colto la mia allusione riguardante la sorte del Death Note che aveva occultato.

“Sai, è sorprendente quanto bruci in fretta.” Lo resi partecipe, dando un colpetto alla copertina nera con la punta delle dita.

Mi parve fremere dall’ira. Immaginai che esplodesse, ma non fu così.

“Dammi quel quaderno, subito. Non costringermi a farti del male.” Mi intimò, la voce mortalmente calma.

“Immagino ti seccherebbe sporcarti le mani o spiegazzarti la camicia pulita. Preferisci usare carta e penna vero Light?” Lo provocai.

Non riuscivo a mettere a tacere l’istinto perverso e autolesionista che mi imponeva di parlargli in quel modo.

Aspettai nuovamente che perdesse il controllo, ma ancora una volta, non accadde.

Il ragazzo mi guardò intensamente e si avvicinò ancora di qualche passo, con lentezza.

Io fui nuovamente costretta ad indietreggiare.

Ormai mi trovavo con le proverbiali spalle al muro.

“Tu non capisci..” Scandì le parole con vigore.

“ Quello che faccio, è volto alla creazione di un mondo in cui le persone rette e meritevoli non vivranno più nella paura. In cui i deboli e gli innocenti non verranno più oppressi. Estirperò il male, totalmente.” Si accalorò, lo sguardo acceso da una luce maniacale.

“Eppure degli innocenti sono morti per mano tua. E progettavi di ucciderne altri.” Gli ricordai freddamente.

“ Ma non ti rendi conto? Il sacrificio di pochi, confronto al risultato che otterrò è un’inezia. Nessuno a parte i criminali dovrà morire, a patto di non ostacolarmi. E’ chiunque si opponga a questo progetto ad essere nel torto! ” Argomentò con passione.

Serrai le mandibole con astio.

“Capisco..E’ a causa di Ryuzaki.” Sillabò il suo nome in maniera fastidiosa, con un sorriso sardonico.

Poi d’un tratto, tornò serio e la sua voce si fece suadente:

“Akiko-san, cos’ha lui in fondo da offrirti? Cos’ha fatto per te? Come puoi fidarti di una persona di cui non sai nulla, a partire dal nome.”

Trasalii leggermente. Non so come avesse indovinato, ma aveva toccato uno dei miei nervi scoperti e lo sapeva bene.

Un lampo divertito gli guizzò negli occhi per un attimo.

“Se io avessi una persona come te a mio fianco Akiko-san, se fossi così fortunato, condividerei tutto, non ci sarebbe alcun segreto. Sarei felice, di averti vicina.” Terminò la sua arringa, infondendo anche la giusta dose di emozione nel finale.

E per rimarcare le sue intenzioni, mi tese la mano.

Doveva avermi presa per cretina. D’altra parte il suo pensiero nei confronti del genere femminile mi era palese fin dall’inizio.

Non potei evitarlo, mi sfuggì una risata.

“ Splendida interpretazione Light..” Mi complimentai ironicamente.

Lui abbassò il braccio proteso.

“Non offenderti, ma non ho mai subito il fascino del tuo bel faccino..” Lo schernii.

“Forse perché mi sono accorta fin dalla prima volta in cui ti ho visto, di quanto fossi marcio dentro.” Conclusi regalandogli un’occhiata carica di disprezzo.

La corda che avevo tanto tirato, infine si spezzò.

Con il volto distorto in una maschera furibonda, il giovane si scagliò contro di me.

Nel tentativo di difendermi, impossibilitata di usare le mani a causa del quaderno, cercai di imitare i movimenti di Ryuzaki per sferrargli un calcio in pieno viso.

Mi sbilanciai all’indietro e…

Ovviamente mancai il bersaglio. Light mi afferrò la caviglia facendomi perdere l’equilibrio.

Caddi rovinosamente a terra, di schiena.

L’impatto col pavimento non fu affatto gradevole.

“Ma chi credevi di essere? Chuck Norris?” Protestò la vocina.

Provai a rialzarmi, stordita dalla botta, ma qualcosa me lo impedì.

Light mi stava bloccando le gambe al suolo con il suo peso.

Non potevo colpirlo con le braccia perché altrimenti avrei dovuto abbandonare la presa sul Death Note.

Non avevo scampo.

Si chinò su di me.

La sua faccia era a poco più di una spanna dalla mia, gli occhi nella penombra della stanza, sembravano rossi.

Aprii la bocca per urlare, ma lui mi serrò le mani intorno alla gola, soffocando ogni suono.

“Se le buone non sono servite, proverò con le cattive.” Bisbigliò con le labbra dischiuse in un sorriso sadico. Dopodiché iniziò a stringere.

*

“Toglile le mani di dosso, Yagami Light.” Ordinò una voce, perentoria.

Rem.

Il diretto interessato, non obbedì.

La mia vista cominciò a farsi sfocata. Non avrei resistito ancora per molto.

“ Sbrigati, se non vuoi che scriva il tuo nome sul mio Death Note.” Ribadì La Shinigami.

“ Non pensi a Misa, Rem? Non le farebbe affatto piacere se mi uccidessi.” Le fece notare subdolamente il suo interlocutore.

“Non lo ripeterò ancora una volta.” Fu la replica lapidaria.

Finalmente lo psicopatico sciolse la stretta dal mio collo.

Tossii con forza. Poi respirai a pieni polmoni, alla spasmodica ricerca d’aria. Mi sentivo spossata.

“Cosa ti è preso? Questa ragazza sa tutto, ci denuncerà alla squadra investigativa e Misa finirà in prigione, se non peggio.” Insinuò Light. Era un vero asso a fare leva sui sentimenti altrui.

A quanto pareva non esisteva limite al disgusto capace di suscitarmi.

“ Non mi preoccuperei di questo Yagami Light. L’unico pericolo rimasto a minacciare Misa, attualmente sei tu. Sbaglio o hai fatto il modo che si ritrovasse costretta a dimezzare nuovamente la sua vita?” Osservò l’essere, torvo.

“ Dovresti essermi grato per non averti già ucciso.” Aggiunse con pacatezza inquietante.

Fui scossa da un lieve tremito. Ecco in cosa consisteva lo scambio.

“Non lo faresti mai.” Dichiarò il giovane apparentemente calmo.

“Non esserne tanto sicuro.” Lo contraddisse la creatura.

Ero certa che stesse bluffando. Non avrebbe mai fatto una cosa simile alla sua protetta. L’intento di Rem probabilmente era quello di spaventare Light.

A quest’ultimo sfuggì un ringhio quasi animalesco.

Stava incenerendo la divinità con gli occhi, i bei lineamenti distorti da una mescolanza di odio e timore.

La Shinigami aveva raggiunto il suo scopo.

“Ora allontanati da lei.” Gli impose autoritaria.

In un attimo fui libera.

Mi puntellai sui gomiti per sollevarmi da terra, un po’ traballante.

“Fai ciò che devi.” Mi esortò la dea della morte porgendomi lo zippo di Connor.

Annuii piano, senza trovare parole adeguate per ringraziarla.

Quel giorno era sì avvenuto uno scambio tra uno Shinigami e un essere umano, ma completamente diverso dal consueto, per modalità e ragioni.

“NO!” Si oppose Light quando vide la fiamma scaturire dall’accendino d’argento.

Dal suo sguardo trapelava una furia tale che non mi era difficile credere che se avesse potuto, mi avrebbe fatta a pezzi a mani nude.

Tuttavia bastò un’occhiata cremisi da parte dell’entità ultraterrena a distoglierlo da ulteriori rimostranze.

“Addio Kira.” Dissi concedendomi un sorriso beffardo, mentre il Death Note si incendiava.

*

Era finita.

Stentavo a crederci.

Ce l’avevo fatta.

“Certo non per merito tuo.” Puntualizzò la vocina.

Restai imbambolata a contemplare il vuoto, ancora incredula.

Niente più quaderno, niente più Shinigami, niente più Kira.

Light, a pochi metri da me, aveva un’aria ancora più confusa della mia.

“Akiko-san..” Blaterò al mio indirizzo, smarrito.

In quel momento, la porta venne aperta dall’esterno.

“Ryuzaki..” Mormorammo all’unisono io e il figlio dell’ex sovrintendente, vedendolo apparire all’interno della camera.

Evidentemente era riuscito a liberarsi di Connor.

Sperai non gli avesse fatto troppo male.

Il debito nei confronti del mio amico, era ormai inestinguibile.

Lui ci fissò a lungo, gli insondabili occhi neri non tradivano alcuna emozione.

Teneva le mani infilate nelle tasche dei jeans logori.

“Dov’è il Death Note?” Chiese infine, a voce bassa.

Qualcosa parve accendersi nella mente di Light.

Mi raggiunse in due ampie falcate e prese a scrollarmi con foga.

“ Sei pazza! Hai distrutto l’unica prova in nostro possesso!” Mi urlò fuori di sé.

Il destino sapeva essere veramente ironico.

Mi stava accusando al culmine dell’indignazione, per avergli evitato senz’altro la galera e magari anche la pena di morte.

Lo lasciai fare, non mi importava nulla. Per quel che mi concerneva, a quel punto poteva anche farmi fuori se lo avesse desiderato.

Ryuzaki era finalmente salvo. Non avrebbe mai più potuto nuocergli.

“Lasciala immediatamente Light-kun.” Lo avvertì il detective in tono misurato.

Il giovane non gli diede retta.

Un istante dopo, fu sbalzato contro la parete da un calcio ben calibrato.

“Stai bene?” Si informò l’autore, scrutandomi indecifrabile.

Io gli rivolsi un cenno affermativo col capo.

Iniziavo a essere tramortita dagli eventi delle ultime ore e non mi sentivo completamente lucida.

“Non noti niente Light-kun?” Domandò poi a quest’ultimo che nel frattempo si era rialzato.

Il ragazzo restò interdetto per una manciata di secondi, poi esclamò attonito:

“Non siamo morti.”

“Proprio così.” Constatò Ryuzaki come se parlasse della scomparsa delle mezze stagioni.

Senz’altro dentro di sé aveva già collegato tutti gli elementi a sua disposizione.

“E’ falsa.” Dissi io flebilmente, riferendomi alla regola cui entrambi senza dubbio stavano pensando.

Ci fu un breve silenzio.

“Cos’è successo?” Ci inquisì il detective. Gli occhi d’ardesia improvvisamente sgranati. La consapevolezza di qualcosa sembrava farsi strada nel suo cervello.

“ Io..Non lo ricordo con esattezza Ryuzaki.” Confessò Light, abbassando la testa, quasi dispiaciuto.

“Akiko?” Mi sollecitò, una nota d’urgenza nelle sue parole.

“ Per favore..Non qui.” Lo pregai.

D’un tratto quel posto mi faceva orrore.

“Forse perché stava per trasformarsi nella tua tomba.” Suggerì la mia coscienza, caustica.

“D’accordo. Andiamo.” Acconsentì lui.

Light fece per seguirci e l’altro lo bloccò:

“ Porta del ghiaccio a Ken-san. Io devo parlare con Akiko da solo.”

*

Mi lasciai sospingere delicatamente lungo i corridoi, frastornata.

L’unica sensazione che faceva breccia nei miei sensi intorpiditi, era il sollievo.

La persona che amavo non correva più alcun pericolo.

Era viva e al sicuro. Vicino a me.

Quasi non mi accorsi di essere in uno degli ascensori, finché questo non iniziò a salire.

Una salita che pareva interminabile, in cui nessuno dei due aprì bocca.

Fui sorpresa di ritrovarmi all’esterno una volta che essa si arrestò. In cima al grattacielo.

Pioveva forte e soffiavano impetuose raffiche di vento, talmente rumorose da coprire interamente i suoni della città sotto di noi.

Ryuzaki si allontanò, dandomi le spalle. Si avvicinò alla ringhiera che circondava l’intero perimetro della zona e contemplò il cielo tetro e opprimente, sotto le gocce che cadevano senza tregua.

Lo raggiunsi, un po’ esitante.

In pochi attimi fummo completamente fradici.

Entrambi non vi prestammo attenzione.

“ L’hai distrutto davvero.” Constatò atono il detective, spezzando il silenzio.

“Sì.” Confermai con voce altrettanto incolore.

“Perché?” Domandò voltandosi verso di me.

Notai un’ombra di turbamento nei grandi occhi scuri e cerchiati, abitualmente così impenetrabili.

“Perché.. Volevano ucciderti Ryuzaki.” Replicai.

Nessuna reazione.

Immaginavo come si sentisse, ma non mi pentivo di niente.

“Avevi ragione. Su tutto quanto.” Aggiunsi come se potesse cambiare qualcosa.

“ Raccontami.” Ribatté.

Era ovvio che volesse perlomeno conoscere la verità fino in fondo.

Obbedii e a frasi sconnesse tentai di narrargli l’intero accaduto. Dalla scena cui avevo assistito nel parco dopo aver seguito Misa, al dialogo con Rem, fino allo scontro con Light.

Lui ascoltò il racconto senza mai interrompermi.

Di tanto in tanto il suo sguardo si illuminava, probabilmente quando trovava un riscontro ad alcune delle sue teorie, come ad esempio la conferma dell’esistenza di un altro quaderno. Salvo poi offuscarsi, precipitando nella consapevolezza che la mia testimonianza era  totalmente inutile.

“Non posso provare più nulla.” Mormorò quando terminai di parlare, sconfitto.

“ Non ho potuto fare altrimenti. Light prima o poi ti avrebbe ammazzato. Avrebbe trovato il modo.” Gli spiegai pervasa da un brivido, al pensiero di quanto ci fosse andato vicino.

“La giustizia vale molto più della mia vita.” Obiettò lui deciso, le gocce di pioggia che  scivolavano sul suo volto pallido.

“Su questo non posso e non potrò mai essere d’accordo.” Dichiarai con altrettanta determinazione.

I nostri occhi restarono incatenati per un istante che mi parve eterno.

“Vorrei poterti dire che mi dispiace, ma sarebbe una bugia. Mi comporterei alla stessa maniera, in qualsiasi caso.” Esclamai con sincerità.

Ryuzaki mi rivolse uno sguardo triste.

“ Sono due punti di vista inconciliabili.” Decretò chinando il capo. I capelli neri e intrisi d’acqua, gli ricaddero sul viso.

Sapevo cosa significavano quelle parole.

L’avevo messo in conto dal momento stesso in cui avevo preso la decisione di bruciare entrambi i Death Note.

E se quello era il prezzo da pagare perché lui fosse salvo, lo avrei scontato senza rimpianti.

Ma non potevo lasciarlo senza avergli detto una cosa.

Rimandavo da mesi e non avrei più avuto altre occasioni.

Avevo un unico cruccio:

“Ryuzaki prima che…Vorrei…Saperlo…” Balbettai avvicinandomi a lui.

Esitò brevemente. Poi si sporse in avanti, curvando la schiena e me lo sussurrò in un orecchio.

Sorrisi.

Mi sembrava perfetto per lui.

Finalmente ero pronta per dirlo:

“Ti amo..Lawliet.”

Per un attimo ci fu solo lo scrosciare della pioggia.

“Ti amo anch’io..Audrey.”  Bisbigliò talmente piano, che quasi dubitai di averlo udito.

Rimanemmo vincolati in un ultimo, lungo sguardo.

Quello era un addio.

Senza timore che mi respingesse, sfiorai appena le sue labbra con le mie.

Poi mi apprestai a fare ritorno all’interno.

“Audrey..” Mi richiamò, prima che fossi troppo distante.

Sarebbe stato dolcissimo sentirlo nuovamente pronunciare il mio vero nome, in un altro contesto.

Mi girai a guardarlo.

Era tornato a scrutare il cielo, pensando a chissà cosa.

Accennò uno dei suoi piccoli sorrisi nella mia direzione.

“Le campane Audrey… Non suonano più”.

 

 

Ringraziamenti e sproloqui dell’autrice:

Scommetto che non vi aspettavate un aggiornamento tanto rapido, invece eccomi qui! Del resto dovevo farmi perdonare per il ritardo colossale della scorsa volta. In secondo luogo sarei stata sadica a farvi attendere troppo a lungo. Inoltre non ho avuto davvero pace finché non ho terminato di scrivere questo capitolo. Pensavo sarebbe stato ostico da mettere nero su bianco, invece si è scritto praticamente da solo. Ma presumo lo abbiate notato, visto che ho imperversato logorroicamente per circa una trentina di pagine..O.o.. Spero mi perdonerete! E ora finalmente posso dirlo: MAI E POI MAI avrei potuto uccidere Ryuzaki T_T L’idea di questa fan fiction ha iniziato a frullarmi nella mente dopo aver visto il maledetto, odioso, detestabile episodio 25 dell’anime, con lo scopo principale di salvargli la vita! Nel caso ve lo stiate chiedendo sì, sono pazza! *si stringe al peluche di L con aria da psicopatica* Detto ciò ringrazio veramente di cuore chiunque abbia letto questa storia, chi l’ha inserita tra i preferiti e le seguite e soprattutto chi l’ha recensita, spronandomi a continuare, a migliorare  e dandomi consigli..Grazie!!! Mai più avrei pensato che avrebbe riscosso tanto successo quando l’ho cominciata  *_* Detto questo ci risentiamo domani, dopo domani al massimo per l’epilogo, quando spunterò la casellina del “no” dalle gestione della storia…Mi mancherete tantissimo ç_ç E ora la smetto di frignare e passo a rispondere alle recensioni ^_^

 

Myrose:  Sono stata cattivella vero mia cara? Nessun countdown inesorabile fortunatamente ^_^  (solo un’autrice sadica) Ti ringrazio della recensione e del sostegno, come avrai notato dalla lunghezza dell’aggiornamento, il panico da foglio bianco, si è finalmente esaurito XD Ricambio il bacione fotonico e siccome avrei anch’io molto piacere di fare due chiacchiere in tua compagnia, eccoti il mio account di msn: ciper84@hotmail.it . Spero a prestissimo!!!

Hope87: Sei troppo paziente e indulgente, meritavo una bella strigliata per quel ritardo madornale! Mi consola essere quasi riuscita a mantenere la promessa che ti feci all’inizio della storia, ossia di non interromperla salvo catastrofi XD Spero che il meteorite non mi cada in testa proprio prima di scrivere l’epilogo -.- Sono contenta di essere riuscita a trasmettere la dovuta angoscia (che scritta così sembra orribile), era proprio mia intenzione ricreare quell’atmosfera “Inesorabile”. Spero con questo aggiornamento di essere stata all’altezza delle tue aspettative ^_^

kikka_neko: Grazie mille dei complimenti!!! Sob spiace anche a me che manchi così poco ormai al momento in cui dovrò separarmi da questa storia, ma soprattutto da voi T_T Beh spero che tu sia felice di aver visto che Ellino è salvo!!!

Bilu_Emo: Grandissima! Ti sei accorta che il capitolo era il 25esimo proprio come la puntata..Ovviamente l’ho fatto apposta, ma fortunatamente l’esito è stato differente. ^^ Quanto alle analogie con la tua data di nascita..Brrr  sembra “23”.. Che paura, è angosciante O.o Tornando a noi, grazie per aver seguito questa storia, per i bei complimenti e per aver fatto appurare alla sadica autrice che con la fine dello scorso aggiornamento, è riuscita nel suo intento di creare panico ghghghghg Perdonoooo!!! Ps: immagino che per la scena sotto la pioggia, ti aspettassi quella tradizionale con Light, quindi se ho deluso le aspettative ti chiedo scusa, ma non potevo sbilanciarmi troppo per non spoilerare!!!

Haku_chan: Piacere di conoscerti!!! Dispiace anche a me che tu abbia scoperto la mia storia sul finale, ma solo perché mi avrebbe fatto piacere chiacchierare di più e avere le tue impressioni di capitolo in capitolo (sono proprio pretenziosa XD). In ogni caso grazie davvero della bella recensione e dei complimenti sul mio stile. In particolar modo sono felicissima che trovi L IC. Non mi stancherò mai di ripetere quanto questo dettaglio risulti importante per me! Quanto alla tua previsione sul finale, commenterò dopo l’epilogo ^_^

Bambolita: Contentissima che l’aggiornamento ti sia piaciuto cara, grazie!!!

_Nemesis_: Stellina la tua recensione mi ha veramente commossa!!!! T_T Cosa posso dirti se non ringraziarti moltissimo per le cose bellissime che hai scritto e sentirmi dannatamente in colpa per averti fatto sospirare tanto gli aggiornamenti? Almeno questo è arrivato in fretta XD E non è tremendo come immaginavi ^^ Posso solo augurarmi che ti sia piaciuto come gli altri!!! So di essere stata malvagia a terminare lo scorso aggiornamento in quel modo, ma dovevo pur creare un po’ di suspance XD In particolare sono felice che ti sia piaciuta la scena tra L e Audrey sul finale, per me è stata importante e mi ha emozionato scriverla, quindi sono contenta tu l’abbia apprezzata!!! Ti ringrazio ancora e per finire, porta i miei saluti a Miss Revenge, che temo abbia ancora il PC sotto sequestro XD

Miriel67: So di essere un po’ ripetitiva, ma mi ha fatto davvero piacere riuscire nel mio intento lo scorso capitolo. Ossia quello di trasmettere ansia. (Sì puoi odiarmi). Ma da accanita fan di L, non potevo certo lasciarlo morire! Ti ringrazio del commento e dei complimenti e spero che anche questo capitolo, ti sia piaciuto!!!

Neko88: Grazie, sei molto comprensiva a perdonare il mio ritardo epico!!! Sono contentissima che lo scorso aggiornamento ti sia piaciuto e ti confesso che sono triste anch’io  per il termine della storia! Mi consolo pensando che avrò ancora l’epilogo da scrivere tra oggi e domani, ma poi dovrò salutarvi davvero T_T Ps: E’ vero, nelle parti dementi rendo al meglio..Sarà che mi viene naturale. (Essere demente XD).

Soad87:  Sono combattuta, essere riuscita a commuoverti da un lato mi fa piacere, perché sono riuscita a trasmettere le stesse emozioni che provavo io, ma dall’altro mi sento in colpa!!! Scusa!!! Ti ringrazio della recensione e dei complimenti, spero che questo capitolo sia stato degno dei precedenti ^_^

E anche per questa (penultima T_T) volta ho finito di infastidirvi… Mi auguro davvero che questo capitolo sia stato di vostro gusto, perché personalmente lo considero il più importante di tutta la storia! Prima di salutarvi (finalmente direte voi XD) due piccoli cenni a riguardo:

Ero partita con l’idea di escludere la vocina in questo capitolo, perché avrei desiderato avesse un’impostazione più seria. Ma non ci ho potuto fare nulla, LEI ha preso il sopravvento e dopotutto è stata presente per tutta la storia, non era giusto escluderla. Inoltre forse sarebbe risultato forzoso visto che la vicenda ha sempre presentato qualche risvolto umoristico, non sdrammatizzare di tanto in tanto! Spero non l’abbiate trovata fuori luogo (ma se così fosse ditelo pure) ^^

In secondo luogo, se qualcuna avesse nutrito dubbi in merito (credo di no, ma ci tengo a ribadirlo XD), Light Yagami non ha mai provato  nulla verso Audrey, ha solo cercato di abbindolarla facendo affidamento sul suo fascino (visto che è circondato da cretine che ci cascano >.<).

Ecco, ora ho finito davvero ^_^

Ci sentiamo prestissimo per l’epilogo e i saluti (quelli veri ç_ç)

Un grosso bacio a  tutte!!!!

Alice

  
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