25.
Rintocco
Il
concretizzarsi del
peggiore dei miei incubi si affacciò nella mia mente.
Ryuzaki
morto.
Non
avrei lasciato che
accadesse. A nessun costo.
Senza
rendermi nemmeno
conto di ciò che stavo facendo, balzai fuori dal mio
nascondiglio e mi avventai
su Misa, sperando con tutta me stessa di essere ancora in tempo per
impedire
che lo scambio avvenisse.
La
ragazza si lasciò
sfuggire un’esclamazione di sorpresa nel vedermi piombarle
addosso dal nulla.
Non
fu niente rispetto
all’urlo che lanciai io, quando nel tentativo di
strapparglielo dalle mani,
toccai il Death Note e vidi alle sue spalle la creatura chiamata
Shinigami.
Era
un essere
spaventoso:
Le
sue sembianze
vagamente antropomorfe non lo rendevano affatto più
rassicurante. Era
incredibilmente alto, con gli arti sproporzionatamente lunghi rispetto
al resto
del corpo, la pelle di una sfumatura bianco-grigiastra. Ciò
che mi inquietava
maggiormente in quell’essere, ancora più del
ghigno quasi divertito che
scopriva i denti affilati, erano i grandi e sporgenti occhi rossi.
“Ciao!”
Gracchiò al mio
indirizzo, inclinando la testa di lato.
Rimasi
a fissarlo,
paralizzata dallo sbigottimento.
Uno
schiaffo sul labbro
mi riportò a questioni di natura più pratica.
A
quanto pareva Misa si
era riavuta dallo smarrimento che le aveva causato il mio intervento.
Sentii
in bocca il gusto
salino del sangue.
Mi
aveva colpita con
uno dei numerosi anelli che portava alle dita.
Le
ricambiai la
cortesia, mollandole con tutte le mie forze un ceffone in pieno viso,
nella
speranza che abbandonasse la presa sul quaderno.
Non
fu così.
Ci
ritrovammo al suolo
a lottare dibattendoci in mezzo alle foglie secche, senza che una
avesse la
meglio sull’altra.
Entrambe
eravamo spinte
da un motivo troppo importante per cedere.
Nel
frattempo il dio
della morte se la rideva di gusto, svolazzando a pochi metri da noi.
Sembrava
spassarsela
quanto Connor durante un episodio di Celebrity Deathmatch .
“Piantala
di ridere
Ryuk, facciamo lo scambio!” Strillò Misa col poco
fiato che le era rimasto.
Anch’io
iniziavo a
patire la fatica per la prolungata colluttazione.
Tuttavia
fu un sollievo
udire quelle parole. Non era troppo tardi per fermarla.
“
Ancora no..
E’…Davvero divertente. Voi femmine umane sareste
disposte a fare qualunque cosa
per quel sentimento chiamato amore.” Constatò lo
Shinigami sghignazzando.
Era
agghiacciante che
trovasse quella situazione comica. Ryuk era un mostro, rideva
nonostante ci
fossero delle vite in gioco.
“
Cosa può importare a
un dio di una vita umana?” Mi fece notare la vocina.
Osservazione legittima.
Io
e la mia avversaria
ci arrendemmo nello stesso istante. Eravamo esauste.
Stavamo
in ginocchio
sul terreno freddo, una di fronte all’altra, respirando
affannosamente.
In mezzo al silenzio di quel
luogo, il rumore
prodotto dal nostro battito cardiaco accelerato risultava assordante.
“Perché
mi hai seguita
Akiko-chan?” Mi domandò d’un tratto con
voce rotta.
Mi
accorsi con stupore
che aveva gli occhi lucidi.
“
Piangi perché dovrai uccidermi
Misa?” Ribattei tagliente.
“N-non
avrei mai voluto
essere costretta.” Balbettò mentre una lacrima le
scivolava lungo la guancia.
“
Questo è veramente il
meno, te lo assicuro. Tu vuoi farmi qualcosa che è di gran
lunga peggiore della
morte.” Replicai, sentendomi investire da un’ondata
d’ira.
Lei
abbassò lo sguardo,
piangendo silenziosamente.
“
Mettiti nei miei
panni Misa, hai idea di quello che potrei provare?” Incalzai.
“Mi
dispiace..”
Sussurrò lei.
“Se
lo pensi davvero
fai ancora in tempo a rinunciare.” Tentai di convincerla.
Scosse
la testa con
energia.
“No.
Light creerà un mondo
perfetto, popolato solo da persone buone e oneste. Io lo
aiuterò a realizzare
il nostro sogno e lui mi amerà per sempre!” Si
infervorò, gli occhi colmi di
adorazione nel nominare l’oggetto del suo amore.
Fu
il mio turno di
scuotere la testa, disgustata.
“
Light Yagami è un
assassino psicopatico affetto da delirio di onnipotenza e tu Misa sei
soltanto
una povera illusa. Lui non ti ama, non sei che uno strumento nelle sue
mani. Se
ti amasse, se fosse realmente così, non ti spingerebbe a
compiere azioni simili.
Quando si ama qualcuno prevale il desiderio che sia al sicuro al di
sopra di
ogni altra cosa.” Affermai con decisione.
Non
potei non pensare
ai biglietti aerei per New York affidati a Connor , dopo aver
pronunciato
quelle parole.
Ryuk
sbadigliò
sonoramente.
Lei
mi scoccò
un’occhiata di odio puro.
“Light
ama Misa-Misa.
Magari non quanto Misa ama lui, ma la ama!” Sibilò.
Rinunciai
a
contraddirla, cercare di aprirle gli occhi era utopia allo stato puro.
“
Non avere paura..”
Mormorò poi, addolcendosi.
“
Farò il modo che tu
non soffra, non sentirai niente. E neanche lui soffrirà. Te
lo prometto
Akiko-chan!” Sorrise.
Ebbi
la conferma che
era matta da legare.
“Non
ho paura…” Obiettai.
Perlomeno
non ne avevo
per me.
“
Inoltre non canterei
vittoria tanto in fretta. Prima di avvicinarti a Ryuzaki, dovrai
passare sul
mio cadavere e se non erro, non hai la più pallida idea di
quale sia il mio
nome.” Aggiunsi sfidandola.
“Questo
presto non sarà
più un problema…”
Controbatté la mia antagonista guardando lo Shinigami, che a
sua volta ci scrutava incuriosito.
Prima
che l’essere
decidesse che la scena lo annoiava e si risolvesse a effettuare il
fantomatico
scambio con Misa, sferrai a quest’ultima un altro manrovescio
che ella mi
restituì prontamente.
Fummo
daccapo.
Avevo
decisamente
sottovalutato la sua forza fisica cimentandomi in quello scontro.
Volarono
pugni, calci,
sberle, graffi e morsi da ambo le parti. Non ci risparmiammo ogni sorta
di
scorrettezza. Eppure la ragazza rimaneva saldamente ancorata al
quaderno della
morte, come se fosse un salvagente in mezzo all’oceano in
tempesta.
Prima
o poi lo
Shinigami si sarebbe stancato di contemplare quella scena grottesca e
avrebbe
assecondato Misa. A quel punto lei avrebbe scoperto come mi chiamavo e
si
sarebbe aggiudicata un ulteriore vantaggio. Sarebbe bastato mettermi
fuori
combattimento per una manciata di secondi, tempo di scarabocchiare il
mio nome e
sarei stata finita. A quel punto la stessa sorte sarebbe poi toccata a
Ryuzaki.
Era
un’ipotesi niente
affatto remota. Avvertii farsi strada dentro di me il panico. Man mano
che
trascorrevano i minuti, le mie energie si affievolivano ed ero conscia
che
anche l’interesse del dio della morte stesse sciamando di
pari passo.
Dovevo
impedire che
accadesse. Se solo fossi riuscita a mettere le mani sul Death
Note…
Cadendo
su un fianco,
respinta da Misa dopo il mio ennesimo tentativo di impadronirmi del
quaderno, un
piccolo oggetto d’argento fece capolino dalla tasca dei miei
jeans.
Lo
zippo di Connor.
In
quell’istante capii
cosa dovevo fare.
“
Se il quaderno viene
reso inutilizzabile strappandolo o bruciandolo, tutti gli umani che lo
hanno
toccato fino a quel momento moriranno.”
La
regola letta ad alta
voce da Aizawa il giorno precedente mi riecheggiò nella
testa.
Se
fossi riuscita nel
mio proposito sarei morta. E con me Misa e probabilmente Light.
Sarei
diventata
un’assassina esattamente come loro.
“Oltre
a tirare le
cuoia che non fa molto piacere…” Ribadì
la vocina un po’ seccata.
Non
potevo rimuginarci
troppo sopra, il tempo stringeva.
Ryuzaki
sarebbe stato
salvo, era l’unica cosa che contava.
Chissà
se sarebbe stato
in grado di ricostruire l’accaduto senza nemmeno una
prova…
Non
faceva differenza.
Non lo avrei mai saputo.
In
un attimo la
decisione fu presa, avvenne tutto in pochi secondi:
Mi
slanciai verso la
mia avversaria con tutte le forze rimastemi e con una mano, finalmente
riuscii
ad afferrare un bordo del quaderno. Lei me la arpionò con le
unghie per farmi
desistere. Per un momento fui allettata dall’idea di
limitarmi a sottrarglielo,
ma se anche se ce l’avessi fatta, avrei solo ottenuto di
invertire le parti e
l’esito definitivo sarebbe stato incerto.
Distruggendo
quell’oggetto rivoltante invece non avrei lasciato spazio ad
alcuna incognita.
Con
la mano libera feci
girare la rotella dell’accendino e senza badare
all’eventualità di bruciarmi o
di bruciare Misa, appiccai fuoco al Death Note. Presto una piccola
ustione
sarebbe stata l’ultima delle nostre preoccupazioni.
Quando
la ragazza si
accorse di ciò che avevo fatto, non poteva più
porvi rimedio.
Il
quaderno si
incendiò, divorato da una repentina fiammata azzurra.
Entrambe
lo lasciammo
cadere.
Misa
spalancò la bocca
in una O perfetta.
“Hey!”
Udii protestare
Ryuk.
Chiusi
gli occhi e
attesi le conseguenze del mio gesto.
Attesi
un po’ troppo a
lungo.
Li
riaprii.
Lo
Shinigami era
scomparso e del quaderno omicida, non era rimasto nemmeno un granello
di
polvere.
“Santo cielo
Akiko-chan, chi ti ha ridotta in
quello stato?” Piagnucolò Misa osservandomi
stralunata.
Non
fui in grado di
articolare alcuna risposta, mi limitai a restituirle lo sguardo,
inebetita.
“Buone
notizie: Sei
viva e vegeta e la beneamata Misa apparentemente non rammenta di voler
fare
secchi te e Ryuzaki. Anche se così non fosse, non avrebbe
più alcuna arma a
disposizione attualmente. Cattive notizie: Senz’altro anche
Light gode di
ottima salute, c’è ancora un Death Note di cui
può servirsi e tu non hai uno
straccio di prova a suo carico, visto che hai distrutto
l’unica esistente. Ah
se quel damerino psicotico scoprisse che la sua pedina ha fallito, non
ci
metterebbe molto ad elaborare un piano di riserva. E visto che
un’altra cattiva
notizia, consiste nell’evidenza che tu non sia diventata
più furba, ti
converrebbe evitare che ciò accadesse.” Mi
illustrò il punto della situazione
la mia voce interiore.
Le
sue considerazioni
erano più che sensate, ma a ronzarmi nel cervello in maniera
assillante, era un
altro aspetto della vicenda…
“
E’ falsa..” Borbottai
a mezza voce.
“
Akiko-chan stai bene?
Chiamo un’ambulanza?” Esclamò
l’idol sinceramente preoccupata, appoggiandomi le
mani sulle spalle, gli occhi nocciola sgranati.
Anzi,
l’occhio nocciola
sgranato. L’altro era violaceo e tumefatto per merito mio.
Mi
sfuggì una risatina
inopportuna.
Non
potevo fare a meno
di trovare buffo che due minuti prima volesse ammazzarmi.
“
No.. Misa, stai
tranquilla, sto bene.” La rassicurai impegnandomi per
apparire convincente.
Lei
annuì un po’
dubbiosa e io tornai a concentrarmi sulle mie elucubrazioni.
Era
ormai palese che la
regola che prevedeva la morte di tutti coloro che avevano toccato il
quaderno,
in caso di distruzione dello stesso, fosse falsa.
Senza
dubbio si
trattava di uno stratagemma di Light, per tutelarsi nel caso qualcuno
avesse
proposto di eliminare lo strumento attraverso il quale esercitava il
suo
potere.
Di
conseguenza anche la
regola che imponeva di uccidere ogni tredici giorni non era veritiera.
Serviva
unicamente a
scagionare i due colpevoli. Kira e il secondo Kira, rispettivamente
Light e
Misa.
Alcune
delle istruzioni
riportate sul Death Note tuttavia erano attendibili. In particolar modo
quelle
legate alle circostanze in cui si intendeva stabilire il decesso della
vittima.
Iniziavo
a non capirci
più nulla. Mi avrebbe fatto comodo potermi rivolgere a uno
Shinigami per avere
qualche delucidazione in merito.
“
Oh sì, bella trovata,
sono così degni di fiducia!” Considerò
acidamente la mia coscienza.
Effettivamente
si erano
dimostrati decisamente faziosi.
“AAAAAAAAAAH
LE MIE
UNGHIE!!!” Gridò la mia compagna orripilata.
Non
le prestai
attenzione. Ero troppo presa a realizzare appieno quanto fosse
diabolica mente
di Light.
Se
i miei sospetti
erano fondati anche solo per metà, quell’infame
bastardo aveva pianificato
tutto fin nei minimi dettagli. A partire dalla sua richiesta di farsi
imprigionare. Ogni sua azione era stata volta al momento in cui sarebbe
stato
scagionato e a quel punto, libero di agire. Era riuscito a resistere
isolato in
una cella quasi due mesi, pur di perseguire il suo obbiettivo. Voleva
vincere
ad ogni costo.
Rabbrividii.
Se non
avessi deciso di seguire Misa quella mattina, la vittoria sarebbe
senz’altro
stata sua. Con conseguenze a cui non volevo nemmeno pensare.
Eppure
nell’arco di
tempo trascorso insieme al quartier generale, mi era sembrato una
persona
diversa:
Altruista e gentile.
Non aveva mai illuso Misa
con promesse d’amore
che sapeva di non poter mantenere.
Qualcosa
in lui era
cambiato nello stesso istante in cui era rientrato in contatto col
Death Note.
Sbirciai
la giovane che
si ripuliva alla male peggio dalle foglie accartocciate rimaste
impigliate nei
suoi capelli biondi, del tutto dimentica di quello che era appena
accaduto.
Forse
distruggendo il
quaderno o allontanandolo, si cancellava la memoria di chi ne aveva
fatto uso.
Mi ritrovai ad azzardare.
Ma
era inutile
arrovellarmi il cervello in una serie di supposizioni che non avrei
potuto
confermare.
Ciò
che era certo, era
che il figlio dell’ex sovrintendente Yagami fosse un feroce
assassino e che mai
e poi mai si sarebbe arreso.
Gli
avevo inferto un
danno notevole privandolo di una delle sue armi e della sua alleata, ma
non
potevo credere che una persona come lui si sarebbe rassegnata.
C’era ancora un
quaderno in circolazione e la
sua mente torbida pronta a ideare nuovi escamotage per usufruirne. Del
resto
avevo già appurato che per lui aspettare non costituiva un
problema. E per
quanto ne sapevo, poteva essere in grado di far nuovamente tornare i
ricordi a
Misa e istigarla a terminare il lavoro iniziato. O compiere lui stesso
il misterioso
scambio con l’altro dio della morte e eliminarci tutti, una
volta scoperto che
la sua complice era stata colta in flagrante.
Per
di più ero convinta
nella maniera più assoluta che per lui togliere la vita a
Ryuzaki, fosse una
questione personale.
Fin
dall’inizio tra
loro era stata una sfida mortale.
Non
mi restavano altre
alternative, il Death Note superstite doveva sparire dalla faccia della
Terra.
Era
necessario che
agissi rapidamente e tanto per rendere il panorama più roseo
ancora, non avevo
uno straccio di idea.
*
“Akiko-chan,
cosa ci
facciamo in questo posto?” Farfugliò Misa confusa,
continuando a esaminarsi le
unghie, fortemente contrariata.
Mi
chiesi come avrebbe
reagito se avesse potuto vedersi in faccia.
“U-una
p-passeggiata.”
Improvvisai.
“Qui?”
Esclamò
incredula.
Quel
parco era
veramente troppo sinistro perché fosse plausibile.
“Misa-Misa
non capisce…
Ricordo che avevo qualcosa da fare da queste parti in
effetti… Ma non riesco a
ricordare cosa…” L’idol si
portò le mani alle tempie, massaggiandole con
delicatezza, come se quel gesto potesse restituirle i ricordi.
“
Ma non ci eravamo già
salutate questa mattina?” Aggiunse scrutandomi con sospetto.
“
Sì…” Confermai per prendere
tempo.
La
ragazza rimase in
attesa di una spiegazione più esaustiva.
“
Ma avevi dimenticato
la giacca da me e ti ho raggiunta per restituirtela..” Mi
illuminai,
togliendomi l’indumento che avevo scordato di star indossando.
Glielo
porsi dopo aver
cercato di ripulirlo dalla terra. Per il sangue non potevo fare nulla.
Era
piuttosto malconcio.
Rabbrividii
nel mio
golfino leggero, l’aria era gelida.
Misa
se ne accorse e
fece per restituirmelo.
“Tienila
se hai freddo
Akiko-chan!” Mi sorrise.
“Non
la voglio!”
Sbottai ostile, ritraendomi.
A
differenza sua non
avevo dimenticato niente.
Lei
mi guardò ferita.
“Cosa
c’è Akiko-chan?
Misa ha forse fatto qualcosa di male?” Volle sapere, desolata.
Mi
intimai di calmarmi.
“
No Misa, scusami è
solo… Lo choc. Fa davvero freddo...Grazie.” Mi
sforzai di sorridere infilando
nuovamente il giubbotto.
Annuì
rincuorata.
Poi
con la sua tipica
velocità nel cambiare umore ripeté costernata:
“CHOOOC?”
“Come
stavo dicendo
prima, ti sono venuta incontro per ridarti la giacca.. Visto che
eravamo fuori,
abbiamo deciso di..Emh..Fare un giro all’aria aperta,
così siamo venute qui in
metropolitana…E…” Mi arrampicai
penosamente sugli specchi.
“E..?” Incalzò lei.
“Siamo
state aggredite
da alcuni malviventi che mi hanno portato via i soldi e il
cellulare!” Conclusi
degnamente la mia pietosa bugia.
Cercai
di sostenere lo
sguardo della mia interlocutrice senza battere le palpebre.
“Ma
è terribile! Devo
avvisare subito Light!” Si agitò la giovane,
mettendosi alla ricerca del
cellulare.
Sudai
freddo. Dovevo
trovare uno stratagemma per dissuaderla.
“In
borsa non c’è!
Forse hanno rubato anche il mio…”
Frignò dopo aver vuotato l’intero suo
contenuto per terra.
Se
non altro si era
bevuta la mia panzana.
“Ah
no eccolo!” Tirò un
sospiro di sollievo raccogliendo l’apparecchio che giaceva al
suolo a un paio
di metri da lei.
“Misa…Forse..”
Iniziai.
“DANNAZIONE
E’
ROTTO!!!” Mi interruppe il suo strillo stizzito.
Osservò
l’aggeggio reso
ormai inservibile con estremo disappunto e senza pensarci due volte, lo
scagliò
nella boscaglia.
“Maledetti
teppisti!!!
Capisci perché Kira andrebbe supportato dalla polizia
anziché ricercato?”
Sbuffò di pessimo umore.
Dovevo
ammettere che
conservava una certa coerenza.
Non
spiccicai una
sillaba. Quasi sicuramente ero io la responsabile della fine del suo
telefonino.
“Ora
come faccio ad
avvertire il mio Light?” Si lagnò ancora.
“
Se fossi in te
eviterei di farlo preoccupare, siamo un po’ acciaccate ma
dopotutto stiamo
bene..” Osservai tentando di celare l’ansia.
“Dici?”
Si imbronciò.
Annuii
con convinzione.
“
Beh potrei passare
direttamente al quartier generale!” Propose, entusiasta della
soluzione.
“
Piuttosto faresti
meglio ad andare a casa, farti un bagno rilassante e cambiarti. Non
vorrai mica
che Light ti veda così?” Le consigliai facendo
leva sulla sua vanità.
“
Hai ragione
Akiko-chan! Misa-Misa deve essere sempre a meglio per il suo
Light!” Approvò.
Perfetto.
Una volta
scoperto il livido bluastro intorno all’occhio non si sarebbe
fatta viva per
almeno una settimana.
“Anche
tu dovresti
darti una sistemata però…” Mi fece
notare.
“Suppongo
di sì.”
Accondiscesi.
“Mi
presti lo
specchietto?” Domandai prima che lo riponesse nella borsa.
Era
ora che esaminassi
i danni.
Non
ero un bello
spettacolo:
A
causa del taglio sul
labbro, avevo il mento imbrattato di sangue. Sullo zigomo sinistro si
stava
allargando un ematoma su cui spiccava un profondo graffio che lo
rendeva ancora
più evidente. A contornare il tutto, la
mia chioma scarmigliata mi regalava una gradevole aria da degente di un
manicomio.
Mi
sfuggì un sospiro.
“Sei
messa male
Akiko-chan!” Ridacchiò Misa.
“
Non credere di avere
un aspetto migliore!” La rimbeccai punta
nell’orgoglio.
Non
ero certo la sola
ad averle prese.
Il
piagnisteo che
seguì, mi fece pentire amaramente di averla indotta a
controllare a sua volta
lo stato in cui versava.
“Ci
vorranno due
settimane perché l’occhio torni
normale!” Si crucciò.
Né
gioii segretamente.
“Certo
che è strano...”
Considerò mentre eravamo prese a ripristinare
un’apparenza perlomeno civile.
“Che
cosa?” Chiesi
ripulendomi il mento e la bocca dal sangue rappreso con una salviettina
profumata.
Non
era il modo più
indicato per medicarmi e il contatto con la ferita bruciò
parecchio.
“
Ci è andata davvero
bene. Quei criminali avrebbero potuto farci molto peggio.. Invece
sembriamo
uscite da una rissa tra ragazze! Rise di cuore.
Io
deglutii e nascosi
immediatamente la mano martoriata da mezzelune rosse in tasca.
Dopo
pochi minuti fummo
pronte per andarcene.
Il
cielo sopra di noi
si faceva sempre più scuro e non
vedevo
l’ora di abbandonare quel luogo.
“
E’ tuo quello
Akiko-chan?” L’idol mi indicò lo zippo
di Connor seminascosto tra il fogliame.
Doveva
essermi caduto
mentre il quaderno bruciava.
“Sì…”
Annuii chinandomi
precipitosamente per raccoglierlo.
Avevo
rischiato di
smarrire un vero portafortuna.
Accarezzai
le iniziali
in filigrana e lo strinsi forte tra le dita.
“Grazie.”
Sussurrai.
Poi
lo riposi al suo
posto, in attesa di proseguire il suo compito.
*
Percorremmo il viaggio a
ritroso, senza intavolare
alcuna conversazione.
Misa
tentava di
camuffare la palpebra tumefatta con il trucco e io giocherellavo
nervosamente
con la zip della
sua giacca,
maledettamente sulle spine.
Il
tragitto mi era
parso velocissimo all’andata, ora al contrario sembrava
infinito.
Giunte
alla stazione da
cui eravamo partite in quella che mi pareva una vita prima, temetti che
la
ragazza cambiasse idea e decidesse di accompagnarmi alla sede
investigativa.
Fortunatamente
mi
sbagliavo.
“
Ti saluto Akiko-chan,
ora salgo sulla mia linea! Tra una ventina di minuti sarò a
casa, che
meraviglia!” Annunciò soddisfatta, stiracchiandosi.
Non
vedeva l’ora di
iniziare le opere di restauro.
“Buon
bagno!” Replicai
cercando di apparire naturale.
“
Grazie! Ci vediamo
tra.. Un paio d’ore!” Stabilì dando
un’occhiata all’orologio che stranamente
era sopravvissuto al nostro round.
“Magari
tre..” Ci
ripensò.
“
Per favore non dire
nulla a Light finché Misa-Misa non sarà arrivata.
D’accordo?” Mi pregò dopo una
piccola esitazione.
“Contaci.”
Le assicurai.
Me
ne sarei guardata
bene.
“Ti
ringrazio. Non
vorrei farlo stare in pena per me. Ha già abbastanza
preoccupazioni..” Ci tenne
a precisare con aria premurosa.
“
Questo è poco ma
sicuro.” Dichiarai consapevole che non avrebbe potuto
afferrare il reale senso
della mia affermazione.
Non
riuscii a evitare
di irrigidirmi quando mi stampò un bacio sulla guancia per
salutarmi, ma parve
non farci caso.
“
A dopo!” Si accomiatò
salutandomi con la mano, prima di correre via.
Risposi
al cenno,
sperando vivamente di non rivederla mai più.
Aveva
assassinato Ukita
e una miriade di altre persone.
Avrebbe
ucciso Ryuzaki
se non le avessi messo per mera casualità i bastoni tra le
ruote.
E
lo stesso avrebbe
fatto con la sottoscritta, seppur vagamente a malincuore.
Che
ne fosse conscia o
meno, per me era lo stesso.
Il
pensiero di aver
condiviso tutto quel tempo in sua compagnia e di averla considerata
un’amica,
mi faceva accapponare la pelle.
Ma
non era il momento
più opportuno per perdermi in quelle considerazioni.
Dall’istante
in cui ero
rimasta sola, si era innescato il conto alla rovescia.
“Buon
anno!” Commentò
la vocina con sarcasmo
funesto.
*
Mio malgrado dovevo
ammettere che la presenza
dell’idol, sebbene sgradita, mi aveva imposto di mantenermi
relativamente calma,
allo scopo di evitare quesiti inopportuni.
Mentre camminavo in
solitudine per la strada,
circondata da passanti frettolosi e ignari, sentivo riaffacciarsi
nuovamente il
panico.
Come
potevo sperare di
cavarmela?
Sola
contro la persona
che aveva orchestrato per quasi un anno un piano raffinatamente
macchinoso,
diabolico e quasi infallibile, se non fosse subentrato il caso.
E
se non mi fosse
saltato lo sghiribizzo di assecondare un’intuizione che non
aveva alcun
supporto concreto.
Ero
una povera illusa.
Non
possedevo certo
un’intelligenza pari alla sua per contrastarlo e se persino
chi invece lo
eguagliava, non era stato in grado di bloccarlo, l’aver
contemplato la
prospettiva di riuscire io nell’impresa, era folle.
Man
mano che avanzavo,
sentivo lo stomaco come oppresso da un macigno e le gambe farsi sempre
più
malferme.
Dovevo
sedermi, ma in
mezzo alla città non c’era nemmeno
l’ombra di una panchina e Misa ormai doveva
quasi essere arrivata a destinazione…
Fui
colta da un
violento capogiro e mi rassegnai ad appoggiarmi al muro di un palazzo
per
riposare qualche istante. Ci mancava solo più che perdessi i
sensi.
All’improvviso
ebbi una
gran voglia di piangere.
“Effetto
postumo alla
scarica di adrenalina.” Sentenziò la mia voce
interiore.
Cessai
di trattenermi e
mi abbandonai a un pianto liberatore, incurante degli sguardi
incuriositi e
talvolta compassionevoli che mi si posavano addosso.
Immediatamente
mi
sentii meglio.
Non
propriamente
ottimista, ma se non altro non più preda dello sconforto
più nero.
Arrivata
a quel punto
non potevo certo lasciar perdere e inoltre una piccola, remota
possibilità di
farcela l’avevo anch’io.
Potevo
solo affidarmi
all’effetto sorpresa.
E
dovevo ragionare come
se i membri della squadra investigativa fossero tutti miei nemici, non
solamente Light. Anzi, dovevo guardarmi da Ryuzaki in egual maniera, se
non
addirittura maggiormente.
Il
detective non
avrebbe affatto gradito lo scopo della mia missione.
Scacciai
a viva forza
il pensiero che lo stavo tradendo affinché non rischiasse
più la vita.
Forse
ero un’egoista,
anzi il forse era superfluo, ma in quanto tale non me ne importava
niente.
Inspirando
profondamente estrassi il cellulare, miracolosamente illeso, dalla
borsa.
Considerai
di aver
avuto una fortuna sfacciata che non avesse suonato mentre mi trovavo
ancora con
Misa, o la mia frottola inerente al furto, sarebbe stata smascherata
miseramente.
Pregai
che la mia buona
sorte per quel giorno non fosse ancora esaurita e premetti il tasto di
chiamata
rapida verso l’unica persona che poteva aiutarmi e che
inconsapevolmente, lo
aveva già fatto moltissimo.
Mi
dispiaceva
enormemente coinvolgerlo ancora.
Rispose
al primo
squillo.
“
Stai bene?” Chiese
Connor precipitosamente. La sua voce tradiva una certa preoccupazione.
“Sto
bene.. Sei solo?”
Mi informai di rimando.
“
Sì. Non mi sono mosso
dal tuo appartamento. Ora mi faresti la cortesia di spiegar..”
“Perdonami,
ma non c’è
molto tempo e ho bisogno del tuo aiuto.” Lo interruppi.
“Poi
ti racconterò
tutto, te lo prometto.” Aggiunsi sapendo di non poterlo
garantire con tutta la
sicurezza che palesavo in apparenza.
“Dimmi.”
Si arrese
sorprendentemente in fretta.
In
nemmeno due minuti
gli illustrai il mio piano.
Definirlo
“piano” era
esagerato. Forse “istruzioni” era un termine
più appropriato. E anche in quel
caso estremamente generoso.
“Ovviamente
rendermi
partecipe del motivo, sarebbe troppo disturbo.”
Affermò il mio migliore amico
quando finii di parlare.
“Te
lo direi Connor
credimi ma…”
“Non
c’è tempo.”
Terminò la frase per me.
Restammo
entrambi in
silenzio.
“Lo
farai?” Dissi con
un fil di voce.
“
Esigo una spiegazione
esauriente, con dovizia di dettagli. Preferibilmente davanti a una
merenda
consistente, finanziata da te.” Fu il suo modo di
acconsentire.
“Non
so come
ringraziarti.” Mormorai.
“Ad
esempio non
ficcandoti mai più un casino del genere.”
Berciò lui prima di interrompere la
comunicazione.
Nonostante
tutto,
sorrisi.
*
Le
prime gocce di
pioggia iniziarono a infrangersi al suolo quando mi ritrovai davanti al
quartier generale.
A
giudicare dalla
tonalità cupa assunta dal cielo, si preannunciava un diluvio
epocale.
Ero
tornata appena in
tempo per mettermi al riparo.
“
Certo, è proprio
questa la priorità. Stai per andare a rubare a Psyco il suo
bel quadernetto e
sei tutta contenta di non bagnarti. Mi pare giustissimo.”
Sottolineò la vocina
velenosa.
Possibile
che dovesse
sempre esprimere il suo parere?
Con
l’approssimarsi
dell’ingresso dell’imponente grattacielo, mi
assalì una sensazione di nausea,
dovuta alla tensione.
“
Finalmente una reazione
normale!” Festeggiò ancora la mia coscienza,
fastidiosamente.
“Chiudi
il becco.”
Bofonchiai.
Era
da un po’ che non
parlavo da sola.
Il
cuore prese a
martellarmi furiosamente nel petto al momento di varcare la soglia
dell’edificio.
Entrare
senza che nessuno
se ne accorgesse, non era semplice quanto uscire e purtroppo non
possedevo le
capacità e l’esperienza di Wedy.
Solo
un’ottima
conoscenza del palazzo e della collocazione delle telecamere.
Il
momento di maggior
pericolo, sarebbe stato durante l’apertura e la chiusura
delle porte
automatiche.
Dovevo
sperare che
nessuno vi prestasse attenzione per trenta lunghissimi secondi.
Riguardo
a Ryuzaki e il
resto della squadra, non nutrivo particolari preoccupazioni. Ero quasi
certa
che stessero esaminando
attentamente il
Death Note e che non avrebbero vigilato particolarmente sui movimenti
esterni.
Compreso Light che doveva recitare la sua farsa.
Watari
invece, mi
impensieriva di più perché controllare le
telecamere, era una delle sue
abituali mansioni. Oltre a quella a mio avviso più
impegnativa, di provvedere
ai fabbisogni alimentari del detective.
Del
resto non avrebbe
avuto ragione di turbarsi vedendomi rientrare, potevo benissimo essere
uscita
per fare due passi e aver cambiato idea a causa del tempo. Il vantaggio
del
quartier generale rispetto agli alberghi, era il non condurre
più obbligatoriamente
un’esistenza da reclusa.
Mi
convinsi che fosse
la conclusione più ragionevole a cui potesse giungere
l’anziano signore.
Inoltre
era ormai
troppo tardi per indulgere in dubbi sull’efficienza del mio
operato.
Inspirai
a lungo e
inserii il pass nell’apposita fessura.
Aspettai
che la porta a
vetri scorresse, con quella che a me parve una lentezza esasperante e
scivolai
nell’ingresso deserto.
Ricordai di respirare, solo
una volta
raggiunto uno dei punti ciechi, non coperto dalle inquadrature dei
sistemi di
sorveglianza, proprio dietro una scalinata.
Mi
appiattii contro la
parete per riprendere fiato e riorganizzare le idee.
Il
mio cuore aveva
appena ripreso a battere ad un ritmo regolare, quando qualcosa si
materializzò
dal nulla, fluttuandomi davanti a mezz’aria.
Un
pezzettino di carta
appallottolato.
Con
estrema riluttanza,
allungai la mano per sfiorarlo. In ogni caso non mi sarei potuta
sottrarre alla
volontà del proprietario di quel frammento.
Nonostante
mi fossi
preparata mentalmente alla visione dello Shinigami, sussultai con forza
trovandomelo davanti.
Perlomeno
non urlai.
Mi
limitai a fissarlo
con gli occhi sgranati per il terrore.
Sembrava
ancora più raccapricciante
dell’altro. Forse perché non sghignazzava
scompostamente. Al contrario aveva
un’espressione dannatamente seria dipinta sul volto mostruoso.
“Dov’è
Misa?” Mi chiese
senza preamboli, con voce grave.
Mi
stupii nell’udire
un timbro femminile.
Effettivamente,
osservando la creatura con più attenzione, si notava qualche
indizio in tal
senso.
“Sarà
l’acconciatura
vezzosa.” Suggerì la vocina, a sproposito.
“Rispondimi!”
Mi
ingiunse l’essere.
“Sta
bene.” Replicai
recuperando il self-control.
Il
dio o meglio, la dea
della morte, scrutò il giubbotto che indossavo con aria che
mi parve
preoccupata.
Lo
stramaledetto
giubbotto di Misa.
“Dimmi
dove si trova.”
Ripeté gelida.
“A
casa. A farsi un
bagno caldo. Controlla pure se non mi credi! E per tua informazione,
questo me
l’ha lasciato perché avevo freddo.”
Spiegai seccata, indicando l’indumento.
Era
contro ogni logica
che mi giustificassi con uno Shinigami.
“Ti
ho vista seguirla
fuori di qui, ma non posso lasciare questo posto. Ti conviene dirmi
cosa le hai
fatto ed essere sincera, altrimenti…” Mi
minacciò.
“
Non le ho fatto
niente di più di quello che lei non abbia fatto a
me.” Allusi al mio aspetto
scarruffato, senza sbilanciarmi.
“Perché?”
Insistette.
Tacqui.
Non mi pareva
molto saggio rivelarle la ragione.
Malauguratamente
avevo
terminato il mio scarno catalogo di menzogne giornaliero con
l’idol.
“Parla.”
Mi ordinò.
“Per
il quaderno.”
Confessai messa alle strette.
“Quindi
hai scoperto la
verità.” Constatò, lo sguardo che le
scintillava di un inquietante bagliore scarlatto.
“Già.
E le ho anche
impedito di fare lo scambio con il tuo collega.” Le rivelai
spavaldamente in un
raptus di incoscienza.
Contrariamente
a ciò
che pensavo, fu con ogni probabilità quella frase a salvarmi
la vita.
“
Misa… Voleva
scambiare di nuovo gli occhi?” Domandò
agghiacciata.
Annuii
perplessa. Non
sapevo bene cosa essi centrassero, ma non chiesi delucidazioni. Ero
troppo
sorpresa dalla sua reazione.
“
Come l’hai fermata?”
Volle sapere.
“Ho
distrutto il
quaderno. Lei ora non ricorda niente.” Risposi
atona.
Grazie
a entrambi i
dettagli, la ragazza era inattaccabile.
La
Shinigami rimase
qualche istante in silenzio. Sembrava assorta in un ragionamento
febbrile.
“Yagami
Light… Dannato
bastardo.” La sentii sibilare.
“Su
questo sono
perfettamente d’accordo.” Mi lasciai sfuggire.
Ci
studiammo per una
manciata di secondi. Senza una spiegazione razionale, la
creatura cominciava a incutermi meno
timore.
“Hai
intenzione di
rivelare a qualcuno ciò che sai?” Si
informò poi.
Mi
strinsi nelle
spalle.
“No.
Non ho nessuna
prova contro Misa. Rischierei solo di mettere in allarme quel pazzo
furioso di
cui è innamorata, che escogiterebbe chissà cosa
per proseguire il suo
vanaglorioso progetto.” Conclusi mestamente.
“
Ma allora cosa stai
cercando di fare?” Sembrava confusa dalle mie dichiarazioni.
“Voglio
rendere Light
Yagami inoffensivo una volta per tutte e perché
ciò avvenga, è necessario che
metta le mani sull’altro Death Note e lo elimini.”
Affermai decisa.
“In
questo modo lui la
farà franca. Perderà la memoria e i tuoi amici
non potranno dimostrare più niente.”
Osservò interdetta.
Nulla
di cui non fossi
perfettamente consapevole.
“Non
importa.. Mi basta
solo...Che una persona sia al sicuro.” Mormorai abbassando
gli occhi.
“L’umano
che chiamate
Ryuzaki.” Indovinò lei.
Feci
un cenno
affermativo col capo.
“
E’ lui che voglio
proteggere. A discapito di tutto il resto. Ma forse è
sciocco spiegarlo a un
dio della morte, non credo che tu possa capire.” Mi ritrovai
a farfugliare
senza un perché.
“L’hai
presa per la tua
psicologa?” Mi rimbeccò aspramente la vocina.
“Ti
sbagli, lo
capisco.” Mi contraddisse la diretta interessata, lasciandomi
di stucco.
Quella
bizzarra
conversazione mi stava facendo perdere un mucchio di
minuti preziosi.
Dovevo
spicciarmi. Non
potevo aspettarmi che Connor si barcamenasse per rimanere nella
“sala di
controllo” ancora a lungo.
“Intendi…
Ostacolarmi?”
Scelsi con cura le parole. Era troppo pretendere che pronunciassi
serenamente
il termine “uccidermi”.
Scosse
la testa.
“No.
Se Light dimenticherà
di essere Kira, per Misa sarà solamente meglio. E
poi..” Esitò.
“Poi?”
La esortai.
“Ti
devo un favore.” Fu
la sconcertante replica.
Realizzai
che La
Shinigami provava un sincero affetto per la giovane. Nettamente in
contrasto
con Ryuk, che invece mi aveva dato l’impressione di trovare
gli esseri umani
una specie di svago.
“Anziché
perderti in
considerazioni superflue, approfittane!” Suggerì
la mia voce interiore con
veemenza.
Giusto.
“Qualsiasi
favore?”
Indagai.
“Dipende.”
“Non
potresti prendere
il quaderno e portarlo via?” Azzardai speranzosa.
“No.
Tecnicamente
appartiene a Light. Se lui non rinuncia alla sua proprietà,
io non posso fare
nulla, è la regola.” Mi rese edotta.
“
E ucciderlo?” Proposi
con un ghigno, ignorando la parte di me che sosteneva non lo
desiderassi
realmente.
“Mi
farebbe
immensamente piacere, ma Misa ne soffrirebbe troppo.” Si
rifiutò.
Pareva
contrariata.
“
Lo immaginavo, ma
dovevo almeno provarci!” Esclamai.
La
spaventosa divinità,
mi guardò come se mi mancasse qualche rotella.
“Chiunque
ti parli per
cinque minuti giunge a questa conclusione.” Si intromise la
vocina.
Non
le badai. Mi
frullava altro per il cervello.
“
Potresti invece
fornirmi un..Diversivo?” Tentai, auspicando fosse la volta
buona.
“Suppongo
di sì.”
Accondiscese.
“Ti
ringrazio emh..”
“Rem.
Sono Rem.” Si
presentò.
“Grazie
Rem.”
“Io
sono..” Feci per
presentarmi a mia volta, ma lei mi interruppe:
“Lo
so.”
“O-ok.”
Balbettai
sconcertata.
La
faccenda stava
assumendo dei risvolti deliranti.
*
Più
mi avvicinavo alla
“sala di controllo”, più il mio
nervosismo aumentava.
Continuavo
a ripetermi
che sarebbe filato tutto liscio, che il peggio, dopo lo scontro con
Misa, era
passato.
Come
bugiarda facevo
talmente pietà da non convincere nemmeno
me stessa.
In
realtà il peggio
doveva ancora arrivare e lo sapevo molto bene.
Le
probabilità di
fallire erano elevate e se così fosse stato, non avrei mai
più avuto un’altra
chance.
Forse
Ryuzaki mi
avrebbe arrestata per tentato inquinamento di prove.
Ammesso
che quel reato
esistesse.
E
Light avrebbe
mangiato la foglia. Fattore che avrebbe innescato ripercussioni
sinistre.
Rischiavo
di peggiorare
la situazione.
Quei
pensieri
angoscianti e il riecheggiare dei miei passi nei corridoi spogli, non
erano
granché come compagni.
“Avresti
preferito che
Rem rimanesse?” Mi irrise la vocina.
Certo
io e la Shinigami
avevamo stretto un’insolita alleanza, ma non per questo la
consideravo una
presenza rassicurante.
Non
mi sentivo per
niente pronta, quando giunsi in prossimità della meta.
Indugiai
qualche attimo,
sperando di essere pervasa da un’improvvisa sferzata di
coraggio, ma dovetti
rassegnarmi. Non arrivò.
Con
la tachicardia che
si riaffacciava a tormentarmi, avvicinai un occhio allo strumento di
controllo
della retina posto all’ingresso del cuore del quartier
generale, affinché la
porta di acciaio, si spalancasse.
A
quel punto dovevano
avermi notata. Ma non c’era nulla di sospetto.
Non
ancora.
Per
sicurezza avevo
abbandonato la giacca di Misa nel mio nascondiglio di fortuna, di modo
che
Light non collegasse immediatamente il mio furto a lei.
Le
mani presero a
tremarmi in maniera incontrollabile quando intravidi il primo spiraglio
della
stanza.
Ancora
pochi secondi e
mi sarei trovata faccia a faccia coi membri della squadra investigativa.
All’interno
c’erano
soltanto Ryuzaki, Light e Connor.
Un
altro inspiegabile
colpo di fortuna.
“Dovremmo
lavorare
Ken-san” Stava dicendo il figlio
dell’ex-sovrintendente al mio amico, in tono
lievemente infastidito.
Chissà
cos’aveva
architettato quest’ultimo per motivare la sua ostinazione nel
presenziare lì
dentro.
Mi
augurai potesse
raccontarmelo a obbiettivo raggiunto.
Il
detective,
appollaiato nella sua consueta maniera, stava controllando il Death
Note, come
avevo previsto.
Ne
reggeva le estremità
tramite pollice e indice di ambo le mani, con la sua presa delicata..
Perfetto.
“ADESSO!”
Urlai dalla
soglia della sala, come stabilito al telefono.
Connor
non se lo fece
ripetere due volte:
Scattò
agilmente verso
Ryuzaki e gli strappò con facilità
l’oggetto, cogliendolo del tutto di
sorpresa. Quindi effettuò un lancio magistrale, degno del
quarterback che era
stato, nella mia direzione.
Osservai
il quaderno
sorvolare tutta la stanza, con il fiato sospeso.
Ma
il tiro era stato
davvero perfetto.
Lo
afferrai al volo,
girai sui tacchi e iniziai a correre alla velocità massima
consentita dalle mie
gambe.
I
quel momento mancò la
luce.
Ringraziai
mentalmente
Rem.
*
Captai
fin troppo
presto il rumore di altre scarpe che rimbombavano sul pavimento oltre
le mie.
Si
avvicinavano
rapidamente.
Non
mi voltai e
continuai a correre, la milza attraversata da dolorose fitte.
Avevo
sperato che il
blackout mi facesse guadagnare qualche minuto, ma le luci di emergenza
di cui
era dotato l’edificio, si erano accese troppo velocemente.
Mi
occorrevano solo
pochi istanti per distruggere lo strumento di morte che tenevo fra le
mani. Ma
per agire, avrei avuto bisogno di fermarmi e se lo avessi fatto, il mio
inseguitore mi avrebbe raggiunta.
Ero praticamente certa che
non si trattasse di
Ryuzaki, poiché avevo espressamente chiesto a Connor, di
cercare di trattenerlo
a più lungo possibile.
“Fermati
Akiko-san!” Mi
gridò Light Yagami fugando ogni possibile dubbio.
La
sua voce, spezzata
per la corsa, cercava di mantenersi moderata, ma io ne percepivo il
tono rabbioso.
Non
sprecai fiato a
rispondergli e proseguii a correre alla cieca. La luce rossastra che
illuminava
fiocamente lo stabilimento mi confondeva, unita al panico legato alla
consapevolezza di avere Kira alle spalle.
Prima
o poi la mia
buona stella doveva eclissarsi.
Mi
ritrovai davanti a
un vicolo cieco.
Ero
riuscita, nella
disattenzione dovuta alla paura e allo sforzo fisico, a finire
nell’unica zona
che avrei dovuto evitare.
In
fondo al corridoio
in cui mi ero addentrata, era situata solo una camera.
Nessuna
via di fuga.
Tornare
sui miei passi
era impossibile, il ragazzo mi avrebbe fermata.
Disperata
aprii la
porta ed entrai, tentando di richiuderla dietro di me, inutilmente.
Il
giovane la spalancò
e per il contraccolpo caddi all’indietro.
Udii
prima un tonfo
ovattato. Lo zippo d’argento che precipitava al suolo dopo
essermi scivolato
dalla tasca. Poi un rumore metallico. Light che faceva scattare la
maniglia, chiudendoci
dentro.
*
Mi
tirai
frettolosamente in piedi, indietreggiando con il quaderno stretto al
petto.
Valutai
se fosse
possibile recuperare l’accendino, ma era atterrato troppo
distante da me e
troppo vicino al mio avversario.
Quest’ultimo,
manco mi
avesse letto nel pensiero, lo intercettò sul pavimento e gli
assestò un colpo
di tallone, facendolo slittare dietro di sé.
L’arnese
cozzò contro
l’ingresso chiuso.
Impensabile
riuscire a
raggiungerlo.
Mi
morsi il labbro inferiore
per trattenere un gemito di sconforto, riaprendo la ferita appena
rimarginata,
che tornò a sanguinare.
L’omicida
di fronte a
me, mi osservava perfettamente calmo, rilassato. Le braccia distese
lungo i
fianchi, i capelli castano chiaro appena scompigliati dopo la lunga
corsa.
“Cosa
ti è saltato in
mente Akiko-san?” Esordì tranquillo, quasi
amichevole.
Sembrava
volersi dimostrare
indulgente per il mio
subitaneo raptus di follia.
Non
aprii bocca e lo
fissai ostile, accentuando la stretta intorno al Death Note.
“Vorrai
mica ucciderci
tutti?” Scherzò accennando una risatina.
“Risparmiami
la
commedia. Conosco la verità.” Sbottai.
Ebbe
un’impercettibile
esitazione, poi sorrise. Un sorriso che non si estese ai gelidi occhi
nocciola.
“Non
capisco cosa tu
intenda.” Finse un lieve smarrimento.
“Secondo
me lo capisci
molto bene invece. Kira.” Replicai a denti stretti.
Lui
rise educatamente.
“
Anche tu ostinata
come Ryuzaki, Akiko-san. Ti ha influenzata parecchio.”
Commentò leggero, come
se la mia accusa non lo avesse minimamente toccato.
Avanzò
di un passo e io
arretrai ancora.
“Eppure
ogni sospetto
sul mio conto, ormai dovrebbe essere fugato.” Aggiunse
simulando dispiacere per
la mia assenza di fiducia.
Se
non avessi assistito
alla dimostrazione inconfutabile della sua colpevolezza, mi avrebbe
quasi
ingannata.
“Ti
riferisci alla
regola dei tredici giorni suppongo. Che presumo sia falsa quanto quella
riguardante la morte in caso di distruzione del quaderno, visto che
sembra
studiata appositamente per scagionarti.” Ipotizzai con
sarcasmo.
Lo
vidi irrigidirsi
lievemente.
Doveva
aver colto la
mia allusione riguardante la sorte del Death Note che aveva occultato.
“Sai,
è sorprendente
quanto bruci in fretta.” Lo resi partecipe, dando un colpetto
alla copertina
nera con la punta delle dita.
Mi
parve fremere
dall’ira. Immaginai che esplodesse, ma non fu così.
“Dammi
quel quaderno,
subito. Non costringermi a farti del male.” Mi
intimò, la voce mortalmente
calma.
“Immagino
ti
seccherebbe sporcarti le mani o spiegazzarti la camicia pulita.
Preferisci
usare carta e penna vero Light?” Lo provocai.
Non
riuscivo a mettere
a tacere l’istinto perverso e autolesionista che mi imponeva
di parlargli in
quel modo.
Aspettai
nuovamente che
perdesse il controllo, ma ancora una volta, non accadde.
Il
ragazzo mi guardò
intensamente e si avvicinò ancora di qualche passo, con
lentezza.
Io
fui nuovamente
costretta ad indietreggiare.
Ormai
mi trovavo con le
proverbiali spalle al muro.
“Tu
non capisci..”
Scandì le parole con vigore.
“
Quello che faccio, è
volto alla creazione di un mondo in cui le persone rette e meritevoli
non
vivranno più nella paura. In cui i deboli e gli innocenti
non verranno più
oppressi. Estirperò il male, totalmente.” Si
accalorò, lo sguardo acceso da una
luce maniacale.
“Eppure
degli innocenti
sono morti per mano tua. E progettavi di ucciderne altri.”
Gli ricordai
freddamente.
“
Ma non ti rendi conto?
Il sacrificio di pochi, confronto al risultato che otterrò
è un’inezia. Nessuno
a parte i criminali dovrà morire, a patto di non
ostacolarmi. E’ chiunque si
opponga a questo progetto ad essere nel torto! ”
Argomentò con passione.
Serrai
le mandibole con
astio.
“Capisco..E’
a causa di
Ryuzaki.” Sillabò il suo nome in maniera
fastidiosa, con un sorriso sardonico.
Poi
d’un tratto, tornò
serio e la sua voce si fece suadente:
“Akiko-san,
cos’ha lui
in fondo da offrirti? Cos’ha fatto per te? Come puoi fidarti
di una persona di
cui non sai nulla, a partire dal nome.”
Trasalii
leggermente.
Non so come avesse indovinato, ma aveva toccato uno dei miei nervi
scoperti e
lo sapeva bene.
Un
lampo divertito gli
guizzò negli occhi per un attimo.
“Se
io avessi una persona
come te a mio fianco Akiko-san, se fossi così fortunato,
condividerei tutto,
non ci sarebbe alcun segreto. Sarei felice, di averti
vicina.” Terminò la sua
arringa, infondendo anche la giusta dose di emozione nel finale.
E
per rimarcare le sue
intenzioni, mi tese la mano.
Doveva
avermi presa per
cretina. D’altra parte il suo pensiero nei confronti del
genere femminile mi
era palese fin dall’inizio.
Non
potei evitarlo, mi
sfuggì una risata.
“
Splendida
interpretazione Light..” Mi complimentai ironicamente.
Lui
abbassò il braccio
proteso.
“Non
offenderti, ma non
ho mai subito il fascino del tuo bel faccino..” Lo schernii.
“Forse
perché mi sono
accorta fin dalla prima volta in cui ti ho visto, di quanto fossi
marcio
dentro.” Conclusi regalandogli un’occhiata carica
di disprezzo.
La
corda che avevo
tanto tirato, infine si spezzò.
Con
il volto distorto
in una maschera furibonda, il giovane si scagliò contro di
me.
Nel
tentativo di
difendermi, impossibilitata di usare le mani a causa del quaderno,
cercai di
imitare i movimenti di Ryuzaki per sferrargli un calcio in pieno viso.
Mi
sbilanciai
all’indietro e…
Ovviamente
mancai il
bersaglio. Light mi afferrò la caviglia facendomi perdere
l’equilibrio.
Caddi
rovinosamente a
terra, di schiena.
L’impatto
col pavimento
non fu affatto gradevole.
“Ma
chi credevi di
essere? Chuck Norris?” Protestò la vocina.
Provai
a rialzarmi,
stordita dalla botta, ma qualcosa me lo impedì.
Light
mi stava
bloccando le gambe al suolo con il suo peso.
Non
potevo colpirlo con
le braccia perché altrimenti avrei dovuto abbandonare la
presa sul Death Note.
Non
avevo scampo.
Si
chinò su di me.
La
sua faccia era a
poco più di una spanna dalla mia, gli occhi nella penombra
della stanza,
sembravano rossi.
Aprii
la bocca per
urlare, ma lui mi serrò le mani intorno alla gola,
soffocando ogni suono.
“Se
le buone non sono
servite, proverò con le cattive.”
Bisbigliò con le labbra dischiuse in un
sorriso sadico. Dopodiché iniziò a stringere.
*
“Toglile
le mani di
dosso, Yagami Light.” Ordinò una voce, perentoria.
Rem.
Il
diretto interessato,
non obbedì.
La
mia vista cominciò a
farsi sfocata. Non avrei resistito ancora per molto.
“
Sbrigati, se non vuoi
che scriva il tuo nome sul mio Death Note.” Ribadì
La Shinigami.
“
Non pensi a Misa,
Rem? Non le farebbe affatto piacere se mi uccidessi.” Le fece
notare
subdolamente il suo interlocutore.
“Non
lo ripeterò ancora
una volta.” Fu la replica lapidaria.
Finalmente
lo psicopatico
sciolse la stretta dal mio collo.
Tossii
con forza. Poi
respirai a pieni polmoni, alla spasmodica ricerca d’aria. Mi
sentivo spossata.
“Cosa
ti è preso?
Questa ragazza sa tutto, ci denuncerà alla squadra
investigativa e Misa finirà
in prigione, se non peggio.” Insinuò Light. Era un
vero asso a fare leva sui
sentimenti altrui.
A
quanto pareva non
esisteva limite al disgusto capace di suscitarmi.
“
Non mi preoccuperei
di questo Yagami Light. L’unico pericolo rimasto a minacciare
Misa, attualmente
sei tu. Sbaglio o hai fatto il modo che si ritrovasse costretta a
dimezzare nuovamente
la sua vita?” Osservò l’essere, torvo.
“
Dovresti essermi
grato per non averti già ucciso.” Aggiunse con
pacatezza inquietante.
Fui
scossa da un lieve
tremito. Ecco in cosa consisteva lo scambio.
“Non
lo faresti mai.”
Dichiarò il giovane apparentemente calmo.
“Non
esserne tanto
sicuro.” Lo contraddisse la creatura.
Ero
certa che stesse
bluffando. Non avrebbe mai fatto una cosa simile alla sua protetta.
L’intento
di Rem probabilmente era quello di spaventare Light.
A
quest’ultimo sfuggì
un ringhio quasi animalesco.
Stava
incenerendo la
divinità con gli occhi, i bei lineamenti distorti da una
mescolanza di odio e
timore.
La
Shinigami aveva
raggiunto il suo scopo.
“Ora
allontanati da
lei.” Gli impose autoritaria.
In
un attimo fui
libera.
Mi
puntellai sui gomiti
per sollevarmi da terra, un po’ traballante.
“Fai
ciò che devi.” Mi
esortò la dea della morte porgendomi lo zippo di Connor.
Annuii
piano, senza
trovare parole adeguate per ringraziarla.
Quel
giorno era sì
avvenuto uno scambio tra uno Shinigami e un essere umano, ma
completamente
diverso dal consueto, per modalità e ragioni.
“NO!”
Si oppose Light
quando vide la fiamma scaturire dall’accendino
d’argento.
Dal
suo sguardo trapelava
una furia tale che non mi era difficile credere che se avesse potuto,
mi
avrebbe fatta a pezzi a mani nude.
Tuttavia
bastò un’occhiata
cremisi da parte dell’entità ultraterrena a
distoglierlo da ulteriori
rimostranze.
“Addio
Kira.” Dissi
concedendomi un sorriso beffardo, mentre il Death Note si incendiava.
*
Era
finita.
Stentavo
a crederci.
Ce
l’avevo fatta.
“Certo
non per merito
tuo.” Puntualizzò la vocina.
Restai
imbambolata a
contemplare il vuoto, ancora incredula.
Niente
più quaderno,
niente più Shinigami, niente più Kira.
Light,
a pochi metri da
me, aveva un’aria ancora più confusa della mia.
“Akiko-san..”
Blaterò
al mio indirizzo, smarrito.
In
quel momento, la
porta venne aperta dall’esterno.
“Ryuzaki..”
Mormorammo all’unisono
io e il figlio dell’ex sovrintendente, vedendolo apparire
all’interno della
camera.
Evidentemente
era
riuscito a liberarsi di Connor.
Sperai
non gli avesse
fatto troppo male.
Il
debito nei confronti
del mio amico, era ormai inestinguibile.
Lui
ci fissò a lungo,
gli insondabili occhi neri non tradivano alcuna emozione.
Teneva
le mani infilate
nelle tasche dei jeans logori.
“Dov’è
il Death Note?”
Chiese infine, a voce bassa.
Qualcosa
parve
accendersi nella mente di Light.
Mi
raggiunse in due ampie
falcate e prese a scrollarmi con foga.
“
Sei pazza! Hai
distrutto l’unica prova in nostro possesso!” Mi
urlò fuori di sé.
Il
destino sapeva
essere veramente ironico.
Mi
stava accusando al
culmine dell’indignazione, per avergli evitato
senz’altro la galera e magari
anche la pena di morte.
Lo
lasciai fare, non mi
importava nulla. Per quel che mi concerneva, a quel punto poteva anche
farmi
fuori se lo avesse desiderato.
Ryuzaki
era finalmente
salvo. Non avrebbe mai più potuto nuocergli.
“Lasciala
immediatamente Light-kun.” Lo avvertì il detective
in tono misurato.
Il
giovane non gli
diede retta.
Un
istante dopo, fu
sbalzato contro la parete da un calcio ben calibrato.
“Stai
bene?” Si informò
l’autore, scrutandomi indecifrabile.
Io
gli rivolsi un cenno
affermativo col capo.
Iniziavo
a essere
tramortita dagli eventi delle ultime ore e non mi sentivo completamente
lucida.
“Non
noti niente
Light-kun?” Domandò poi a quest’ultimo
che nel frattempo si era rialzato.
Il
ragazzo restò
interdetto per una manciata di secondi, poi esclamò attonito:
“Non
siamo morti.”
“Proprio
così.” Constatò
Ryuzaki come se parlasse della scomparsa delle mezze stagioni.
Senz’altro
dentro di sé
aveva già collegato tutti gli elementi a sua disposizione.
“E’
falsa.” Dissi io
flebilmente, riferendomi alla regola cui entrambi senza dubbio stavano
pensando.
Ci
fu un breve
silenzio.
“Cos’è
successo?” Ci
inquisì il detective. Gli occhi d’ardesia
improvvisamente sgranati. La
consapevolezza di qualcosa sembrava farsi strada nel suo cervello.
“
Io..Non lo ricordo
con esattezza Ryuzaki.” Confessò Light, abbassando
la testa, quasi dispiaciuto.
“Akiko?”
Mi sollecitò,
una nota d’urgenza nelle sue parole.
“
Per favore..Non qui.”
Lo pregai.
D’un
tratto quel posto
mi faceva orrore.
“Forse
perché stava per
trasformarsi nella tua tomba.” Suggerì la mia
coscienza, caustica.
“D’accordo.
Andiamo.”
Acconsentì lui.
Light
fece per seguirci
e l’altro lo bloccò:
“
Porta del ghiaccio a
Ken-san. Io devo parlare con Akiko da solo.”
*
Mi
lasciai sospingere
delicatamente lungo i corridoi, frastornata.
L’unica
sensazione che
faceva breccia nei miei sensi intorpiditi, era il sollievo.
La
persona che amavo
non correva più alcun pericolo.
Era
viva e al sicuro.
Vicino a me.
Quasi
non mi accorsi di
essere in uno degli ascensori, finché questo non
iniziò a salire.
Una
salita che pareva
interminabile, in cui nessuno dei due aprì bocca.
Fui
sorpresa di
ritrovarmi all’esterno una volta che essa si
arrestò. In cima al grattacielo.
Pioveva
forte e
soffiavano impetuose raffiche di vento, talmente rumorose da coprire
interamente i suoni della città sotto di noi.
Ryuzaki
si allontanò,
dandomi le spalle. Si avvicinò alla ringhiera che circondava
l’intero perimetro
della zona e contemplò il cielo tetro e opprimente, sotto le
gocce che cadevano
senza tregua.
Lo
raggiunsi, un po’
esitante.
In
pochi attimi fummo
completamente fradici.
Entrambi
non vi
prestammo attenzione.
“
L’hai distrutto
davvero.” Constatò atono il detective, spezzando
il silenzio.
“Sì.”
Confermai con
voce altrettanto incolore.
“Perché?”
Domandò
voltandosi verso di me.
Notai
un’ombra di
turbamento nei grandi occhi scuri e cerchiati, abitualmente
così impenetrabili.
“Perché..
Volevano
ucciderti Ryuzaki.” Replicai.
Nessuna
reazione.
Immaginavo
come si
sentisse, ma non mi pentivo di niente.
“Avevi
ragione. Su
tutto quanto.” Aggiunsi come se potesse cambiare qualcosa.
“
Raccontami.” Ribatté.
Era
ovvio che volesse
perlomeno conoscere la verità fino in fondo.
Obbedii
e a frasi
sconnesse tentai di narrargli l’intero accaduto. Dalla scena
cui avevo
assistito nel parco dopo aver seguito Misa, al dialogo con Rem, fino
allo
scontro con Light.
Lui
ascoltò il racconto
senza mai interrompermi.
Di
tanto in tanto il
suo sguardo si illuminava, probabilmente quando trovava un riscontro ad
alcune
delle sue teorie, come ad esempio la conferma dell’esistenza
di un altro
quaderno. Salvo poi offuscarsi, precipitando nella consapevolezza che
la mia
testimonianza era totalmente
inutile.
“Non
posso provare più nulla.”
Mormorò quando terminai di parlare, sconfitto.
“
Non ho potuto fare
altrimenti. Light prima o poi ti avrebbe ammazzato. Avrebbe trovato il
modo.”
Gli spiegai pervasa da un brivido, al pensiero di quanto ci fosse
andato
vicino.
“La
giustizia vale
molto più della mia vita.” Obiettò lui
deciso, le gocce di pioggia che scivolavano
sul suo volto pallido.
“Su
questo non posso e
non potrò mai essere d’accordo.”
Dichiarai con altrettanta determinazione.
I
nostri occhi
restarono incatenati per un istante che mi parve eterno.
“Vorrei
poterti dire
che mi dispiace, ma sarebbe una bugia. Mi comporterei alla stessa
maniera, in
qualsiasi caso.” Esclamai con sincerità.
Ryuzaki
mi rivolse uno
sguardo triste.
“
Sono due punti di
vista inconciliabili.” Decretò chinando il capo. I
capelli neri e intrisi d’acqua,
gli ricaddero sul viso.
Sapevo
cosa
significavano quelle parole.
L’avevo
messo in conto
dal momento stesso in cui avevo preso la decisione di bruciare entrambi
i Death
Note.
E
se quello era il
prezzo da pagare perché lui fosse salvo, lo avrei scontato
senza rimpianti.
Ma
non potevo lasciarlo
senza avergli detto una cosa.
Rimandavo
da mesi e non
avrei più avuto altre occasioni.
Avevo
un unico cruccio:
“Ryuzaki
prima che…Vorrei…Saperlo…”
Balbettai avvicinandomi a lui.
Esitò
brevemente. Poi
si sporse in avanti, curvando la schiena e me lo sussurrò in
un orecchio.
Sorrisi.
Mi
sembrava perfetto
per lui.
Finalmente
ero pronta
per dirlo:
“Ti
amo..Lawliet.”
Per
un attimo ci fu
solo lo scrosciare della pioggia.
“Ti
amo anch’io..Audrey.”
Bisbigliò talmente piano, che quasi dubitai
di averlo udito.
Rimanemmo
vincolati in
un ultimo, lungo sguardo.
Quello
era un addio.
Senza
timore che mi
respingesse, sfiorai appena le sue labbra con le mie.
Poi
mi apprestai a fare
ritorno all’interno.
“Audrey..”
Mi richiamò,
prima che fossi troppo distante.
Sarebbe
stato dolcissimo
sentirlo nuovamente pronunciare il mio vero nome, in un altro contesto.
Mi
girai a guardarlo.
Era
tornato a scrutare il
cielo, pensando a chissà cosa.
Accennò
uno dei suoi
piccoli sorrisi nella mia direzione.
“Le
campane Audrey… Non
suonano più”.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Scommetto
che non vi aspettavate
un aggiornamento tanto rapido, invece eccomi qui! Del resto dovevo
farmi
perdonare per il ritardo colossale della scorsa volta. In secondo luogo
sarei
stata sadica a farvi attendere troppo a lungo. Inoltre non ho avuto
davvero
pace finché non ho terminato di scrivere questo capitolo.
Pensavo sarebbe stato
ostico da mettere nero su bianco, invece si è scritto
praticamente da solo. Ma
presumo lo abbiate notato, visto che ho imperversato logorroicamente
per circa
una trentina di pagine..O.o.. Spero mi perdonerete! E ora finalmente
posso
dirlo: MAI E POI MAI avrei potuto uccidere Ryuzaki T_T L’idea
di questa fan
fiction ha iniziato a frullarmi nella mente dopo aver visto il
maledetto,
odioso, detestabile episodio 25 dell’anime, con lo scopo
principale di
salvargli la vita! Nel caso ve lo stiate chiedendo sì, sono
pazza! *si stringe
al peluche di L con aria da psicopatica* Detto ciò ringrazio
veramente di cuore
chiunque abbia letto questa storia, chi l’ha inserita tra i
preferiti e le
seguite e soprattutto chi l’ha recensita, spronandomi a
continuare, a
migliorare e
dandomi consigli..Grazie!!!
Mai più avrei pensato che avrebbe riscosso tanto successo
quando l’ho
cominciata *_*
Detto questo ci
risentiamo domani, dopo domani al massimo per l’epilogo,
quando spunterò la casellina
del “no” dalle gestione della storia…Mi
mancherete tantissimo ç_ç E ora la
smetto di frignare e passo a rispondere alle recensioni ^_^
Myrose:
Sono stata cattivella vero
mia
cara? Nessun countdown inesorabile fortunatamente ^_^ (solo
un’autrice sadica) Ti ringrazio della
recensione e del sostegno, come avrai notato dalla lunghezza
dell’aggiornamento,
il panico da foglio bianco, si è finalmente esaurito XD
Ricambio il bacione
fotonico e siccome avrei anch’io molto piacere di fare due
chiacchiere in tua
compagnia, eccoti il mio account di msn: ciper84@hotmail.it . Spero a
prestissimo!!!
Hope87:
Sei
troppo paziente e indulgente, meritavo una bella strigliata per quel
ritardo madornale! Mi consola essere quasi riuscita a mantenere la
promessa che
ti feci all’inizio della storia, ossia di non interromperla
salvo catastrofi XD
Spero che il meteorite non mi cada in testa proprio prima di scrivere
l’epilogo
-.- Sono contenta di essere riuscita a trasmettere la dovuta angoscia
(che
scritta così sembra orribile), era proprio mia intenzione
ricreare quell’atmosfera
“Inesorabile”. Spero con questo aggiornamento di
essere stata all’altezza delle
tue aspettative ^_^
kikka_neko:
Grazie
mille dei complimenti!!! Sob spiace anche a me che manchi
così
poco ormai al momento in cui dovrò separarmi da questa
storia, ma soprattutto
da voi T_T Beh spero che tu sia felice di aver visto che Ellino
è salvo!!!
Bilu_Emo:
Grandissima!
Ti sei accorta che il capitolo era il 25esimo proprio come
la puntata..Ovviamente l’ho fatto apposta, ma fortunatamente
l’esito è stato
differente. ^^ Quanto alle analogie con la tua data di nascita..Brrr sembra
“23”.. Che paura, è angosciante O.o
Tornando a noi, grazie per aver seguito questa storia, per i bei
complimenti e
per aver fatto appurare alla sadica autrice che con la fine dello
scorso
aggiornamento, è riuscita nel suo intento di creare panico
ghghghghg
Perdonoooo!!! Ps: immagino che per la scena sotto la pioggia, ti
aspettassi
quella tradizionale con Light, quindi se ho deluso le aspettative ti
chiedo
scusa, ma non potevo sbilanciarmi troppo per non spoilerare!!!
Haku_chan:
Piacere
di conoscerti!!! Dispiace anche a me che tu abbia scoperto la
mia storia sul finale, ma solo perché mi avrebbe fatto
piacere chiacchierare di
più e avere le tue impressioni di capitolo in capitolo (sono
proprio
pretenziosa XD). In ogni caso grazie davvero della bella recensione e
dei
complimenti sul mio stile. In particolar modo sono felicissima che
trovi L IC.
Non mi stancherò mai di ripetere quanto questo dettaglio
risulti importante per
me! Quanto alla tua previsione sul finale, commenterò dopo
l’epilogo ^_^
Bambolita:
Contentissima
che l’aggiornamento ti sia piaciuto cara, grazie!!!
_Nemesis_:
Stellina
la tua recensione mi ha veramente commossa!!!! T_T Cosa posso
dirti se non ringraziarti moltissimo per le cose bellissime che hai
scritto e
sentirmi dannatamente in colpa per averti fatto sospirare tanto gli
aggiornamenti? Almeno questo è arrivato in fretta XD E non
è tremendo come
immaginavi ^^ Posso solo augurarmi che ti sia piaciuto come gli
altri!!! So di
essere stata malvagia a terminare lo scorso aggiornamento in quel modo,
ma
dovevo pur creare un po’ di suspance XD In particolare sono
felice che ti sia
piaciuta la scena tra L e Audrey sul finale, per me è stata
importante e mi ha
emozionato scriverla, quindi sono contenta tu l’abbia
apprezzata!!! Ti
ringrazio ancora e per finire, porta i miei saluti a Miss Revenge, che
temo abbia
ancora il PC sotto sequestro XD
Miriel67:
So
di essere un po’ ripetitiva, ma mi ha fatto davvero piacere
riuscire
nel mio intento lo scorso capitolo. Ossia quello di trasmettere ansia.
(Sì puoi
odiarmi). Ma da accanita fan di L, non potevo certo lasciarlo morire!
Ti
ringrazio del commento e dei complimenti e spero che anche questo
capitolo, ti
sia piaciuto!!!
Neko88:
Grazie,
sei molto comprensiva a perdonare il mio ritardo epico!!! Sono
contentissima che lo scorso aggiornamento ti sia piaciuto e ti confesso
che
sono triste anch’io per
il termine della
storia! Mi consolo pensando che avrò ancora
l’epilogo da scrivere tra oggi e
domani, ma poi dovrò salutarvi davvero T_T Ps: E’
vero, nelle parti dementi
rendo al meglio..Sarà che mi viene naturale. (Essere demente
XD).
Soad87: Sono
combattuta, essere riuscita a commuoverti da
un lato mi fa piacere, perché sono riuscita a trasmettere le
stesse emozioni
che provavo io, ma dall’altro mi sento in colpa!!! Scusa!!!
Ti ringrazio della
recensione e dei complimenti, spero che questo capitolo sia stato degno
dei
precedenti ^_^
E
anche per questa
(penultima T_T) volta ho finito di infastidirvi… Mi auguro
davvero che questo
capitolo sia stato di vostro gusto, perché personalmente lo
considero il più
importante di tutta la storia! Prima di salutarvi (finalmente direte
voi XD)
due piccoli cenni a riguardo:
Ero
partita con l’idea
di escludere la vocina in questo capitolo, perché avrei
desiderato avesse un’impostazione
più seria. Ma non ci ho potuto fare nulla, LEI ha preso il
sopravvento e
dopotutto è stata presente per tutta la storia, non era
giusto escluderla.
Inoltre forse sarebbe risultato forzoso visto che la vicenda ha sempre
presentato qualche risvolto umoristico, non sdrammatizzare di tanto in
tanto!
Spero non l’abbiate trovata fuori luogo (ma se
così fosse ditelo pure) ^^
In
secondo luogo, se
qualcuna avesse nutrito dubbi in merito (credo di no, ma ci tengo a
ribadirlo
XD), Light Yagami non ha mai provato
nulla verso Audrey, ha solo cercato di abbindolarla
facendo affidamento
sul suo fascino (visto che è circondato da cretine che ci
cascano >.<).
Ecco,
ora ho finito
davvero ^_^
Ci
sentiamo prestissimo
per l’epilogo e i saluti (quelli veri
ç_ç)
Un
grosso bacio a tutte!!!!
Alice