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Autore: imtheonekeepingyoualive    23/12/2009    9 recensioni
"Per la prima volta nella mia vita mi sono innamorato di una porta chiusa a chiave."
Frank e colui che sta' al di la di un sottile pannello di legno...
[AU!Frerard]
Genere: Commedia, Introspettivo, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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locked door
Lies for the liars! Non è vero niente! E non conosco nessuno, non scrivo per nessuno e uiuiui... :D


For the first time I fell in love with a locked door
***





Ogni volta che scendeva le scale, non poteva fare altro che bloccarsi per qualche minuto a fissare la porta di legno marrone, quella che stava proprio a dirimpetto delle scale del secondo piano, dove viveva.
Abitava quattro porte più in là, appena prima che finisse il corridoio male illuminato, sia di giorno che di notte.
Non ricordava nemmeno più quante volte avevano detto all' amministratore di quel fatiscente -nemmeno troppo, a dire la verità, solo che era ormai vecchiotto- condominio che l' unica soluzione era quella di far cambiare la luce, perchè quella era decisamente troppo bassa e non si riusciva nemmeno a distinguere una chiave dall' altra.
Soprattutto se tornavi a casa la sera tardi, magari leggermente brillo per colpa di una serata spesa con gli amici al pub all' angolo e sinceramente non sapevi neppure più come si chiamasse tua madre.
Ma tanto lui non aveva di questi problemi, no. Eccerto stava al primo piano, dove le finestre lasciavano entrare la luce fredda e chiara dei lampioni.
Sbuffò ed iniziò a scendere le scale.
L' ascensore non funzionava non sapeva nemmeno più da quanto, e nessun reclamo aveva sortito alcun effetto.
Ed era stato proprio per questo motivo che un giorno, mentre scazzato come al solito si avviava verso la sua serata estenuante di lavoro, lo conobbe. Si trovava davanti al vano dell' ascensore, stava pigiando il bottone di chiamata e bestemmiando a mezza voce, quando nel silenzio un' altra voce lo fece sobbalzare e voltare.
"Guarda che è rotta."
Un ragazzo dai lunghi capelli neri era sulla soglia dell' appartamento numero 1B, un sorrisino sulle labbra e una maglietta di Batman addosso.
Aprì la bocca e poi guardò l' ascensore.
"E' rotta." Disse. E non era una domanda, ma solo una constatazione disperata.
"Da ieri sera, credo. So che oggi ho provato anche io, ma niente." Rispose il tizio, che nel frattempo si era piegato indietro, per sbirciare all' interno del proprio appartamento.
"Ma porca..." Soffocò un' altra imprecazione chiudendo gli occhi e respirando a fondo. "Va bene, grazie. Vuol dire che mi toccherà fare le scale..."
"Mi sa di sì." Ridacchiò il ragazzo.
Annuì facendo un mezzo sorriso ed alzò una mano in segno di saluto. "Vabbè vado davvero che è tardi, grazie!"
"Di niente, figurati. Ray, cosa stai facendo con la mia pentola in mano?" Lo sentì urlare, prima che chiudesse la porta con un clack.
Scosse la testa divertito e si fiondò giù saltellando sui gradini, per poi aprire la porta di tutta fretta ed uscire nell' afosa aria di luglio.


Da quel giorno capitò spesso che si incontrassero, magari Gerard usciva -sì, aveva controllato il suo nome sulla casella della posta e sul citofono. Non che fosse un maniaco, ma ormai era curioso- e lui rientrava, oppure il contrario.
Molto più spesso il contrario. Gerard se ne andava di giorno, probabilmente studiava qualcosa, o lavorava da qualche parte che lo obbligava a caricarsi di un' enorme cartelletta rigida di cartoncino, tutta disegnata con strani animaletti e uomini.
Mentre lui usciva prevalentemente di sera, per andare al lavoro nello strip club di un amico di suo padre. Era un lavoro che lo obbligava a turni da suicidio; dalle nove di sera fino alle cinque di mattina, quando andava bene.
Quindi prima delle cinque/sei del pomeriggio non era in piedi e, le rare volte in cui si alzava prima, era solo per andare a fare la spesa e non morire di fame. Fortuna che nove volte su dieci ci pensava sua madre a rifornirlo di viveri, altrimenti a lungo andare si sarebbe dimenticato anche di quello e sarebbe deceduto.
Beh, non proprio, ma l' idea era quella.
Dopo la sesta volta che si erano incrociati sul pianerottolo, Gerard gli chiese come si chiamasse, con un grande sorriso stampato in faccia.
"Frank." Rispose, mentre controllava che per caso l' amministratore non avesse avuto pietà di loro e avesse fatto aggiustare l' ascensore. No, niente da fare.
Sentì le chiavi di Gerard tintinnare nella toppa e la serratura girare.
"Io sono Gerard, piacere." Disse questo, allungando una mano per stringere la sua e lasciando andare la maniglia, dopo aver aperto la porta.
Frank la strinse e la trovò fredda sulla punta delle dita, persino con quel caldo. Fu un tocco piacevole, proprio per quel particolare.
Lo guardò mentre entrava in casa ed appoggiava la cartelletta per terra, accanto ad un mobile che scorse con la coda dell' occhio.
"Ti inviterei a prendere un caffè," Esordì Gerard. "Ma vedo che sei sempre impegnato e sento che torni ad orari allucinanti."
Frank spalancò colpito gli occhi e quasi sorrise. "Beh, è che lavoro fino all' alba e... Mi dispiace, ti sveglio rientrando?"
Gerard scosse la testa e ridacchiò.
"No, è che capita che stia su fino a tardi. O che non dorma proprio, quando sono preso dal lavoro che sto facendo. E... Sento quando sali le scale, quando passi per il corridoio e arrivi al tuo appartamento. Anche le chiavi che tintinnano sono un suono abbastanza riconoscibile."
Frank rise e Gerard fece lo stesso.
"Stai sveglio tutta la notte? Posso chiederti che lavoro fai?"
"Disegno cartoni animati, fumetti... Questo genere di cose." Disse il moro, con fare un pò orgoglioso e un pò timido.
Frank spalanco la bocca, interessato.
"Ma che figata!" Esclamò, quasi sbrilluccicando.
"E tu, invece, che lavoro fai?" Ribattè, mentre portava un dito a grattarsi un angolo della bocca.
Frank seguì il movimento, quasi ipnotizzato, e poi rispose, senza essere veramente convinto di quello che diceva. Solo perchè non sapeva nemmeno se stava pensando o il beep che sentiva, era il suo cervello che aveva dato forfait.
"I-io lavoro in..." Si riscosse e sbattè gli occhi un paio di volte. "Lavoro in uno strip club poco lontano da qui."
Vide Gerard strabuzzare gli occhi e fare una faccia più che shockata.
"Cioè... Cioè sei uno spogliarellista?"
"No, beh, no! Non mi esibisco su un palco, spogliandomi poco a poco sulle note di YMCA, cioè..." Arrossì vistosamente e si grattò la testa. "In realtà sono il cameriere."
Potè sentire benissimo Gerard sospirare sollevato e scoppiare a ridere.
"Oddio, scusami, è che non ti ci vedo a spogliarti per un' orda di donne con gli ormoni in subbuglio!"
Frank sorrise ed alzò un sopracciglio.
"Potrei farlo se volessi," Esclamò con fare superiore e vide Gerard annuire ancora ridacchiante.
"Non ne dubito..." Sussurrò, senza quasi farsi sentire.
Frank aggrottò appena la fronte, non sicuro di aver sentito bene.
"Solo che non mi va di abbassarmi a spogliarmi per soldi." Terminò, dunque.
"Hai ragione."
"Però quei soldi non li vedrò nemmeno rimanendo vestito, se starò qui un altro secondo." Urlò mentre guardava il quadrante dell' orologio.
"Certo certo, vai al lavoro." Disse Gerard, con tono gentile. "Scusami per averti trattenuto qui così a lungo, dovrei farmi gli affari miei."
"No, ma cosa dici, mi ha fatto piacere conoscerti meglio! Quando vuoi possiamo prendere un caffè assieme, tanto ho le ferie ad agosto, che è... Praticamente domani."
"Molto volentieri."
"Ok, affare fatto! A presto Gerard, grazie ancora della chiacchierata!"
"A presto Frank e grazie a te."
L' ultima cosa che sentì, mentre scapicollava per le scale, fu la voce di Gerard che canticchiava qualcosa e il confortante clack della porta.




Agosto era quasi passato.
Le ferie se n' erano andate in fretta, così come erano arrivate. Quasi non se n' era accorto, di avere del tempo libero.
Sua madre aveva deciso che un periodo di riposo a casa gli avrebbe fatto bene, quindi aveva semplicemente obbligato il povero signor Iero ad andare a prelevare con la forza il figlio nel suo appartamento, spingerlo fino all' auto parcheggiata davanti al portone in divieto di sosta e, franco del fatto che fosse troppo assonnato per fare qualsiasi cosa, lo portò da una felice mamma che lo stritolò fino a farlo diventare cianotico.
Frank rimase qualche giorno da loro poi, quando fu sufficientemente stanco dell' aria di Belleville, gli diedero -sua madre diede, suo padre eseguiva soltanto- il permesso di tornare a NY.
Preferì prendere il treno, così da starsene un pò da solo tra la gente, non più abituato a vivere sotto lo stesso tetto con altre persone che gli urlavano di alzare la tavoletta in bagno e di lavarsi le mani prima di mangiare.
Si scoprì intento a pensare a Gerard più spesso di quanto si era mai accorto.
Ormai mancavano due giorni prima che ricominciasse il lavoro, cioè notte fuori e giorno passato a letto a sbavare sul cuscino. E di quel famoso caffè nemmeno l' ombra.
Purtroppo non c'era stata l' occasione, col fatto che l' avevano praticamente rapito nel sonno.
Gerard usciva di giorno, quando lui avrebbe potuto fare lo sforzo di rimanere sveglio e trascinarsi fino alla sua porta con due occhiaie da spavento ed invitarlo allo Starbucks all' angolo.
Sfiga voleva che la sera lui lavorasse, altrimenti l' avrebbe chiamato, bussando gentilmente sul pannello di legno, e gli avrebbe domandato se gli avrebbe fatto piacere andare nel suo appartamento per una birra.
Quando scese in stazione centrale e raggiunse la metro, pensò che in fondo aveva ancora due giorni e nulla gli vietava di andare proprio in quel momento a bussare.
Erano solo le quattro del pomeriggio ed un bel caffè, o un cappuccino, si beveva anche all' ora di cena.
Cercò il coraggio per tutto il tragitto, immaginandosi nelle varie scene: magari Gerard non c'era, o magari era in vacanza a casa come lo era stato lui, magari stava lavorando, oppure era fuori al corso...
Demoralizzato e nervoso arrivò al palazzo, salì le scale con un peso allo stomaco e, una volta arrivato al secondo piano rallentò.
"Per la prima volta nella mia vita mi sono innamorato di una porta chiusa a chiave."  Sussurrò, bloccato a fissare l' ingresso dell' appartamento di Gerard.
E pensare che non lo conosceva neppure, solo sporadiche chiacchiere e saluti sorridenti, niente di più.
Però era bastato per far sì che gli entrasse in testa per non uscirne più. Persino la sua maglietta di Batman gli piaceva...
Questo poteva solo significare che c'era cascato come una pera; era cotto ed ora doveva solo avvicinarsi e bussare. Non era niente di così difficile.
Prese un respiro profondo, alzò la mano destra chiusa a pugno e mosse un passo verso la porta.
Poi virò verso sinistra, maledicendosi mentre raggiungeva casa sua. Recuperò le chiavi dalla tasca destra dei jeans e cercò quella giusta.
Ci mise qualche secondo in più perchè continuava a darsi sottovoce del cretino vigliacco, chiudendo gli occhi che si erano fatti lucidi per il nervoso.
"Frank..."
Si paralizzò dopo aver sobbalzato, avendo riconosciuto la voce.
Evitò di girarsi a guardarlo negli occhi, non voleva farsi vedere in quelle condizioni: rosso, con gli occhi lucidi ed il morale a terra.
Quando non gli rispose, Gerard continuò.
"Ho sentito i passi sulle scale... E poi le chiavi."
Annuì, mentre si stropicciava gli occhi prima di prepararsi a mostrargli il viso.
"Pensavo ti fossi fermato qui davanti..." Ridacchiò l' altro. "Evidentemente comincio a risentire della notte in bianco."
"Ti servirebbe un buon caffè..." Mormorò.
"Decisamente."
Il tono serio che aveva usato Gerard, lo spinse a girarsi a guardarlo.
Non poteva sbagliarsi, l' aveva chiaramente sentito, quel nonsochè che era come un permesso esplicito ad invitarlo. Anzi, una richiesta.
Col cuore più leggero -così tanto che aveva deciso che battere più forte che poteva ed irradiarlo di un' emozione tale da fargli male, era la cosa giusta- sorrise, facendo sorridere anche Gerard di rimando.
"Che ne dici se andassimo a prendercene uno bello forte?"

***

"Io giuro che mando un reclamo a quell' amministratore del-"
"Calmati, Frank." Lo riprese Gerard.
"Eh no! Devo andare al lavoro, l' ascensore non funziona mai, le scale sono pesanti da fare così carico."
"Perchè fogli, buste e colori sono troppo, per il tuo debole fisico, non è vero?"
Frank diede un pugno sulla spalla a Gerard, che scoppiò a ridere prima di circondarlo con le sue braccia.
"E' una fortuna per te che lavori nel tuo negozio, altrimenti dovresti fartele da solo le commissioni, bello mio..."
"Ma infatti io ti sono moolto grato. Così tanto che ti vorrei ringraziare in un modo..." Disse, malizioso.
Frank sorrise, capendo.
"Oh, ma quale sarà mai questo modo?" Finse, mentre Gerard lo stringeva di più e chiudeva la porta d' ingresso che aveva spalancato Frank precedentemente, quando aveva portato su gli scatoloni pieni di fogli nuovi e di colori per il suo prossimo fumetto.
"Se mi segui in camera, te lo farò vedere con estremo piacere."
"Ma chiudi la porta a chiave, non mi va di ritrovarmi tuo fratello in casa che maledice Ray per non so che cosa..."
Gerard rise e lo baciò, mentre con la mano libera faceva girare la chiave nella toppa.





Buone feste a tutti!
Grazie per aver letto, vi adoro!

XoXo GeeGates <3
   
 
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