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Autore: purpleblow    24/12/2009    1 recensioni
Mail Jeevas e Mihael Keehl erano due bambini di appena sei anni -il secondo doveva compierne sette entro breve- che si erano conosciuti qualche mese prima, diventando quasi subito amici. Si erano incontrati in un qualunque giorno di pioggia, uno di quelle giornate che Mail non avrebbe mai dimenticato.
A _BellaBlack_: buon Natale carissima!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A _BellaBlack_, perchè ho voluto farti un pensierino natalizio.
Perchè mi hai fatta emozionare come non mai grazie alle tue Fan Fiction.
Perchè, nonostante abbiamo parlato poco, sento di essermi affezionata a te e non mancheranno le occasioni per concederti delle chiacchierate.
Perchè la lotta alle bbk è sempre aperta.
Perchè... perchè buon Natale! *cuore*


Two become one




Mail Jeevas e Mihael Keehl erano due bambini di appena sei anni -il secondo doveva compierne sette entro breve- che si erano conosciuti qualche mese prima, diventando quasi subito amici.
Si erano incontrati in un qualunque giorno di pioggia, uno di quelle giornate che Mail non avrebbe mai dimenticato.


Aveva perso i genitori ed era stato costretto ad abbandonare la sua casa perché orfano. Un bambino non poteva concedersi il lusso di possedere un'abitazione, per cui senza avere il tempo di capire cosa stesse succedendo lo avevano lasciato in mezzo alla strada.
Non aveva più niente. Era stato privato di ogni ricordo appartenente ai genitori, dei quali non aveva più notizie dal momento in cui lo avevano lasciato solo a casa. Lui non sapeva dove fossero andati, gli avevano detto che sarebbero tornati presto ma non l'avevano mai fatto.
Era rimasto tre giorni in attesa e aveva capito che non avrebbero più fatto ritorno dal momento in cui era arrivata una nuova famiglia a prendere possesso dell'abitazione.
E si era ritrovato sui freddi scalini di pietra della chiesa poco distante dal luogo in cui aveva sempre vissuto, bagnato dalle gocce di pioggia che cadevano copiose sul suo corpo infreddolito.
Il piccolo si chiedeva che cos'avrebbe fatto da quel momento in poi. Come poteva resistere senza i suoi genitori? Non aveva neppure la forza di piangere tanto erano stati veloci quegli ultimi eventi.
Mentre si perdeva nei suoi pensieri, la cadenza della pioggia era aumentata e il freddo che sentiva insinuarsi nelle ossa si era fatto insostenibile. Istintivamente si raggomitolò su stesso, cercando di riscaldarsi un minimo ma non bastava: la sensazione di gelo non lo abbandonava. Cominciava a pensare di dover trovare un riparo, ma non aveva la forza necessaria per alzarsi da dove era seduto.
Fu un bene che proprio in quel momento, qualcuno aprì il portone della chiesa e si accorse della sua presenza: era un bambino dai capelli biondi, che alla sua vista aveva assunto un'espressione sbalordita; si chiamava Mihael.
Mail non si era accorto di lui, troppo concentrato a pensare a se stesso sotto morbide coperte di lana, sperando che questa visione lo allontanasse dalla dura realtà in cui si trovava.
"Ma scusa, non senti freddo?" domandò stupidamente, accortosi perfettamente del tremore che proveniva dal corpo del rossino. Solo che non sapeva cosa dire per farsi notare e aveva dato voce alla prima cosa che gli era passata per la mente.
Il bambino seduto sotto la pioggia sussultò e si voltò per dare un volto a colui che aveva parlato. Lo guardò per qualche secondo e poi scosse la testa in segno di diniego.
"Non prendermi in giro! Stai tremando." sbottò il biondino, alquanto irritato. Non gli piacevano le menzogne, soprattutto quando erano così evidenti.
"Allora perché me lo hai chiesto?" domandò ingenuamente Mail, cercando di rendere la frase comprensibile dato che il tremolio nella sua voce gli rendeva difficile parlare.
"Dai entra." per un attimo il bambino restò immobile dov'era, ma poi pensò che fosse meglio ripararsi nella chiesa. Chissà come mai non ci aveva pensato prima, eppure aveva l'entrata alle spalle!
Raggiunse l'interno barcollando un po' -i vestiti gli si erano appiccicati alla pelle rendendogli difficile muoversi- e andò a sedersi su una delle numerose panche in legno.
Il freddo non accennava a passargli, ma per lo meno prima era al riparo dalla tempesta e prima o poi si sarebbe asciugato. Era già un passo avanti.
"Allora, che ci facevi là fuori?" Mail sussultò di nuovo, si era già dimenticato della presenza di Mihael. Lo guardò per un po' e quando si era finalmente deciso a rispondere, le parole gli si bloccarono in gola.
Il pensiero di essere stato abbandonato e sbattuto in mezzo alla strada lo inorridiva e lo terrorizzava al tempo stesso. Adesso Mail era solo e senza un posto dove stare, questo per lui era difficile da accettare.
Preso dallo sconforto abbassò lo sguardo, per non far vedere le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi e strinse le piccole mani in due pugni.
"Oh, credo di aver capito." disse improvvisamente il biondino, mentre si sedeva accanto all'altro "Beh, benvenuto allora." aggiunse infine, assumendo un'espressione di rabbia.
Non sapeva cosa fosse capitato con precisione a quel bambino, ma riusciva ad intuire che fosse rimasto solo e sentiva la rabbia scorrergli nelle vene, visto che lui stesso aveva provato la stessa cosa.
"B-Benvenuto?" chiese non avendo capito il senso di quelle parole.
"Non hai più un posto dove andare vero?" domandò allora, guadagnandosi un'occhiata sorpresa da parte dell'altro.
"Come fai a saperlo?" gli era bastato poco per capire cosa fosse capitato al rossino.
"Perché quando mi è successo, ho reagito come te." gli spiegò, mantenendo la medesima espressione di poco prima. Dentro di sé oltre alla rabbia, sentiva anche pena per quel ragazzino che stava vivendo la sua stessa situazione.
Lui ormai si era quasi abituato a quella vita. Ma Mail? Gli era appena crollato il mondo addosso, aveva perso tutto e chissà, magari non aveva la forza per reagire.
Mihael aveva un carattere forte, aveva capito subito che per resistere in quell'inferno avrebbe dovuto farsi forza e lottare con tutto se stesso. Doveva trovare le energie, mantenere un contegno, altrimenti sarebbe finita ancor prima di cominciare.
Per un attimo si chiese per quale motivo si dava tanta pena per quel bambino, dopotutto a lui cosa doveva importare? Avrebbe dovuto cavarsela da solo, proprio come aveva fatto lui. Ma c'era qualcosa che gli impediva di ignorarlo, sentiva che aiutarlo era la cosa migliore.
Istintivamente Mihael, gli tese la mano in segno di complicità. Quella stretta aveva un grande significato: era l'inizio di un legame che col tempo sarebbe diventato solido, indispensabile per entrambi.
Ancora era presto per capirlo, ma un giorno se ne sarebbero resi conto. Forse, il destino aveva voluto farli incontrare per mostrare loro che c'era una piccola luce ad illuminare l'oscuro cammino che dovevano affrontare. Insieme sarebbero andati avanti.


Nei paesini più poveri di Londra, sopravvivere era difficile se ti trovavi in condizioni disagiate e non avevi niente.
La prima cosa che si impara quando si è costretti a vivere per strada è che nessuno ti aiuterà mai. Devi andare avanti con le tue sole forze, anche se sei solamente un bambino.
Nessuno è disposto a darti una mano, nessuno ti considera.
Chi possiede una casa ed ha abbastanza soldi per andare avanti, ti considera un delinquente: loro vivono onestamente, mentre tu ti permetti di rubare ciò che loro pagano.
Chi invece vive nella tua stessa situazione, ti tratta come un nemico. È una gara per la sopravvivenza, dove anche solo un pezzo di pane fa la differenza.
Non è facile vivere in una condizione simile, dove ogni giorno ti vengono rivolte occhiate colme di disprezzo per quello che fai. Potendo scegliere non ruberesti, ma purtroppo è una scelta che non puoi permetterti essendo costretto a farlo.
E questo Mail Jeevas e Mihael Keehl lo sapevano bene. Il destino li aveva resi orfani troppo presto, condannandoli a quella vita, troppo difficile da affrontare per due bambini.
Ma loro non mollavano, perché sapevano di poter contare sull'aiuto dell'altro e in due era più semplice andare avanti. La solitudine è il peggiore dei mali, ma di questo non dovevano assolutamente preoccuparsi.
Erano passati un paio di mesi da quando si erano incontrati la prima volta e in quel periodo di tempo avevano imparato a conoscersi, sviluppando un forte legame di reciproca fiducia.
Se per disgrazia avessero dovuto separarsi, sapevano che sarebbe stata la fine per loro: Mail senza Mihael non sarebbe stato nessuno, viceversa per quanto riguardava il biondino.
Riuscivano a tener duro anche in quel periodo dell'anno, che era molto freddo e le strade avevano cominciato a riempirsi di neve. Certo era difficile combattere quella temperatura glaciale, se non fossero riusciti a trovare un posto abbastanza riparato per dormire sarebbero stati spacciati.
La fortuna aveva voluto aiutarli: ai confini del paesino dove vivevano, avevano scorto una piccola casetta abbandonata -che definirla casa era un eufemismo, trattandosi quattro mura che stavano in piedi per miracolo.
Non era per niente spaziosa, giusto una stanzetta in cui ci stavano a malapena in due, ma non aveva importanza visto che era già tanto che fossero riusciti a scovarla.
Anche se era nascosta dalla vegetazione, essendo quello un luogo disabitato, avevano paura che qualcuno avrebbe potuto trovarla, finendo poi per cacciarli.
Non erano certamente gli unici a non avere una casa, dunque era facile potesse accadere una cosa simile.
A giudicare dagli scatoloni e le cianfrusaglie al suo interno, forse in passato era una baracca che fungeva da cantina, dove riporvi oggetti inutili o di poco uso.
Mihael decise di dare un'occhiata nelle scatole, per vedere se avrebbero trovato qualcosa che avrebbe fatto al caso loro. Sicuramente avevano bisogno di una coperta per tenerli caldi.
"Ehi, dammi una mano." disse, mentre infilava la testa all'interno di uno scatola di cartone, ormai a pezzi.
Mail si alzò in piedi e andò ad occuparsi del piccolo scaffale di ferro posto vicino alla porta, ma non trovò niente di interessante: c'erano solo alcuni barattoli di vernice e dei pennelli.
Così, decise di aiutare Mihael con gli scatoloni.
"Trovato niente?" domandò, cercando di iniziare una conversazione con l'amico. Non si sarebbe mai stancato di parlare con lui, pur di farlo era pronto anche a cominciare discorsi stupidi, ma non poteva fare a meno di sentire la sua voce.
"No. Tu?" il rossino fece per rispondere di no, quando finalmente gli capitò fra le mani un lenzuolo tutto stropicciato. Non era molto invitante, ma comunque dovevano adattarsi.
Lo estrasse dalla scatola e lo mostrò a Mihael che lo osservava compiaciuto, mostrando a sua volta qualcosa all'altro.
"Cos'è?" non aveva mai visto niente di simile, sembrano degli occhiali ma avevano una forma diversa.
"A dire il vero non lo so. Tieni!" Mail li afferrò e guardandoli meglio ammise che non erano male e gli ricordavano lontanamente gli occhiali che indossavano gli aviatori.
Dopo qualche attimo passato a rimirarli li indossò e si accorse che erano davvero troppo sporchi e siccome era impossibile vedere attraverso le lenti, se li sistemò sulla testa e per tutto il tempo Mihael era rimasto ad osservare i suoi movimenti.
"Non mi pare di averteli regalati." disse con fare sarcastico. In realtà di quell'oggetto non gli importava affatto, voleva solo divertirsi un po', facendo credere a Mail che gli aveva dato fastidio il fatto che si fosse impossessato di esso.
Si divertiva un sacco a guardare le espressioni dispiaciute sul volto del rossino, quando si prendeva gioco di lui fingendosi arrabbiato e lo faceva ogni volta che ne aveva l'occasione.
Era dei semplici scherzetti e Mail ogni volta finiva per crederci sul serio, non aveva ancora capito quando Mihael scherzava o meno.
Quella volta però il biondino non era riuscito nel suo intento.
"Nessuno a dire il vero. Ma mi piacciono e poi, non sono certo nel tuo stile." ghignò il bambino, indicando gli occhiali col dito.
Effettivamente sembravano fatti apposta per lui, questo Mihael doveva ammetterlo. Se non fosse certo di averli trovati nella scatola pochi attimi primi, avrebbe giurato che li avesse sempre portati.
L'aria circostante cominciava a raffreddarsi dato che la sera si stava avvicinando e il biondino venne scosso da un brivido: non era mai stato molto portato a resistere al freddo, al minimo abbassamento della temperatura cominciava a star male.
Avendo notato il tremore dell'amico, Mail gli si avvicinò e gli sistemò la coperta logora sulle spalle con delicatezza, rivolgendogli un sorriso radioso. Poi si sedette sul freddo pavimento appoggiandosi con la schiena contro alla parete, seguito subito dall'altro che fece lo stesso.
"Tu non hai freddo?" domandò il biondino, mentre si sistemava meglio la coperta addosso.
"Un po', ma è sopportabile." rispose alzando le spalle. In realtà stava morendo di freddo, ma quella coperta era troppo piccola per coprirli completamente entrambi e preferiva sopportare un po' il gelo, piuttosto che privare l'amico di una parte di quel misero lenzuolo.
Mihael sembrava non averlo ascoltato e silenziosamente si fece più vicino al corpo di Mail, coprendolo con un lato della stoffa leggera. Il piccolo apprezzò quel gesto, ringraziando l'altro con un sorriso e socchiuse gli occhi, appoggiando la testa contro la sua.
Cominciò a immergersi nei pensieri e gli venne naturale chiedersi che cos'avrebbe fatto se non avesse incontrato Mihael. Probabilmente non sarebbe neppure vivo, da solo non avrebbe saputo cavarsela.
Non avrebbe mai avuto le forze per sopravvivere da solo e affrontare il freddo invernale, non avrebbe imparato a rubare per procurarsi il cibo e certo non ci avrebbe neppure provato, sicuro che non ce l'avrebbe fatta.
Era davvero felice di averlo incontrato, perché da quando aveva perso i genitori, Mihael era diventato la sua famiglia. Non gli importava se viveva in povertà, se non aveva niente: quel ragazzino era tutto per lui ed era più prezioso dell'oro.
Nonostante il suo carattere spesso scontroso e poco incline a dimostrare i sentimenti, aveva imparato a capirlo e ormai sapeva leggerlo come fosse un libro.
Conosceva tutte le sue reazioni a menadito, il significato delle sue espressioni -spesso enigmatiche a chi non lo conosceva- e soprattutto il suo modo di fare. Certamente aveva un carattere complesso, ci aveva messo un po' di tempo per imparare a conoscerlo, ma adesso non c'era niente di più semplice per lui.
Avrebbe potuto dire di conoscerlo meglio di se stesso e questo era dovuto non solo al tempo passato con lui, ma anche al suo continuo osservarlo in ogni minimo movimento.
Sì, senza di lui sarebbe stato perduto.
Mail riaprì gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto chiusi e nel voltarsi si rese conto che l'amico si era addormentato profondamente contro la sua spalla. Non si era accorto neppure della fredda mano che stringeva la sua.
Forse era il caso che prendesse sonno pure lui, così decise di trovare un posizione un po' più comoda e nel muoversi finì per svegliare l'altro, che mugolò infastidito.
"Scusami... ti ho svegliato." disse dispiaciuto Mail, che venne subito rassicurato dall'amico che gli fece capire di non preoccuparsi.
"Sai Mail, ho fame..." e dicendo quelle parole, lo stomaco del rossino cominciò a protestare, facendogli capire che Mihael non era il solo ad essere affamato.
Il biondino si alzò e recuperò due piccoli panini, ormai secchi che aveva posato sul minuscolo tavolino presente nella stanza. Erano le ultime cibarie che gli erano rimaste, presto avrebbero dovuto far provviste, altrimenti sarebbero morti di fame.
Porse il cibo a Mail e si sedette nuovamente accanto a lui, cominciando a mangiare in silenzio con la speranza che un minimo il buco che avevano nello stomaco si chiudesse.
Non era chiaramente possibile, non si sarebbero mai saziati del tutto con quel poco che mettevano sotto i denti ogni giorno, ma nonostante questo non si lamentavano: l'importante era avere lo stretto indispensabile per sopravvivere e tanto bastava.
Mentre erano occupati a godersi quel misero pasto, dalla porta si sentì provenire un rumore che li fece scattare allarmati. Speravano con tutti loro stessi che non fossero costretti ad abbandonare quel posto, altrimenti erano finiti.
Sul volto di Mail comparve un'espressione di terrore, non voleva che tutto finisse, non voleva ritrovarsi in mezzo alla strada di nuovo con tutto quel gelo polare.
"Non preoccuparti, ce la caveremo." disse Mihael cercando di rassicurarlo. E la grande determinazione nel suo volto, incoraggiò il bambino di fianco a lui.
Presto, colui che aveva provocato quei rumore si fece vivo di fronte ai loro occhi: era un anziano signore che indossava abiti di gran classe e i due bimbi ebbero l'impressione che uno come lui fosse del tutto fuori luogo.
Si era fermato ad osservarli pensieroso, mentre con le dita era intento a lisciarsi quei folti baffoni che aveva sotto al naso. Singolare come persona ed anche buffa.
L'atmosfera si era fatta tesa, Mail e Mihael erano pronti a scommettere che le cose sarebbero degenerate e che dietro a quella persona dall'aria docile si nascondeva un mastino.
Magari quella baracca era di sua proprietà e vedere due bambini che vi si erano intrufolati, non gli faceva per niente piacere. Restarono in silenzio, in attesa che l'uomo finalmente parlasse.
"Ecco dove vi eravate cacciati. Matt, Mello... finalmente vi ho trovati." esclamò divertito. I due bambini si guardarono perplessi, convinti che quel tipo doveva avere qualche rotella fuori posto, dato che li aveva scambiati per qualcun altro.
"Mi sa tanto che si sbaglia!" ruggì Mihael sulla difensiva. Aveva cominciato a convincersi che li stesse prendendo in giro, ma il vecchio non si scoraggiò affatto e anzi, rivolse loro un sorriso.
"No ragazzo, sto parlando proprio con le persone giuste." attese qualche secondo e poi continuò a parlare, vista la confusione negli occhi dei due "Sapete, vi ho osservati a lungo e posso dire con certezza che non è da tutti sopravvivere per tutto questo tempo in queste condizioni per due bambini come voi. Ho constatato che siete dotati di un buon intelletto, ma non vi dirò da cosa l'ho capito." concluse la frase con una risata soddisfatta.
Mail osservava l'uomo a bocca aperta, mentre il biondino continuava a tenere indurita la propria espressione, non si fidava affatto dell'uomo.
"Senta, ma chi è lei? Le ripeto che noi non siamo quelli che sta cercando. Chi sono Matt e Mello?" avrebbe ottenuto le risposte a tutti i costi e se davvero quel tipo li stava prendendo in giro, gliel'avrebbe fatta pagare in qualche modo.
"Sono i vostri nuovi nomi, Mihael Keehl e Mail  Jeevas." i due bambini sussultarono, increduli. Quell'uomo stava chiaramente dando i numeri, ma non ebbero il tempo di parlare visto che il signore proseguì con le spiegazioni.
"Dovete sapere che io sono un inventore e ho fondato un istituto per giovani menti dotate: la Wammy's House. Si tratta di un orfanotrofio che accoglie i bambini con un alto quoziente intellettivo e aiuta a svilupparlo e siccome voi due rientrate in questa categoria, sono venuto a prendervi." Mihael a quelle parole esplose di rabbia.
"Come faccio a fidarmi del primo venuto? Tu stai mentendo! E noi non abbiamo intenzione di seguire uno sconosciuto!" al contrario del biondino, Mail sembrava fiducioso nei riguardi dell'inventore e lo osservava interessato.
"Capisco la tua sfiducia nei miei confronti e non posso biasimarti, dopotutto hai avuto una vita difficile sino ad ora, che ti ha portato a non avere stima nei confronti di nessuno. Ma puoi credermi, dal momento che decidete di seguirmi, avrete per voi una stanza, del cibo e tutti gli agi che sino ad ora non avete avuto. Questo però a patto che seguiate le lezioni atte a sviluppare la vostra mente." concluse l'uomo, senza mai abbandonare il sorriso.
Non si era fatto scoraggiare dall'irruenza di Mihael, questo perchè era abituato a trattare con i bambini difficili, riuscendo infine ad ottenere la loro fiducia.
"Noi non-" prima che terminasse la frase, Mail lo interruppe.
"Sta dicendo che non vuole niente in cambio?" chiese il piccolo, sempre più convinto. Dopotutto se era un'opportunità per lasciare quella vita, avrebbe accettato ad occhi chiusi.
"Mail! Ma che diavolo fai, gli credi?" sbottò il bambino, irritato dall'ingenuità dell'altro.
"Sì, non mi sembra che ci stia prendendo in giro. E poi, ci sta dando la possibilità di abbandonare tutto questo. Ci sta salvando la vita, capisci?" disse lui, implorando con lo sguardo l'amico di accettare la proposta.
Mihael ci pensò su, ma ancora non era affatto convinto. L'uomo allora, prima di chiedere se volessero seguirlo, offrì loro un paio di dolcetti.
"Avrete fame immagino... se mi seguirete, la prima cosa che vi spetta è un pasto completo. Avete bisogno di saziarvi." il biondino osservò la tavoletta di cioccolata, già con l'acquolina in bocca: quando ancora viveva con la sua famiglia, la mangiava sempre e in grandi quantità.
"In questa Wammy's Qualcosa ci sarà ancora cioccolato?" chiese, cercando di nascondere il fatto che era stato convinto. Non che fosse stato il cioccolato a fargli cambiare idea, la verità è che allo sguardo e le parole dell'amico aveva ceduto.
E se Mail si era fidato, allora valeva la pena tentare.
"Ma certo. Dunque, volete seguirmi?" chiese per un' ultima volta l'uomo, attendendo un segno di assenso da parte dei due, che non tardo ad arrivare. Successivamente lo seguirono e salirono sulla limousine che li attendeva poco lontano dalla baracca.
"Ah, come vi ho già detto, da oggi voi siete Matt e Mello e dovrete dimenticare i vostri veri nomi. Io sono Watari e posso darvi ufficialmente il benvenuto." detto questo si voltò verso il finestrino, sorridendo a se stesso, certo che quei due avrebbero ottenuto ottimi risultati, dimostrando la loro grande intelligenza.
Quel giorno, era l'inizio di una nuova vita per Mihael Keehl e Mail Jeevas: era la nascita di Matt e Mello. Da quel momento sarebbe cominciato un lungo periodo, che li avrebbe aiutati a rafforzare il loro legame.
E avrebbero scoperto quali sarebbero stati i loro obiettivi nella vita, le loro ossessioni che li avrebbero accompagnati per sempre.

[Fine.]



   
 
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