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Autore: LemonKing    25/12/2009    3 recensioni
Si continua a correre anche col rischio di perdere le gambe.
La vita si vive e si combatte.
Tutto ciò che ci è rimasto è pregare.
C’è un limite al dolore?

[ Fanfiction classificata 5° al contest "Quando la Morte bussa alla tua porta -Death Contes Multifandom-" indetto da Pagliaccio di Dio. ]
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Nuovo personaggio, Tyki Mikk | Coppie: Allen/Lenalee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: yaoilove
Fandom:
D.Gray-Man
Titolo:
It’ s a broken Hallelujah
Tipologie:
One-shot, What if?

Genere: Introspettivo, Drammatico, Triste
Rating:
Verde
Note dell'autore:
Titolo e ultima frase (in grassetto) appartengono alla canzone “Hallelujah” di Leonard Cohen.



It’ s a broken Hallelujah

 

Si continua a correre anche col rischio di perdere le gambe.
La vita si vive e si combatte.
Tutto ciò che ci è rimasto è pregare.

C’è un limite al dolore?

 


« Resisti Lenalee! »
Uno dei pochi edifici ancora intatti era una vecchia cattedrale abbandonata.
Allen correva portando la ragazza tra le braccia, che a sua volta stringeva il neonato al petto.
Raggiunse la grande chiesa, spinse col piede il portone che si aprì lentamente con un cigolio.
Si alzò della polvere, li avvolse un odore di vecchio e di muffa.
Ad accoglierli la luce della luna che colorava l’interno di un blu tenue, aiutata da ciò che restava dei mosaici.
Delicatamente Linalee fu posata a terra, ma cadde in ginocchio. Le gambe facevano male, non riusciva a muoverle ed era ferita; in quelle condizioni non poteva lottare. Non con quella piccola vita tra le mani.
I lunghi capelli scuri le ricadevano sulle spalle, andando a solleticare le morbide guance della creatura. Stringeva il corpicino con quanto amore aveva, come se anche l’aria potesse portarglielo via. Avrebbe protetto a qualsiasi costo quella nuova parte del suo mondo fatto d’affetto e amici, che a volte lei stessa definiva egoistico.
Allen si chinò su di lei, posando la mano –l’altra teneva salda la grande spada- sulla spalla nuda –la divisa rotta in più punti.
« Presto finirà tutto » la tranquillizzò.
Lui ci credeva.
Lei annuì perché voleva crederci.


Rumori di esplosioni si udivano in lontananza: rumori forti, rumori terribili.
Erano riusciti a farla uscire dall’Ordine Oscuro messo sotto attacco dalla famiglia Noah –un incubo che si ripeteva. Fortunatamente la maggior parte degli scontri stavano avvenendo fuori, così che l’Home non sarebbe stata distrutta completamente.
« Lenalee aspettami qui…»
« Allen-kun voglio venire…voglio aiutarvi… »
Ma lui scosse il capo.


Il piccolo –gli occhi argento vivo, specchio di quelli del padre- giocava con una ciocca di capelli scuri.
La ragazza guardò l’interno della grande chiesa: affreschi e mosaici danneggiati, le panche puzzavano di legno marcio, il crocifisso mancava, l’altare troppo lontano.
Restò immobile nel silenzio quasi insopportabile, rotto dai respiri e da qualche innocente risata.
Vite si stavano sacrificando. Lei non poteva aiutarli.
Lei era lì.
Le palpebre si abbassarono e calde lacrime percorsero le guance per morire sulle labbra sottili.
Il volto bagnato e sporco di fango e sangue rimaneva delicato e bello.

 
Non ci sono altari, crocifissi, puttini che giocano a rincorrersi tra le nuvole.
Ma si dice che ovunque Dio veda e ascolti ogni uomo.
Allora ti prego, Dio che tanto odio, salvaci.

 
 

Quel bambino che teneva a sé sarebbe vissuto nel costante pericolo:
Chissà se era un compatibile...
Chissà se sarebbe allora diventato un Finder...
Sperava di no, sperava di no.
Nel vederlo ricordò il fratello disperato, che aveva tentato di uccidere Allen, ma alla fine comprensivo nei confronti del suo amore e di quei 24 anni, che per Komui erano sempre troppo pochi.

 
~†~

 
Toc toc.
Si sentì bussare.
Allen si voltò di scatto in direzione del portone di legno.
« Toc toc »
Una voce sensuale, fin troppo conosciuta, imitò il rumore prodotto poco prima.
L’esorcista con i capelli bianchi si alzò lentamente; Lenalee provò a fermarlo, ma lui le fece cenno di non muoversi.
« Avanti shonen non mi chiedi chi sono? Altrimenti non è divertente »
« Io non sto giocando, Tyki Mikk »
« Io sì! Allora, toc toc. Chi è? Sono il lupo cattivo, quello che mangia gli esorcisti »
Entrambi rimasero immobili, il respiro pesante.
« Toc toc. Che cosa voglio per colazione? »
« Io la femmina! » la voce gracchiante di un Akuma si accompagnò alle parole del Noah.
A lei si gelò il sangue. Con grinta tentò di alzarsi, invano.
Allen coraggiosamente si avvicinò alla porta chiusa e posò la mano sulla maniglia.
Doveva attaccare non appena uscito, non poteva permettere uno scontro all’interno dell’edificio o sarebbe crollato.
Strinse più forte l’elsa della spada e si lanciò fuori.


« Anche io voglio te »
Un sussurro le solleticò l’orecchio.
L’occhio scuro si spalancò, Lenalee urlò stringendo disperatamente a sé il neonato.
Fece per muoversi, ma le fu impedito. Abbassò lo sguardo: una mano le cingeva la vita, l’altra se la vedeva uscire dal petto.
Tyki carezzò la fronte del piccolo, che scoppiò a piangere forte.
Non era debolezza quella, bensì umanità. Forse esitazione.
Cosa aspettava? Doveva farlo in fretta, doveva ucciderla.
Non aveva altra scelta: non poteva permettersi di sbagliare.
Poteva solo sperare che la ragazza fosse il Cuore, così che poi sarebbe tutto finito.
« Complimenti signorina »
La mano salì e due dita si posarono sul mento.
Spari ed esplosioni si udivano poco distante.
« Allen-kun! » gridò lei con quanto fiato aveva in gola.
« L..Lenalee…no! »
Ecco dov’era sparito Tyki.


Una farfalla nera si posò sul guanto bianco. L’uomo ghignò folle e ritrasse il braccio dal petto della ragazza in modo da introdurvi l’insetto dalle ali di picche. Era un Noah, anche un uomo –non in quel momento.
Lei provò a dimenarsi, mentre il bambino continuava a piangere. I singhiozzi riecheggiavano nella cattedrale, chiamando invano aiuto.
Un dolore atroce. I passi di Allen. Le urla.
Le parve di sentire del vetro infrangersi, ma era solo il suo cuore che andava in pezzi.
Tanta era la sofferenza e la paura, la consapevolezza.
L’esorcista dai capelli bianchi fermò la corsa disperata e si pietrificò scosso, inorridito da tanta crudeltà. Le lacrime uscivano da sole.
Il piccolo piangeva ininterrottamente, come a sentire il dolore della madre.

 
Le mie preghiere, che sorreggevano il cielo,
divengono maledizioni e lo fanno crollare.
Sotto questa pioggia di sangue promettimi, bambino,
che con tuo padre sognerai
un destino colorato e luminoso
–d’arcobaleno e diamanti -
e un Dio migliore.

 


Cadde sul pavimento freddo e sporco, proteggendo la creatura con le braccia.
« Lenalee! »
Allen con un grido di rabbia e disperazione, si diresse al corpo della ragazza barcollando.
« Che scena triste.. » commentò Tyki, che continuava a fumare lì in piedi con un’espressione impassibile, di indifferenza. Una celata lotta tra umanità e sollievo dal dovere.
« Lenalee.. » la chiamò ancora lui, percorrendo con le dita tremanti i lineamenti del volto angelico. Lei tossì sangue e gli fece cenno di prendere il figlio.
La sua vita si stava spegnendo, ma il suo mondo sarebbe andato avanti.
Pianse –aveva paura, voleva vivere-, sorrise come solo lei sapeva fare –aveva protetto chi amava.

 
Piccolo, cresci e ama i tuoi amici.
Non portare da solo la croce.
Ci sarà sempre qualcuno che camminerà al tuo fianco.

 

Il male che lentamente la consumava avrebbe posto fine alla sua livida esistenza.

 
C’è un limite al dolore?
Ad attenuare la sofferenza è  la speranza che un giorno, per voi,
tutto questo finirà.

 

 

And every breath we drew was Hallelujah.

 
.The End.

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