Nick autore:
Fandom: D.Gray-Man
Titolo: It’ s a broken Hallelujah
Tipologie: One-shot, What if?
Genere:
Introspettivo,
Drammatico, Triste
Rating: Verde
Note dell'autore: Titolo e ultima frase (in grassetto)
appartengono alla
canzone “Hallelujah” di Leonard Cohen.
Si continua a
correre anche col rischio di perdere le gambe.
La vita si vive e si combatte.
Tutto ciò che ci è rimasto è pregare.
C’è
un limite al dolore?
« Resisti Lenalee! »
Uno dei pochi edifici ancora intatti era una
vecchia cattedrale abbandonata.
Allen correva portando la ragazza tra le braccia,
che a sua volta stringeva il neonato al petto.
Raggiunse la grande chiesa, spinse col piede il
portone che si aprì lentamente con un cigolio.
Si alzò della polvere, li avvolse un odore di
vecchio e di muffa.
Ad accoglierli la luce della luna che colorava
l’interno di un blu tenue, aiutata da ciò che
restava dei mosaici.
Delicatamente Linalee fu posata a terra, ma cadde
in ginocchio. Le gambe facevano male, non riusciva a muoverle ed era
ferita; in
quelle condizioni non poteva lottare. Non con quella piccola vita tra
le mani.
I lunghi capelli scuri le ricadevano sulle spalle,
andando a solleticare le morbide guance della creatura. Stringeva il
corpicino
con quanto amore aveva, come se anche l’aria potesse
portarglielo via. Avrebbe
protetto a qualsiasi costo quella nuova parte del suo mondo fatto
d’affetto e
amici, che a volte lei stessa definiva egoistico.
Allen si chinò su di lei, posando la mano
–l’altra
teneva salda la grande spada- sulla spalla nuda –la divisa
rotta in più punti.
« Presto finirà tutto » la
tranquillizzò.
Lui ci credeva.
Lei annuì perché voleva crederci.
Rumori di esplosioni si udivano in lontananza:
rumori forti, rumori terribili.
Erano riusciti a farla uscire dall’Ordine Oscuro messo
sotto attacco dalla famiglia Noah –un incubo che si ripeteva.
Fortunatamente la
maggior parte degli scontri stavano avvenendo fuori, così
che l’Home non
sarebbe stata distrutta completamente.
« Lenalee aspettami qui…»
« Allen-kun voglio venire…voglio
aiutarvi… »
Ma lui scosse il capo.
La ragazza guardò l’interno della grande chiesa:
affreschi e mosaici danneggiati, le panche puzzavano di legno marcio,
il
crocifisso mancava, l’altare troppo lontano.
Restò immobile nel silenzio quasi insopportabile,
rotto dai respiri e da qualche innocente risata.
Vite si stavano sacrificando. Lei non poteva aiutarli.
Lei era lì.
Le palpebre si abbassarono e calde lacrime
percorsero le guance per morire sulle labbra sottili.
Il volto bagnato e sporco di fango e sangue
rimaneva delicato e bello.
Non ci sono
altari, crocifissi, puttini che giocano a rincorrersi tra
le nuvole.
Ma si dice che ovunque Dio veda e ascolti ogni uomo.
Allora ti prego, Dio che tanto odio, salvaci.
Quel bambino che teneva a sé sarebbe vissuto nel
costante pericolo:
Chissà se era un compatibile...
Chissà se sarebbe allora diventato un Finder...
Sperava di no, sperava di no.
Nel vederlo ricordò il fratello disperato, che
aveva tentato di uccidere Allen, ma alla fine comprensivo nei confronti
del suo
amore e di quei 24 anni, che per Komui erano sempre troppo pochi.
~†~
Toc toc.
Si sentì bussare.
Allen si voltò di scatto in direzione del portone
di legno.
« Toc toc »
Una voce sensuale, fin troppo conosciuta, imitò il
rumore prodotto poco prima.
L’esorcista con i capelli bianchi si alzò
lentamente; Lenalee provò a fermarlo, ma lui le fece cenno
di non muoversi.
« Avanti shonen non mi chiedi chi sono? Altrimenti
non è divertente »
« Io non sto giocando, Tyki Mikk »
« Io sì! Allora, toc toc. Chi è? Sono
il lupo
cattivo, quello che mangia gli esorcisti »
Entrambi rimasero immobili, il respiro pesante.
« Toc toc. Che cosa voglio per colazione? »
« Io la femmina! » la voce gracchiante di un Akuma
si accompagnò alle parole del Noah.
A lei si gelò il sangue. Con grinta tentò di
alzarsi, invano.
Allen coraggiosamente si avvicinò alla porta
chiusa e posò la mano sulla maniglia.
Doveva attaccare non appena uscito, non poteva
permettere uno scontro all’interno dell’edificio o
sarebbe crollato.
Strinse più forte l’elsa della spada e si
lanciò
fuori.
« Anche io voglio te »
Un sussurro le solleticò l’orecchio.
L’occhio scuro si spalancò, Lenalee
urlò
stringendo disperatamente a sé il neonato.
Fece per muoversi, ma le fu impedito. Abbassò lo
sguardo: una mano le cingeva la vita, l’altra se la vedeva
uscire dal petto.
Tyki carezzò la fronte del piccolo, che scoppiò a
piangere forte.
Non era debolezza quella, bensì umanità. Forse
esitazione.
Cosa aspettava? Doveva farlo in fretta, doveva
ucciderla.
Non aveva altra scelta: non poteva permettersi di
sbagliare.
Poteva solo sperare che la ragazza fosse il Cuore,
così che poi sarebbe tutto finito.
« Complimenti signorina »
La mano salì e due dita si posarono sul mento.
Spari ed esplosioni si udivano poco distante.
« Allen-kun! » gridò lei con quanto
fiato aveva in
gola.
« L..Lenalee…no! »
Ecco dov’era sparito Tyki.
Una farfalla nera si posò sul guanto bianco.
L’uomo
ghignò folle e ritrasse il braccio dal petto della ragazza
in modo da
introdurvi l’insetto dalle ali di picche. Era un Noah, anche
un uomo –non in
quel momento.
Lei provò a dimenarsi, mentre il bambino continuava
a piangere. I singhiozzi riecheggiavano nella cattedrale, chiamando
invano
aiuto.
Un dolore atroce. I passi di Allen. Le urla.
Le parve di sentire
del vetro infrangersi, ma era solo il suo cuore che andava in pezzi.
Tanta era la sofferenza e la paura, la
consapevolezza.
L’esorcista dai capelli bianchi fermò la corsa
disperata e si pietrificò scosso, inorridito da tanta
crudeltà. Le lacrime
uscivano da sole.
Il piccolo piangeva ininterrottamente, come a
sentire il dolore della madre.
Le mie preghiere, che sorreggevano il cielo,
divengono maledizioni e lo fanno
crollare.
Sotto questa pioggia di sangue promettimi, bambino,
che con tuo padre sognerai
un destino colorato e luminoso
–d’arcobaleno e diamanti -
e un Dio migliore.
Cadde sul pavimento freddo e sporco, proteggendo
la creatura con le braccia.
« Lenalee! »
Allen con un grido di rabbia e disperazione, si
diresse al corpo della ragazza barcollando.
« Che scena triste.. » commentò Tyki,
che
continuava a fumare lì in piedi con un’espressione
impassibile, di indifferenza.
Una celata lotta tra umanità e sollievo dal dovere.
« Lenalee.. » la chiamò ancora lui,
percorrendo
con le dita tremanti i lineamenti del volto angelico. Lei
tossì sangue e gli
fece cenno di prendere il figlio.
La sua vita si stava spegnendo, ma il suo mondo
sarebbe andato avanti.
Pianse –aveva paura, voleva vivere-, sorrise come
solo lei sapeva fare –aveva protetto chi amava.
Piccolo, cresci e ama i tuoi amici.
Non portare da solo la croce.
Ci sarà sempre qualcuno che camminerà al tuo
fianco.
Il male che
lentamente la consumava avrebbe posto
fine alla sua livida esistenza.
C’è un limite al dolore?
Ad attenuare la sofferenza è la
speranza che un giorno, per voi,
tutto questo finirà.
And
every breath we drew
was Hallelujah.
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