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Autore: PattyOnTheRollercoaster    27/12/2009    1 recensioni
Abbiamo lasciato Ellen con un'importante decisione da prendere. Che cos'avrà scelto? Seguire l'amato Murtagh e tradire Eragon, oppure abbandonare il sentimento, lasciarselo alle spalle e continuare a combattere per la libertà di Alagaesia?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato Presente & Futuro'
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Mi scuso infinitamente per questo inaccettabile ritardo! Ho avuto problemi con internt e non sono riuscita a risolverli fino a ieri sera. Mi scuso tantissimo con tutti i lettori! Anche io non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, spero che piaccia anche a voi, dato che scriverlo è stato inaspettatamente facile. Be', vi lascio alla lettura. Buon Natale (anche se un po' in ritardo). <3





Capitolo diciotto: Draghi in rivolta

“Le cose stanno così.” disse grevemente Eragon, “Se non accetteremo questo possiamo anche dimenticare l’aiuto dei draghi”.
Nasuada, ormai ripresasi, soppesò l’idea. “Non dovrebbero esserci problemi suppongo. Dovremmo solo informare bene i soldati a cosa vanno incontro, perché evitino di spaventarsi. Ma se non abbiamo altra scelta … oltretutto non mi sembra che sia un’idea così terribile”.
“Informerò Jeran della tua decisione” disse Eragon.
“Prepariamoci ad un’altra battaglia” mormorò Nasuada passandosi un dito sulle labbra con aria pensierosa.

I soldati rimasero alquanto stupiti della richiesta di Nasuada. Gli elfi furono entusiasti e i nani, dopo qualche titubanza, accettarono. Certo tutti si rendevano contro che era necessario, e che era come avere un’arma in più. In fondo si sentivano più sicuri, sarebbero stati più forti e protetti da una grande magia.
Galbatorix, che non aveva perso tempo a riformare il suo esercito una volta tornato a Uru’baen, rimase non poco stupito quando un soldato andò a comunicargli la notizia che una vedetta aveva avvistato un grande esercito al completo  che marciava verso la capitale. Non credeva che dopo il disastro avvenuto poche settimane prima sarebbero stati così in tanti. Ma probabilmente, si disse, il terremoto aveva fatto schierare definitivamente gli elfi e smosso i nani.
Ancora, però, non vedeva come potevano vincere. Gli eldunari che aveva alla cintura sarebbero stati sufficienti a sterminare un intero esercito, e ne aveva a disposizione altri. Moltissimi altri. I ribelli combattevano una causa persa, solo che non lo potevano sapere. Probabilmente Murtagh li aveva messi al corrente della fonte del suo potere, ma non potevano fare nulla al riguardo.
“Preparate le truppe” disse Galbatorix, “e la mia armatura”.
Quando Galbatorix fu pronto gli eserciti erano schierati. Si potevano ben distinguere le diverse file nemiche: davanti gli elfi, poi i nani, e infine gli uomini. La verità era che Galbatorix era alquanto infastidito da questo esercito comparso all’improvviso. Anche messe insieme le forze ribelli non avrebbero potuto sconfiggerlo, grazie ai suoi eldunari. Sembravano tante formiche che si affannavano attorno ad un insetto troppo grande per loro.
Quando Galbatorix scese in campo, nelle prime file, poté ben vedere che davanti a tutti c’erano Eragon e Saphira, ma questa volta i draghi avrebbero combattuto senza i loro Cavalieri. Imputando questo al solo fatto che lui non aveva più un drago Galbatorix si sentì indispettito, come se fosse un affronto, come se combattendo senza drago gli facessero un enorme favore. Incrociò gli occhi a quelli di Eragon e lo osservò con la cattiveria nello sguardo.
Il ragazzo lo guardava con furia, ma anche con una specie di rassegnazione. Eragon levò la spada di mille colori, che Galbatorix non poté fare altro che notare, e mormorò alcune parole alla spada. Quella parve brillare, e i colori sciamarono via poco a poco. Gli spiriti dei draghi uscirono dalla spada e, come accordato qualche settimana prima, s’insinuarono nei corpi dei soldati. Di ogni soldato. Tutti gli uomini si sentirono fortificati.
Gli elfi avvertirono una tale forza spirituale da esserne sopraffati, i nani si scoprirono come scaldati, e più potenti della terra stessa. Gli uomini erano più forti, e più resistenti, ed erano anche convinti che quel giorno avrebbero finalmente vinto la guerra contro Galbatorix.
Il Re, per parte sua, quasi non si rese conto del cambiamento che avvenne nell’esercito nemico, ma sentì solo una scia di energia silenziosa scivolare via. Una parte della sua mente si chiese che cosa fosse, ma archiviò la questione ad un momento più adatto. Scorse, nelle prima file, la Regina Islanzadi, con un’armatura brillante al sole e molto elegante. Al suo fianco Ellen, poi Murtagh, e la sua rabbia crebbe ancora di un poco.
Incitando le truppe con un urlo, Galbatorix si scagliò contro l’esercito, seguito dal suo generale e dal resto degli uomini. La differenza era palpabile nell’aria, i soldati imperiali vennero come spazzati via. I ribelli avanzavano nella folla di armi a secchi colpi di spada e di scudo, cadaveri e feriti cadevano attorno a loro.
Rukan balzava da una parte all’altra e ad ogni zampata uccideva almeno cinque soldati in una volta. Lo spirito del leone ruggiva nel suo corpo e lo scuoteva forte. L’imponente animale evitò una lancia che lo puntava e ruggì addosso al soldato che la brandiva. Quello non fece nemmeno in tempo a spaventarsi, una grossa lama lo trafisse all’altezza dello stomaco, in una fenditura dell’armatura. Ellen tolse la spada dal corpo dell’uomo con un grugnito e si voltò per affrontarne un altro.
Quella battaglia non era come le altre, tutti lo sentivano. L’energia che fluiva nei loro corpi non finiva mai, non erano stanchi, i nemici sfilavano davanti a loro e venivano puntualmente uccisi o feriti. I draghi, nel cielo, sputavano fuoco contro l’esercito nemico e lanciavano dall’alto grosse pietre che rotolavano in terra portando con loro diversi soldati imperiali.
Eragon e Murtagh avanzavano a colpi di spada verso Galbatorix, che si batteva con le armi e con la magia. Attorno a lui i soldati si affannavano, ma era l’unico che non riuscivano nemmeno a raggiungere. Galbatorix respingeva tutti con la magia e feriva gli uomini con incantesimi accuratamente scelti. Aveva aggiunto alcune pietre alla sua cintura da quando Shruikan l’aveva abbandonato, e il suo potere era aumentato nettamente.
Tegrish affiancò Eragon e Murtagh e, assieme, cercarono di attaccare Galbatorix. Murtagh si avventò su di lui frontalmente ma il Re parò senza difficoltà l’affondo. Eragon imitò l’amico, ma anche allora Galbatorix lo respinse con una magia e lo fece cadere in terra. Murtagh, ringhiando un insulto, si gettò di nuovo su di lui. I capelli corvini, sotto l’elmo, attaccati al collo a causa del sudore. Cercò di colpire il sovrano da destra, ma quello parò. Galbatorix diede un secco colpo con lo scudo e lo colpì al ventre. A Murtagh si mozzò il fiato, Galbatorix avanzò verso di lui e fece per colpirlo. Murtagh fece solo in tempo a vedere il volto trionfante di malignità di Galbatorix, e la sua spada che scintillava di sangue …
“Murtagh!”. Un forte clangore di spade scosse il corpo del ragazzo. Alla sua destra stava Tegrish, che contrastava egregiamente Galbatorix. Fece forza sulla spada e riuscì a far scivolare via quella del Re. Lui si riebbe subito e attaccò Tegrish. Il ragazzino cominciò ad indietreggiare velocemente, parando fendenti veloci come schegge. Ad un tratto Galbatorix gli diede un forte calcio ad una gamba e Tegrish, gridando di dolore, si accasciò a terra. Galbatorix si avvicinò a lui e lo ferì allo stomaco ma, prima che il colpo divenisse fatale, qualcosa di forte lo colpì alla testa e poco dopo venne sbalzato via.
Si voltò a fronteggiare un grosso Kull, che lo sovrastava di parecchi piedi. “Nar Garzhvog!” esclamò Galbatorix guardandolo negli occhi.
Il capo degli Urgali ringhiò sonoramente. “Sono io Galbatorix. Il mio popolo si sta vendicando per quello che ci hai fatto. Tu ci hai traditi! E il male che alberga nel tuo cuore ti si stringe addosso, ora”.
Senza pensarci due volte Galbatorix alzò violentemente un braccio, le dita ritorte puntate contro il Kull, e pronunciò poche parole incomprensibili. Nar Garzhvog rimase paralizzato, la grossa ascia gli scivolò via dalle dita, il suo sguardo era sperduto e puntato su qualcosa che solo lui poteva vedere. Galbatorix rigirò la mano, come se stesse torcendo qualcosa, allora il Kull urlò. Fu un grido di dolore e di disperazione, le sue ossa si spezzavano e la sua carne scottava. Sentiva le membra farsi pesanti come il metallo e il sangue gelare nelle vene. Infine Galbatorix ritirò la mano, come se stesse portando via qualcosa.
E fu così che levò la vita a Nar Garzhvog.
Il Kull si accasciò al suolo senza emettere un lamento, con un rumore soffice, facendo sollevare un filo di polvere.

Guidata da una forza non sua Ellen uccise un altro soldato, poi si volse a guardare ciò che accadeva alle sue spalle. Vide Galbatorix combattere contro Murtagh ed Eragon. Li raggiunse correndo, fra spintoni e parate.
“Murtagh! Eragon!” chiamò quando fu abbastanza vicina.
“Galbatorix è fuggito” disse Eragon iniziando a correre.
“Dov’è? Dov’è andato? Dove stai andando tu?!”.
“Al castello!” gridò il ragazzo prima di sparire dalla vista.
Eragon seguì una piccola sagoma indistinta che riconobbe come quella di Galbatorix. In pochi minuti Saphira gli fu accanto e lo fece salire in groppa.
  Andiamo Eragon! Andiamo piccolo mio!
Volarono sopra Galbatorix, che era rientrato nella città. Superarono facilmente le poche guardie che erano rimaste a vigilare: con una ruggito da parte di Saphira e una scarica di fuoco caldo delle sue fauci, i soldati corsero via terrorizzati. “Come facciamo a sapere dov’è andato?”.
  Possiamo avvertire la sua forza. E’ l’unico con tali poteri all’interno del castello. Usa l’occhio della mente Eragon.
Eragon chiuse gli occhi un secondo ed espanse la mente. Trovato! Lasciami sulla torre più alta.
Saphira volò in alto e fece per raggiungere la torre indicatale da Eragon ma prima che potesse raggiungerla una forte esplosione fece vibrare le mura. Diversi pezzi di pietra grigia che formavano la torre si spezzarono e volarono sopra la città. Attorno al castello donne e bambini iniziarono ad uscire dalle case, spaventati, e a guardarsi attorno senza capire che cosa succedeva.
Saphira si alzò di nuovo in volo e raggiunse la torre circolare. Su un lato si era aperto un grosso varco. Nell’enorme stanza rotonda stava Galbatorix, in mezzo a quella che sembrava una montagna rocciosa. Ma quando guardò meglio Eragon poté vedere che quello si cui il Re posava i piedi erano pietre. Pietre di ogni colore, di ogni forma e dimensione. Centinaia o forse migliaia di eldunari!
Quando Galbatorix vide Eragon alzò lo sguardo e rise sguaiatamente. Salì su un cumulo di quelle pietre, sdrucciolando un poco. Ne raccolse una manciata e rise di nuovo. I suoi occhi erano spalancati e folli, iniettati di sangue.
“Che cosa vuoi fare adesso Cavaliere?!” gridò rivolto ad Eragon. “Che cosa dimmi? Chiamerai i tuoi amici elfi? O i nani?! Chiamerai … Oromis? I vecchi Cavalieri! Contro il potere dei draghi nessuno può fare nulla! E io possiedo questo potere! Potrei spazzare via tutta Alagaesia se solo volessi! Potrei ucciderti con una sola parola. Che cosa sono gli elfi … in confronto … ai draghi? Sciocchi e deboli, ecco tutto! Se credi di riuscire Cavaliere renditi conto della verità. La verità e che nessuno può sconfiggermi. Io sono immortale e governerò Alagaesia … ora, e per sempre”. La sua voce si affievolì sempre di più e il suo sguardo vagò per un secondo su Eragon e Saphira, che ancora volavano di fronte a lui.
Eragon, sconcertato, estrasse la spada. “Combatteremo Galbatorix, ma sappi che coloro che ho chiamato in mio aiuto sono molto più potenti di quanto tu possa anche solo immaginare!”.
Galbatorix ghignò e i suoi occhi si riempirono ancora una volta di follia.
In quel momento ad Eragon si mozzò il fiato. Fu come se una parte della sua anima fosse stata lacerata. Sentì che qualcosa veniva strappato dal suo essere e, meccanicamente, prese a respirare più forte e spalancò gli occhi, alzando il petto verso l’alto. Una figura perlacea incominciò ad uscire dal suo petto, oltrepassando l’armatura.
Il grande drago bianco Jeran ruggì forte, uscendo dal corpo del Cavaliere che lo aveva ospitato. Galbatorix era rimasto paralizzato, a bocca aperta, e aveva guardato la sagoma trasparente, di un vago colore bianco, alzarsi imponente di fronte a lui.
Jeran ruggì rabbiosamente. E tu saresti un re? Così piccolo, così … meschino. Crudele. Tu non sei un Re, sei solo un uomo troppo ambizioso e cieco. Il tuo popolo non ti rispetta, il tuo potere proviene da altri. Che cos’hai di veramente tuo? Il regno? Alagaesia non appartiene ai tiranni, appartiene al popolo che la ama e che la difende, che la abita. Tu non possiedi niente. Fra poco non possiederai nemmeno gli eldunari.
Galbatorix era rimasto impietrito. Nel frattempo, nel campo di battaglia, tutti gli uomini si erano fermati. I draghi che li possedevano si erano liberati. Tutti, anche i soldati imperiali stavano fermi a fissare il cielo, le sagome perlacee che si alzavano nell’aria azzurra e frizzante, ed erano così tante che pareva che una fitta nebbia si fosse alzata all’improvviso. I draghi volavano leggeri verso il castello di Galbatorix e si riunirono tutti attorno a Jeran.
Assieme, con un ruggito unanime che scosse l’intera città, i draghi si lanciarono sopra gli eldunari, come se dovessero affondare fra le pietre. Gli eldunari si scossero, e gli abitanti delle pietre sentirono la libertà nel cuore. Fu come il ritorno della primavera. Alzarono il muso all’aria e annusarono il profumo della libertà. Era un odore diverso per ognuno di loro. Era muschio, giunchiglie, vento. Era odore di spade, di elettricità, di schizzi d’acqua sul corpo.
Gli eldunari si svuotarono. I draghi si dissolsero nell’aria, formando una luce brillante prima di sparire.
Nel frattempo, senza essere notato, Galbatorix era uscito dal castello. Si stava aggirando attorno alle mura, con la speranza di uscire dalla città senza essere visto. Si era tolto l’armatura per evitare fracasso, e camminava con passo felpato rasente ai muri.
Fu Jeran ad individuarlo. La grossa sagoma perlacea del drago si voltò. Senza far rumore, fluttuando lungo i tetti delle case, si avvicinò a Galbatorix e, prima che questi se ne rendesse conto, gli passò attraverso.
Per il Re fu come guardarsi dall’alto. Vide il suo corpo fermarsi e guardare indietro, al potente spirito del drago bianco. Vide il drago ruggire contro di lui e poi, alla velocità di un fulmine, passargli attraverso. Sentì in maniera palpabile la sua anima staccarsi dal corpo. Fu veloce e indolore. Come uno strappo su un foglio di carta.
Con gli occhi spenti, spalancati, e il viso incatenato in un’espressione eterna di sorpresa, Galbatorix cadde sulle ginocchia. Nessuno poté udire le sue ultime parole. E se anche qualcuno avesse potuto, non avrebbe saputo a cosa si riferivano.
“Ti amo” mormorò prima di chiudere gli occhi.





Ed ecco qui. Il prossimo è l'ultimo capitolo. Spero che questo vi sia piaciuto. Posterò anche una piccola storia su Galbatorix (solo due brevi capitolo), così capiremo a chi sono indirizzate le sue ultime parole. Insomma, quasi non so cosa dire, mi sembra strano che questa storia sia quasi terminata, è una di quelle a cui tengo di più. Be'... passiamo alle recensioni:

Marty_odg: grazie per i complimenti! Anche io trovo che Saphira e Castigo siano carini assieme (anche se forse un po' inquietanti da vedere! XD). Sono felice che ti piaccia come tratto Murtagh, anche perchè secondo me è uno dei personaggi più complessi caratterialmente, e speravo proprio di non finire OOC. Grazie per la recensione e di aver seguito la storia! ^^ Ciao!

Thyarah: caspita che bella recensione lunga! Grazie per i complimenti! E' da un po' che cercavo di scrivere qualcosa su Castigo, ma volevo che fosse un momento adatto, per non spezzare la trama. Ho anche pensato che sarebbe stato molto meglio vedere le anime di Drago propro come delle specie di fantasmi, e non come eldunari, che in fondo sono come pietre alla vista. L'idea di Brisingr come contenitore mi è sembrata quasi naturale, non so perchè. XD L'accampamento dei Varden l'ho descritto solo perchè prima era stato raso al suolo, quindi volevo sottolineare il fatto che i Varden si fossero messi al lavoro per ricostruirlo. Be', spero che questo quasi-ultimo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio, e grazie mille per tutte le recensioni che fai ogni volta! ^^ Un bacio

_Bonnie_: grazie per i complimenti! ^^ Le cascate colorate in effetti sono state una cosa che mi è venuta in mente all'improvviso, non mi convincevano del tutto e ho anche pensato di toglierle, ma alla fine le ho laciate stare ^^ Grazie mille per la recensione, ciao!

KissyKikka: wow sono felice che ti piaccia la mia versione della Volta delle Anime! XD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, anche se fose avrei dovuto allungarlo un po' di più, e includere delle parti che non riguardavano la battaglia. B'è. spero che ti piaccia comunque, scriverlo è stato soddisfacente. XD La terza prova è andata abbastanza bene, grazie per avermelo chiesto! Spero che anche tu stia passando una buona quinta superiore (senza stress pre-esame)! ^^ B'è, al prossimo capitolo, ciao! Un bacio <3

Un grazie a tutti i lettori, e mi scuso ancora per il ritardo! ^^ Al prossimo capitolo a tutti! Ricordate: è l'ultimo! Waa! XD
Patty.
   
 
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