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Autore: SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate    27/12/2009    3 recensioni
La storia inizia 60 giorni dopo che Ran ha scoperto la verità su Shinichi: l'organizzazione è stata sconfitta, e lei non riesce a perdonarlo per averle mentito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Cuore Spezzato

(Mika - Happy Ending - Traduzione)

 

 

Questo è il modo in cui mi hai lasciato

non sto fingendo: senza speranza,

senza amore, senza gloria,

senza lieto fine.

Questo è il modo in cui amiamo

come se fosse per sempre…

Poi viviamo il resto della nostra vita,

ma non assieme.

 

«Ran…»

«Non voglio mai più rivederti.»

Un cuore che si spezza.

«Ma io…»

«Sparisci Shinichi. Tu ormai sei solo un ricordo.»

Un cuore calpestato dal dolore del tradimento.

«Io ti amo!»

Attimi di silenzio.

Due sguardi che si incrociano. Due mute promesse. Due cuori spezzati.

«Addio.»

 

Mi sono svegliato al mattino

inciampando nella mia vita.

Non si può ottenere amore senza sacrificio,

se qualcosa dovesse accadere

immagino che ti augurerò il meglio:

attimi di Paradiso ma con un po’ di Inferno…

 

Ancora quegli occhi. Ancora quell’astio. Ancora quel muto dolore, che mi perfora il petto da una parte all’altra, come una pugnalata.

Mi passo stancamente una mano sul viso, e scosto via le coperte del mio letto solitario.

Ancora una notte insonne, ancora una notte da incubo.

Ancora quelle parole che risuonano nella mia testa.

Vorrei poterle dimenticare, ma al tempo stesso mi ci aggrappo con tutte le mie forze.

Sono le sue ultime parole, e non posso dimenticarle.

Avanzo stancamente verso la mia scrivania, invasata da lettere.

Ma che senso ha ricevere così tante parole, gentili o meno, quando l’unica persona che brami di più al mondo ti ha dimenticato? A volte nemmeno la speranza riesce a reggere il peso dell’opprimente verità, e ti ritrovi al buio. Senza la forza di andare avanti.

Scosto con violenza tutti fogli, facendoli cadere a terra. Ora rimane la mia unica valvola di sfogo: il mio portatile. Lo apro, e la luce bianca mi acceca per alcuni secondi. Non l’avevo spento.

La pagina del documento di testo si presenta davanti a me, nel suo bianco splendore intonso. Inforco gli occhiali da vista di mio padre: in questo periodo di solitudine la mia vista è peggiorata.

 

Questa è la storia più difficile

che abbia mai raccontato:

senza speranza,

senza amore, senza gloria,

un lieto fine che si è protratto.

Mi sento come se avessi sprecato tempo,

e come se mi fossi sprecato io ogni giorno.

 

13 Novembre 2009

Scrivo queste righe due mesi dopo il mio ritorno alla ‘normalità’ e alla mia vita ‘reale’. Sebbene siano passati poco più di sessanta giorni da quando ho finalmente ripreso le mie sembianze, tutto mi sembra scorrere troppo velocemente. I ricordi della mia prima settimana nuovamente nei panni di Shinichi continuano a perseguitarmi, impedendomi di dormire; così mi appresto a scrivere questo libro, sperando di liberarmi almeno in parte di questo enorme peso.

Non basterà certo a riscattarmi dal mio passato e dalle menzogne, ma spero che le mie motivazioni, seppur deboli di fronte al dolore che ho causato ai miei cari, possano essere comprese, o per lo meno ascoltate. Anche se ora mi sento come se tutte le sofferenze che ho subito non siano servite a nulla.

 

Questo è il modo in cui mi hai lasciato,

non sto fingendo: senza speranza,

senza amore, senza gloria,

senza lieto fine. 

Questo è il modo in cui amiamo:

come se fosse per sempre,

poi viviamo il resto della nostra vita,

ma non assieme.

 

Mi sfilo gli occhiali, massaggiandomi le palpebre chiuse.

Dio, quanto è difficile.

Dover ripescare i miei ricordi mi fa un male atroce, mi uccide dentro, come se il devasto che porto nel cuore non fosse già sufficiente.

Appoggio la fronte ai palmi delle mani, socchiudendo gli occhi.

In cosa ho sbagliato? Perché non ho trovato un altro modo per sistemare tutto?

Il mio sguardo cade sulla cornice d’argento sul comodino vicino al letto. L’immagine è per me sfocata.

Sforzo un po’ di più gli occhi, mettendo a fuoco il soggetto della fotografia, anche se so benissimo chi rappresenta.

Capelli mori, occhi chiari, viso pallido, labbra rose distese in un dolce sorriso. Lei.

Le sue labbra morbide e lisce, delicate come i petali di una rosa.

Un bacio.

Mi alzo di scatto, dirigendomi verso l’armadio e cercando qualcosa da vestire.

Non posso restare chiuso in casa. Non posso.

 

Due del mattino: ho qualcosa in mente,

non riesco a riposare, cammino in giro.

Se faccio finta che niente sia andato male

posso tornare a dormire,

potrei pensare che abbiamo voltato pagina.

 

Le strade sono deserte. Poche persone corrono qua e là, affrettandosi a raggiungere un luogo riparato: un temporale imperversa sulla città, e i fulmini stanno già illuminando il cielo.

Ma non importa.

Continuo a camminare, fissando l’asfalto, annusando lo strano odore che annuncia la pioggia.

A lei piaceva l’odore della pioggia… diceva che la inebriava. È ancora così?

O anche questo è cambiato?

Ha davvero voltato pagina una volta per tutte? Ha davvero deciso di dimenticarmi?

Non voglio mai più rivederti.

Ormai sei solo un ricordo.

Forse è davvero così… Allora perché io non riesco a fare lo stesso?

Perché non riesco a smettere di amarla?

Perché non riesco a dimenticarla?

Addio.

Mi ha davvero dimenticato?

 

Questa è la storia più difficile

che abbia mai raccontato:

senza speranza,

senza amore, senza gloria.

Un lieto fine che si è protratto.

Mi sento come se avessi sprecato tempo,

e come se mi fossi sprecato io ogni giorno.

 

Quando risollevo lo sguardo dal terreno ghiaioso lo faccio perché finalmente mi rendo conto delle gocce di pioggia che hanno iniziato a scendere dal cielo, inumidendomi i capelli e la giacca.

Il cielo è ricoperto da fitti nuvoloni neri. Sorrido amaramente: avrei dovuto immaginarmelo.

Il rumore del fiume che scorre mi riporta alla realtà, facendomi finalmente comprendere fino a dove sono giunto durante la mia meditazione: il ponte lungo la passeggiata che costeggia il fiume.

Un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra: è la strada che io e Ran percorrevamo sempre da bambini per andare a scuola.

Questa strada ci ha visti giocare, scherzare, piangere, litigare. Ci ha visti crescere, cambiare.

Solo ora noto la figura appoggiata alla balaustra del ponte.

Il mio cuore smette per alcuni istanti di battere: Ran.

Da qui riesco a scorgere le sue labbra serrate, e gli occhi persi nell’acqua del fiume, insolitamente burrascosa. Come il mio cuore.

Senza che dica o faccia niente i suoi occhi incrociano i miei, procurandomi un brivido.

Si stacca dalla balaustra, rimanendo ferma a metà del ponte. A dividerci ci sono quasi cinque metri.

L’acqua inizia a scorrere più velocemente, mentre mi perdo ad osservare la strana espressione dipinta sul suo volto da angelo.

Non è più la vecchia e dolce Ran. No, questa Ran è cambiata, ha assunto sembianze più adulte, e i suoi occhi non risplendono più di quella luce brillante che li hanno sempre caratterizzati fin da bambina.

Sono io l’unica causa di tutto ciò?

 

Questo è il modo in cui mi hai lasciato,

non sto fingendo: senza speranza,

senza amore, senza gloria,

senza lieto fine.

Questo è il modo in cui amiamo:

come se fosse per sempre,

poi viviamo il resto della nostra vita,

ma non assieme.

 

«Che cosa ci fai qui?»

La sua voce è fredda, ma nasconde una nota di paura. Di cosa ha paura?

Rimango in silenzio, ad ascoltare il rumore della pioggia e dell’acqua che scorre nel fiume.

«Ti prego…» Mormora, stringendo i pugni. «Smettila di girarmi intorno.» Inizia a camminare nella mia direzione, tenendo lo sguardo fisso sulla strada alle mie spalle. «Ormai è tutto inutile.» Sussurra, quando è ormai a pochi passi da me.

Mi passa accanto, tanto vicina da sfiorarmi, ma abbastanza distante perché io non riesca a raggiungerla.

Perché mi sfuggi? Ti ho davvero persa per sempre?

«Dicevi sul serio, l’ultima volta?» Mi chiede a un certo punto, e dall’assenza del rumore di passi sul terriccio deduco che si sia fermata.

Mi volto lentamente, incrociando i suoi occhi, che mi fissano tormentati.

«Riguardo… all’amore…» Chiarisce, distogliendo per una frazione di secondo lo sguardo.

«Sì.» Forse un tempo avrei cercato di sviare la domanda, di spezzare il nostro contatto visivo, ma ora non lo faccio. Adesso ho bisogno che lei capisca, che lei conosca quello che provo.

Un sorriso amaro si dipinge sulle sue labbra pallide. «Non può essere davvero amore.» Mormora, con voce ferma. «Chi prova questo sentimento non mentirebbe mai alla persona amata. Non su una cosa tanto importante come la propria identità. Non se la cosa causa così tanto dolore… inutilmente.»

Ran chiude gli occhi, forse per contenere le lacrime, che si mischiano alle gocce di pioggia che scivolano sui nostri volti bagnati.

«A volte se si ama davvero bisogna fare dei sacrifici. A volte per salvare qualcuno… si deve ricorrere alla menzogna e per farlo è necessario rifiutare i propri sentimenti, anche se fa male… Ma se ciò comporta la salvezza della persona amata, allora sono ben disposto a metterli da parte, e ad accettare il mio destino.»

Rimaniamo in silenzio, scrutandoci negli occhi.

La pioggia continua a scendere incessantemente, ma ormai non ci faccio più caso.

Ti prego, ti scongiuro, Ran, devi capirmi…

«Addio, Shinichi.»

Mormora, un attimo prima di voltarsi e darmi le spalle. Un’altra volta.

 

Un po’ d'amore, un po’ d’amore,

Un po’ d’amore, un po’ d’amore… [x6]

Mi sento come se avessi sprecato tempo,

e come se mi fossi sprecato io ogni giorno.

 

Rimango immobile a fissare la sua sagoma allontanarsi, avvolta dalla leggera nebbia che ha iniziato ad invadere il fiume e lo spazio circostante.

Ho fallito.

Come ogni volta accade con te. Ogni volta riesco a rovinare tutto. Ogni volta commetto un errore. Ogni volta ti ferisco.

Chiudo gli occhi per alcuni istanti, sentendomi maledettamente male.

In fondo forse me lo sono meritato. Chi sono io per meritarmi una ragazza come lei?

Non sono mai stato un buon amico, figuriamoci essere un buon… fidanzato…

Allora perché vorrei così tanto che fosse così?

Scuoto il capo, reprimendo a fatica un urlo liberatorio.

Riapro gli occhi, e la figura di Ran è ancora là, che cammina lentamente, con passi decisi.

Devo lasciarla andare. Devo farlo per lei.

Se davvero la amo devo accettare la sua decisione, e lasciarla libera di affrontare il futuro, anche se ciò comporterà la presenza di un uomo nella sua vita. Un uomo che non sarò io.

Stringo i denti, e mi volto. Devo lasciarla andare.

Raggiungo la metà del ponte, ma il rumore di alcuni passi affrettati mi convincono a fermarmi.

Con il cuore in gola, e una fioca speranza ad illuminarmi gli occhi, mi volto, giusto in tempo per vedere la folta chioma bagnata di Ran, e i suoi occhi chiari socchiudersi.

Il suo corpo si modella al mio, mentre le sue mani corrono sulla mia nuca, avvicinando il mio viso al suo, con inaspettato impeto. Le sue labbra premono sulle mie con un’urgenza quasi violenta.

 

Questo è il modo in cui mi hai lasciato,

non sto fingendo: senza speranza,

senza amore, senza gloria,

senza lieto fine.

Questo è il modo in cui amiamo:

come se fosse per sempre,

poi viviamo il resto della nostra vita,

ma non assieme.

 

Non riesco a respingerla.

Il mio ultimo barlume di razionalità mi ha abbandonato da tempo, ormai.

Ricambio il bacio, intrappolando il suo viso fra le mie mani, incurante della pioggia che continua a scendere copiosa sui nostri volti.

Non c’è dolcezza in questo bacio, non c’è pazienza, non c’è amore. O forse sì?

Le sue dita stringono i miei capelli con forza, ma non ci bado.

Il suo profumo mi invade, e come un antidolorifico riesce ad attenuare il dolore al mio cuore, che pompa velocemente sangue.

Le sue labbra, morbide e lisce, mi infondono un senso di pace e carica mai provati prima.

Nei suoi gesti frenetici e passionali colgo tutta la sua disperazione, tutto il suo odio, tutto il suo dolore.

Quanto ti ho fatto soffrire?

 

Questo è il modo in cui mi hai lasciato,

non sto fingendo: senza speranza,

senza amore, senza gloria,

senza lieto fine.

Questo è il modo in cui amiamo:

come se fosse per sempre,

poi viviamo il resto della nostra vita,

ma non assieme.

 

Con impeto Ran si stacca da me, allontanandomi con una spinta. Rimango a fissarla basito, mentre lei mi guarda come se fossi un mostro.

Sembra terrorizzata.

«Ti odio.» Sussurra, prima di voltarsi e iniziare a correre nella direzione opposta alla mia.

Rimango paralizzato sul posto.

Mi odia.

Mi ha baciato e mi odia.

Ti odio.

Mi ha guardato come se fossi un mostro, come se non mi avesse mai visto prima d’ora.

Ormai sei solo un ricordo.

In quel bacio ha messo tutta la sua disperazione e il suo odio per me. Mi sono illuso quando ho pensato di sentire anche solo un briciolo di quell’amore che un tempo provava per me.

Illuso.

Rimango ad osservare la sua immagine, fino a quando non sparisce nella nebbia.

Ti odio.

I miei occhi sono spenti. Non vedono più nulla, se non il punto esatto in cui Ran è sparita.

Ti odio.

La sua voce risuona ancora nelle mie orecchie, stordendomi.

Ti odio.

Mi appoggio barcollante alla balaustra del ponte.

 

Questo è il modo in cui mi hai lasciato,

non sto fingendo: senza speranza,

senza amore, senza gloria,

senza lieto fine.

 

L’acqua sotto di me fluisce burrascosa, increspandosi in più punti.

È talmente mossa che non si vede nemmeno il fondo.

La testa mi gira furiosamente. È pesante.

Le gambe mi tremano, è come se in loro non fluisse più sangue.

Le mani sono deboli.

Il petto è compresso in una morsa straziante.

La gola brucia.

Gli occhi sono immobili, incapaci di cambiare direzione se non quella dell’acqua mossa.

Non… ce la faccio…

Abbandono l’appoggio della balaustra, e sento il mio corpo scivolare verso il basso.

Ma non mi accascio a terra. No.

Il mio corpo precipita.

Cade nel vuoto, fino a scontrarsi con qualcosa di freddo. Freddo e ancora più bagnato della pioggia.

Il fiume.

 

 

Fine.

 

 

*...Angolino Di Melany...*

Ciao a tutti ^^ Il Natale mi mette sempre un po' di malinconia, quindi mi è uscita questa song-fic. ^^ Forse posterò un'altra song-fic dal punto di vista di Ran, e teoricamente sarebbe la prosecuzione di questa... devo decidere solo se farla a lieto fine oppure no ^^

ATTENZIONE: se qualcuno pensa che qui Shinichi si sia suicidato, si sbaglia. Non si è suicidato: è semplicemente scivolato mentre sveniva. Era appoggiato a una balaustra bagnata e soprattutto molto bassa.

Grazie per essere giunti fino a qui ^^

   
 
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