Il passaggio da una stagione ad un altra è sempre stato traumatico.
Non per i continui cambiamenti di temperatura, bensì per gli effetti psicologici e psicofisici che risulta avere sulle persone.
Siamo a Settembre, e nonostante le giornate siano in tutto e per tutto uguali a quelle di agosto, il cielo sembra perennemente rosa.
Rosa o grigio, i colori non li distinguo più.
Ma di una cosa v'è la certezza: è triste. Questo sì, questo si sa.
Triste, spento ed opprimente, quale che sia il colore.
A volte viene da chiedersi se non siamo noi, ad essere sbagliati.
O la vita che gira al contrario.
Che gli ingranaggi del mondo funzionino male?
Non è da escludere, d'altronde per andare avanti dovremmo munirci di paraocchi.
Semplicemente per non vedere tutte le cose orribili che costellano il cielo e le strade che percorriamo durante la nostra permanenza su questa terra.
Sapete come si dice, no? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
Semplicemente ignorarle, e far finta che non ci siano.
Le aspettative di una vita crollano come castelli di carta, sotto il peso dell'indifferente realtà.
Perché affrettare il processo, allora?
Semplicemente perché più il tempo passa, più sono i castelli da far crollare.
Oggi è crollato un altro castello.
L'ennesima strada interrotta.
L'ennesimo vicolo cieco.
Le braccia di morfeo non sono mai state così invitanti.
Ed invitanti lo sono state spesso.
Ed è dolce, se si vuole, l'idea di lasciarsi andare in quell'ipotetico abbraccio.
Non rispondere con acidità al loro richiamo.
Avanzando piano, con passo incerto, torna pure nelle braccia di morfeo.
Proteggeranno loro i tuoi castelli di carta.