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Autore: Red S i n n e r    29/12/2009    2 recensioni
Muti interrogativi passarono sul volto del hanyou che, in tutta franchezza, non sapeva di cosa stesse parlando la giovane.
“Fhè”, esordì con il suo solito aplomb, “Sei stata via per colpa di uno stupido esa-coso?” scosse la testa incrociando braccia e gambe, palesemente sconvolto da un’affermazione così stupida.
Kagome, dal canto suo, non lo schiacciò sul pavimento solo perché probabilmente avrebbe sgualcito il tappeto.
[Tratto da #1: "When the wait is a bittersweet pleasure."]
{Continuo idiota di "Graffiti decorations under a sky of dust"}
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Between my lies and my promise: you.'
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» I watch how the moon sits in the sky.

#1:  »Attesa.

When the wait is a bittersweet pleasure.

 

 

Labbro mordicchiato con insistenza, piede in fibrillazione che batte feroce sul pavimento silente, dita che torturano la stessa ciocca di capelli da quelle che paiono ore ma che sono solo una manciata di minuti.

Occhiate febbrili, lanciate a destra e a sinistra, la voglia di correre via, il groppo in gola …

Come sarà andata?, la domanda che si pone Kagome ma che è probabilmente la domanda che si pongono il centinaio di studenti asserragliati in quel corridoio, che non è mai sembrato così stretto e claustrofobico: sembra una prigione!

Un silenzio che sa d’attesa e che viene interrotto di tanto in tanto dagli strilli di Ayumi, in preda all’ansia più sfrenata, e dagli sbadigli del perdigiorno di turno.

La prossima volta studierò di più -  lo giuro, lo giuro! È questo che si ripete Kagome lanciando, di tanto in tanto, occhiatacce ad un’ Ayumi che, no, non ha nulla di cui preoccuparsi secchiona com’è.

Una porta che si apre, la massa di studenti silenti e meditabondi che d’un tratto si riprende come un sol uomo, un cartello che viene affisso, l’ansia che si fa palpabile poi una porta che si richiude e … è il panico.

Corpi che premono l’uno contro l’altro cercando di avvicinarsi all’abito cartello cercando di sapere, cercando di leggere il proprio nome, o almeno di sperare che ci sia.

Crisi isteriche un po’ ovunque, ragazzi che vengono alle mani, ragazze che si spintonano nell’ansia di sapere; e Kagome è tra loro, spinge chi può cercando di non far male a nessuno, mentre gli occhi, carichi di un’ansia mai provata, vagano senza meta in quel cartellone stracolmo di nomi.

Sente Ayumi strillare contenta seguita poco dopo da Eri  e Yuka.  E il suo di nome, dov’è?- Dov’è, dov’è, dov’è?

Sull’orlo delle lacrime si lascia trascinare da una ciarliera Ayumi, che gli indica concitata un particolare nome, quasi in trance lo osserva per qualche secondo cercando di assimilarne il senso: #1000: Higurashi Kagome, numero di matricola 25678.

L’abbraccio impetuoso di Ayumi, Eri e Yuka la coglie impreparata, mentre i suoi occhi non si discostavano da quella particolare linea, riga, e soprattutto, da quel particolare nome.

Asciugandosi una lacrima sul nascere ricambiò l’abbraccio, ancora un po’ frastornata, ma ora estremamente soddisfatta.

“Evviva, ce l’ho fatta!”

Strillando insieme agli altri promossi si guadagnò le occhiate acide di quelli che, purtroppo, non ce l’avevano fatta. E poi, si chiedevano tutti, come diavolo faceva la Higurashi a passare gli esami se praticamente non era mai a scuola?

Un mistero insoluto, non c’era niente da fare
 

A poca distanza da lì, più precisamente in un tempio Shinto, InuYasha sbuffava clamorosamente.

Sdraiato su un lato sul pavimento della camera di Kagome, lanciava occhiatacce a qualsiasi cosa, grattandosi la pancia distratto e osservando la porta con apprensione: di certo non voleva ritrovarsi a giocare, con un ossessivo Sota, ad uno di quei suoi giochi strambi che, come aveva detto che si chiamavano?, gli facevano venire un gran mal di testa.

Ma quanto ci metteva Kagome a tornare?, si stava annoiando come pochi e anche se ne avesse sentito il bisogno, cosa del tutto assurda tra l’altro!, non avrebbe neanche potuto raggiungerla.

La ragazza in questo era stata perentoria: “Prova a seguirmi e te ne pentirai amaramente, capito?” la frase, non del tutto rassicurante di per sé, era stata seguita da un’occhiata omicida e da un dito pericolosamente puntato contro di lui.

Pensò fuggevolmente a quanti ‘Osuwari’ gli avrebbe affibbiato se avesse anche solo pensato a seguirla e rabbrividì appena, camuffando il gesto - che di virile non aveva nulla -  in un anonimo ma quanto mai improbabile sbadiglio.

“Fraatellonee! Fraatellonee!”, la voce infantile e ormai insopportabile del fratellino petulante di Kagome, interruppe i suoi pensieri e gli rizzò i capelli sulla testa.

Kami, no, no e poi no! Non gli avrebbe fatto da cavia anche questa volta, poteva scordarselo!

Fu breve il mezzo demone ad aprire la finestra e salire sul tetto alla ricerca della perduta tranquillità, la porta della camera di Kagome che si apriva e la voce squillante di Sota gli fecero intendere che, la ‘fuga’, era stata la migliore delle scelte possibili.

La voce delusa del marmocchio e la porta che si richiudeva gli fecero tirare un sospiro di sollievo e, ancora circospetto, rimise piede nella camera stravaccandosi sul letto poco dopo.

InuYasha capì, in quel noiosissimo momento che, no, le attese proprio non gli piacevano; anzi, a dirla tutta, lo snervavano infinitamente.

In fin dei conti in vita sua non aveva mai aspettato.

I demoni di certo non si facevano pregare, stessa cosa non poteva dirsi di Naraku ma, alla fine, era morto anche lui.

Ridacchiò compiaciuto prendendosi a grattare distrattamente un orecchio, il linea di massima lui non aveva mai aspettato nessuno.

Era sempre stato un tipo istintivo lui, che credete?, di quelli che se il nemico non si fa vedere non si faceva scrupoli ad andarlo a cercare ma, ora, con un divieto come quello e con una punizione così feroce se l’avesse infranto, che diavolo avrebbe potuto fare?

“Sono a casaa!”

Ehi, ma quella era la voce di Kagome!

Saltò d’un tratto in piedi come una molla ma poi, dandosi dello stupido, ritornò nella sua amata posizione, scegliendo di nuovo il pavimento per stravaccarvisi  sopra.

Di certo non voleva dargli soddisfazioni, eh no!, non a lei che lo aveva fatto attendere così tanto: meglio fingere indifferenza, sì, sarebbe stata sicuramente la scelta migliore.

Stupidamente agitato, ma senza la forza d’ammetterlo, ascoltò i passi sempre più vicini di Kagome.

Come un tornado la ragazza entrò nella camera buttando la borsa da un lato e, blaterando di un non so quale esame, si buttò allegra sul letto.

InuYasha la guardò assorto e un po’ sconvolto, a cosa era dovuta tutta quell’allegria? Ma, si ritrovò  a pensare subito dopo, qualsiasi cosa fosse, se rendeva Kagome così felice e sorridente poteva anche andar bene.

“InuYasha!”, esordì lei subito dopo, rizzandosi a sedere, “Ho passato l’esame!”

Muti interrogativi passarono sul volto del hanyou che, in tutta franchezza, non sapeva di cosa stesse parlando la giovane. “Fhè”, esordì con il suo solito aplomb, “ Sei stata via per colpa di uno stupido esa-coso?” scosse la testa incrociando braccia e gambe, palesemente sconvolto da un’affermazione così stupida.

Kagome, dal canto suo, non lo schiacciò sul pavimento solo perché probabilmente avrebbe sgualcito il tappeto, “Si chiama esame, InuYasha, e t’assicuro che non era affatto stupido, anzi! Mentre aspettavo i risultati credevo di non avercela fatta.”

InuYasha, sordo a qualsiasi cosa che non lo riguardasse, esclamò “Ah! Tu hai aspettato? E a me non pensi? Mi sono annoiato da morire!”, sbuffò contrariato esordendo in un: “Odio aspettare!” seguito da tanto di sbuffo e occhiata in tralice.

Effettivamente, InuYasha, non aveva mai aspettato nessuno: un piccolo sorriso le increspò le labbra al pensiero che lei era la prima, “Beh, ma è ovvio InuYasha, tra noi due quella che ha aspettato sono sempre stata io!”

Rise divertita osservando l’espressione vuota di InuYasha che, evidentemente, si rendeva conto di aver perso un pezzo molto importante della frase.

Kagome, ancora ridendo, scivolò sul pavimento buttandosi sul petto di InuYasha , e abbracciandolo, esclamò “ In fin dei conti non è così brutto aspettare, no?”

E InuYasha, sorpreso da quell’abbraccio, con il volto felice di Kagome contro il suo si disse che, no, aspettare non era poi così male.

 

 Solo qualche volta, però.   

 

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Ma salveee! Un continuo della mia raccolta “Graffiti decorations under a sky of dust” ve l’avevo promessa, no? Per quel che vale, e sperando che vi piaccia, io ho iniziato un’altra raccolta che, in modo malsano, è il continuo dell’altra.
La dedico a chiunque ha commentato la precedente raccolta, a chi l’ha messa nei preferiti e nei seguiti e anche solo a chi l’ha letta.

Bye, bye.

Red.
   
 
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