Buona
sera, carissimi!
Eccovi qui un capitolo
appena terminato. C’è voluto un
po’ per scriverlo, e spero che apprezzerete i cambiamenti di
punti di vista
(tanto per variare un po’…). Un avviso importante:
domani mattina parto per le
vacanze, quindi non ci sentiremo almeno fino al dieci di gennaio
perché sono
ancora via!
neko_girl96: grazie
mille per i complimenti! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.
Raspberry
Akay:
grazie per gli auguri e per i complimenti! Non ti preoccupare per aver
saltato
una recensione: eri in vacanza! Spero che tu ti sia divertita ^^. Sono
contenta
che il capitolo ti sia piaciuto.
yuri5: grazie mille
per i complimenti, ricambio gli auguri. Mi spiace di averti intristita
un po’
con il capitolo…
Fiori dal rovo
-
Kish non
udì il grido disperato di
Paddy, come non udì il gemito di Alex mentre cadeva in
ginocchio o il pianto
soffocato di Strawberry. Non vide Lory appoggiarsi al muro in cerca di
sostegno, non vide Pam abbassare la testa con rassegnazione.
Non guardava
niente, non sentiva niente.
Si limitava a fissare il viso esangue di Iris e ad ascoltare
l’assenza del suo
respiro. Nient’altro gli importava, non in quel momento. Si
sentiva come se gli
fosse stato appena strappato il cuore, solo che non aveva fatto tanto
male:
rimaneva solo un senso di vuoto desolante, che lo rendeva incapace di
abbandonare la sua posizione rannicchiata.
La sua Iris,
la sua tigrotta, la sua
dolcezza… morta. Perduta. Spezzata. A causa di quel suo
cuore gentile e
cocciuto, incapace di arrendersi anche di fronte
all’abbandono. Aveva preferito
andarsene per renderlo felice e non soffrire più.
Kish non
aveva capito niente. Era ovvio
che fosse rimasto shockato, ma non era normale il vuoto che sentiva
dentro: lui
era stato pronto ad abbandonarla, e una volta sul suo pianeta le
condizioni di
Iris non avrebbero mai potuto raggiungerlo. Ma ora capiva. Ora capiva
che non
l’avrebbe mai abbandonata, che a metà strada
avrebbe chiesto a Pai di
riportarlo indietro perché avrebbe improvvisamente compreso
cos’avrebbe
significato vivere senza lei. Invece, non ce n’era stato
bisogno: Iris aveva
risolto il problema da sola.
Lei, generosa egoista. Aveva dato la sua vita
per non costringere lui a
scegliere, aveva deciso di abbandonare la sua vita per non dover
più combattere
la sua battaglia.
Pai
osservava lo sguardo fisso di Kish,
in silenzio. Non osò nemmeno pensare di dirgli “ti
capisco”, dato che non lo
capiva per niente. Si chiese cosa sarebbe successo se Kish avesse
obbedito
all’ultima richiesta di Iris e non fosse entrato in cucina.
Sarebbe riuscito a
partire? Forse sarebbe addirittura riuscito a spezzare
l’incantesimo prima che
si compisse. Ma in ogni caso non importava: niente di tutto
ciò era successo, e
ora Iris era morta.
Quella
constatazione lo costrinse a
staccare gli occhi dal divano: faceva troppo male, saperla senza vita.
Quella
vita che lei aveva donato loro. A lui l’idea non era piaciuta
molto, ma aveva
cambiato opinione quando lei aveva detto:
“Morirò
in ogni caso: non voglio vivere
senza Kish. Ma se muoio così, almeno avrò fatto
qualcosa di buono.”
Coraggiosa
codarda.
Aveva affrontato la morte a testa alta per amore, aveva scelto la morte
facile
anziché la vita dolorosa.
L’alieno
prese in mano la lettera di
Iris e la porse a Mina, la più vicina a lui: era giusto che
le ragazze avessero
una spiegazione, ma nessuno di loro riusciva a parlare in quel momento.
La
Mewlorichetto prese il foglio e
cominciò a leggere, incuriosita. Man mano che gli occhi
grandi scorrevano
quelle ultime righe, scritte in una calligrafia tremolante, si
riempivano di
lucciconi. Una lacrima solitaria le solcò lentamente la
guancia e rotolò
morbida sulle linee del viso, per trovare porto tra le labbra
semiaperte. La
ragazza si accorse del sapore salato in bocca e leccò via la
lacrima dalle
labbra.
Il movimento
produsse un suono
lievissimo, che però non sfuggì ad Alex. Il
ragazzo alzò lo sguardo e notò la
traccia umida sul volto della MewMew, così le chiese cosa
non andasse con un
cenno. Lei non riuscì a parlare, impegnata a finire la
lettera. Il giovane,
incuriosito, cominciò a leggere.
Mina
terminò e allungò il foglio di
carta a Lory, in modo che capisse anche lei. Alex non era riuscito a
vedere le
ultime righe, ma aveva letto abbastanza. La rabbia cominciò
a montargli dentro,
un’onda cieca di dolore, frustrazione e furia.
--VOI!--
esplose, facendo sobbalzare
tutti per lo sfogo improvviso che aveva lacerato il silenzio, fino ad
allora
sovrano nell’appartamento. Pai e Tart alzarono gli occhi su
di lui, mentre tutti
gli altri guardavano la scena stupefatti. Solo Lory non
staccò lo sguardo dalla
lettera tra le sue mani. --Siete stati voi… è
COLPA VOSTRA SE è MORTA!--
Mina
cercò di prenderlo per le spalle
per calmarlo, ma il ragazzo se la scrollò di dosso senza
delicatezza a causa
del dolore che lo accecava.
--Sarete
fieri di voi stessi immagino!
Beh, invece siete solo dei bastardi! Era questo il piano fin
dall’inizio, non è
vero? Farla innamorare di questo disgraziato e poi mettere su la
partenza, in
modo che si uccidesse nell’estremo sacrificio per lui?--
Kish,
sentendosi chiamato in causa, alzò
gli occhi sul ragazzo che lo stava accusando. Questi
incontrò le iridi
dell’alieno, e tutta la sua ira svaporò
improvvisamente: quelle iridi erano lo
specchio stesso della disperazione. Come potevano certi occhi
appartenere a un
cinico che voleva che accadesse ciò che era accaduto?
--Non era un
piano.-- disse
improvvisamente Lory con grande sorpresa di tutti, camminando verso Pai
e
porgendo la lettera a Pam. --Gli alieni non sapevano nemmeno
dell’esistenza di
Iris quando sono venuti qui. E Iris era perfettamente cosciente di
ciò che
sarebbe successo. Non si è lasciata spaventare, quella
pazza… però so che Kish
l’amava davvero. Altrimenti non sarebbe qui in questo stato:
se ne sarebbe già
andato via, senza perdere tempo a disperarsi.-- la ragazza prese fiato,
poi
fissò il suo sguardo gentile e determinato in quello viola e
cupo di Pai. Fece
un altro passo verso di lui. --So che non volevi farle del male.--
L’alieno
la osservò zitto per un
secondo, poi annuì e disse: --Grazie, Lory.--
Il tempo di
un battito di ciglia, e poi
i due si abbracciarono. Si stringevano forte, consolando a vicenda il
proprio
dolore e sfogando in quel momento ciò che entrambi provavano
e avevano provato
nel silenzio, inconsci di esso. Ma ora, la morte di Iris li avvicinava
improvvisamente, rendendoli complici.
--Lory ha
ragione.-- disse Pam con voce
cupa, passando la lettera a Mark. --Non è stata colpa degli
alieni se Iris ha
fatto quello che ha fatto.--
La Mewlupo
voltò le spalle al divano,
girandosi invece verso Ryan. Il biondo se ne stava appoggiato alla
parete, gli
occhi vitrei fissi di fronte a sé. Non aveva ancora detto
una parola a causa
del suo stato di shock, ma alzò gli occhi sul viso della
modella quando se la
trovò davanti.
Lei lo
guardò con iridi dure e
implacabili. Rimasero occhi negli occhi per un secondo, poi la ragazza
alzò un
braccio verso di lui… e gli girò la faccia con
uno schiaffo.
--È
colpa tua se lei è morta!-- imprecò
la MewMew furibonda, tra gli sguardi sbigottiti degli altri.
Ryan
sentì il dolore dell’accusa
bruciargli sulla pelle, come se lo avesse colpito di nuovo. --Pam_--
cominciò
con un sospiro, cercando di farla ragionare.
Lei lo
zittì subito, con un ceffone
ancora più violento del precendente.
--Taci.--
intimò. --Se tu non fossi
stato così cattivo, così cocciuto e
così stupido, lei ora avrebbe ancora un
punto di riferimento: avrebbe noi. Invece tu hai dovuto cacciarla!--
Ryan
aprì bocca.
--E non
provare a dirmi “pensavo di
farle un favore e salvarle la vita”, altrimenti giuro che non
sopravviverai
abbastanza a lungo per uscire da questa stanza.-- minacciò
la modella.
Il biondo
tacque. Sapeva che Pam aveva
ragione, che il suo comportamento egoistico aveva sicuramente avuto il
suo peso
nella scelta di Iris. La Mewlupo dovette rimanere parecchio irritata
dal suo
silenzio ostinato, perché fece per schiaffeggiarlo una terza
volta.
Alzò
la mano per colpire, ma Ryan fu più
veloce e le bloccò il polso. Il ghiaccio si fuse allo
zaffiro, l’orgoglio dei
due li costrinse a combattere occhi negli occhi. Sorprendentemente, non
fu
l’americano a cedere.
Pam distolse
lo sguardo per prima, abbassando
il volto e nascondendolo nell’incavo della spalla del biondo.
I singhiozzi
cominciarono a scuoterle violentemente le spalle forti, mentre gemiti
smorzati
le scivolavano a forza dalle labbra strette. Fece effetto a tutti
vedere la
modella in quello stato: lei era quella forte, quella che non piangeva,
quella
che trovava il modo di superare le situazioni più difficili
senza perdere la
calma.
Invece ora
la ragazza era accasciata su
Ryan, che l’abbracciava dolcemente cercando di confortare
quel dolore
inconsolabile, scossa da tremiti incontrollabili e incapace di
soffocare il
pianto.
--Non se lo
meritava.-- mormorò piano,
il viso ancora nascosto nella spalla del biondo. --Scusa, non volev_--
--Lo so,
Pam. Non ce l’ho con te.--
Tart
udì solo per caso quello scambio
sussurrato di battute, e si alzò in piedi.
--A che
serve accusarci a vicenda?--
domandò, ottenendo subito l’attenzione di tutti.
--Non la farà tornare
indietro. Guardatevi! Siete divisi, state a farvi la guerra tra di voi.
Lei
aveva appianato tutto, ma ora avete ricominciato… rendendo
vano tutto quello
che ha fatto. Eppure, non siamo tutti qui per lo stesso motivo? Non
siamo tutti
qui perché stiamo male come dei cani a causa del dolore che
ci sta dilaniando
dentro? Cos’è, pensate che trovare un colpevole
serva a qualcosa? Beh, vi
sbagliate! Io non capisco perché ha voluto fare quello che
ha fatto, ma l’ha fatto…
e non c’è nulla che nessuno di noi possa fare.--
Il ragazzino
guardò con severità i
presenti, tutti impressionati dalle verità da lui messe in
evidenza, poi si
voltò verso Paddy, ancora stesa sul pavimento a causa della
disperazione che la
schiacciava. L’aiutò ad alzarsi in piedi e la
costrinse a distogliere gli occhi
pieni di lacrime dal divano, abbracciandola stretta in modo che
nascondesse il
viso nella sua spalla.
--Pam,
Ryan.-- continuò poi senza
abbandonare il suo cipiglio risentito. --Se volete litigare
ulteriormente, ve
ne andate nella stanza degli ospiti. Mina, porta Alex in bagno e
costringilo a
sciacquarsi la faccia con l’acqua fredda, così si
dà una calmata. Io porto
Paddy in cucina e le faccio una tazza di camomilla.--
Il gruppo
guardò i due più piccoli
attraversare la porta e sbatterla con irritazione, e abbassarono lo
sguardo.
--Ha
ragione, sapete?-- disse infine
Lory. --Stiamo tutti male, e ci diamo addosso a vicenda.--
Pai le si
avvicinò di un passo verso e
l’abbracciò dolcemente, cercando di alleviare il
dolore inconsolabile e il
senso di colpa che stavano attanagliando la bella ragazza. Lei gli si
strinse
contro, trovando conforto in quel corpo forte e rassicurante.
E pianse.
Pianse come una bambina,
stringendo convulsamente la stoffa calda della maglietta
dell’alieno e
nascondendo il volto tra le pieghe che vi creava. Avrebbe voluto
ringraziarlo
per il sostegno che le stava dando, ma le parole le affogavano in gola.
Riuscì
solo a sfiorargli piano la mano con dita tremanti.
Lui la
lasciò fare, accarezzandole
dolcemente i capelli e mormorando parole dolci per cercare di calmarne
i
singhiozzi sconsolati. Nonostante la tragicità del momento,
il contatto del
corpo morbido e dolce di Lory avvinghiato al proprio non poteva che
procurargli
piacere, facendo partire caldi brividi in ogni punto in cui avvertiva
il
contatto con la sua pelle vellutata.
--Non
piangere, Lory. Ci sono qui io,
per te.--
La MewMew
alzò lo sguardo, ancora lucido
di lacrime. Sapeva che non sarebbe stata in grado di mormorare una
frase di
senso compiuto in risposta… così gli
lasciò un timido bacio sulla guancia.
Nemmeno Pam
riusciva a smettere di
piangere, e teneva il viso affondato nella spalla del biondo che aveva
preso a
ceffoni non più di pochi minuti prima. Si scusava
continuamente, mormorii
strozzati che evadevano dai suoi denti stretti. Stava aggrappata a lui
come se
minacciasse di cadere a terra da un momento all’altro,
schiacciata dal dolore.
Ryan
l’aiutava a reggersi in piedi,
tenendola tra sé e il muro. Le sfiorava il viso dolcemente
con la punta delle
dita, raccogliendo amorevolmente ogni lacrima che scivolava dai suoi
meravigliosi occhi color zaffiro cupo. Rispondeva alle sue frasi
sconnesse con sussurri
di rassicurazione.
--Mi spiace
c_così tan_t_-- ripetè
ancora.
Solo che
stavolta, furono le labbra di
Ryan a spegnere quelle insensate scuse sul nascere. Fu un bacio molto
casto,
nient’altro che un leggero sfiorarsi… ma
bastò. I due si guardarono senza
proferire parola, poi si abbracciarono per confortarsi.
Mina,
nonostante il dolore che provava,
sorrise con sincerità vedendo quei semplici, minuscoli
squarci di pace nella
tempesta di sofferenza. Ritornò a concentrarsi su Alex,
sfiorandogli il
braccio. Quello si voltò verso di lei, lasciandosi
accarezzare. Lei gli prese
piano la mano, trascinandolo dolcemente con sé verso il
bagno. Una volta
richiusasi la porta alle spalle andò a sedersi sul bordo
della vasca, mentre il
ragazzo aprì il rubinetto e cominciò a passarsi
sul volto le mani bagnate dal
trasparente liquido gelido.
--Ho
esagerato, non è vero?-- chiese
poi, senza asciugarsi il volto.
Teneva la
testa china sul lavandino, gli
occhi spenti, mentre alcune stille d’acqua gocciolavano dalla
punta del naso
per poi infrangersi contro il marmo con un tonfo ovattato. Ma diverse
erano
quelle che colavano dai suoi occhi al mento, segnandogli le gote con la
loro
traccia bagnata.
Mina si
alzò e si portò accanto a lui,
abbracciandolo teneramente da dietro.
--Siamo
tutti molto tesi. Sei solamente
esploso.-- lo rassicurò, accarezzandogli piano il braccio.
Poi gli chiese: --La
conoscevi da molto?--
Alex
sospirò. --Abbastanza da
affezionarmi parecchio a lei. Ero l’unico, assieme a mio
padre, a conoscenza
del suo “problema genetico”, come lo chiamavamo noi
per gioco. Ci eravamo
incontrati da piccoli, in uno dei tanti giri di suo padre. Casualmente
a una
delle riunioni ero stato portato anche io. E sai
com’è… eravamo gli unici due
bambini, e abbiamo stretto subito amicizia.--
--Le volevi
molto bene.-- dedusse la
ragazza, notando il tono nostalgico con cui aveva raccontato.
Lui
annuì, e si strusciò dolcemente
contro di lei cercando calore e conforto. Quella gli passò
la mano sul viso
piano, accarezzandolo.
Il giovano
alzò appena gli occhi, osservando
il loro riflesso nello specchio; e gli piacque. Mina aveva i capelli
corvini,
pieni di riflessi violetti, e gli occhi grandi e dolci, castani. La sua
pelle
era candida ed eterea, così pallida che pareva di porcellana
e contrastava
apertamente con la sua, più ambrata e abbronzata. Gli occhi
del ragazzo erano
sempre scuri, ma con alcuni guizzi più mielati
all’interno dell’iride, e i suoi
capelli erano castani. Però stavano bene insieme, si
completavano.
Sospirò
più forte e si diede una spinta
sulle braccia per raddrizzare la schiena. La MewMew lo
guardò e gli sorrise
debolmente, giusto per dimostrargli quanto fosse fiera di lui per la
forza che
stava dimostrando. Lui ricambiò e le posò un
bacio sulla fronte, tenendola
stretta a sé per qualche attimo più del
necessario. Guardò di nuovo nello
specchio e rimase compiaciuto e interenerito dal rossore che
cominciò a
imporporare timidamente le gote della ragazza, che sembrava faticare a
mantenere una certa regolarità nel respiro.
*****
In cucina,
Tart stava ancora imprecando
contro i fornelli terrestri del piano cottura: non riusciva ad alzare
la fiamma
decentemente, così l’acqua nel pentolino si stava
scaldando con parecchia
lentezza. Comunque, non sembrava che ha Paddy importasse troppo.
La ragazzina
era seduta al tavolo, ma
teneva la testa appoggiata sul ripiano di legno. Aveva smesso di
singhiozzare
alcuni minuti prima, però non era ancora in grado di fermare
le lacrime
silenziose che continuavano a rigarle il viso innocente.
L’alieno
la guardò dispiaciuto, poi si
dedicò a cercare le bustine di camomilla. La rabbia che
aveva provato prima verso
gli altri a causa dei loro stupidi litigi stava sfumando lentamente,
lasciando
di nuovo il posto al dolore. Un po’ si era sentito tradito
quando era venuto
fuori che Pai sapeva già tutto, ma poi aveva capito il
motivo della sua scelta:
se lui avesse saputo tutto sarebbe andato dritto a riferire a Kish, e
l’avrebbero fermata. Solo che lei non si sarebbe fermata, e
avrebbe comunque
trovato un modo per_
L’alieno
serrò le palpebre per scacciare
quelle immagini, mentre le dita si contraevano improvvisamente sulla
bustina di
camomilla.
--Taru-Taru?--
lo chiamò piano Paddy, la
voce ridotta a un mormorio spezzato.
Lui si
voltò e rimase a guardarla,
mentre versava l’acqua in una tazza dove aveva immerso la
camomilla insieme a
un cucchiaio di miele.
--Perché
l’ha fatto?-- chiese la
biondina guardandolo supplichevole.
Il ragazzino
le sorrise debolmente e le
si avvicinò, posandole davanti la tazza. --Non la capisco
nemmeno io. Credo che
non sopportasse l’idea di vivere lontana da Kish.--
Lei
annuì assorta, mentre prendeva un
sorso della domanda dolce e fumante. --Credi che sia colpa nostra?--
Tart la
guardò sbigottito.
--Assolutamente no! Perché l’hai anche solo
pensato?--
Le spalle
della piccolina si curvarono
leggermente, mentre un singhiozzo moriva sulle sue labbra. --Beh,
perché
l’abbiamo esclusa, e non l’abbiamo difesa da Ryan.
Forse, se l’avessimo fatto
lei ora non sarebbe_--
L’alieno
si portò subito dall’altra
parte del tavolo e le prese il viso minuto tra le mani. --Non pensarci
nemmeno.
A dirtela tutta, credo che alla fine avrebbe fatto questa scelta lo
stesso.
Certo, magari non in questo modo e non subito, ma non penso che sarebbe
mai
riuscita a superare la perdita.--
--Ma
perché?-- sbottò Paddy.
Il ragazzino
la guardò, comprendendo il
suo dolore. --Perché l’amava troppo.--
La biondina
lo guardò con i suoi grandi
occhi dolci, di nuovo pieni di lacrime, e annuì. --Qualche
volta, è pericoloso
donare il cuore.--
Le labbra
dell’alieno si stirarono in un
sorriso amaro, mentre le sue braccia si avvolgevano attorno alla
MewMew.
Rimasero a coccolarsi per un po’, confortandosi a vicenda,
poi si separarono.
--Forza,
torniamo di là.--
I due
giovani lasciarono la cucina e
rientrarono in salotto.
Kyle li
notò e diede aver dato
un’occhiata alla stanza, notando alcuni cambiamenti: Pam si
era seduta a terra,
appoggiata a Ryan che l’abbracciava da dietro, e teneva gli
occhi chiusi come
se si stesse riposando; Straberry si era seduta su una sedia, e Mark
era
inginocchiato davanti a lei accarezzandole amorevolmente le mani; Lory
e Pai erano
ancora stretti l’uno all’altra e se una rara
lacrima che scendeva a solcare le
gote della ragazza, essa veniva prontamente raccolta da lui; Mina e
Alex erano
appena usciti dal bagno, lui soddisfatto malgrado il dolore e lei
ancora rossa
come un pomodoro; Tart sorreggeva Paddy mentre camminava,
abbracciandola e
ricambiando la stretta gentile di lei sulla sua mano.
Kyle,
malgrado il dolore che gli
attanagliava il petto, sorrise. Alla fine, Iris c’era
riuscita: aveva appianato
ogni tipo di contrasto, di antipatia, sostituendoli con amicizia e
affetto
profondo. Peccato solo per il metodo che aveva usato per compiere il
cambiamento… però era contento.
Pam e Ryan
si erano trovati. Erano
entrambi soli, entrambi freddi, entrambi conoscevano il dolore di
perdere tutto…
ed erano anche gli unici che fossero in grado di tenersi testa a
vicenda.
Lory, con la
sua dolcezza, era riuscita
a spingere l’algido Pai a seppellire l’ascia di
guerra. Era l’unica che avrebbe
potuto farlo, perché era la sua nemesi: lei sorridente, lui
imbronciato; lei
generosa, lui egoista; lei timida, lui deciso; lei pacifista, lui
combattivo…
si bilanciavano.
Mark e
Strawberry_ beh, loro non erano
una novità. Però era bello vederli ancora
insieme, ancora uniti. Aveva
sopportato di tutto un anno prima, e in quello a seguire il loro
rapporto non
si era indebolito nemmeno di una virgola. Dava molta speranza per il
futuro.
Alex
sembrava aver fatto crollare anche
la severità di Mina. Che la causa scatenante fosse la
parità di grado sociale,
non c’era dubbio: nessuno dei due avrebbe avuto il permesso
di frequentare
l’altro se fosse stato altrimenti. Stavano bene insieme:
erano opposti
fisicamente, ma caratterialmente si assomigliavano. Entrambi ironici,
determinati, belli, snob in superficie ma gentili sotto
sotto… e pieni di amore
da dare.
Anche
l’amicizia di Paddy e Tart
sembrava andandosi rafforzando. I due piccoli del gruppo erano
accomunati
dall’innocenza della loro età, anche se non erano
estranei al peso di
responsabilità eccessive sulle loro giovani spalle: Paddy
faceva da mamma ai
suoi fratelli ed era una MewMew, Tart era stato incaricato di salvare
il suo
pianeta. Eppure nessuno dei due aveva perso la propria freschezza e il
proprio
sorriso.
Infine, il
suo sguardo scuro inciampò
nella figura di Kish. L’alieno era ancora inginocchiato di
fronte al divano, i
pugni stretti per la rabbia dovuta all’impotenza e i denti
stretti per non
cedere al pianto. Stava male, era impossibile negarlo… se
chicchessia avesse osato
tentare di fare congetture e incolparlo per la scelta della dolce
Mewtigre,
quegli occhi disperati avrebbero fatto cadere ogni possibile accusa.
Improvvisamente,
le iridi dorate
dell’alieno furono attraversate da un lampo color miele vivo.
Kish si alzò in
piedi senza barcollare, come se qualcosa dentro di lui fosse scattato
improvvisamente. Mise una mano su quella gelida della ragazza distesa
sul
divano, come per tenere un contatto con lei in mancanza di quello
visivo, e si
volse verso Pai.
Schiuse le
labbra sottili e parlò, la
voce leggermente roca a causa del silenzio prolungato e dei singhiozzi
che
aveva imprigionato in gola. Disse solo due parole:
--Riportala indietro.--
-
-
-
ANGOLETTO!
Allora,
vi è piaciuto? Ho cercato di scriverlo in
maniera scorrevole, quindi spero che si capiscano i cambi di punti di
vista!
Buone vacanze, ci
risentiamo dopo il dieci! Un bacio,
Clarisse