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Autore: Melanto    01/01/2010    0 recensioni
[Highwaymen]
Fargo lo aveva tenuto informato su tutte le sue mosse, su tutti i suoi omicidi e lui aveva conservato con cura ogni ritaglio di giornale e articolo che gli aveva masochisticamente inviato, per mantenere vivo il suo odio ed il suo rancore. Da quegli indizi avrebbe cominciato la sua ricerca fino a che non l’avrebbe trovato.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la Criticombola, tessera N° 48, prompt estratto #4: fotografia

Istantanee di una vendetta

Di quella cella aveva imparato ogni angolo, conosceva a memoria le crepe nel muro, i buchi dove l’intonaco si era staccato, la quantità di scritte che lo tappezzavano e cosa dicevano. Avrebbe saputo riconoscere tra mille il cigolio della sua branda e il rumore che facevano le molle quando il suo compagno di cella saliva sul letto a castello per andarsene a dormire.
Aveva avuto tutto il tempo necessario per memorizzare di quel posto anche il particolare più insignificante, eppure la sua mente era rimasta come bloccata in una bolla temporale ferma a pochi mesi prima che venisse condannato a tre anni per aggressione aggravata. E di quello che era accaduto in una manciata di attimi, il ricordo non si era sbiadito nemmeno per un istante. Ancorato nel suo cervello, sembrava il susseguirsi frenetico di una serie di istantanee: lui che metteva il ciondolo al collo di Olivia, lei che usciva dal motel, lui che si affacciava alla balaustra per vegliare i suoi passi, lei che sembrava un rosso tulipano in un luogo in cui cresceva solo grano dorato, lui che si riempiva gli occhi ed il cuore di quella bellezza elegante e preziosa, lei che comprava la frutta, lei che si voltava per tornare da lui, lei che gli sorrideva, lei ferma sul ciglio e poi… Fargo.
Spuntato di lontano con la sua follia e il suo carico di bugie. Avrebbe avuto tutto il tempo per sterzare se solo avesse voluto, perché era distante ed Olivia non era al centro della strada come aveva fatto credere alla polizia, ma non l’aveva fatto, lanciandosi contro di lei di proposito. Perché era un bastardo figlio di puttana.
La raffica di fotografie divenne sempre più veloce e concitata quando rivide sé stesso correre a perdifiato per le scale del motel, correre sul selciato dal terreno sdrucciolo che gli faceva perdere l’equilibrio, correre per poter fare qualsiasi cosa ed impedire che Fargo la investisse come fosse stato un manichino. Ma lui non avrebbe mai potuto fare nulla, perché era troppo distante, perché l’auto di Fargo era troppo veloce e le istantanee dell’omicidio di sua moglie divennero insostenibili, gli fecero girare la testa e venire la nausea.
Era sempre così, sentiva come se le budella gli salissero fin dentro la gola. All’inizio, quando erano passati nemmeno pochi giorni, vomitava anche l’anima. Poi aveva imparato a controllare le sue emozioni o forse si era solo abituato, assuefatto al dolore, ed ogni parte di sé tornava al posto giusto quando adesso, nelle foto dei suoi ricordi, era lui che si trovava la volante dell’auto e rincorreva l’assassino tra le macchine come fosse impazzito. L’adrenalina gli azzannava le viscere e i suoi occhi vedevano una sola vettura, come se le altre non fossero mai esistite, come se su quella strada ci fossero stati solo loro due. Lui vedeva solo Fargo fino ad entrargli nella fiancata con tutta la sua Mercedes.
Per un momento, nel silenzio della cella, gli sembrò di udire il riecheggiare di ossa e lamiere che si accartocciavano divenendo un tutt’uno. Poi, la sequenza fotografica si interruppe e lui era ancora lì, in prigione, sdraiato sul letto. Tra le dita, la fotografia di Olivia; bellissima nel suo abito rosso e col ciondolo che le aveva regalato proprio il giorno che l’aveva perduta.
Ma qualcosa stava per cambiare. Vicino alle sbarre aveva già preparato la borsa con i pochi abiti che aveva, mentre sul fondo restava una cartellina che si era sempre premurato di nascondere con attenzione e che avrebbe segnato il suo nuovo inizio una volta fuori da lì.
Fargo lo aveva tenuto informato su tutte le sue mosse, su tutti i suoi omicidi e lui aveva conservato con cura ogni ritaglio di giornale e articolo che gli aveva masochisticamente inviato, per mantenere vivo il suo odio ed il suo rancore. Da quegli indizi avrebbe cominciato la sua ricerca fino a che non l’avrebbe trovato.
Carezzò un’ultima volta la superficie liscia della fotografia, sfiorando il sorriso di Olivia come se avesse potuto sentire la morbida consistenza delle labbra sotto la pelle, prima di metterla via.
Il rumore della porta della cella che veniva aperta gli fece spostare lo sguardo all’ospite; la guardia restava col braccio appoggiato alle sbarre.
«E’ ora, Cray. Sei libero.»
Ma la vera libertà non era l’abbandonare il perimetro della prigione, per lui, ma rincorrere Fargo ovunque fosse stato, a costo di vagare come un cane sciolto per tutti gli Stati Uniti. Ed il tempo non avrebbe più fatto differenza perché, prima o poi, lo avrebbe preso.
Se c’era una cosa che la prigione gli aveva insegnato, quella era la Pazienza.
Lentamente si alzò, salutò con un cenno il suo non più compagno di cella ed afferrò il bagaglio.
Mentre percorreva il corridoio che lo avrebbe visto fuori da  quelle quattro mura, avvertiva solo il rumore dei passi ed il macinare dei pensieri che stavano già organizzando le sue prossime mosse; quasi non sentiva le raccomandazioni di Donovan, la guardia.
«E cerca di tenerti lontano dai guai, Cray. Non credo che una prossima volta potresti uscirne tanto presto.»
«Se il motivo che mi farà rientrare sarà quello giusto, non mi importerà di uscire.» replicò criptico, attirandosi l’occhiata confusa di Donovan che scrollò le spalle fermandosi davanti al grande portone di San Quintino.
Da lì in poi avrebbe avuto solo la strada come unica compagnia.

*

Suo padre aveva tenuto quella Playmouth Barracuda del ’68 come fosse stata una reliquia sacra per circa trent’anni. E considerando che era una Barracuda HEMI, costruita in tiratura limitata di soli cento esemplari, beh, aveva avuto un ottimo motivo per farlo.
Gliel’aveva lasciata in eredità quando era morto, ma lui, fino al fatidico giorno di tre anni prima, non era mai stato un tipo molto interessato alle auto e all’alta velocità. Ora, invece, l’aver tra le mani una vettura così veloce e potente gli sembrò quasi profetico; come fosse stato un segno del destino.
Nemmeno nei suoi incubi più neri avrebbe mai immaginato che quella Playmouth sarebbe divenuta la sua nuova casa, ma da quando era uscito da San Quintino erano già passati dei mesi e lui si era facilmente abituato a quella condizione. Stava addirittura imparando a ripararsela da solo, in fondo, nella sua ‘vita precedente’ era stato un medico: riparare un’auto era come curare una persona; a suo modo, vi vedeva un altro segno del destino.
E quest’ultimo si stava rivelando fottutamente infame.

*

Aveva girato per intero il Nevada, ma rintracciare un assassino che aveva circa diciotto mesi di vantaggio, non era poi così semplice, nonostante tutti i ritagli di giornale che gli aveva inviato quando si trovava in carcere. Li aveva rigirati come calzini, ripercorrendo le tappe di Fargo dal primo delitto che aveva commesso, una volta che era stato nuovamente in grado di salire su un’auto, fino al presente. Perché, sì, nemmeno il bastardo se l’era vista bene dopo che lui l’aveva preso in pieno con la macchina, che era poi il motivo per cui si era fatto tre anni.
Nell’urto, Fargo aveva perso un braccio e una mano, due dita all’altra, una gamba ed era orbo all’occhio destro. Eppure questo non gli aveva impedito di continuare ad uccidere, una volta fuggito dall’ospedale. Aveva trasformato la sua Cadillac Fleetwood Eldorado del ’72 in un nuovo corpo, una sorta di corazza o ‘arma del delitto’, perché era attraverso essa che uccideva. Una volta compiuto il fatto, si portava via un souvenir in ricordo del momento, come una fotografia della vittima, un pezzo di stoffa. Un ciondolo.
E lui continuava a stargli dietro nemmeno fosse un segugio instancabile, arrivando sempre troppo tardi: ogni volta che trovava la tana in cui il bastardo aveva sostato per riparare pezzi di sé e della sua vettura, Fargo aveva già levato le tende.
Anche lui aveva cominciato a portar via souvenir. In ogni luogo, come per dirgli: “Ehi, Cray, sono stato qui.”, Fargo lasciava vecchi pezzi di protesi che aveva provveduto a sostituire e lui li metteva da parte. In un rituale macabro quanto quello dell’assassino, ma lui non lo faceva per diletto personale o per gusto di compiacersi della propria follia: Cray raccattava i rifiuti di Fargo affinché niente di lui potesse rimanere disperso una volta che fosse riuscito a scovarlo. Niente, nemmeno il frammento più piccolo. La sola idea lo ripugnava. Nel momento in cui si sarebbero trovati finalmente uno di fronte all’altro, avrebbe distrutto ogni cosa relativa a quel bastardo, per cancellarlo definitivamente dalla faccia della Terra.
Ed ogni volta che pensava al ‘come’, lo scenario diveniva sempre più cruento.

*

Percorreva la 89 in direzione di Prescott già da un paio di giorni quando avvistò la costruzione solitaria nel deserto dell’Arizona.
Rallentò bruscamente, viaggiando a passo di lumaca lungo la strada completamente vuota ed osservando il casolare che, ad una prima occhiata, gli sembrò abbandonato.
Il posto adatto ad un tipo come Fargo ed inoltre, lui avrebbe dovuto proprio essere da quelle parti, almeno secondo gli articoli di giornale che era riuscito a reperire e le informazioni radio che aveva carpito sintonizzandosi sulle frequenze della polizia.
Lentamente si infilò nella strada sterrata che abbandonava la 89 e portava dritto al piccolo spiazzo del casolare. Sembrava un sorta di fienile con un’entrata abbastanza grande per permettere l’ingresso di un mezzo largo come la Fleetwood.
Renford Cray parcheggiò la Playmouth, scendendo cautamente dalla vettura. Era convinto che non lo avrebbe trovato, ma che di sicuro avesse lasciato qualche altro pezzo che lui avrebbe provveduto a portar via. Adagio sospinse l’anta solo socchiusa ed entrò.
Della Cadillac nessuna traccia, come aveva supposto, e guardandosi attorno vide che l’intero ambiente era piuttosto vuoto. Quelli che un tempo dovevano essere stati i proprietari lo avevano ripulito per bene prima di abbandonarlo. Non c’era nemmeno un tavolo, era solo uno scheletro di legno ed era un miracolo che fosse ancora in piedi. Tutto ciò che i suoi occhi trovarono, ed era solo un oggetto, in verità, era abbandonato sul pavimento al centro del capanno; lo aveva lasciato sicuramente Fargo, per lui, ma con sua sorpresa non era una protesi.
Il pacco rettangolare gli sembrò una normalissima scatola e lui le si avvicinò con calma, inginocchiandosi. Sollevò il coperchio senza premurarsi se fosse o meno collegato a qualche dispositivo. Conosceva l’assassino e non avrebbe mai chiuso la loro partita in quel modo, lo scontro finale si sarebbe consumato sulla strada, dove tutto era cominciato, ma ciò che vide all’interno gli fece inarcare un sopracciglio con curiosità.
Era una radio.
Anzi, era un CB(1).
Un modello vecchio, di quelli che difficilmente si trovavano in giro, soprattutto se non eri un camionista o un poliziotto.
Quell’oggetto gli confermò una volta di più quanto Fargo fosse un maledetto figlio di puttana e quanto ancora sarebbe stata lunga la strada per arrivare a prenderlo.

*

Olivia avrebbe sempre voluto vedere il Lago Michigan e scoprire se davvero la sabbia ‘cantasse’(2) come aveva sentito dire in giro.
Cray ci stava pensando mentre attizzava il fuoco che aveva acceso nel luogo in cui aveva deciso di passare la notte. Aveva valutato a lungo l’eventualità ed aveva deciso di restare fuori da Prescott; aveva ancora problemi a trovarsi in luoghi affollati e preferiva le strade deserte che si trovava ad attraversare nel suo inseguimento.
La Playmouth era parcheggiata proprio alle sue spalle, con la radio perennemente accesa e la portiera aperta, mentre lui restava seduto su una roccia smuovendo il fuoco con un tronco rimediato lì intorno.
Tra le fiamme cercò di rivivere quel particolare momento felice, ma era dal giorno dell’incidente che si era reso conto di non riuscire più a ricordare nulla che non fosse legato al suo incubo personale. Come se fosse vittima di una maledizione. A volte, come adesso, aveva degli attimi di respiro in cui il suo cervello sembrava sbloccarsi dal loop in cui viveva, e riusciva a rammentare frammenti di frasi, desideri, colori e suoni. Anche profumi, se si sforzava particolarmente. Ma si trattava di squarci così piccoli, che si richiudevano nell’attimo stesso in cui li realizzava, ed il ripetersi ciclico dell’unico ricordo che la sua testa sembrava accettare tornava a risucchiarlo nel vortice.
Lentamente estrasse l’ultima fotografia in cui erano raffigurati insieme senza riuscire a ricordare dove e quando l’avessero scattata e lui non si impegnò più di tanto a lottare contro la sua mente.
Fu in quel momento che il CB si animò.
Lo aveva montato sopra le radio e lo aveva lasciato acceso fin da quando l’aveva installato.
«Cray.»
Da quanto tempo non sentiva quella voce?
Avvertì il netto torcersi delle viscere, mentre l’adrenalina aumentò velocemente il suo battito cardiaco.
«So che puoi sentirmi, Cray. Ti è piaciuto il mio regalo?»
Lui seguitò a dare le spalle alla Playmouth e alla voce che proveniva da essa e scandiva lentamente ogni singola parola.
«Ci tenevo a darti il bentornato nel mondo dei liberi.»
Anche se non poteva vederlo, sapeva che Fargo stava sorridendo beffardo, lo percepiva dal tono. Poi, il CB si zittì per svariati momenti in cui il crepitare del fuoco tornò ad essere l’unico rumore udibile. In quegli attimi cercò di calmare l’improvviso prurito alle mani che gli fece desiderare terribilmente di estirparlo dalla sua auto, ucciderlo, farlo a pezzi più di quanto già non fosse. Ed il prurito sembrò non calmarsi, mentre le immagini della morte di Olivia ripresero a susseguirsi davanti ai suoi occhi come fossero impazzite.
«Sai cosa si prova ad uccidere qualcuno?»
Il CB gracchiò di nuovo, interrompendo di colpo il flusso visivo dei suoi ricordi.
Stavolta si volse, osservando il bagliore che il display rifletteva sui sedili dell’auto.
«Conosci il senso di potenza che ti attraversa il corpo dalla testa ai piedi? Dovresti provarlo, Cray. Ti fa sentire un Dio, anche quando sei solo uno storpio. Niente male, vero?»
Lentamente, Renford si alzò stringendo ancora la foto tra le dita. Raggiunse la Playmouth in un attimo, sedendosi al posto del guidatore.
«Banalmente potrei dirti che è come un orgasmo.» lo sentì ridacchiare «Ma solo chi non ha mai ucciso davvero userebbe una similitudine tanto errata.»
Afferrò il ricevitore del CB senza pensarci oltre. «Aspetta che io ti trovi e poi lo scoprirò da solo cosa si prova.»
«Cray.» esalò l’altro, quasi estatico. «Finalmente ho la tua attenzione.»
«Non importa quanto lontano scapperai, Fargo, ti scoverò ovunque.»
«Ma non mi raggiungerai mai, sarò sempre un passo avanti a te.»
Renford lanciò un’ultima occhiata alla fotografia, ai loro sorrisi felici, ai ricordi che aveva perduto il giorno in cui Olivia era morta. E voleva riprenderseli. A qualsiasi costo.
«Non sottovalutarmi.» concluse in tono secco e lanciando il ricevitore sul seggiolino del passeggero. Con gesti decisi e veloci mise via le fotografie, spense con la terra il fuoco vivo e salì rapidamente in macchina.
«Posso considerare ufficialmente aperta la caccia?» rise Fargo, con chiara ironia.
Lui afferrò il ricevitore del CB. «Lo è stata fin dal momento in cui sono uscito di prigione, fottuto bastardo.»
«Allora vediamo di movimentare il gioco.»
E quella frase riuscì a gelargli il sangue. Fargo aveva in mente qualcosa, lo sapeva, e lui rimase in silenzio in attesa che questo qualcosa accadesse. D’un tratto udì l’assassino ingranare le marce della Cadillac prima che sgommasse violentemente sull’asfalto. I giri del motore che salivano sempre di più e poi il grido allarmato di una donna.
In quell’istante, Renford si rese conto che ormai non c’era più tempo e che l’incubo, per quanto gli fosse sembrato già infinito, era ancora ben lungi dal terminare.
I giri della Cadillac diminuirono, mentre nel gorgogliare del motore fermo in prima riusciva a percepire i gridolini terrorizzati della vittima designata.
«Che stai aspettando, Cray? Giochiamo.» lo invitò Fargo e lui non se lo fece ripetere. Sarebbe stata una caccia serrata, ben più di quanto non lo fosse stata finora, ma non gli avrebbe lasciato nemmeno il tempo di respirare. Presto o tardi, avrebbe divorato lo svantaggio che lo separava dall’assassino, e avrebbero pareggiato il conto.
Velocemente mise in moto, sgommando nel terreno sterrato ed immettendosi nuovamente sulla 89. Nel buio della sera già inoltrata, nemmeno badò alla nuvola di terra che le ruote avevano sollevato, mentre concedeva al suo nemico personale un ultimo avvertimento, la minaccia che Fargo non avrebbe mai dovuto dimenticare, mai, in ogni momento della sua giornata.
«Vengo a prenderti.»


Fine


(1)CB: sono le radio che solitamente si vedono nei film americani, quelle che la polizia o i camionisti usano per tenersi in contatto. Da Wikipedia: “L'espressione banda cittadina o CB (dall'inglese Citizens' Band) identifica una banda di frequenze radio attorno ai 27 MHz (11 metri di lunghezza d'onda) destinata all'uso privato.” – Il modello usato da Rennie è un Cobra Nightwatch 148, a 40 canali.

(2)La sabbia presente sulle sponde del Lago Michigan è chiamata ‘sabbia cantante’ per lo strano scricchiolio che fa sotto i piedi a causa dell’alta quantità di quarzo.(fonte Wikipedia)


Qui -> la foto di Olivia scattata il giorno della morte, è visibile il ciondolo che gli ha regalato Cray e che Fargo si è portato via dopo averla investita.
Qui -> la Playmouth Barracuda HEMI del ’68 di Rennie.
Qui -> la Cadillac Fleetwood Eldorado del ’72 di Fargo.
Qui -> Fargo
Qui -> Ultima foto in coppia di Rennie e Olivia.
Qui -> Mappa dell’Arizona, il segno indica dove si trova Rennie.

Varie ed eventuali, licenze poetiche:
- non ho la minima idea se Renford sia stato chiuso a San Quintino. Nel film dice solo che si è fatto tre anni di galera, e visto che l’omicidio di Olivia è avvenuto in Oregon, San Quintino mi è sembrato abbastanza vicino per essere una scelta papabile. XD
- non so come Rennie si sia procurato la Barracuda, ma essendo una macchina così particolare ed in serie così limitata, doveva: o averla presa ad un’asta (poco probabile) o rubata (ma credo che gli avrebbero sciolto dietro l’esercito della salvezza pur di riaverla!), o comprata (ma dovrebbe costare l’ira di Dio), o ereditata (**v se po’ ffà!)
- idem per il CB. Nel film non viene detto nulla su come Rennie si sia procurato il CB… e mi sembrava una buona idea fare in modo che fosse Fargo a darglielo. Capirai, l’ha tenuto informato per tutto il tempo della reclusione con i ritagli di giornale sui suoi omicidi, perché non regalargli anche il CB per potersi tenere in contatto?
- non ho la minima idea se Olivia avesse mai davvero voluto fare un giro al Lago Michigan XD *lolla*


Note finali:
Ho visto il film la sera e, appena terminata la visione, mi sono messa a scrivere questa fic. XD Non sono proprio tutta sana di mente, ma va beh.
Perché una fic su uno sfiga!fandom che non ha storie nemmeno in lingua originale?
Semplicemente perché E’ uno sfiga!fandom! XD se non sono sfigati, non li voglio, ormai dovrebbe essere chiaro al mondo ROTFL.
Seriamente, il film non era affatto male, la pecca principale era che fosse troppo breve, visto il ristretto budget di partenza. Se fosse stato approfondito di più, ne sarebbe venuto davvero un buon lavoro (e almeno è riuscito a cancellare l’orrore di Outlander che ancora mi viaggia davanti agli occhi. Dio. Per quanto io apprezzi Jimmy, NON VEDETE QUEL FILM. NON LO VEDETE. E’ un consiglio spassionato **/).

Immagino che questo film l’avranno visto quattro gatti in croce, quindi, non mi aspetto nessun tipo di parere XD, ma chi passerà e leggiucchierà avrà sempre il mio ‘Grazie’ virtuale. **/
A presto, con il prossimo sfiga!fandom! *Mel pondera se scrivere prima su “Don Matteo” o su “Hamburg – Distretto 21”… arduo dilemma*

   
 
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