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Autore: innamorata___    02/01/2010    2 recensioni
Eva. Una ragazza come tante, l’insicurezza fatta a persona e maledettamente innamorata. E questa è la sua storia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia dedicata a Bibby111. Eva. Una ragazza come tante, l’insicurezza fatta a persona e maledettamente innamorata. E questa è la sua storia. Spero vi piaccia, anche se la storia si fa più interessante più avanti. Lasciatemi un commentino, pliz.

Franklin.

 

 Capitolo 1

 

Osservai i suoi occhi e impallidii. Erano sinceri.

-Giacomo- sussurrai. Lui sorrise. Era un sorriso speranzoso. In che cosa speri? Che dopo tutto questo io e te possiamo fare finta

di nulla?

Sì, volevo l’indifferenza. –Per me è okay- mentii. Alzai le spalle e gli voltai le spalle. Stavo mentendo spudoratamente. Tutto in

me urlava di girarmi e corrergli incontro. Anch’io avevo sentito quella scarica elettrica attraversarmi la schiena, anch’io sono innamorata di te e anch’io vivo solo per i tuoi occhi.

Eravamo sempre stati conoscenti. Lui era figlio di amici di famiglia. Con lui passavo le estati. Poi le cose ci erano scivolate di

mano e c’eravamo ritrovati a provare qualcosa di più di una semplice sopportazione. Ci amavamo. Io l’amavo e lui amava me.

Ma le cose non vanno mai come si spera. Ci sono volte in cui il principe e la principessa non si danno il bacio finale e nessuno

vive felice e contento.

Ero troppo fragile per potermi esporre e correre il rischio di soffrire. Codarda, mi dissi.

Tornai in piazzetta insieme agli amici di sempre, quelli con cui passi i mesi più caldi dell’anno, il tuo piccolo mondo.

-Eva- mi salutò Claudio, facendomi sedere vicino a lui. Sorrisi. Ero triste ma non volevo pensarci e sapevo benissimo che se

 Claudio avesse anche solo intuito mi avrebbe riempito di frasi del tipo “Te l’avevo detto, ammettilo”.

Già. Me lo avevano detto. “Giacomo è fatto così, non te la prendere. Secondo me non dovresti perderci tempo. Guardati in giro”.

Non ho mai capito di cosa dovessi prendermela? Infondo lo conoscevo anch’io. Qualcosa avevo imparato di lui. Sapevo i nomi

di tutte le ragazze con cui era andato durante tutte le estati trascorse assieme. Sapevo che adorava i soldattini e aveva la

mania di estraniarsi dal mondo. Puntare i suoi occhi grigi all’orizzonte e stare vicino a te solo fisicamente.

Sapevo che adorava la letteratura e non sopportava chi era scettico al suo modo di fare. Sapeva a memoria tutti i livelli dei

giochi di tutte le macchinette che c’erano state nella sala giochi del campeggio.

Sapevo anche che, alle medie, aveva risposto all’insegnante di religione dicendo che non gli serviva un Dio e che credeva in

se stesso. 

Tutte queste informazioni erano un collage che avevo fatto su di lui, prelevando tutte cose che mi avevano fornito anche involontariamente, senza darci peso.

Tutto questo all’età di quindici anni. Alla fine l’avevo definito un grasso antipatico ed egocentrico ragazzino viziato.

L’anno dopo non c’eravamo incontrati o forse anche sì, ma non me lo ricordo. Non mi importava molto se lui c’era o no nelle vicinanze. Se mi ricordavo che esisteva era già qualcosa.

Quest’anno non l’avevo riconosciuto. Stavo in terrazza e stavo chiacchierando con una signora che conoscevo quando mi si era parato davanti insieme a Claudio. Claudio mi aveva subito abbracciato e fatto un sacco di feste. Poi il mio sguardo era caduto

 su quello di Giacomo.

Era bello se non splendido e tutti i chili in eccesso che aveva un tempo gli erano serviti per crescere in altezza.

Mi aveva sorriso divertito. Io avevo guardato Claudio e lui mi aveva detto qualcosa della serie “Ti ricordi di lui?” 

E adesso più niente. Il mio cuore piangeva in silenzio. Lo rivolevo indietro. Rivolevo indietro tutte le ore passate aspettando di vederlo, tutti gli sguardi che c’eravamo scambiati e quella marea di emozioni che provavo quando sentivo la sua voce.

-Va bene anche per te, Eva?- Guardai le facce curiose di tutti i presenti e annuii, spaesata. Non sapevo nemmeno quello che mi avevano chiesto. Mi andava bene qualsiasi cosa che mi facesse smettere di pensare a Lui.

Alle dieci di sera mi trovai in mezzo a una pista da ballo in compagnia di tutti i miei amici e continuavo a pensare a lui. Iniziai

a muovermi più sciolta e lentamente. Ero solo stressata e stanca. Forse, se mi fossi lasciata andare..

-Ciao- sentii quella voce e i miei occhi si spalancarono. Tutti sembravano tranquilli. Imitali, mi dissi. Mi sembrò abbastanza

facile finchè i suoi occhi non si posarono sui miei. Il mio cuore iniziò una sfrenata corsa che accellerò quando lui mi si avvicinò e mi portò in terrazza.

Sospirai, guardando verso il mare. Cosa voleva adesso?

-Ieri mi mancava solo il bimberon ed ero apposto- disse. Alzai un sopracciglio.

-Questo sarebbe un modo per scusarsi?-

-E di cosa, poi?-

-Appunto- Non sapevo più che pesci pigliare. Lui si appoggiò alla balaustra e guardò le stelle.

-Non.. non volevo essere così duro- arrancava, alla ricerca delle parole giuste. –Dico solo che sarebbe più semplice se facessimo

finta che tra noi non c’è mai stato niente-

-Infatti, tra noi non c’è mai stato niente- Assunsi un’aria annoiata. Perché continuavo a mentire anche adesso?

-Eva- stava ridendo sotto i baffi, -l’hanno sentito fino in Alaska il tuo cuore battere talmente forte andava.. –

Arrosii. Aveva ragione.

-Domani parto- dissi guardando anch’io verso il cielo. Era così bello e sembrava talmente vicino da poterlo toccare con un dito.

-Magari non ci rivedremo mai più- aggiunsi scrollando le spalle.

-Ho la netta sensazione che ci rivedremo molto più presto di quanto credi- mi disse Giacomo, con tanto di sorrisetto ironico.

 

  
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