Titolo: Tra
sogno e realtà
Fandom: Supernatural
Autore: dodo
Rating: generale
Avvertimenti: SPOILER, OOC, AU
Personaggi: Dean Winchester, Sam
Winchester, John Winchester, Castiel, Bobby Singer, Nuovo Personaggio
Note: SPOILER
fino alla quarta stagione. Questa storia è pura follia, nasce dopo aver
visto la puntata in cui Castiel riporta indietro Dean fino a conoscere sua
madre da giovane. La storia non riprende nulla di quell’episodio, tutto quello
che leggerete è frutto della mia fantasia e si ricollega più o meno all’ultima
puntata della quarta stagione. Leggete a vostro pericolo!!
Disclaimer : Supernatural e tutti i suoi
personaggi appartengono a quel genio di Eric Kripke e alla CW. Non ci guadagno
nulla pubblicando questi scritti e i fatti riportati di sotto sono frutta della
mia mente malata, non rispecchiano i veri gusti dei personaggi o delle persone
citate.
Capitoli: 7
Introduzione:
“Con andatura barcollante arriva allo
specchio posto nel bagno della stanza del motel. Il suo corpo non reagisce come
vorrebbe. I sensi non sono del tutto attivi, e il corpo non è al pieno delle
sue forze. Arrivato allo specchio posa i suoi occhi in quelli riflessi
dall’altra parte. Un grido strozzato gli esce dalle labbra quando vede il viso
di un bambino invece del suo.”
Capitolo 1
Una forte luce aveva ricoperto la chiesa.
L’ultima cosa che ricorda è il viso di
suo fratello che lo guarda preoccupato per ciò che di lì a poco sarebbe
accaduto.
Lucifero era risorto.
Poi il nulla.
Non ricorda come sia finito in quella
camera di motel né il perché Sam non sia con lui.
Un altro scherzo degli angeli?
Di certo era di pessimo gusto.
Con andatura barcollante arriva allo
specchio posto nel bagno della stanza del motel.
Il suo corpo non reagisce come vorrebbe.
I sensi non sono del tutto attivi, e il
corpo non è al pieno delle sue forze.
Arrivato allo specchio posa i suoi occhi
in quelli riflessi dall’altra parte.
Un grido strozzato gli esce dalle labbra
quando vede il viso di un bambino invece del suo.
Un bambino, e non un semplice bambino, ma
lui.
Il suo corpo è tornato all’età di dieci
anni, ma la sua mente è quella di un trentenne andato all’inferno e tornato per
fermare l’apocalisse.
I suoi ricordi sono intatti, ma il corpo
è diverso.
Se è uno scherzo è davvero di pessimo
gusto, soprattutto in un momento così importante, come la fine del mondo.
Infondo non vuole perdersela, l’ha
innescata lui questa bomba!
I muscoli del corpo sono ancora
intorpiditi così ci mette un po’ ad arrivare su uno dei tre letti presenti
nella stanza e stendersi.
Non sa cosa stia succedendo né cosa
l’abbia trasformato in un poppante, ma sa che se non chiude gli occhi almeno
due minuti cadrà a terra privo di sensi.
Quando si risveglia un dolce profumo di
caffè si propaga per la stanza destandolo molto velocemente.
Nota sul tavolo della stanza un bicchiere
di caffè, e di fianco dei cornetti al cioccolato.
Ma nella stanza non c’è nessuno, almeno
lui ancora non ha visto nessuno.
Si alza molto rapidamente, e rovistato in
una delle borse poste vicino al letto prende una pistola.
Cammina verso il bagno da cui provengono
dei rumori di voci attutite, e molto lentamente apre la porta.
Le braccia sono tese e la pistola è
puntata pronta a sparare,ma lui non è pronto alla visione che gli si para
dinanzi.
Seduto sul lavandino con le mani sotto
l’acqua vi è un Sam decisamente più piccolo dei suoi ventisei anni attuali, e
John, suo padre, intento a ripulirgli la maglia che probabilmente si era
sporcato con il latte.
Quando Sam si accorge della nuova
presenza nella stanza sgrana gli occhi notando la pistola puntata verso di
loro.
- Dean ma che fai, vuoi spararci?
John mi sfila di fretta l’arma dalle mani
guardandomi in malo modo, intimandomi di uscire dal bagno e di darmi una
calmata.
Cosa credeva, che volessi spaventare il
figlio preferito?
Il mio adorato Sammy?
Come mi conosci poco papà.
Ma non dico nulla, esco dalla stanza e mi
risiedo sul letto con pesantezza.
E’ tutto così assurdo.
Non può essere reale, forse è solo un
altro dei tanti demoni che abbiamo sconfitto, ma di certo non è la realtà.
Mi vesto in tutta fretta ed in silenzio,
non voglio che quei due si accorgano di nulla.
Esco dalla stanza diretto al primo bar
nelle vicinanze.
Ho bisogno di schiarirmi le idee, e anche
se sono poco più di un undicenne, ho proprio voglia di una birra.
Mi siedo al bancone del bar, ma come
ovvio che fosse, il barista non mi serve una bevanda alcolica, ma una semplice
bottiglia di Sprite.
Così decido di andare in un supermercato,
infondo sono un bambino, è probabile che la scusa del “sono per mio padre”
funzioni.
Detto fatto, finalmente bevo una
deliziosa birra dal gusto amarognolo.
Non c’è niente di meglio per il momento.
Così me ne sto solo, seduto su una
panchina di chissà quale città, a bere birra.
Passano pochi minuti e al mio fianco
appare Castiel.
-Sei solo un bambino, non dovresti bere
alcolici.-
-Cosa ci faccio qui Cass, è un altro
viaggio nel passato? O solo un incubo?-
-Non lo so Dean, l’ultima cosa che ricordo è l’arcangelo che si
preparava ad attaccare nella casa del profeta, poi più nulla, mi sono ritrovato
in questa città, come te. –
-Quindi io e te qui cosa ci stiamo a
fare? Un viaggio nel mio passato? No grazie, è l’ultima cosa che voglio.
Lucifero è tornato-
-Non sei riuscito a fermare Samuel?-
-Lo avrei fatto se solo quella puttanella
di Ruby non me lo avesse impedito. Ma ora che si fa? Cioè, intendo una volta
tornati, cosa faremo? Chi combatterà la guerra?-
-Non lo so Dean, ormai non so più nulla.
Tutto quello in cui credevo è svanito. Pensavo che questo fosse una Sua
volontà, ma ora capisco che non era così, che altri angeli mi hanno usato, e
che forse Anna aveva davvero ragione.
Io non so cosa accadrà, Dean. –
Neanche il tempo di finire la mia birra
che mi sento strattonare da qualcuno.
E allora vedo i suoi occhi.
John è davvero incazzato.
-Ora bevi anche la birra Dean?-
Mi giro verso Cass e gli dico
semplicemente:
-Devo andare-
E mi avvio verso il motel.
Mio padre continua a urlarmi contro, ma
al dire il vero non presto molta attenzione, voglio solo trovare il modo di
tornare alla realtà, devo trovare il modo di tornare da Sam.
Entrati nella stanza vi trovo Sammy
seduto al tavolo che fa colazione.
Mi guarda con i suoi grandi occhi
castani, ed il suo viso piccolo e dai lineamenti dolci di bambino.
Questo è il mio Sammy, quello per cui
sono morto.
Si è sporcato un angolo della bocca con
la cioccolata, e un sorriso mi sorge spontaneo sul viso.
Da quanto non lo facevo?
Ormai non ricordo …
Sento la porta alle mie spalle che viene
sbattuta, e solo allora mi rendo conto che mio padre ancora non mi ha dato
neanche uno schiaffo, così mi giro e mi preparo a riceverlo.
Ma non arriva …
Lo vedo lì, contro la porta con la testa
china che non parla, mi fissa solo.
-Pensavo di averti insegnato a non
parlare ne dare confidenza agli estranei, Dean -
Sta parlando di Cass?
Mi ha visto bere birra e si preoccupa che
parlassi con un estraneo?
-Non è un estraneo, è un amico-
-E da quando i tuoi amici sono adulti,
Dean?-
-Da quando mi hai insegnato ad usare un
arma, papà-
Non voglio essere acido, ma non ho tempo
per queste stronzate.
Mio fratello è da solo con Lucifero, ed
io sono qui, intrappolato nel corpo di un moccioso.
Ho bisogno di Bobby, lui saprebbe
aiutarmi.
Non attendo risposte da mio padre, che
sorpreso per la mia uscita, mi fissa con gli occhi leggermente sgranati e con
un accenno di lacrime.
Io non perdo tempo, prendo il telefono di
John e lo chiamo.
- Dean sei tu?-
- Bobby, come facevi a saper-
- Hai la voce di un bambino!-
-Perché sono un bambino!-
-Che diamine è successo? Che ci facciamo
in questo posto?-
-Non lo so, ma so che Lucifero è risorto-
A quella mia affermazione sento John
ridere e poi strapparmi il telefono di mano.
Sento che parla con Bobby, ma non riesco
ad ascoltare nulla perché Sam mi si para davanti con dei biscotti e la faccia
tutta sporca di cioccolata.
Lo porto in bagno e con dolcezza lo
ripulisco.
Mi è mancato tutto ciò, mi è mancato
prendermi cura di mio fratello.
Mi è mancato lui.
Una volta ripulito mi mette le mani al
collo, e se non ricordo male, tutto quello che Sam decide, Sam ottiene.
In un modo o nell’altro.
Quindi a me mi si presentavano due
opzioni, o lo scansavo e beh ascoltavo il suo pianto, o lo prendevo in braccio.
La seconda era decisamente più
allettante.
Usciti dal bagno, con Sam legato a me
come un koala, sento mio padre parlare con Bobby di un incontro, quindi mi
preparo ad un imminente viaggio.
Mentre poso Sam davanti alla televisione,
noto Castiel fuori dalla stanza.
Gli faccio cenno in direzione del bagno,
sperando che mi capisca.
Quando appare mi dice che non riesce a
contattare nessun angelo, né riesce ad accedere ai “piani alti”.
Si può sapere che diamine succede?
E’ tutto così ridicolo!
Io non sono più abituato a questa vita,
rivoglio la mia.
Voglio tornare da Sam e rispedire
all’inferno Lucifero.
Voglio riuscire finalmente ad avere una
vita normale.
Ma questo non è il momento adatto per
pensare queste cose.
Dico a Cass di seguirmi e di non farsi
notare da mio padre, che potrebbe insospettirsi.
Intanto sento papà che dice a Sam di
prendere le poche cose sparse nella stanza, così da preparare nuovamente i borsoni.
Lascio Cass l e torno da loro.
Non impiego molto a preparare la mia
borsa, e solo quando è tutto pronto e siamo seduti in auto, chiedo dove siamo
diretti.
Bobby ci sta aspettando.
Così partiamo: papà alla guida e Sammy
che mi tiene la mano.
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