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Autore: OrihimeInoue    02/01/2010    4 recensioni
La storia è ambientata dopo la battaglia contro Sephiroth in FFVII, inspiegabilmente Aerith è viva. Si sorrisero. Dopo la battaglia contro Sephiroth erano diventate ottime amiche, nonché confidenti. Anche se c’era un’unica pecca nel loro rapporto: ad entrambe piaceva Cloud Strife. Tra di loro non ne avevano mai parlato, forse per imbarazzo, forse per timore che la loro amicizia potesse finire. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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c.1 La mia prima fanfic °°' Hope you like it ^^

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Era una fredda serata d’autunno, Aerith Gainsborough, fioraia 22enne stava chiudendo il portone della sua chiesa, il posto che amava più di ogni altro. Trascorreva la maggior parte del tempo lì, si sentiva sicura e il contatto con i fiori la rendeva felice.

Si avviò verso uno dei quartieri più degradati di Midgar dove vi era la sua “vera” casa. Purtroppo poteva permettersi soltanto quella. Si avvolse nella sua mantella e iniziò a camminare… Poco dopo si soffermò ad osservare una piccola abitazione nella quale viveva Barret il papà di Marlene. Le luci erano spente e Aerith dedusse che la casa fosse vuota. Non si stupì. L’uomo infatti trascorreva la maggior parte del suo tempo nei pub oppure al Seventh Heaven con Tifa, Denzel e sua figlia Marlene. Ripensando a Barret sorrise tra sé. Era un uomo forte e con un cuore d’oro. Una soffiata di vento freddo attraversò i capelli della ragazza e, svegliandola dai suoi pensieri, la convinse ad affrettarsi.

Finalmente arrivò a casa. Questa era abbastanza piccola ma accogliente, emanava uno strano calore ogni volta che ne si varcava la soglia, era piena di fiori di tutti i tipi e da questi veniva fuori un odore piacevole e rigenerante. Girò la chiave nella toppa e subito accese una stufa. Faceva davvero freddo per essere in autunno! Si cambiò mettendo degli abiti comodi e notò che non aveva fame. Si fece lo stesso una tazza di latte caldo e sorseggiandolo innaffiò un piccolo tulipano che non voleva crescere.
Si scaldò ancora un po' vicino la stufa e poi decise di andare a dormire con la speranza di vedere presto i suoi amici.

Il giorno seguente, di buon’ora decise di andare da Tifa, di cui il bar era punto di ritrovo per la "banda".
Era davvero tanto che non li vedeva.
Si diresse verso il Sevent Heaven percorrendo le strade buie di quella cittadina. Con il suo abito rosa non passava per nulla inosservata, la gente si soffermava a guardarla, alcuni le ridevano dietro ma a lei non importava. Fortunatamente non era una di quelle ragazze che si lasciano influenzare dal parere altrui, anzi era abbastanza semplice e, a differenza delle sue coetanee, non si truccava spesso. Solo per le occasioni speciali tracciava una linea di matita verde sotto gli occhi.

Toc Toc
Bussò
-E’ permesso?-
Tifa aprì la porta
-Aerith?! –
Si sorrisero. Dopo la battaglia contro Sephiroth erano diventate ottime amiche, nonché confidenti. Anche se c’era un’unica pecca nel loro rapporto: ad entrambe piaceva Cloud Strife. Tra di loro non ne avevano mai parlato, forse per imbarazzo, forse per timore che la loro amicizia potesse finire.

-Cloud non c’è? – La domanda le uscì spontanea.
La mora prima di rispondere guardò verso il basso, presa da una sorta di malinconia
-No, non è ancora tornato da ieri notte, pensavo fosse con te ma a quanto pare mi sbagliavo… -
-Uhm…- fece la fioraia - ho capito –

Passarono giorni, e come di routine Aerith era nella sua chiesa, seduta in una panchina che pensava.
Dal giorno della visita non aveva più sentito Tifa.
Era tarda sera ma lei non si accorse del tempo che passò troppo in fretta.

Cloud, sai che sei strano? Ma che fine hai fatto? Qui tutti abbiamo bisogno di te.

Fece per alzarsi ma si sentì male. Ebbe una strana sensazione, come delle vertigini e fu costretta a sedersi per non cadere sul pavimento.

C-Cos’è stato? Perchè la testa mi gira così?

D’istinto giunse le mani e guardò verso l’alto

Siete stati voi? Cosa volete dirmi? Non capisco…

Scosse leggermente la testa, cercò di riprendersi e si avviò verso casa, c’era anche freddo ma non come la sera precedente.
Vista la stanchezza però decise di non prendere la solita strada e di andare con una scorciatoia, certo doveva percorrere una strada ancora più brutta, però avrebbe risparmiato tempo e fatica.

Mentre camminava cercando di interpretare quella strana sensazione una voce rauca e inquietante la chiamò -Hey bambola! -

La ragazza ebbe un sussulto. Si voltò ed esaminò l'uomo che l’aveva chiamata. Era un uomo non troppo alto, sulla trentina, robusto e davvero brutto.
In un attimo si accorse che l’uomo non era solo ma aveva altri due brutti ceffi ai lati. Uno di loro magrissimo, probabilmente ubriaco, rideva senza motivo mentre l’altro le ricordava Barret, era possente e muscoloso.
A causa della luce fioca dei lampioni non riuscì a capire se quest’ultimo era di carnagione scura ma suppose di si.
-Allora? Che ci fai qui tutta soletta? –  Ghignò "il capo"

E questi chi sono? La loro presenza mi mette a disagio. Cosa vogliono da me?


-Sto tornando a casa – Disse la ragazza d'un fiato
-Oh ma davvero? Sai noi possiamo accompagnarti! – rise e, ammiccando ai complici, continuò – Vieni in macchina con noi, su! –

Ma sono matti questi? Probabilmente hanno bevuto. L’unica cosa da fare è

Si guardò intorno
FUGGIRE!


Si girò e iniziò a correre però presa dal panico, imboccò delle vie che non conosceva minimamente.
Si perse nei vicoli scuri e ad un tratto si fermò, era in un vicolo cieco. I tre malviventi sghignazzarono tra di loro e a passo veloce raggiunsero la ragazza.
Era con le spalle al muro, un brivido le percosse la schiena. Sapeva benissimo di non avere speranze, non era brava nel combattimento, ma era l'unica cosa che poteva fare.
-E ora bellezza? Cosa credi di fare? –
Iniziò a sferrare qualche pugno prima all’uomo ubriaco (che continuava a ridere) e poi al tizio che aveva parlato fino ad adesso, che probabilmente era il capo.
Quest’ultimo fece un cenno all’uomo simile a Barret che con facilità la bloccò.

 -Bene- disse il capo guardandola meglio - Sai che sei proprio carina? - ghignò.

Le bloccò i polsi e si avvicinò così tanto che la ragazza potè sentire il suo respiro. Aerith si sentii morire Provò a baciarla ma istintivamente lei gli tirò un calcio sugli stinchi.
L'uomo visibilmente irritato per quel rifiuto sbraitò - COME OSI? COME OSI TU INUTILE RAGAZZINA! TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO? MI HAI RIFIUTATO! TE NE PENTIRAI! - Accecato dalla rabbia iniziò a darle pugni, facendo comparire sul viso angelico della ragazza grossi lividi neri.
Aerith non era mai stata picchiata in vita sua. Le scese una lacrima.

E così è questa la fine?

Dentro di sé ripensò ai suoi amici e con tutta la speranza che possedeva pregò. Pregò in un aiuto che,per fortuna, non tardò ad arrivare.
Sentì il rombo familiare di una moto, non sapeva come né perché ma lui era lì.
Il biondo scese dalla Fenrir, in un attimo intuì cosa stava succedendo e si scagliò contro l’uomo che teneva Aerith ferendolo ad un braccio.
Poi prese il "capo" per il colletto, lo guardò con un'espressione schifata e lo buttò per terra.
- Le cose stanno così, eh? - disse, stringendo il manico della Buster Sword e la puntò verso il capo di quei malviventi, con sguardo serio, pieno di odio e rabbia. L’uomo ferito da Cloud continuava a sanguinare mentre l’altro ubriaco cadde a terra privo di sensi.
Il capo codardo tremò, si alzò da terra implorando pietà, mise il braccio dell’uomo ferito attorno al suo collo e scappò via, lasciando il povero ubriaco lì per terra.
Passarono alcuni istanti, Aerith finalmente parlò -Oh Cloud grazie al cielo! Mi hai salvata, se non ci fossi stato tu a quest’ora non so cosa mi… - La ragazza non terminò la frase, si era resa conto che Cloud le continuava a dare le spalle e non la stava ascoltando.
Con un cenno la invitò a salire sulla Fenrir e la riaccompagnò a casa.
Che strano non è da lui...

...

 - Siamo arrivati - disse Cloud con tono freddo e distaccato. Parcheggiò la moto davanti casa della ragazza e l’accompagnò dentro. La guardò meglio in viso, un rivolo di sangue le usciva dalla bocca.
- Faresti meglio a disinfettarti le ferite e andare a dormire – Aerith si toccò la faccia - Si, è vero… - Cloud le diede le spalle e fece per andarsene. Aerith fu presa da una strana sensazione...non era se stessa! Non era da lei stare lì a non dire nulla e lasciare che il ragazzo se ne andasse così su due piedi. Cosa le stava succedendo?
- Ah, Aerith…- la voce di Cloud la risvegliò dai suoi pensieri.
- Sì? -
- Non provare mai più a fare una cosa del genere...- e uscì sbattendo la porta.
Aerith corse a riaprirla e gli urlò contro - MA FARE COSA? IO NON HO FATTO UN BEL NIENTE! SONO STATI QUELLI CHE MI HANNO AGGREDITA! – Cloud la guardò un’ultima volta, scosse la testa e sparì nel buio della notte, lasciandola lì senza nessuna spiegazione.
  
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