-
E di cosa
me ne posso mai fare di queste?- chiese
Evey a Jared.
-
Ti
aiuteranno a pensare me, mentre non ci sarò- rispose.
-
Perchè?
Perchè queste parole?- insistette
lei, i
capelli color miele mossi dalla brezza.
-
E' banale
dirti che ti amo?- .
-
No. Non lo
è mai.- finì
Evey.
I
due
ripresero a baciarsi, le mani di lei cercarono il collo di lui, avide,
desiderose, mentre mantenevano due foto di loro sotto l'Arc du
Triomphe, a
Parigi.
-
Sai- continuò
lei - ricordi quel breve periodo di
allontanamento?- .
-
Come
dimenticarlo...- rispose
triste Jared,
che si passava la mano sui capelli d'onice.
-
Quell'
ultimo bacio, aveva la consistenza delle spine, faceva male. Ero
autolesionista. Faceva male, ma mi piaceva. Forse è
sbagliata come idea.
Perversa. Ma è così. In fondo siamo soltanto
esseri umani. E' davvero così
sbagliato desiderare voler vivere in pace con la persona che ami? O
questa è
una cosa che ci condurrà a delirio? Non riuscivo a soffrire
di quello spinoso
bacio, il cui veleno era diluito dalle amare lacrime. Ma era tutto
ciò che
volevo...o meglio...eri tutto ciò che volevo. Ma te ne eri
andato, anche se per
poco. Ma andato. E' davvero così difficile vivere, amare?
No. Non riesco ad
accettarlo. Tu sei quel che voglio. Tu sei quel che volevo. Tu sei
quello che
vorrò. Ieri, oggi, domani. Sempre. Ti prego, non lasciarmi
più- .
Mentre
Jared
ascoltava, i suoi occhi si inumidirono, e lentamente, ma
inesorabilmente,
pianse. Quelle parole lo avevano colpito come un pugnale. Dritto nel
cuore.
Riusciva a sentire addirittura la ferita, l'essenza fredda e metallica,
e il
sangue colar via. Si sentiva bloccato da una morsa di ghiaccio, mentre
doveva
sentire quelle parole, che facevano male, senza volerlo, anche. Ma
facevano
male.
-
Sai- cominciò
Jared - ricordi quel breve periodo di
allontanamento?- .
Evey,
di
rimando, gli strinse la mano.
-
Quel bacio
aveva la consistenza delle spine. Amavo quelle spine, se significava
amarti.
All'epoca ero davvero uno stupido. Non avevo capito. Anzi, no. Avevo
capito, ma
non abbastanza. Ero cieco, brancolavo nel buio, senza riuscire ad
arrivare da
qualche parte. Non un faro ad illuminarmi la strada. Navigavo su lastre
di
ghiaccio. Pregavo che queste si spezzassero, e che mi facessero
sprofondare in
loro, facendomi dimenticare tutto, il dolore del vivere,
l'incapacità di
comprendere certe cose. Non mi stava bene. Non riuscivo ad accettarlo,
anche se
mi mettevo d'impegno. Era una cosa in cui non ero capace. Mi sentivo
vuoto,
incompleto, mi sentivo aria rarefatta, sempre più
evanescente. Mi sentivo
inutile. Come un giocattolo abbandonato da un bambino troppo viziato.
Volevo
tornare, ma non ne avevo il coraggio. Volevo tornare, ma non sapevo se
mi
avresti accettato. Ma sono tornato, ho rischiato, ho messo in gioco
tutto me
stesso, pur di rivederti, di raiverti, di parlarti, di abbraccarti, di
baciarti, Ancora, ancora e ancora. E' davvero così sbagliato
amare? Se anche lo
fosse, questo non mi interessa. Se sbagliare, allora, corrisponde a
felicità,
ben venga. Sarò il primo peccatore che andrà
punito, ma la cosa non mi turba.
Io ti amo.- .
I
due si
fissarono negli occhi, gonfi di lacrime. La brezza si fece sentire, e i
piedi
di loro furono bagnati dalla spuma del mare. Si voltarono, videro il
sole
tramontare, inghiottito dal mare. Si videro ancora, e ancora.
La
mano di
lei avvicinò il collo di lui. La mano di lui
avvicinò il corpo di lei. Le loro
labbra si incontrarono, i loro amori si incontrarono. Di nuovo.
E
si
baciarono, dimenticando tutto. Solo lui e lei. Solo Jared ed Evey.