Nana, 'Tanabata no Yume' di Ellie_x3 (Cap 1) su EFP Fanfiction

Tanabata no Yume

Primo Tanzaku- Hachiko

Nana, mi chiedo se mi puoi sentire.
Qui non c'è più la neve, e il Tamagawa risplende cristallino e continua a scorrere sereno con i raggi del sole che lo fanno brillare come un diamante.
Chissà se tu, al dito, hai ancora quello che ti ha regalato Ren.

Nana Komatsu guardò la lettera a lei intestata- dove non c'era più quel suo vecchio cognome, sinonimo di una vita ormai finita- lasciata aperta sul tavolo dell'appartamento 707.
Silenzioso.
Vuoto.
Sospirò, poi, spostando lo sguardo oltre la finestra: al Tamagawa e a Tokyo che, sotto di lei, sembrava solo un quadro immobile.
Si chiedeva se da qualche parte fosse ancora nascosta quella felicità che tanto era andata cercando e che era quasi riuscita ad afferrare. Semplicemente le era passata accanto con il vibrare delle corde di una chitarra.
Ma non era il momento per quei pensieri deprimenti.
Un nuovo sospiro e poi decise di mettersi al lavoro: con il ramo di bamboo che, fissato al muro, le solleticava la nuca chinò la testa su una strisciolina di cartoncino colorato.
C'erano tanti desideri che avrebbe dovuto scrivere: Che Takumi e Ren stessero bene, là a Londra.
Che tornassero presto. Soprattutto voleva rivedere il piccolo Ren...e ovviamente suo marito.
Nonostante tutto lo voleva vedere. E poteva desiderare quello; nessuno le avrebbe detto nulla.
Perché no, avrebbe anche potuto desiderare per il suo figlio più scapestrato una vita un po' più ligia alle regole.
D'altra parte, chiedere a Shin di vivere una vita tranquilla sarebbe stato farlo quasi appassire.
Quindi, con la penna stretta nella mano che tremava un po', tracciò timidamente il primo kana. Sapeva che gli altri sarebbero usciti da soli, come un fiume in piena.
Così fu, in effetti: una piena che portò con sé un senso di liberazione che Hachi non sentiva da anni...dall'ultima volta che l'aveva sentita cantare.
E subito sotto, con le lacrime che iniziavano a scorrere portandosi via scie nere di mascara, aggiunse una piccola confessione che -era sicura- non avrebbe fatto arrabbiare il Grande Demone Celeste.

Ti prego, fai tornare Nana a casa.
Mi manca tanto.
Hachi