Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: Melanto    05/01/2010    3 recensioni
Bakata pubblicitaria in due piccoli step (lo so che uno vi bastava ed avanzava, lo so XD):
«Oddio… Tsubasa…» mormorò la giovane «…quante saranno?»
«Tre… quattrocento…»
«Quattrocento…» fece eco «…sai cosa significa? Una ciascuno fanno quattrocento-…»
«Non dirlo.» la zittì con un sibilo. «Ti prego, non dirlo…»
[estratto dal primo step]
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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NoteIniziali: ** non credevo che avrei scritto un'altra bakaspot dopo "Gold" XD. So che non ne sentivate il bisogno, ma si dice che al peggio non c'è mai fine. XD
Dedicata a Releuse e Berlinene *luv*



La vendetta di Sanae

I – La dimenticanza.

Si svegliò ad un passo dall’alba preda di un dubbio atroce: ma l’aveva comprato?!
Cercando di fare il più piano possibile scivolò fuori dalle coperte leggere, infilò con movimenti nervosi le ciabatte e sgattaiolò in cucina.
Animata da una incontrollabile frenesia aprì il frigorifero, ispezionando tutti i ripiani con attenzione ed il cuore ebbe un sobbalzo. Niente.
«Calma, Sanae. Non farti prendere dal panico.» si disse inspirando, adagio, grandi boccate di aria. Forse doveva averlo messo nello stipetto dove riponeva le scorte.
Lo aprì, senza nemmeno pensarci, rovistandolo in lungo e in largo.
Niente ancora.
Allora mise a soqquadro l’intera cucina, tirò fuori ogni scatolo, ogni barattolo, sperando, pregando!, che una delle confezioni si fosse nascosta da qualche parte o fosse finita in un luogo diverso dal solito perché, chissà, magari Tsubasa non ci aveva fatto caso. Aveva sempre la testa tra le nuvole, suo marito; probabilmente l’aveva messa nel posto sbagliato.
Ma niente, niente, niente!
Non c’era!
Da nessuna parte!
Nemmeno una microbica goccia!
«Ecco cosa mi sono dimenticata di prendere, quando sono andata a fare la spesa.» piagnucolò Sanae col cuore colmo d’angoscia. «E come faccio adesso?»
Maledì la Spagna che non aveva i bellissimi supermarket aperti ventiquattro ore su ventiquattro come in Giappone: non ci avrebbe messo nulla a scendere di casa per andarselo a comprare.
Lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete che scandiva, con un massacrante ‘tac’, i terribili minuti che ancora la separavano dalla… catastrofe.
Lasciandosi cadere sulla sedia, distrutta nell’animo, ripensò alla prima volta che era accaduto.
Stava preparando la colazione ad Hayate, quando si era accorta di averlo finito. Lì per lì era stata troppo arrabbiata con sé stessa e la sua distrazione per notarlo, poi quel rumore di campanacci era divenuto impossibile da non sentire e quando aveva aperto la porta, per vedere che diavolo stesse succedendo… se le era ritrovate tutte davanti.
Dio, era stato… terribile! Perché, quando se n’erano andate, avevano… avevano…
Disperata e con le lacrime agli occhi, Sanae affondò il viso nelle mani pronta a piangere, quando la luce si accese e lei sobbalzò.
«Sanae? Ma che stai facendo in cucina a quest’ora?» Tsubasa, che si era accorto dell’assenza di sua moglie dal letto, era andato a controllare che fosse tutto a posto. Notando i suoi occhi lucidi, le si fece subito vicino, preoccupato. «Va tutto bene, tesoro? Che succede? Stai male?» le chiese, prendendole amorevolmente le mani.
«Oh, Tsubasa!» la giovane si gettò tra le sue braccia in cerca di un rifugio. «E’ successa una cosa terribile!»
Quella frase riuscì a far aumentare l’ansia del campione nipponico. «Cosa?!»
«I-io… io ho dimenticato… dimenticato…» si staccò da lui, per osservarlo dritto nei suoi grandi occhi scuri «…di comprare il latte!»
Tsubasa impallidì.
Il viso trasfigurò in quello di una statua di sale, mentre balbettava «Oddio, Sanae… no… no…»
«Sì! Non so come sia accaduto! L’avevo scritto sulla lista, ne sono convinta!»
«Ma non ce n’è nemmeno un po'?! Sei sicura?! Hai controllato-…»
«Dappertutto!» sbottò disperata e sull’orlo di una crisi isterica. Tsubasa la prese saldamente per le spalle, tentando in tutti i modi di infonderle coraggio, come sempre faceva sul campo da calcio con i suoi compagni di squadra.
«Stai tranquilla, tesoro, troveremo una soluzione prima che sia troppo tardi e arrivino… loro.» disse quell’ultima parola con fatica estrema. «Se non sbaglio c’è un negozietto non troppo lontano da qui che apre davvero prestissimo, vedrai che ce la faremo.». Si alzò di slancio, spalancando una delle imposte della cucina per rendersi conto della situazione, ma amaramente si accorse che fuori aveva già preso ad albeggiare.
Non c’era più tempo, ormai.
«Vado a cambiarmi! Faccio in un-…»
Il primo muggito ruppe la sua frase, facendo volgere entrambi in direzione della porta.
«Oh, no…» mormorò Sanae, coprendosi la bocca con la mano. «Sono qui!»
Il rumore di campanacci si fece sempre più forte ad ogni momento.
Altri muggiti si sommavano e mescolavano in uno stonatissimo coro.
Era già troppo tardi.
«Tsubasa…» piagnucolò la giovane, raggiungendo il consorte e stringendosi a lui.
«Tranquilla, Sanae. Facciamoci forza…»
Quello scampanare divenne insopportabile ed i muggiti erano fortissimi.
Il campanello trillò.
Sanae prese a tremare nella stretta di Tsubasa, che sospirò profondamente. «Dobbiamo aprire.» disse, muovendosi insieme per raggiungere la porta.
Lentamente il campione del Barça girò il chiavistello, abbassò la maniglia e sospinse l’uscio. Ciò che i suoi occhi videro lo fece impallidire ancora di più; Sanae per poco non ebbe un mancamento.
Erano decine.
Anzi, no.
Erano centinaia!
Ben più della volta precedente.
«Oddio… Tsubasa…» mormorò la giovane «…quante saranno?»
«Tre… quattrocento…»
«Quattrocento…» fece eco «…sai cosa significa? Una ciascuno fanno quattrocento-…»
«Non dirlo.» la zittì con un sibilo. «Ti prego, non dirlo…»
Nel frattempo, totalmente disinteressato della loro espressione terrorizzata, l’uomo porse la bottiglia ricolma di latte appena munto – e la mucca al suo fianco muggì, come avesse voluto sottolinearne la freschezza; latte di Alta Qualità –.
«Buongiorno, siamo Granarolo.» disse con un sorriso da tabellone pubblicitario: candido e perfetto, quasi fosse innaturale.
Sanae prese la bottiglia con mani tremanti; le lacrime silenziosamente scivolano lungo le sue guance. Non riuscì a trattenere un singhiozzo quando li vide andare via, assieme alle loro dannate bestie, ed il terreno su cui erano passate era peggio di un campo di battaglia. Ovviamente i vicini non gli avrebbero mai dato una mano; non l’avevano fatto la volta precedente, figurarsi adesso.
In quel momento, Tsubasa non ci vide più. Con rabbia strinse i pugni deciso a mettere fine a quella tortura o, almeno, per sfogare parte della sua rabbia.
Con foga lasciò le spalle di sua moglie, avanzando di qualche passo lungo il vialetto, dove vi era ancora un po’ di spazio per potersi muovere, ovviamente. Puntò un dito al terreno e si portà al fianco l’altra mano, mentre lasciò che un grido svegliasse tutta Barcellona: «E devo raccoglierle io tutte queste merde, vero?!»

 

Continua...

 

NoteFinali: XD sono sana, di corpo e di mente, ma mi sono sempre, sempre, SEMPRE chiesta, ogni volta che vedevo quella pubblicità: "Cazzo ci troverà da ridere quella, con migliaia di vacche nel giardino?! O_O Ma sai quanto cagano?!" (ed io lo so, perché ci sono stata in una valle a contatto con vacche e tori XD. Cagano. Tanto)
XD ecco qui, il nostro Tsu che si troverà a spalare quintalate di merda. Auguri **/ (perfidia a livelli illegali nella seconda e ultima parte *ghghgh*)

   
 
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