Non
ho ricordi di mia madre né di mio padre, non so nulla della
mia nascita o del
mio paese d’origine … Tutto per me comincia e
termina con lui …
-Buongiorno
Fumie!
La giovane
ragazza si voltò
scrutando con i suoi meravigliosi occhi viola chi l’avesse
chiamata.
-Buongiorno
signora! Come sta?
-Bene e tu?
Quanto manca?
-Non molto,
mancheranno alcune
settimane. Io e Atsumichi non stiamo più nella pelle!!
-Sono molto
contenta per voi! –
la donna si chinò sul pancione di Fumie. – Ehi,
signorino, la tua mamma non
vede l’ora che tu esca da qui, ma tu devi fare il bravo bimbo
ok?
-Spero
davvero che sia maschio!
Devo andare ora, a presto!!
Si
avviò verso casa lentamente.
Fumie desiderava da tanto quel bambino, lei e suo marito avevano
provato molte
volte ad averne uno, ma con scarsi risultati; poi un giorno, come per
incanto,
era successo!
E ora
portati a termine quei
lunghi nove mesi di attesa, non vedeva l’ora di stringerlo
tra le braccia; le
giornate non passavano mai, se non era per le piccole cose come
preparare da
mangiare, il bucato, la spesa … il tempo non passava!
Dopo aver
preparato il pranzo,
attese il marito per mangiare.
-Sono a
casa!-disse una voce
maschile entrando nella piccola casa.
-Bentornato
caro!!!-gli andò
incontro raggiante.
-Ciao
cara!-la baciò dolcemente
poi baciò il pancione. –Ciao anche a te! Hai fatto
impazzire la mamma?
-No,
è stato bravo. Non calcia
più, non come prima almeno!
-Bene! Ti
vedo stanca …
-Beh, non
è facile muoversi in
due!!
Si sedettero
a tavola. –Hai
ripensato a quello che ti ho detto?
-Cioè?
-Sei sicura
che non vuoi che
resti a casa con te? Se dovesse nascere quando sei sola?
-Sei gli
animali fanno nascere i
loro cuccioli senza l’aiuto di nessuno, ci
riuscirò anch’io. Atsumichi, non
capisci che se smetti di lavorare io e il bambino moriremo di fame?
-Sì,
ma …
-Tesoro, non
preoccuparti, ok?
Abbiamo ancora un po’ di settimane, non nascerà
domani!
-Hai ragione
… Che nome gli
vorresti dare?
-Masato
– rispose prontamente
Fumie
-E se
è femmina?
-E’
sicuramente maschio.
-Ok
… Ma se è femmina?
-
… Sumire.
-Mi
piacciono entrambi!
Fumie gli
sorrise. Era certa che
il bambino fosse un maschio. Ne era talmente certa che il nome
femminile
l’aveva buttato lì come se niente fosse, senza
pensarci; solo dopo aveva
collegato che Sumire era il nome della sua povera bisnonna.
Accadde
pochi giorni dopo, mentre
era al mercato a fare la spesa che si sentì male,
pagò in fretta e furia e
corse a casa. Solo sulla porta di casa si voltò e
notò sul vialetto una lunga
scia bagnata: le acque si erano rotte.
Lasciò
cadere la spesa a terra e
si precipitò nel letto in preda ai dolori, una volta stesa
si impose la calma,
per quello che poteva, urlava e respirava a fatica non pensava che
potesse fare
così male partorire! Passavano i minuti e non succedeva
niente, il dolore
aumentava sempre di più, così come il bisogno di
spingere.
Con le
lacrime agli occhi iniziò
a spingere, spingeva mentre con le mani stringeva le lenzuola; sembrava
che non
dovesse più uscire quando in un’ultima spinta e un
ultimo urlo disperato il
bambino uscì; un pianto dolce e disperato le
arrivò alle orecchie, cercò di
tirarsi su e si sentì stanca morta, ma quando vide quella
piccola creatura si
sentì in forze come prima, lo prese in braccio macchiandosi
di sangue.
-Masato
… il mio piccolo Masato …
-sussurrò e poi svenne.
-
… Ce la farà non è vero?
-Ha perso
molto sangue e quando
l’hai trovata era già in fin di vita,
l’abbiamo salvata per un soffio.
-Perché
non ha voluto che stessi
casa? Perché?! PERCHE’?!?!
-Calmati!
Adesso devi pensare a lei
e a tuo figlio, se Fumie dovesse …
Poi dei
singhiozzi.
Fumie non
capiva nulla, era
ancora viva? Dove si trovava? E il bambino? Dov’era?
Si mosse nel
letto e si sentì di
nuovo stanca morta.
-A
… Atsumichi … -chiamò piano,
ma il marito accorse subito asciugandosi le lacrime.
-Dimmi
tutto! Sono qui!
-Dov’è
Masato?
-E’
con la nostra vicina
nell’altra stanza.
-Lo voglio
qui, dammelo … nessuno
deve … -tentò di alzarsi ma ricadde nel letto.
-Non
sforzarti! Adesso vado a
prendere il bambino! – tornò poco dopo con un
fagotto tra le braccia che depose
sul letto accanto alla moglie.
Fumie non
aveva mai visto una
cosa più bella di quel piccolo fagotto: il bambino dormiva,
probabilmente dopo
essere stato cullato per ore dalla vicina, sapeva che quella donna che
l’aveva
tenuto tra le braccia fino a quel momento non era sua madre; lo
accarezzò
dolcemente e il piccolo si svegliò.
-Ciao
… -sussurrò. –Ti ho fatto
spaventare non è vero?
Il bambino
la guardò e spalancò
la boccuccia in un adorabile sbadiglio.
-Il
papà non vuole ammetterlo, ma
la mamma non potrà stare con te molto purtroppo …
Lo sente che ci dovremo
separare …
Quella notte
dei demoni
attaccarono il villaggio. Fumie fu svegliata da Atsumichi che
scaraventò la
sedia a terra e corse fuori a combattere; grida di battaglia, urla di
orrore e
dolore e fiamme giungevano alle sue orecchie, guardò il
piccolo dormire. Non
poteva permettere che morisse così presto! Si
alzò lentamente, tentò di fare il
giro del letto e con molta fatica ci riuscì; prese il
bambino e lo portò
nell’altra stanza, trovò una cesta, lo depose
lì dentro e uscì; si diresse
verso il fiume lentamente, mentre le forze l’abbandonavano ad
ogni passo.
Si
inginocchiò sulla riva e
spinse la cesta nel fiume, la corrente lo trascinò via.
-Ora sei al
sicuro … Che il cielo
abbia pietà di te … -e cadde inerte a terra.
Morta.
-Venerabile
Sanzo!-chiamò un
monaco. –Non sarebbe meglio rientrare?
-Non ancora
… Sto cercando
qualcuno …
-Qualcuno?
-Sì,
qualcuno mi sta chiamando …
con una tale insistenza …
Si
allontanò dal compagno di
viaggio recandosi verso il fiume.
‘Aiutami’
La voce
diventava sempre più
forte.
‘Salvami.
Ho bisogno di te.’
Guardò
attorno, ma non vide
nessuno. Poi un pianto. Il pianto di un bambino. Notò una
cesta, semi aperta,
sulla riva del fiume. L’aprì. Dentro
c’era un bambino appena nato che scalciava
piangendo, probabilmente per la fame.
-Venerabile
Sanzo, cosa avete
trovato?-il monaco l’aveva raggiunto.
Prese il
bambino in braccio. –Una
piccola creatura abbandonata. Ha bisogno di latte.
-Torniamo al
tempio allora! –
sbirciò tra le braccia del suo superiore.
–Avrà bisogno anche di un nome e di
una famiglia!!
-Lo chiamerò Koryu. Koryu
della
corrente del fiume. Vivrà con me al tempio, non posso
abbandonarlo …