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Autore: Iruka    05/01/2010    2 recensioni
Vi siete mai chiesti come fossero le madri di Sanzo, Hakkai e Gojyo? Quali situazioni hanno portato queste donne ad abbandonare i loro bambini? Una mia visione di quali possano essere le origini dei protagonisti di Saiyuki
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Nuovo Personaggio, Sha Gojio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non ho ricordi di mia madre né di mio padre, non so nulla della mia nascita o del mio paese d’origine … Tutto per me comincia e termina con lui …

 

-Buongiorno Fumie!

La giovane ragazza si voltò scrutando con i suoi meravigliosi occhi viola chi l’avesse chiamata.

-Buongiorno signora! Come sta?

-Bene e tu? Quanto manca?

-Non molto, mancheranno alcune settimane. Io e Atsumichi non stiamo più nella pelle!!

-Sono molto contenta per voi! – la donna si chinò sul pancione di Fumie. – Ehi, signorino, la tua mamma non vede l’ora che tu esca da qui, ma tu devi fare il bravo bimbo ok?

-Spero davvero che sia maschio! Devo andare ora, a presto!!

Si avviò verso casa lentamente. Fumie desiderava da tanto quel bambino, lei e suo marito avevano provato molte volte ad averne uno, ma con scarsi risultati; poi un giorno, come per incanto, era successo!

E ora portati a termine quei lunghi nove mesi di attesa, non vedeva l’ora di stringerlo tra le braccia; le giornate non passavano mai, se non era per le piccole cose come preparare da mangiare, il bucato, la spesa … il tempo non passava!

Dopo aver preparato il pranzo, attese il marito per mangiare.

-Sono a casa!-disse una voce maschile entrando nella piccola casa.

-Bentornato caro!!!-gli andò incontro raggiante.

-Ciao cara!-la baciò dolcemente poi baciò il pancione. –Ciao anche a te! Hai fatto impazzire la mamma?

-No, è stato bravo. Non calcia più, non come prima almeno!

-Bene! Ti vedo stanca …

-Beh, non è facile muoversi in due!!

Si sedettero a tavola. –Hai ripensato a quello che ti ho detto?

-Cioè?

-Sei sicura che non vuoi che resti a casa con te? Se dovesse nascere quando sei sola?

-Sei gli animali fanno nascere i loro cuccioli senza l’aiuto di nessuno, ci riuscirò anch’io. Atsumichi, non capisci che se smetti di lavorare io e il bambino moriremo di fame?

-Sì, ma …

-Tesoro, non preoccuparti, ok? Abbiamo ancora un po’ di settimane, non nascerà domani!

-Hai ragione … Che nome gli vorresti dare?

-Masato – rispose prontamente Fumie

-E se è femmina?

-E’ sicuramente maschio.

-Ok … Ma se è femmina?

- … Sumire.

-Mi piacciono entrambi!

Fumie gli sorrise. Era certa che il bambino fosse un maschio. Ne era talmente certa che il nome femminile l’aveva buttato lì come se niente fosse, senza pensarci; solo dopo aveva collegato che Sumire era il nome della sua povera bisnonna.

 

Accadde pochi giorni dopo, mentre era al mercato a fare la spesa che si sentì male, pagò in fretta e furia e corse a casa. Solo sulla porta di casa si voltò e notò sul vialetto una lunga scia bagnata: le acque si erano rotte.

Lasciò cadere la spesa a terra e si precipitò nel letto in preda ai dolori, una volta stesa si impose la calma, per quello che poteva, urlava e respirava a fatica non pensava che potesse fare così male partorire! Passavano i minuti e non succedeva niente, il dolore aumentava sempre di più, così come il bisogno di spingere.

Con le lacrime agli occhi iniziò a spingere, spingeva mentre con le mani stringeva le lenzuola; sembrava che non dovesse più uscire quando in un’ultima spinta e un ultimo urlo disperato il bambino uscì; un pianto dolce e disperato le arrivò alle orecchie, cercò di tirarsi su e si sentì stanca morta, ma quando vide quella piccola creatura si sentì in forze come prima, lo prese in braccio macchiandosi di sangue.

-Masato … il mio piccolo Masato … -sussurrò e poi svenne.

 

- … Ce la farà non è vero?

-Ha perso molto sangue e quando l’hai trovata era già in fin di vita, l’abbiamo salvata per un soffio.

-Perché non ha voluto che stessi casa? Perché?! PERCHE’?!?!

-Calmati! Adesso devi pensare a lei e a tuo figlio, se Fumie dovesse …

Poi dei singhiozzi.

Fumie non capiva nulla, era ancora viva? Dove si trovava? E il bambino? Dov’era?

Si mosse nel letto e si sentì di nuovo stanca morta.

-A … Atsumichi … -chiamò piano, ma il marito accorse subito asciugandosi le lacrime.

-Dimmi tutto! Sono qui!

-Dov’è Masato?

-E’ con la nostra vicina nell’altra stanza.

-Lo voglio qui, dammelo … nessuno deve … -tentò di alzarsi ma ricadde nel letto.

-Non sforzarti! Adesso vado a prendere il bambino! – tornò poco dopo con un fagotto tra le braccia che depose sul letto accanto alla moglie.

Fumie non aveva mai visto una cosa più bella di quel piccolo fagotto: il bambino dormiva, probabilmente dopo essere stato cullato per ore dalla vicina, sapeva che quella donna che l’aveva tenuto tra le braccia fino a quel momento non era sua madre; lo accarezzò dolcemente e il piccolo si svegliò.

-Ciao … -sussurrò. –Ti ho fatto spaventare non è vero?

Il bambino la guardò e spalancò la boccuccia in un adorabile sbadiglio.

-Il papà non vuole ammetterlo, ma la mamma non potrà stare con te molto purtroppo … Lo sente che ci dovremo separare …

Quella notte dei demoni attaccarono il villaggio. Fumie fu svegliata da Atsumichi che scaraventò la sedia a terra e corse fuori a combattere; grida di battaglia, urla di orrore e dolore e fiamme giungevano alle sue orecchie, guardò il piccolo dormire. Non poteva permettere che morisse così presto! Si alzò lentamente, tentò di fare il giro del letto e con molta fatica ci riuscì; prese il bambino e lo portò nell’altra stanza, trovò una cesta, lo depose lì dentro e uscì; si diresse verso il fiume lentamente, mentre le forze l’abbandonavano ad ogni passo.

Si inginocchiò sulla riva e spinse la cesta nel fiume, la corrente lo trascinò via.

-Ora sei al sicuro … Che il cielo abbia pietà di te … -e cadde inerte a terra. Morta.

 

-Venerabile Sanzo!-chiamò un monaco. –Non sarebbe meglio rientrare?

-Non ancora … Sto cercando qualcuno …

-Qualcuno?

-Sì, qualcuno mi sta chiamando … con una tale insistenza …

Si allontanò dal compagno di viaggio recandosi verso il fiume.

‘Aiutami’

La voce diventava sempre più forte.

‘Salvami. Ho bisogno di te.’

Guardò attorno, ma non vide nessuno. Poi un pianto. Il pianto di un bambino. Notò una cesta, semi aperta, sulla riva del fiume. L’aprì. Dentro c’era un bambino appena nato che scalciava piangendo, probabilmente per la fame.

-Venerabile Sanzo, cosa avete trovato?-il monaco l’aveva raggiunto.

Prese il bambino in braccio. –Una piccola creatura abbandonata. Ha bisogno di latte.

-Torniamo al tempio allora! – sbirciò tra le braccia del suo superiore. –Avrà bisogno anche di un nome e di una famiglia!!

-Lo chiamerò Koryu. Koryu della corrente del fiume. Vivrà con me al tempio, non posso abbandonarlo …

  
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