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Autore: shining leviathan    05/01/2010    1 recensioni
Spesso l'amore non lenisce le nostre sofferenze,alcune volte fomenta il fuoco di una follia che mai smetterà di bruciare. Non si può amare un riflesso, ma chi non ha più niente da perdere fà questo ed altro ( NaminèxRiku)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naminè, Riku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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- REGRET

 

 

“ Riku!”

 

 

 

Urgh

 

 

Aprii faticosamente gli occhi e cercai di mettere a fuoco il mio interlocutore.

Una nebbia densa e scura mi danzava senza sosta davanti alle palpebre e un dolore acuto alla testa martellava con la stessa insistenza di un martello pneumatico, se non con più forza.

 

“ Riku!”

 

 

Avevo sconfitto Ansem, ma la sua sgradita visita alla mia mente mi aveva lasciato spossato oltre ogni dire e in quel momento avrei potuto tranquillamente affermare di essere ad un passo dalla morte.

Se non fosse stato per quella voce sarei collassato.

Non so dove trovai la forza di reagire alle tenebre che mi avvolgevano lentamente le viscere, ma ci riuscii.

Spalancai gli occhi con la stessa disperazione e sorpresa di un neonato che nasce in un mondo troppo luminoso e brama di rimanere ancora nell’accogliente grembo materno.

Non può e neanchio potevo nascondermi in eterno rinchiudendomi nelle mie debolezze.

“ R-Re Topolino?” stentai quasi a riconoscere la mia stessa voce talmente era gracchiante.

Il sovrano del castello Disney sorrise un po’ preoccupato ed annuì.

“ Sì Riku. È da un po’ che non ci si vede, meno male che ti ho trovato” il suo sguardo cadde sul Keyblade che tenevo ancora ben stretto nella mano e prontamente lo feci dissolvere in un groviglio di oscurità.

Non sapevo quanto potesse fargli piacere vedere l’ennesimo legame che mi univa ad Ansem.

Avevo già combinato abbastanza casini, e non mi sembrava il caso di turbarlo ancora.

“ Meno male che ti ho trovato” ripetè un po’ a disagio e si voltò facendo cenno di avvicinarsi a qualcuno.

Da dietro una colonna apparve una figura alta, avvolta in un mantello rosso che ne ricopriva interamente il corpo.

Incedeva con passo solenne e fiero tenendo ben dritta la schiena. Solo quando mi fu davanti notai che aveva il capo cinto da numerose bende scarlatte che lasciavano scoperti la bocca e l’occhio destro che mi studiava interessato.

Mi diede fastidio. Non mi piaceva il modo in cui mi squadrava, dividendomi e soppesandomi pezzo per pezzo. Aveva un che di disprezzo talmente marcato che non potei non guardarlo male a mia volta.

“ Così…. Tu saresti il famoso Riku” dalla voce profonda e matura capii che si trattava di un uomo anziano. E se le orecchie non mi ingannavano il modo in cui cadenzava le parole era lo stesso che avevo sentito da diverse persone alla Fortezza Oscura.

Questo mi fece innervosire ancora di più.

“ Sì” risposi insolentemente “ E tu chi saresti?”

Per lui rispose il Re.

“ Si chiama Diz. È un mio caro amico e si è offerto di aiutarci nella battaglia contro i nuovi nemici”

“ Nuovi nemici?”

“ I Nessuno”

“ Nessuno??”

Ci stavo capendo sempre meno.

“ Erano quelle persone col soprabito nero” fece una pausa e lasciò che Diz mi istruisse sul resto

“ Involucri vuoti che gli Heartless si lasciano dietro, non hanno ne un anima ne un cuore. I nessuno più potenti assumono una forma umana, questi si sono coalizzati in un gruppo chiamato Organizzazione  XIII”

“ Quindi..” mormorai “ Non erano delle persone”

“ No” disse Topolino incrociando le braccia al petto “ E sono infinitamente più potenti degli Heartless”

Me ne sono accorto

Quel Leaxeus non era certo un agnellino e neanche Zexion si poteva dire innocuo.

Non ero neppure riuscito a dargli il colpo di grazia, chissà dov’era scappato.

Sospirai

“ Maestà, quante battaglie dovremmo ancora combattere per essere in pace?”

Proprio io parlavo di pace quando ero il diretto responsabile di questo caos.

Sembrerebbe una battuta da cabaret da quattro soldi.

“ La situazione è sensibilmente migliorata da quando Sora ha sconfitto Ansem ma…”

“ Sora!!”

Mi ero dimenticato che anche lui si trovava nel castello.

Il Re sobbalzò “ Accidenti Riku! Vuoi farmi venire un infarto?”

“ Mi scusi…. Sora è qui vero?”

Diz e il Re si scambiarono uno sguardo, poi annuirono quasi contemporaneamente con espressione grave.

“ Fantastico!” esclamai contento “ E dov’è?”

“ Riku… vieni ti spiegherò strada facendo”

Il sorriso scomparve dalle mie labbra lasciando spazio ad una crescente preoccupazione.

“ Gli è successo qualcosa?” chiesi apprensivo ma nessuno dei due mi rispose così non potei far altro che seguirli.

 

 

 

 

Guardando dentro a quella capsula non sapevo se ridere o piangere.

Ridere per l’espressione da eterno bambino anche quando dormiva.

Piangere avendo la consapevolezza che rea tutta colpa mia.

Diz mi aveva spiegato che aveva perso gran parte dei suoi ricordi e che quel sonno artificiale avrebbe favorito il suo ripristino mnemonico.

Allungai esitante una mano e la posai sulla superficie lucida e trasparente. Sora sembrava così sereno, e quel contenitore freddo lo avvolgeva protettivo cullandolo nei suoi sogni.

“ Non posso crederci” dissi come se non esistessero ne Diz ne Topolino a osservarmi “ Ti avevo detto di proteggerla e invece sei qui a dormire come un ghiro. Vergognati Sora!”

Una lacrima mi scivolò sulla guancia e l’asciugai velocemente col dorso della mano “ Perdonami amico”

“ Non è stata colpa tua”

Mi girai, sorpreso dalla musicalità di quella voce, e i miei occhi incontrarono quelli cerulei di una ragazza, talmente bionda ed eterea da potersi confondere col bianco accecante della stanza.

Forse per il suo aspetto forse per  le sue parole mi sentii meglio.

Ma non riuscirò mai a perdonarmi il fatto che se mi fossi svegliato prima l’avrei ancora qui con me.

 

Naminè

-          SAVE A LIFE

 

 

 

La mia nuova vita cominciò talmente in fretta che non ebbi nemmeno il tempo di accorgermene.

Affiancai Diz nel suo compito, declinando l’invito del Re di soggiornare a Palazzo.

Non meritavo tutti questi riguardi ne potevo ripagare la mia sconsideratezza stando rinchiuso in una stanza immersa dal lusso.

Lavorando,inoltre, mi accorgevo che pensare a certe cose diventava impossibile.

Nel senso che ero talmente assorbito da dimenticare ogni cosa.

Chi ero, da dove venivo, cosa avevo fatto tutto perdeva importanza nella fanfara della battaglia.

Ripulendo i mondi dagli Heartless la mia coscienza si alleggeriva ma non potevo dire di stare bene con me stesso.

Sentivo forte la presenza di Ansem in tutto ciò che facevo, e lui cercava di venire fuori nei momenti più impensati per avere la sua parte di sangue. A volte avevo pure l’impressione che mi aizzasse sussurrandomi cose orribili nella mente.

Con questo terrore la notte dormivo sempre poco diventando intrattabile e indolente, pronto  ad aggredire per la cosa più banale.

Ero arrivato al capolinea, ma ne presi coscienza solo quando mi trovai a premere un coltello contro il mio polso.

Non avevo nulla da perdere ormai e nessuno avrebbe pianto la mia morte. Chi non era scomparso mi aveva dimenticato, e più ci pensavo più credevo che la morte fosse la soluzione migliore.

Stringevo il manico fino a farmi sbiancare le nocche ma non riuscivo a compiere quel semplice movimento che mi avrebbe ucciso.

Avevo paura della morte più di quanta ne avessi mai avuto in vita mia.

Se qualche anno fa me l’avessero detto ci avrei riso su. Il suicidio era la mossa più codarda che un uomo potesse fare per risolvere i problemi.

Ma adesso era tutto troppo diverso.

I miei nervi erano a pezzi e davvero non sapevo più cosa fare.

Mi morsi le labbra per trattenere un gemito di dolore e cominciai a passare la lama sulla pelle.

Improvvisamente un delicato aroma mi inebriò i sensi e girai la testa spaventato.

Lei stava sullo stitipe della porta reggendo tra le mani una grossa tazza fumante.

Non c’era rimprovero o ansia nel suo sguardo solo una placida calma.

Lasciai cadere il coltello a terra diventando paonazzo. Rabbia e vergogna si mescolavano nella mia voce creando un misto di balbettii e ringhi.

Non volevo giustificarmi ne sopportare una probabile ramanzina. Se volevo morire la decisione era mia, mia soltanto.

Ma lei non mi rimproverò, rimase ferma a guardarmi come si guarda un uccello in gabbia aspettando che la mia frustrazione sbollisse mediante i profondi respiri che facevo.

Mi fingevo interessato all’arredo della mia nuova stanza per non incrociare il suo sguardo. Per non leggervi le mille domande che celavano, per non scorgere pietà.

Temevo di impazzire sentendo i suoi occhi percorrermi il volto per decifrare le mie espressioni e dar corpo ai miei pensieri. Mi stava  Perforando la pelle con la forza del suo azzurro.

Fu una di quelle volte che quasi persi il controllo. Per una cosa che non esisteva, poi.

Quando ebbi il coraggio di guardarla notai che teneva lo sguardo fisso sul contenuto della tazza soffiandoci sopra per raffreddarlo.

Spalancai la bocca, per la sorpresa o per dire qualcosa non ricordo, ed emisi un singulto soffocato mentre calde lacrime mi solcavano il volto.

Lei rialzò lao sguardo e mi sorrise triste.

“ Non c’eri acena…”

“ Naminè”

“ Tieni” disse avvicinandosi “ Ha lo stesso effetto e ti calmerà i nervi” mi porse la tazza e io la presi titubante.

La ceramica bollente mi scottava le dita ma non la posai, al contrario, bevvi un lungo sorso di quella tisana calda e dolce lasciando che scivolasse come un filtro benefico giù per la gola.

Sospirai e mi pulii la bocca con la manica del maglione, leggermente macchiato dal sangue del taglio che mi ero procurato.

“ Naminè” ripetei “ Sai che questa tisana non risolverà nulla “

“ Lo so. Devi prenderla tutte le sere una non basta”

“ Non intendevo questo, io…”

Lei mi posò due dita sulle labbra e con l’altra mano fece segno di non parlare.

“ Io mi fido di te” sussurrò “ so che non ci riproverai più. Vero Riku?”

Impietrito, riuscii solo ad annuire.

Le guancie si erano nuovamente colorite ma per qualcosa che non avevo mai provato, qualcosa di forte ed eccitante che a malapena riuscivo a controllare.

Sperai che non avvertisse il mio respiro accelerato e il mio cuore che martellava a ritmi vertiginosi.

Capivo perfettamente cosa mi stesse succedendo eppure non volevo vedere quanto fosse evidente la realtà.

Naminè era un Nessuno e io non potevo, non dovevo amarla. Perché lei non avrebbe mai amato me.

La ferita di questa verità mi fece più male che il taglio al posto.

Mi scostò un ciuffo ribelle ,provocandomi un nuovo tumulto interiore, e sorrise.

Fece un passo indietro e abbassò lo sguardo, nascondendo il bellissimo viso sotto le ciocche candide.

“ Buonanotte Riku” e mi diede le spalle per uscire dalla porta.

Rimasi imbambolato, fissando il punto in cui era sparita avvertendo il calore del suo tocco dissolversi lentamente.

“ Buonanotte Naminè”

Mi aveva salvato.

Mi aveva ucciso.

Mi aveva fatto innamorare.

E anche se non era come me l’avrei ottenuta, a qualsiasi costo.

 

 

 

 

Sono tornata!!!!!!!! Questa è la mia seconda ficcy su KH e si concluderà in 2 cap ( Hope/Jealousy e Madness) a presto!!!

 

 

  
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