Un
lampo.
Lo
segue il rumore della pioggia scrosciante e del vento che cerca di
entrare
dalla finestra già chiusa.
Una
ragazza che si nasconde sotto il tavolo, una coperta addosso che le
copre anche
la testa e gli occhi chiusi, serrati.
Il
tuono.
Un
rombo che le sembra infinito. Trema di paura, nascondendosi meglio e
sperando
che cessi presto.
Ha
la paura, no, la fobia dei tuoni. Ogni volta che è a casa da
sola, si nasconde
sotto il tavolo o dentro un armadio, qualunque posto in cui possa
sentirsi
sicura. E anche quella volta è andata così. Si
era nascosta appena aveva visto
il lampo.
Anche
quando era piccola si nascondeva, la coperta come adesso, le mani che
spingevano sulle orecchie per non sentire, le spalle tremanti.
Aspettava
da bambina finché quell’agonia
non
finiva, avrebbe aspettato anche adesso, lì sotto, con gli
occhi chiusi,
provando a calmarsi dicendosi mille volte che quello era semplicemente
un
normalissimo fenomeno atmosferico, ma non sarebbe bastato ripeterglielo
un
milione di volte perché si convincesse che non
c’era nulla di cui aver paura.
Eppure ragionandoci ci arrivava anche lei. I tuoni non sono nulla di
che, alla
fine, eppure Haruhi continuava ad averne timore.
Altro
tuono, stavolta più potente. Stringe più forte le
palpebre e spera che quel
supplizio finisca presto, come ogni volta. Come ogni maledettissima
volta.
La
sua piccola condanna personale. C’era chi aveva paura dei
ragni, chi del
sangue, chi era claustrofobico, chi odiava gli spazi troppo aperti. Lei
avevo questa.
E non riusciva a superarla. Però non si faceva prendere del
tutto dal panico.
Aspettava, ma i minuti sembravano non passare mai, sembravano ore, e le
ore
sembravano essere qualcosa di sconosciuto per lei.
Poche
persone erano a conoscenza di questa cosa. Pochissime. Suo padre,
sì, ma non
era abituata a chiedergli aiuto. Restavano Tamaki e Hikaru. Entrambi
l’avevano
consolata mentre c’era il temporale, una volta per uno.
Tamaki quando erano
andati al mare, Hikaru in quella chiesetta, quando erano andati in giro
assieme.
Era
grata a entrambi. Però non glielo aveva mai
detto… E per di più dopo aveva
scoperto che Tamaki faceva il pervertito. Almeno a detta di quelli del
club…
Scosse
la testa per liberarsi da quei pensieri. Tanto erano inutili: quella
volta non
c’era nessuno per lei.
Però
gli avevano dato dei buoni consigli. Le avevano detto di ascoltare
della musica
per non sentire i tuon…
Un
altro rumore assordante. Si stringe in se stessa, troppo impaurita per
fare
alcunché.
Vorrebbe
avere della musica, l’aiuterebbe, ma dovrebbe uscire da sotto
il tavolo… E
questo la spaventa. No, non ci riuscirebbe. Meglio rimanere
lì sotto.
Una
stilla le cade sulla coperta, all’altezza del ginocchio. Da
dove è uscita? Si
tocca la guancia e sente bagnato. Sta piangendo e non se
n’è accorta. Con
rabbia asciuga le guance, affondando la testa nella coperta.
Perché? Perché
deve durare così tanto? Se almeno avesse la forza di uscire
da lì sotto e
prendere un po’ di musica!
Le
lacrime non escono più, ma si sente solo peggio. Non
può nemmeno sfogarsi,
così…
-
Haruhi! – urla qualcuno. Forse conosci quella voce, ma
è così lontana che non
capisci a chi appartiene. No, non ti alzerai da sotto il tavolo.
Assolutamente
no.
-
Haruhi! Haruhi, ci sei? – la voce continua a urlare
nonostante lei non
risponda. Che fare? Si schiarisce la voce e prova a parlare, ma
ciò che emette
non sembra significare nulla. Le
parole
sembrano morire nella gola e non riescono a uscire.
-
Haruhi! Se non rispondi mi vedo costretto a buttare giù la
porta! – qualcuno ha
cominciato a battere i pugni sulla porta, con rabbia. Forse anche con
disperazione.
Riprova
a parlare. Riesce a dire qualcosa, ma è troppo flebile
perché si possa sentire
con quell’acquazzone.
-
Sono qui… - lo dice un po’ più forte,
non riesce a urlare. Però sembra sortire
il suo effetto, chiunque ci sia al di là della porta si
è fermato. Non batte
più i pugni.
-
Haruhi, dove sei?
-
Sotto il tavolo – la voce le è tornata quasi del
tutto. Forse anche perché i
tuoni sembrano essersi un po’ calmati.
-
Haruhi, il papà adesso entrerà e ti sentirai
meglio!
Come
aveva fatto a non riconoscere la voce di quel pazzoide? Non era suo
padre come
diceva, quello era Tamaki! Il re dell’Host Club…
quello che non la lasciava mai
in pace. Ma per il quale, ormai, si era scoperta di provare un
sentimento più
forte dell’amicizia…
Haruhi
guarda la porta. È sicura che non riuscirà ad
aprirla tanto presto. Però solo
sapere che lui è lì fuori la calma un
po’.
-
Tamaki… Le chiavi di riserva sono… - non fa in a
finire la frase che il ragazzo
ha aperto la porta, non si sa bene come.
-
Haruhi, va tutto bene. Non sei sola…
Lei
lo guarda prima stupita, poi vede la porta diventa su se stessa e
cambia
completamente espressione.
-
Mi dici dove trovo i soldi per aggiustarla?
Tamaki
sembra un attimo confuso, poi segue il dito della ragazza che indica
l’entrata
e capisce.
-
Non ti preoccupare, ci pensiamo noi! – urlano i gemelli,
appena entrati in
casa.
Sobbalza
quando sente le loro voci. Non si aspettava che arrivassero anche loro.
-
Posso rimetterti a posto la porta, ma dovrai darci un tuo oggetto
personale,
così il debito sarà… - Kyoya non
poté finire la frase, perché Honey e Mori
l’avevano già sistemata.
-
Abbiamo fatto noi, va bene così, Haruhi? – le
chiede Honey, guardandola con i
suoi occhioni dolci e usando Mori come un dondolo.
Lei
li guarda stupita. Sono tutti lì, per lei, per aiutarla.
Sente gli occhi umidi,
ma ricaccia indietro le lacrime.
-
Graz… - non fa in tempo a finire la frase che un altro tuono
squarcia la calma,
spaventandola. Tremante, riprende la coperta e si siede accanto al
tavolo.
-
Haruhi, perché non ascolti un po’ di musica?
– Hikaru le passa le cuffie, lei
le prende e le indossa. Parte una canzone lenta, al massimo volume, che
la
calma.
-
Grazie… - sussurra, per poi addormentarsi con la testa sul
tavolo, pensando a
quanto è fortunata ad avere degli amici
così strani.
Shot uscita fuori a forza dalla testa. XD Stava piovendo e c'erano i tuoni, e non so come ho pensato a Haruhi. Poi ho cominciato a scrivere... E la shot è venuta da sé! In realtà non avrei voluto pubblicarla, ma un'amica mi ha spinta a pubblicarla... E non c'è stato nulla da fare. Be', spero almeno che vi sia piaciuta.
Maryku.