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Autore: hwoary    06/01/2010    1 recensioni
Alexia è la figlia di Paul Phoenix, che non ha mai voluto introdurla nel mondo delle arti marziali. Per la prima volta il padre la porta con sé al King of Iron Fist Tournament 3, ma solo come spettatrice. Ben presto Alexia scoprirà di non essere ciò che aveva sempre creduto...
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Paul Phoenix, Steve Fox
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 - Day One

F
u incredibile come mi ritrovai in pigiama in pieno giorno in mezzo ad una folla di lottatori super-palestrati e fan scatenati che popolavano la sede del Tournament nei giorni che precedevano il suo inizio. La gente, per ovvi motivi, mi guardava come se fossi una svitata, ma non era colpa mia se mio padre, Paul Phoenix, mi aveva tirata giù dal letto e sbattuta fuori dall’alloggio a prima mattina chiedendomi “garbatamente” di andargli a prendere un tè verde ed un giornale. E soprattutto non mi aveva dato alcuna possibilità di entrare a prendere dei vestiti, nonostante avessi cercato di sfondare la porta a calci.
 Il bello è che non avevo la minima idea di come avrei potuto soddisfare le sue richieste dal momento che eravamo arrivati il giorno prima ed io non conoscevo minimamente quell’immenso posto.

Papà, durante la lunga permanenza fuori casa per i suoi allenamenti, mi aveva iscritta ad una scuola per stranieri dal momento che io di giapponese non conoscevo nemmeno una parola. Mia sorella e mia madre se la spassavano in giro, le immaginavo su una bella spiaggia a godersi il sole da qualche parte, ci avrebbero raggiunti più avanti. Sì perché papà non voleva mostrare il suo lato tenero, anche se cominciavo a dubitare dell’esistenza effettiva di un suo lato tenero vista la situazione in cui LUI mi aveva cacciata. Quindi si portava dietro solo me, per di più “per copertura” non ero sua figlia, ma la sua “assistente”, visto che in fondo ne aveva bisogno in assenza di mia madre. Il che giustificava il suo comportarsi da despota in presenza (ma anche no) di altri. E non potevo partecipare al torneo, ovviamente.

Vagavo mezza assonnata alla ricerca di un bar o di qualcosa di simile dove comprare un tè in fretta e ritornarmene di corsa nel mio letto a poltrire ancora un po’. La mia ricerca sembrava non dare alcun frutto, ma poi finalmente all’orizzonte apparve un chiosco dove mi precipitai di corsa sperando che non fosse un allucinazione mattutina. Per fortuna non lo era. C’era una fila notevole, ma fortunatamente scorreva velocemente e presto arrivò il mio turno. Il tipo del chiosco mi guardò in cagnesco, ma era giustificato, visto il mio aspetto a dir poco orribile. “No, non sono una barbona…è che…lascia stare…” Scossi la testa, non sarei riuscita ad inventare qualcosa di credibile.
“Potrei avere un tè verde caldo?”. Pregai in tutte le lingue in una risposta affermativa che grazie a dio arrivò, e trovai persino il quotidiano, che presi da una pila sul bancone. Mi ricordai che anche io dovevo fare colazione visto che papà non mi avrebbe fatto trovare nulla, quindi comprai anche qualcosa di commestibile per me...e per lui. Mi girai e ,con le mani totalmente occupate (di cui una ustionata grazie al caro tè verde bollente) ed il giornale in bocca, cercai di farmi strada fra la gente che di certo non mi facilitava la cosa. Un idiota mi pestò un piede, un altro mi fece uno sgambetto di proposito,  ed io, nonostante fossi dotata di un buon equilibrio, inciampai e l’unica cosa che riuscii a vedere fu il dolce tè che volava via, finendo addosso ad un ragazzo, a cui piedi finii invece io, quasi stesa per terra. Già bestemmiavo in tutte le lingue quando quello stramaledetto tè di mio padre ormai quasi vuoto mi rimbalzò in testa, dal momento che non ne avevo avuto abbastanza.

“Dannazione, ma cosa ti è saltato in mente?! Questa roba scotta!” sbraitò il ragazzo.
Mi alzai lentamente, raccogliendo il resto dei miei acquisti, e gli rivolsi e lo sguardo. Aveva i capelli di un rosso-arancione, occhi color mandorla, indossava una maglia nera e dei jeans con degli inserti in pelle. Era sicuramente meno muscoloso dei Big Jim che vedevo in giro, ma aveva l’aria di essere decisamente più agile e atletico di loro.  Mi pareva di averlo visto già a scuola, qualche giorno prima, ma forse mi sbagliavo, non mi sembrava un tipo che andasse a scuola.
“Scusami, ma qualche idiota immondo ha fatto di tutto pur di farmi cadere”. Era ancora decisamente incavolato, nemmeno mi rispose, e se ne andò via seguito da un altro uomo. Mentre mi ripulivo le ginocchia sentii accanto la presenza di qualcuno e un odore di tè verde bollente che ormai mi dava la nausea. Probabilmente quel diavolo di tè mi aveva dato alla testa e credevo di essere circondata da bicchieri di tè verde assassini, e fui sorpresa quando invece alzai lo sguardo e mi ritrovai vicino un altro ragazzo, stavolta biondo. Eh sì, mi porgeva un bicchiere di tè.

“Ciao piccola” disse, sfoggiando un sorriso da playboy.
Gli lanciai un occhiataccia, se cercava di attaccare bottone con me si sbagliava proprio. “Ti ho vista volare e perciò sono andato a comprartene un altro”.
Lentamente ritornai in posizione eretta, non mi andava di mandarlo a quel paese, d’altronde era stato molto gentile. “Grazie mille….lo apprezzo molto” ,cercai di sembrare più grata possibile.
“Bel modo di tentare di agganciare Hwoarang, mai vista un’ammiratrice così” mi disse lui, ridacchiando e guardandomi con aria comprensiva.
“Ammiratrice di chi scusa?” risposi moderatamente acida. “Mi sa che non hai capito niente” scossi la testa sbuffando, ne avevo già abbastanza di quel tipo, era inutile andare oltre. Presi il tè dalla sua mano e aggiunsi “grazie ancora, adesso è meglio che porti a mio pa…cioè al mio capo questo tè o mi ucciderà”.
“Hey aspetta, non mi hai dato nemmeno la possibilità di presentarmi” mi fermò e fui costretta a girarmi di nuovo. Aveva ancora con quel sorrisetto da playboy sfigato di prima e per di più aveva assunto una posa da presunto super figo con tanto di mani appoggiate sui fianchi. Il che non aiutava il mio già distrutto sistema nervoso.
“Io sono Steve Fox” , lo disse come se fosse stato Madonna. Mi porse la mano aperta ed io la strinsi rispondendo “Alexia”. 

  
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