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Autore: Soul On Fire    06/01/2010    0 recensioni
Come poteva pensare di farlo? Era bravo a leggere nei suoi occhi e doveva aver visto ciò che stava provando in quel momento: un mare in tempesta. E invece no, le aveva semplicemente detto che il caso era chiuso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Fandom: Criminal Minds.
Autore: [info]faithina
Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss.
Prompt: 5. Casa Sua
Rating: PG-13
Beta Reader: [info]fra235
Disclaimer: I Personaggi non mi appartengono, ma sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Lista: 10 Passioni
Nota: Come già detto, a causa della puntata 4x18 Omnivore, mi sto inventando di tutto e di più e continuo con questo delirio. Spoiler sull'episodio. Il titolo è tratto dalla canzone Stay degli U2, i diritti vanno a loro e alla loro adorabile casa discografica. La storia è una sorta di seguito di Leave Me Hypnotized, Love, oneshot precedente a questa. Premetto che è stato tutto scritto prima della messa in onda della quinta stagione, come potrete vedere dalla data del post sul mio LJ;)
Progresso: 6/10

Stay, and the night would be enough

Stava ripensando incessantemente agli eventi della sera prima fissando un rapporto ancora vuoto, quando la vide raggiungere la scrivania e lanciare distrattamente la borsa sulla sedia.
Riusciva ancora a sentire il suo sapore sulle labbra, ma avrebbe voluto poterlo assaggiare di nuovo. Non pensava che sarebbe riuscito a baciarla, eppure l’aveva fatto.
Emily si era diretta nell’area relax e visto che erano ancora soli, Hotch aveva pensato di raggiungerla.
-Caffè?- gli chiese, anticipando il suo saluto. Quella donna lo stupiva ogni giorno di più.
Si ritrovò con una tazza fumante in mano ancora prima che avesse trovato la voce per rispondere.
-Grazie.- rispose avvicinandosi a lei. Avrebbe voluto baciarla di nuovo, ma si trattenne.
Dopo qualche sguardo eloquente e qualche parola di circostanza, pronunciata per smorzare il loro imbarazzo, Hotch tornò in ufficio. Doveva togliersela dalla testa. Era il suo capo e le leggi dell’FBI vietavano espressamente relazioni con i colleghi. Non poteva compromettere due carriere in un colpo solo.
Si costrinse a scrivere quel maledetto rapporto e a non pensare alla sua bocca morbida, a quegli occhi scuri e profondi, ai suoi capelli setosi e al suo profumo inebriante.

* Sei ore dopo *

La giornata era trascorsa tranquilla, nessun caso all’orizzonte. Soltanto pile e pile di complicazioni burocratiche da districare e quel pensiero fisso che ormai si era trasferito in modo definitivo nella sua testa.
Sentì bussare alla porta, rispose senza sollevare la testa china sui fogli:
-Avanti.-
-Ho concluso il rapporto sull’ultimo caso. Tieni. – rispose quella voce dolce che si era abituato ad ascoltare e di cui non poteva fare a meno.
Sfiorò la sua mano mentre appoggiava il fascicolo sulla scrivania. Hotch era sicuro che fosse stato un gesto intenzionale e il suo cuore saltò un battito.
-Grazie.- sussurrò dopo qualche secondo. Troppo tardi, Emily se ne era già andata.
Sfogliò distrattamente il suo resoconto dell’indagine, senza davvero leggere ciò che vi era scritto. Lo chiuse e lo impilò sopra gli altri, ma un piccolo foglietto rosa fece capolino tra le sue mani.
La strada la conosci… Ti aspetto. Emily.
Non riuscì a sopprimere quel sorriso che insisteva per nascere sulle sue labbra. Guardò fuori dall’ufficio e notò che era rimasto solo, come accadeva da troppo tempo a questa parte.
Non ci pensò due volte, prese il cappotto e la valigetta, spense la luce e lasciò di corsa l’ufficio.
Fece il viaggio in auto in preda a mille dubbi . Se non fosse rivolto a lui quel messaggio? Se fosse finito per caso in quel rapporto? Avrebbe fatto la figura del perfetto idiota.
Magari per lei quel bacio non aveva avuto significato, forse era stato lui a dargli troppa importanza. Ma gli sguardi che si erano scambiati quel giorno in ufficio parlavano al loro posto. Persino Reid avrebbe potuto notare qualcosa di diverso nel modo in cui si erano rivolti l’uno all’altro.
Arrivò davanti alla sua porta con il cuore in gola, tentò più e più volte di bussare ma non ci riuscì.
Stava per rinunciare, quando se la trovò davanti e provò di nuovo quella sensazione di vuoto allo stomaco, come se fosse appena salito sulle montagne russe.
-Ho visto la tua auto e ho pensato che fossi arrivato, così sono venuta a controllare.-
Hotch era paralizzato e non riuscì a dire nulla, semplicemente annuì e si fece scortare dentro da lei.
Si tolse il soprabito, appoggiandolo su una sedia lì vicino, le diede le spalle soltanto per un attimo e quando si voltò Emily era a due centimetri dalle sue labbra.
Non riuscì a trattenersi, prese il suo viso tra le mani e la baciò intensamente.
Un bacio e poi un altro ancora.
Non si era mai sentito così sollevato da terra e leggero. Nessuna donna l’aveva fatto sentire così in pace e così bombardato da mille emozioni allo stesso tempo.
-Avevo paura di aver azzardato, che tu non venissi qui.- gli disse Emily onestamente.
-Sono stato qui fuori per mezz’ora, alla ricerca del coraggio per bussare. Se non fossi arrivata tu probabilmente me ne sarei andato. – le rispose con altrettanta sincerità.
Lei lo guardò profondamente e Hotch si perse nei suoi occhi scuri, appassionanti come non lo erano mai stati.
-Ti va di mangiare qualcosa?- gli domandò sorridendo.
In realtà non aveva nessuna voglia di cenare, ma rispose ugualmente in modo affermativo. Gli sembrava di essere sceso da quelle montagne russe, stava ancora ritrovando il senso dell’orientamento.
Avevano optato per una cena thailandese, il garzone sarebbe arrivato a minuti.
La casa di Emily era accogliente e rispecchiava la sua stessa personalità. Era ordinata ma sprizzava calore da ogni angolo.
Mentre la aiutava ad apparecchiare, si chiese come fosse possibile. Come era potuto accadere? Come poteva aver preso una cotta per lei? La conosceva da molto tempo ormai. Nonostante ciò, non aveva mai notato di quanto potesse essere attraente. Era stata una scoperta graduale e piacevole.
Suonarono il campanello e Emily andò a ritirare la cena. Si accomodarono uno di fronte all’altro, rimanendo però sempre molto vicini, viso a viso. La sua mano stringeva quella di lei, parlavano di come fosse saporita ma nello stesso tempo buonissima ogni singola cosa che assaggiavano.
Sembravano una coppia normale. Tranne per il fatto che erano due agenti dell’FBI che si vedevano clandestinamente infrangendo qualsiasi codice possibile e immaginabile.
Hotch cercò di cacciare quel pensiero. Non voleva perdersi nemmeno un attimo di lei e proprio per questo motivo la baciò di nuovo.
Un bacio e un altro ancora.

*

Si svegliò di soprassalto e gettò un’occhiata fuori dalla finestra, era ancora buio.
Si sentì stringere da due braccia forti e tirò un sospiro di sollievo, non era stato tutto un sogno. Aveva davvero fatto l’amore con lui.
Si accoccolò nel suo abbraccio e percepì il respiro lento e regolare di chi dormiva sonni tranquilli. Sorrise nel buio, anche se nessuno poteva vederla. Era felice, felice come non mai.
Chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi. Ci era quasi riuscita, ma un rumore la svegliò del tutto e mise i suoi sensi in allerta.
Vide che Aaron non aveva sentito nulla, anzi dormiva ancora più profondamente di prima.
Forse se l’era soltanto immaginato, ma doveva controllare, altrimenti non si sarebbe sentita tranquilla. Si mise la camicia di Hotch e fu catapultata per un attimo nel suo profumo elettrizzante.
No, doveva restare concentrata. Prese la pistola dal cassetto e avanzò a piccoli passi nella sala, illuminata soltanto dai raggi della luna che trasparivano dalla grossa vetrata.
Un soffio di aria gelida la fece rabbrividire. Lanciò un’occhiata verso la piccola finestra dell’anticamera e vide che era spalancata. Si rassicurò: la solita finestra che non aveva mai fatto riparare e che era un po’ difettosa.
Lasciò cadere il braccio con la pistola su un fianco e fece per chiuderla, ma si bloccò immediatamente. Il suo cuore iniziò a battere con forza e gocce di sudore freddo scesero sul suo volto.
C’era qualcosa sul davanzale, ma non era ancora abbastanza vicina per capire cosa fosse. Si accostò alla finestra e riconobbe l’odore inconfondibile del sangue umano.
Lanciò un urlo spaventato. Era sempre riuscita a controllare il suo stato emotivo, ma non questa volta.
Sentì i passi di Hotch dietro di lei, che accese la luce illuminando del tutto ciò che l’aveva spaventata a morte.
-Emily! Cosa succede? Stai bene?- chiese la sua voce improvvisamente ansiosa.
Notò qualcosa che prima le era sfuggito: un biglietto rosa, identico a quello che aveva lasciato lei a Aaron.
Mi prenderò anche il tuo, Emily Prentiss.
Lacrime silenziose scesero sul suo volto e si rifugiò nell’abbraccio di Hotch, dopo avergli dato il foglietto.
Aaron lo lesse e la rabbia si impadronì di lui: Foyet.
Si avvicinò al davanzale e la sua ira aumentò notevolmente. Un cuore, probabilmente umano, era stato lasciato sul davanzale di Emily con quel biglietto.
Accarezzò i capelli di lei e le baciò la fronte.
-Non permetterò che ti faccia del male. – le sussurrò all’orecchio.
Lei sembrò ricomporsi e riacquistare la calma e l’imperturbabilità che la contraddistinguevano. Gli sfiorò dolcemente le labbra con le sue.
Hotch rabbrividì. Non avrebbe mai permesso che Foyet le torcesse un capello, sarebbe sempre stato al suo fianco, non l’avrebbe lasciata sola per un secondo.
Le strinse la mano e le fece questa promessa silenziosa.

È la fede degli amanti
come l'Araba Fenice
che vi sia ciascun lo dice
ove sia nessun lo sa.
Pietro Metastasio
  
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