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Autore: MrEvilside    07/01/2010    2 recensioni
[07 Ghost]
Che cosa stai pensando, Konatsu-kun?
A... assolutamente niente, tenente Hyuuga. Se non le dispiace, dovrei terminare di firmare i documenti sui quali è accomodato.

Riferimenti all'Anime.
[Vago Hyuuga x Konatsu]
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if?, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il tenente Hyuuga sorrideva sempre.

Il tenente Hyuuga sorrideva sempre.
Sembrava quasi che le sue labbra fossero incapaci d’incresparsi in una qualunque altra espressione, forse ostacolate dal leccalecca che era solito comparire fra di esse. Ed i suoi occhi, al di là delle lenti scure, accompagnavano quel sorriso con il loro scintillio malizioso.
Sorrideva nel canzonare scherzosamente i suoi colleghi – in particolar modo Konatsu –, sorrideva nel discutere durante le riunioni, sorrideva nel pronunciare quell’Aya-tan con il quale apostrofava il capitano, sorrideva nell’uccidere i nemici, nel torturare i prigionieri od anche nel semplice gustare i dolci che tanto adorava.
Konatsu non lo capiva.
Non che il superiore non gli piacesse almeno un poco – dopo tanto tempo si era rassegnato all’acquoso rumore di risucchio che emetteva nel mangiare i leccalecca, atto abitualmente svolto mentre lui lavorava, tanto che oramai lo sentiva soltanto scivolare sulla soglia dell’orecchio, senza entrarvi –, tuttavia non era in grado di comprendere l’allegria costante che gli consentiva di sorridere ogni volta.
Ed anche di prenderlo in giro, di scherzare rumorosamente quando tentava di concentrarsi sulle pratiche d’ufficio, d’infastidirlo con i suoi dispetti infantili e di lamentarsi a riguardo della sua costanza nello svolgere i compiti, malgrado fosse il dovere che comportava la loro posizione sociale – e, in realtà, quei suoi comportamenti seguitava a non sopportarli particolarmente.
Talvolta, chino sui documenti che il tenente avrebbe dovuto teoricamente firmare – non aveva impiegato molto a capire il significato di quel teoricamente e ad applicarsi nell’apprendere come ripetere la sua firma in maniera credibile –, rifletteva in merito all’intricata ragnatela di fili dal colore delle lenti dei suoi occhiali da sole che rappresentava i suoi sentimenti.
Per quanto i loro rapporti avrebbero dovuto limitarsi alla collaborazione fra superiore e subordinato, Konatsu si era ormai abituato all’appellativo di fratellino che Hyuuga gli aveva appioppato – ed aveva conseguentemente deciso di sottolineare ogniqualvolta conversavano, di modo da non farglielo dimenticare – ed avrebbe voluto comprendere un po’ di più in merito al suo eccentrico fratello maggiore – perlomeno per poter essere in grado di cooperare con minore difficoltà.
-Che cosa stai pensando, Konatsu-kun?- domandò il tenente.
Il ragazzo sussultò ed incrociò con sgomento il suo sguardo sornione che l’osservava con curiosità qualche centimetro più in basso: quasi totalmente disteso sopra le pratiche che occupavano la scrivania, l’uomo appoggiava sulle braccia incrociate la testa reclinata da un lato e lo studiava.
-A… assolutamente niente, tenente Hyuuga.- rispose, tentennando un poco, e contrasse la mascella in un’espressione compita. -Se non le dispiace, dovrei terminare di firmare i documenti sui quali è accomodato-.
Hyuuga incurvò gli angoli della bocca in un sorriso divertito e, sfilandosi il leccalecca dalle labbra con due dita, lo rivolse contro il suo petto. -Sei troppo serio, fratellino. È per questo che non hai neanche un po’ di senso dell’umorismo e nemmeno la ragazza: alle ragazze non piacciono i ragazzi così noiosi.- spiegò in tono saputo, palesemente nemmeno sfiorato dalla decisione di smettere di schiacciare i fogli sotto di sé.
Konatsu era consapevole che, se fosse stato il subordinato d’un soldato meno svogliato e totalmente non concentrato sul lavoro d’ufficio qual era Hyuuga, che sembrava dimostrare qualcosa che si accostasse alla voglia di fare soltanto sul campo di battaglia – e ciò significava un qualsiasi altro soldato –, una simile distrazione dal compito che gli era stato assegnato non sarebbe stata ignorata tanto bellamente.
E che, se il suo superiore fosse stato qualcun altro, probabilmente non si sarebbe sentito tanto legato a lui quanto si sentiva legato a Hyuuga – in qualità di sua balia, com’è ovvio.
Ed anche che, se non fosse esistito un simile legame tra loro, non avrebbe accantonato con tanta semplicità la possibilità di dimettersi, limitandosi a scrollare le spalle e a tentare una seconda volta: -Tenente, io dovrei occuparmi di queste pratiche-.
-Ma tu non sorridi mai?- replicò l’uomo, senza prestargli il minimo accenno d’attenzione – com’era solito fare con qualunque cosa riguardasse il sedersi alla scrivania e leggere dei documenti. Forse non lo faceva nemmeno di proposito: semplicemente, dopo aver trascorso tanto tempo ad evitarle, le sue orecchie avevano cessato di recepire ed elaborare le frasi in merito a quell’ambito.
Il ragazzo si arrese alla totale incapacità del superiore perlomeno di supporre che, se anche lui non aveva alcuna intenzione di avere a che fare con dei fogli ed una penna, qualcun altro avrebbe dovuto farlo al suo posto, e disse, accompagnandosi ad un sospiro: -No, signore. È lei che sorride sempre-.
Hyuuga condusse nuovamente il leccalecca fra i denti ed osservò placidamente: -Se non lo facessi almeno io, saremmo tutti morti di noia anni fa, non trovi?-. Poi, levandosi in posizione eretta, gli strizzò l’occhio ed aggiunse: -Inoltre, se qualche volta sorridi non credo ti si possa sciupare il viso, fratellino. Nessuno ti darà una promozione per la tua espressione seria, sai-. Ed oltrepassò l’uscio, allontanandosi lungo il corridoio, prima che il subordinato potesse ribattere.
Konatsu scrutò per un lungo istante la porta che il tenente si era chiuso alle spalle ed accennò un mezzo sorriso – che mai avrebbe esibito innanzi al superiore, a meno che non avesse perso improvvisamente la ragione od avesse deciso di sopportare il tormento d’essere assalito nei momenti più improbabili da uno Hyuuga invasato che cercava di strappargli un Sì, tenente, aveva ragione lei e non mi si è sciupato il volto.
Nel riportare lo sguardo sulle pratiche, avvertì il sorriso rovinare in una smorfia.
Forse non gli si sarebbe sciupato nulla nel distendere gli angoli della bocca un po’ più spesso, tuttavia gli attentati alla sua posizione sociale da parte del tenente – come, ad esempio, il quasi distruggere dei documenti importanti – non incoraggiavano particolarmente lo sbocciare di quei sorrisi.



Scritta senz'altro motivo se non quello che adoro la coppia.
Ho terminato di vedere l'anime e teoricamente - se il tempo mi permette - dovrei leggere i capitoli del manga, perciò ho pensato di scrivere questa breve shot senz'altra pretesa che quella di farvi sorridere un poco. Cioè, io ci provo a fare del comico, ma non so se mi riesce.
Grazie d'aver letto. <3
Chu.

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