Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |      
Autore: Shinra    07/01/2010    4 recensioni
Sora è un ragazzo di strada, nato nei sobborghi di Halloween Town, adesso gira il mondo mascherato da zucca, e ha acquistato fama in molte città facendosi la nomina del tagliaborse.
Riku è un ragazzo per bene, cresciuto in una famiglia benestante dalla quale ha ricevuto un'invidiabile educazione. Partito per un viaggio di lavoro del padre, incontra Sora in uno dei vicoli della Città di Mezzo, mentre questi consuma un altro delitto...
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Smeraldi e Zaffiri

Bagliore di notte

Riku rivolse un'occhiata stanca alle luci della piazza. Il trambusto della città era svanito con la luce del giorno, ma c'era voluto che la luna fosse alta nel cielo perché cessasse anche il movimento nelle strade e nelle osterie.
Fino a poco tempo prima poteva ancora sentire il suono di una chitarra al di là di un muro, e la voce distorta di alcuni uomini che cantavano persi nell'euforia del vino. Nella bocca avvertiva ancora il retrogusto della torta al limone che aveva mangiato poco prima, ma da tempo quel gusto lo aveva stufato, e adesso desiderava bere qualcosa per sciacquarlo via, della birra o del vino gli avrebbero fatto comodo. Era arrivato troppo tardi però, o forse troppo presto, le osterie stavano già chiudendo e gli ultimi clienti si allontanavano ubriachi lungo la strada polverosa, sostenendosi a vicenda, pronti a crollare sulla prima balla di fieno dietro l'angolo. Di lì a poco Riku avrebbe visto le luci dell'alba rischiarare il cielo di rosa, ma per il momento questi era nero come la pece, e le luci della città nascondevano la vista delle stelle.

Non c'era niente da fare nella Città di Mezzo, Riku se l'era ripetuto più volte, un posto dove zotici e contadini, commercianti e ricchi borghesi, si dividevano due parti della stessa città. Una scalinata le separava nel mezzo: nel basso capanne, piazze, mercati, in alto ville, giardini, carrozze. Eppure ai cittadini questo non dispiaceva. Erano felici, si divertivano a sguazzare nel fango, avevano un lavoro, spendevano i soldi che guadagnavano, mantenevano stili di vita che a Crepuscopoli non si sarebbero mai sognati. La svalutazione, poi, cresceva di giorno in giorno.
I borghesi ricchi compravano all'asta il carico dei commercianti all'ingrosso. Erano loro i responsabili della diminuzione e dell'aumento dei prezzi: nella Città di Mezzo una pozione ti costava cinquanta Munny, a Crepuscopoli non ne trovavi per meno di centocinquanta. Lui riusciva a capire fin troppo bene le ruote e gli ingranaggi che facevano girare quel mercato profittatore. Per forza, il più grande mercante arricchito era suo padre.

Ansem si era ricoperto di ricchezze mercanteggiando con altre città, ma come tutti aveva iniziato dal basso, e aveva stretto i primi contatti proprio nella Città di Mezzo. All'inizio la merce non era niente di che, roba di antiquariato, pezzi di ricambio per GummiShip, ma da qualche anno era riuscito a guadagnare sulle vendite anche in altri paesi; aveva stretto contatti, aveva allargato la rete, e si era fatto amici potenti... Jack Sparrow, il capitano della Perla Nera, la nave più veloce dei mari di Atlantica, era entrato in società con suo padre per avere l'opportunità di commerciare con le isole al di là di Atlantica. A suo padre serviva il mezzo di trasporto, e a Jack serviva la merce... e il trenta per cento dei guadagni per coprire le spese della nave e pagare un compenso alla sua ciurma. Quell'uomo non gli andava a genio. Riku sapeva che il suo istinto non si sbagliava. Jack era stato un pirata, prima di avventurarsi nel mare del mercato legale, e sicuramente nel cuore lo era ancora... ma le sue mosse non funzionavano con Ansem: suo padre non era stupido. Un paio di volte Jack aveva cercato di incastrarlo, di rifilargli falsa moneta, ma ben presto aveva capito che Ansem non era uno come gli altri... e che gli conveniva tenerselo stretto. Questo, Riku ne era certo, aveva senz'altro a che fare con il fatto che suo padre fosse amico dell'uomo che aveva fatto fallire i sogni pirateschi di Jack, facendogli rischiare un ammutinamento vicino le Isole del Destino. Era stato un brutto colpo per Jack, ma aveva capito qual era il suo posto.
Successivamente suo padre aveva trovato fortuna nel trasporto di pietre rare ed elementi alchemici, che servivano ai Moguri per la produzione di oggetti speciali. Così erano cominciate le spedizioni a Radiant Garden. Nel bel mezzo della rivoluzione industriale, suo padre si era trovato ai primi posti della classifica dei mercanti che importavano nella città beni indispensabili per la sua crescita.

Tutto questo era schedato nei Diari di suo padre e nei suoi libri contabili. Il compito di Riku, da quando era diventato abbastanza grande da assistere il padre – da decifrare la sua scrittura e da interpretare i suoi vaneggi –, era quello di tenere in ordine i dati delle vendite e degli acquisti, dei pagamenti in sospeso, delle ricevute, di prendere nota delle caratteristiche di ogni mercante, della sua famiglia, della sua casa, controllare i loro profitti, il prezzo sul mercato, la percentuale in più o in meno rispetto all'anno prima, confrontare, trattare, annotare, trascrivere... questo era quello di cui Riku si occupava, ogni giorno, da quando aveva tredici anni.
Sua madre la vedeva per qualche ora solo quando avevano l'occasione di tornare a Crepuscopoli, per procurarsi altra merce o per portarla a destinazione, ma in un caso o nell'altro sempre e solo per lavoro.
Non riusciva a comprendere il motivo per il quale quella donna avesse sposato un uomo del genere, ma probabilmente quella era una domanda alla quale non sarebbe mai stata trovata alcuna risposta.

“Vuole comprare un fiore, signore? Costa solo un Munny,” la ragazza si sporse verso di lui. Il profumo della cesta che portava era molto gradevole, ma Riku non aveva bisogno di una pianta strappata.
La ringraziò con un breve cenno della mano, e le sue labbra si piegarono appena in un sorriso.
La ragazza sorrise di ricambio, i suoi occhi erano verdi, proprio come i suoi. Aveva un viso grazioso.
Si avventurava per le strade nell'ora prima dell'alba, raccogliendo fiori dalle strade, sotto i ponti, nei vicoli, buttati da altri venditori durante il mercato del giorno. Quei pochi che nascevano li coglieva, e come gli altri li puliva, li rinfrescava e li raggruppava ordinatamente nella sua cesta, dopodiché continuava a camminare per le strade, offrendo a tutti la sua merce. Riku sorrise, pensando a suo padre in quel medesimo ruolo, mentre fermava le persone per vendere loro un radar o un gummi di scorta per il loro vascello di gomma. Non era un'immagine confortante, e Riku la allontanò velocemente.
Davanti a lui scorrevano incessantemene strade, vicoli già ripercorsi mille volte e mille volte ancora. Nella frescura della notte, dopo l'arsura del giorno, l'unico modo che Riku aveva per mandare via la stanchezza per le ore passate sui libri del padre, era uscire e camminare. Le sue spalle si scioglievano, le sue gambe riattivavano la circolazione, il suo corpo non si infiacchiva come quello di una ventenne scrittrice di fan fiction seduta per giorni davanti al computer.

Aveva camminato abbastanza però, il suo corpo, per quanto si fosse rinvigorito grazie a quella passeggiata tranquilla e salutare, aveva bisogno di riposo, almeno quanto ne aveva bisogno il suo cervello.
Inforcò la prima svolta a sinistra, sicuro che questa lo portasse sulla strada principale o alla piazza del mercato, ma si sbagliava. Continuò a camminare per un bel pezzo, percorrendo vicoli e girando angoli che era convinto fossero gli ultimi prima di giungere finalmente alla slargo. Invece i contorni delle case si facevano sempre meno comuni, e, alzando gli occhi al cielo, l'unica cosa che Riku riusciva a vedere era un nugolo di tetti che lo guardavano dall'alto e file e file panni stesi ad asciugare che, appesi a corde tenute dritte fra due balconi, gli impedivano la vista. Forse, in quel sobborgo oscuro, dall'alto dei tetti solo i gatti riuscivano a vedere le stelle...

Da qualche parte arriverò, pensava Riku, e ne era certo. Da qualche parte sarebbe arrivato.

Un rumore sordo e metallico trapassò il silenzio della notte come un lampo trafigge le nuvole. Il verso di un gatto, una lite, dei soffi, dei tocchi leggerissimi sul fango, poi di nuovo la calma.
Riku si accorse in quel momento di avere il cuore in gola, di aver contratto tutti i muscoli del corpo e di essersi bloccato, immobile in mezzo alla strada, senza neanche più respirare. Rilasciò il fiato che teneva stretto nei polmoni, al che anche i muscoli si rilassarono. Per qualche secondo ancora, l'unico suono che sentì nelle orecchie fu il battito sfrenato del suo cuore, che dopo poco però iniziava già a calmarsi, ristabilendo il ritmo naturale.
Riku prese un grande respiro, poi continuò a marciare, un po' meno sicuro di sé, ma deciso ad arrivare fino in fondo al borgo se necessario, pur di ritrovare la strada per casa.

Non fece molta strada prima di fermarsi di nuovo, questa volta per un odore. Era un odore strano, forte, e l'aria se ne impregnava sempre più man mano che il tempo passava, come se una brezza di vento lo portasse verso di lui. Riku ripassò mentalmente il suo archivio di odori, ma questo non riusciva a identificarlo. Il suo primo pensiero era stato che probabilmente si trattava di cibo, ma non sembrava qualcosa di cotto, sembrava più l'aroma di qualcosa liberato nell'aria; non era sicuramente una spezia, e neanche un profumo: man mano che aumentava Riku si rendeva conto che non era affatto gradevole, però aveva un non so che di buono e di invitante, che gli faceva venire l'acqualina in bocca... Finalmente ci arrivò: odore di carne cruda. Doveva essere vicino alla bottega di un macellaio che stava cominciando a tagliare la carne in vista dell'apertura. Adesso l'odore del sangue si era fatto più forte, e Riku poteva a stento sopportarlo. Decise di cambiare strada, e inforcò una traversa sulla sinistra. Nel bene o nel male, era convinto che quella stradina lo avrebbe portato più vicino a casa, perché si dirigeva verso il punto dal quale era partito, prima di incontrare la ragazza dei fiori.
Andando in quella direzione, però, l'odore della carne si fece più insistente.

La stradina era piena di oggetti, cartoni e barili accatastati ai lati. Mentre li oltrepassava, l'attenzione di Riku fu attirata da un bagliore, qualcosa di colore argenteo che brillava nel fango. Senza pensarci si avvicinò e lo raccolse. Aveva una forma allungata, ed era liscio al tatto. Con il buio del vicolo e l'ombra delle case, Riku ci mise un po' a capire che cosa fosse esattamente, poi i suoi polpastrelli incontrarono una screpolatura, un'incisione e Riku realizzò quale fosse l'identità dell'oggetto. Era un cannocchiale in miniatura, uno di quelli che venivano usati dagli uomini illustri per scrutare l'orizzonte quando erano in viaggio su una nave. Suo padre stesso ne aveva uno simile, lo aveva guardato e riguardato, ma non aveva mai osato toccarlo; i suoi occhi avevano visto e ripercorso molte volte, però, la scritta che vi era incisa di sopra. Era stato un regalo del tenente Pietro, vicecomandante del vascello a vapore, e su di esso dovevano esservi incise le sue iniziali, almeno così diceva lui. Il tenente Pietro non sapeva né leggere né scrivere, così come probabilmente l'uomo che vi aveva inciso quei segni. Per Riku erano sempre stati illegibili, simboli su cui fantasticare durante l'infanzia, ma era anche possibile che fossero prova di una grande abilità artistica.
Ma la domanda aleggiava nell'aria, di chiunque fosse quell'oggetto... che cosa ci faceva lì?
Con gli occhi che ormai si abituavano all'oscurità, Riku osservò bene tutto ciò che lo circondava. Quando alzò gli occhi su una parete, il suo cuore mancò un battito. Una bocca spalancata in un sorriso era davanti a lui, come se stesse uscendo da un buco nero. Un brivido lo percorse, e i capelli gli si rizzarono sulla nuca. Riku si forzò a riattivare la respirazione.

La zucca lo guardava dall'alto in basso, con un enorme sorriso di scherno ritagliato sulla sua buccia. Nell'oscurità e nella polvere che l'avevano ricoperta, l'arancione era riuscito a mimetizzarsi perfettamente contro la fuliggine del muro, che si allargava in una macchia dietro di lei. L'unica cosa che spiccava nel buio era il contorno dei ritagli che le erano stati inflitti: due occhi stretti, un naso triangolare e una bocca larga e dentata. A quell'ora della notte e in quei vicoli, erano lo scherzo più vile che Riku avesse mai subìto.

Anche Jack sarebbe capace di correre via a gambe levate, pensava, anzi, soprattutto Jack.

Distrattamente, allungò una mano per toccare la zucca. Due luci azzurre si accesero all'interno delle cavità superiori. Erano vive. Erano due occhi, vivi, pulsanti. Riku scattò all'indietro, la sua caviglia urtò qualcosa, poi venne trafitta. Il dolore risalì lungo il suo corpo come migliaia di aghi che gli trafiggevano la carne, il grido gli si spense in gola mentre crollava rovinosamente al suolo. La caduta gli mozzò il respiro.
Gli aghi mollarono la presa sulla sua caviglia.
Riku sentì il sapore del fango, la sua consistenza sotto le sue unghie, mentre i suoi occhi cercavano di mettere a fuoco il mondo che per un attimo era affondato nell'oscurità, e la sua mente cercava di associare delle immagini ai suoni che le sue orecchie percepivano.

Il cane ringhiava, le labbra sanguinolente si assottigliarono scoprendo i denti lucidi di saliva. Vicini. Troppo vicini.
I suoi occhi ruotarono e salirono, delineando il profilo del coltello che aveva puntato alla gola. La lama brillava d'argento, ma a Riku non sfuggì la sottile linea rossa che scivolava lungo il filo.
Due file di denti bianchissimi sfregarono una sull'altra. La zucca rise. La sua risata si riversò lungo le strade, i vicoli, ma non entrò in nessuna finestra, non oltrepassò nessuna porta. Lì nacque e lì si spense, e nessuno, a parte Riku, la udì.
La zucca continuò a ridere, in silenzio, e oltre le sue vuote cavità Riku poteva vedere il cielo, nero come la pece, e lassù, in lontananza, solo due stelle brillavano, e avvolto dalla notte il loro bagliore era azzurro e limpido come quello di due zaffiri.

-

Fine primo capitolo! Avete capito cosa sta succedendo? Non so scrivere storie horror che facciano venire paura alla gente mentre le leggono, ma a Riku un po' di fifa mi sa che gliel'ho fatta venire...
Chi scrive il primo commento? 1...
Chi scrive il primo commento, 2...
Chi scrive il primo commento, 3!
Aggiudicato per 58 Munny a... [il nome del vincitore sarà esposto nel prossimo capitolo.]
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Shinra