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Autore: wuompi    08/01/2010    2 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction quindi cercate di capirmi, è la mia prima storia romantica che scrivo, lo scritta nella mia casa dell'università mentre mi deprimevo per tutto, poi è partito così come se niente fosse, la storia racconta dell'amore di due ragazzi che si incontrano così per caso con un colpo alla testa...non voglio anticiparvi niente e lascio a voi la lettura del primo capitolo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grido di dolore

 È estate, si sentiva dal caldo cocente e dalla lieve brezza che accarezzava le foglie, stavo al mare a prendere il sole mentre leggevo un libro…”Una vita sotto l’acqua”…ero disteso sullo scoglio vicino al mare, mi viene in mente di alzarmi per prendere un’altra posizione, ma come al solito la mia goffaggine mi fa cadere e sbatto la testa molto forte sullo scoglio cadendo in acqua…lo avevo capito dal fatto che la mia testa gridava dolore e anche dal fatto che dalla mia bocca entrava molta acqua, ero svenuto e stavo anche affogando…poi un forte calore attraversa il mio corpo e sentivo i polmoni riempirsi d’aria e far uscire l’acqua, con un colpo di tosse l’acqua esce e aprendo gli occhi la mia vista si mette a fuoco e vede un ragazzo, il sole da dietro lo faceva risplendere, il suo viso era angelico, lineamenti perfetti e scolpiti, aveva la pelle bronzea e naturale come se fosse nato così, mi sorrise e io contraccambiai, ero al settimo cielo, stavo arrossendo, la mia pelle era molto chiara e quindi si notava facilmente che stavo arrossando…mi sentii sollevare da terra e sentivo il mio corpo appoggiarsi su qualcosa di morbido, pensavo di essere su di una nuvola e cullato da essa, ma poi il sogno svanì quando vidi dei uomini in bianco mettermi dentro la macchina dell’ambulanza…però c’era lui accanto a me a tenermi la mano…forse era stato lui a chiamarli pensando che ero in pericolo di vita, non lo ero però avevo un grosso taglio sulla testa e sentii dai paramedici che dovevo fare una radiografia per vedere se c’erano dei problemi…venni addormentato per non sentire il dolore percorrermi tutto il corpo…i miei occhi si stavano chiudendo e sapevo che se li avrei riaperti non avrei trovato lui accanto a me… però non so come ma dalla mia bocca, prima che chiudessi gli occhi, uscì una frase:

«Resterai accanto a me?»dissi con voce ansimante.

«Si»rispose con una voce leggera e soave come se gli angeli stessero cantando, mi sentii bene.

Quando mi risvegliai avevo la testa che pulsava violentemente come se il cervello volesse uscire e poi non pensavo che il ragazzo che mi aveva salvato sarebbe rimasto a vedermi, però quando aprii gli occhi, la vista era offuscata, misi bene a fuoco, la luce del sole mi accecò quindi vedevo molti puntini luminosi che giravano per la stanza, mi girai e lo vidi lì appoggiato al termosifone con gli occhi chiusi aveva una t-shirt bianca e un pantaloncino corto che nascondeva il suo costume rosso,si vedeva il colore perché una parte spuntava fuori, però non so cosa mi successe ma il mio viso scottò come se fosse caldo nella stanza ma non lo era, il termosifone era spento, allora pensai al caldo afoso che c’era ma scartai anche quella ipotesi quando sentii il condizionatore acceso, poi lui aprii gli occhi, e allora il mio cuore batte forte, il sangue scorreva velocemente, avevo il fiatone, pensavo di andare in iperventilazione, poi si avvicino appoggiò la sua mano sulla mia fronte e di colpo sentii il mio cuore smettere di battere come se fosse esausto dello sforzo compiuto…alzai la testa per vederlo in faccia, non ce la facevo ero imbarazzato, mi feci forza e lo vidi, i suoi occhi erano marrone chiaro quasi ambrato, quando spostò lo sguardo per girarsi a controllare se le fasciature intorno alla testa erano apposto, i suoi occhi cambiavano colore quasi oro, il viso era scolpito in maniera perfetta come se qualcuno avesse fatto su di lui un incantesimo per lasciare intatto il suo volto per non fargli notare il tempo che passava, la pelle bronzea metteva in risalto i muscoli del collo che si contraevano quando sorrideva, la bocca sottile e rosea si apriva in un sorriso che mostrava i denti bianchi e lucenti che quasi mi accecavano«Buongiorno»mi disse con voce tranquilla, non sapevo cosa dire ero rimasto lì come una statua non riuscivo ad aprir bocca, poi la porta si aprì e lui si allontanò da me mentre andava dal dottore per sapere come stavo.

«Mi scusi dottore…»fu interrotto subito dal dottore.

«Lei chi è, un familiare oppure un amico?»chiese lui con uno sguardo minaccioso che mi freddò subito con quella domanda.

«Sono suo fratello»disse lui velocemente, mentre il dottore lo guardava con uno sguardo raggelante.

«Qui risulta che non ha fratelli…»disse«Perché mia madre sta per sposare suo padre tra qualche giorno, quindi diciamo che sono il suo fratellastro…».Il dottore era rimasto impietrito e non sapeva cosa dire, poi si era ripreso e aveva detto che stavo bene che dalla radiografia risultava che non avevo subito commozioni cerebrali e che potevo uscire tranquillamente.

Il dottore se n’andò via e il ragazzo prese una sedia lì vicina e si mise accanto a me, ormai il mio sguardo era su di lui non riuscivo a distoglierlo, poi gli dissi «perché gli hai mentito? Perché gli hai detto che sono il tuo fratellastro, non ti conosco nemmeno e già sei così gentile con me», lui mi guardò e sorrise«gli ho mentito perché volevo rimanere con te finché non fossi uscito sano e salvo e poi nemmeno io ti conosco, comunque mi chiamo Simone, invece tu come ti chiami, anche se lo so visto che ho letto la tua cartella medica, non pensavo che avessi un problema agli occhi, non si nota affatto…», mi arrabbiai perché aveva sbirciato nella mia cartella medica, però ero contento che lui era rimasto con me per farmi compagnia «Grazie di aver fatto questo per me, mi chiamo Jacopo, e in ogni caso non ho un problema agli occhi è che non riesco a coordinare bene i miei movimenti, quindi questo risulta in una leggera goffaggine» lo guardavo con leggero imbarazzo, poi lui rise e mi lanciò un sorriso, ero grato a lui per avermi salvato la vita, «Visto che ormai ci siamo conosciti che ne dici se ti porto a prendere un frullato al bar dopo che sarò uscito di qui?»ci pensò su poi di scatto si riprese «va bene però ti porto io ad un bar dove vado spesso il “copa caffeé”, conosco il barista quindi non ci darà delle grane»«ok mi fido di te, però prima devo andare a recuperare la mia roba in spiaggia, visto che è rimasta lì…»mi stava guardando con un aria come se volesse dire che non dovevo ritornare più lì ma poi ci ripensò«ad una condizione…»«quale?»chiesi perplesso…«che sia io a portarti a riprendere la roba, non voglio che ti accada niente e poi con la tua goffa…con i tuoi movimenti potresti anche ricadere in acqua» si corresse subito per non farmi arrabbiare, ovviamente accettai, l’idea di avere lui vicino a me mi faceva stare bene.

Ormai avevo capito che mi voleva stare vicino a tutti i costi, ma non sapevo ancora il perché, ero affascinato da lui, il suo corpo, i suoi capelli castano chiari, erano tagliati quasi a creare un onda che si muoveva con il vento; quando mi ero svegliato non mi ero accorto che ero stato cambiato e disteso su di un letto di ospedale…ma non ci facevo caso.

Nelle due ore successive al mio risveglio mi era stato prelevato del sangue, per fare le analisi, e anche per vedere se le fasciature erano apposto ma le infermiere che venivano erano affascinate dal ragazzo che mi stava accanto che mi guardava intensamente senza far caso allo sguardo romantico delle ragazze come se volessero flirtare e andare a letto con lui.

Dentro di me piangevo talmente tanto che mi usciva qualche goccia di lacrime agli occhi, e lui mi chiedeva se stessi bene, però gli rispondevo con una bugia, dicendo che ridevo perché non degnava di uno sguardo alle infermiere e loro se ne andavano malinconiche e a mani vuote, invece piangevo per un altro motivo e non sapevo ancora quale fosse mi era venuto naturale, forse perché se dopo aver preso il frullato lo avrei salutato non lo avrei più rivisto, ma non volevo lasciarlo, per me lui era come una calamita ed io il suo pezzo di ferro.

Non so cosa mi era venuto in mente…”la calamita e il pezzo di ferro” ma mi sentivo bene ero felice ma allo stesso tempo triste, questo mi fece ripensare ad un mio amico di università…mi misi a raccontare di lui, così, mi venne spontaneo parlargli, gli raccontai di questo amico…«Vedi, Luca, questo mio amico, aveva un comportamento strano sia con me che con le ragazze, usciva sempre con loro, non so perché, forse era un don Giovanni che esce con tutte le ragazze di tutto il mondo…ma con me era diverso non uscivamo mai insieme, a lezione lui mi stava sempre vicino, mi guardava spesso, mi sorrideva, ogni tanto appoggiava la sua mano calda sul mio braccio e io cerco sempre di spostarla, e mi faceva l’occhiolino, e poi mi faceva anche delle domande del tipo “ti va di uscire solo noi due al cinema e poi ci andiamo a fare salti all’hop?” conosco quella discoteca fa entrare solo uomini, però tutto sommato era sempre gentile con me, chissà cosa starà facendo in questo momento?»…«Non ci pensare in questo momento altrimenti la tua testa scoppierà per aver pensato così a fondo, dopo tutto è sempre gentile forse vuole essere solo tuo amico, o forse si è innamorato di te…» mi guardava con uno sguardo infelice come se avessi toccato un tasto che non dovevo, mentre lo guardavo strano perché lui aveva detto che forse si era innamorato di me, non ci badai pensando che scherzasse, poi gli sorrisi e gli poggiai la mano sulla sua e lui contraccambiò.

  
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