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Autore: Felio86    08/01/2010    1 recensioni
Sono trascorsi cinque anni dall'ultima apparizione del Graal nella città di Fuyuki: un tempo troppo breve per il ripetersi del rituale, eppure qualcosa di inaspettato stà accadendo nella piccola Towaki a molte miglia di distanza... Strane figure si aggirano per le strade la notte, entità che non dovrebbero appartenere a questa realtà.
Cosa stà accadendo in questo luogo apparentemente insignificante? Per quanto sia assurdo, tutto sembra confermarlo.
La Sesta Guerra del Graal è cominciata: è tempo per nuovi Master e Servant -gli spiriti eroici del mito- di impugnare nuovamente le armi e lottare per il più prezioso dei tesori!
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' bastata una breve ricerca per rendersi conto che su EFP non è stato ancora scritto nulla sul Nasuverse (l'universo creato dalla Type-Moon e  dall'autore giapponese Kinoto Nasu) e sulle bellissime serie da lui prodotte. Questa storia si basa appunto sull'ambientazione delle serie Fate/Stay Night (da cui riprendo la tematica della guerra del Graal), Shingetsutan Tsukihime nonché Kara no Kyoukai. In questo e nei prossimi capitoli eviterò accuratamente di inserire personaggi originali (al massimo saranno citati marginalmente) dal momento che ODIO fornire ai lettori una versione che potrebbe non essere condivisa...
Tutti i personaggi (Master e Servant) sono totalmente inventati/reinventati -Un Servant è comunque un eroe mitico che tutti conoscono- e spero sinceramente che la loro storia possa risultarvi piacevole almeno quanto lo è lo è e sarà per me scriverla.
Mi è stato infine fatto notare come in effetti alcuni dei tratti caratteristici della trama di Fate compaiano anche in questa fanfic (capirete poi quali), ma sinceramente credo di aver reso la trama sufficientemente complessa da evitare scopiazzature troppo marcate; è la mia storia e ritengo di avere sufficiente fantasia per tirare fuori qualcosa di indipendente.

Vi auguro una buona lettura.

Felio86





Il misto di resina e di incenso impregnava le pareti ed il pavimento della sala.
Un fatto questo del tutto comprensibile considerando che solo due settimane prima il legname con cui quel luogo era stato costruito aveva ancora la forma degli alberi attorno al santuario, e che su di esso erano stati consumati tutti i rituali che il proprietario aveva ritenuto opportuno officiare.
La debole luce delle torce rischiarava a malapena l'ambiente lasciando una diffusa e rassicurante penombra, comunque sufficiente a distinguere gli oggetti una volta abituati gli occhi.
Ukyu Oichi respirò a fondo quell'aria viziata: gli piaceva quell'odore... serviva a rammentargli di trovarsi in un ambiente chiuso, dove tutto era alla sua portata. Non aveva mai apprezzato gli spazi aperti, specialmente con una professione -la sua- in cui farsi cogliere con le difese abbassate poteva significare la morte. Se fosse stato fortunato, ovviamente.
Inoltre, un fisico come il suo non era fatto per correre. Sin dalla nascita la natura non lo aveva benedetto con un corpo scattante anzi, definirsi "pingue" era una generosa concessione per uno come lui: non mangiava molto rispetto alle altre persone, ed i medici che regolarmente lo visitavano non avevano trovato alcuna anomalia nel suo metabolismo.
E non si trattava di fisico robusto, di vita sregolata (beh, su questo si poteva discutere...) o di cattiva alimentazione. Concetti come "bellezza" o "prestanza" erano semplicemente al di fuori della sua portata, cosa questa che lo aveva da sempre fatto riflettere su quanto la vita potesse essere ingiusta.
Non che la cosa gli importasse granché al momento attuale... Vi erano persone assai più grasse di lui che conducevano vite dignitose se non addirittura invidiabili, circondate da uomini e donne attratti dal loro potere piuttosto che dal loro aspetto.
E nessuno poteva immaginare quanto potere avrebbe potuto concentrare nelle sue mani una volta che ciò che aveva in mente fosse stato portato a compimento: gli uomini d'affari ricercavano il denaro, i politici un'influenza ed agganci sempre più vasti.
Lui però era diverso. Era un Mago.
Ed il suo obiettivo non aveva nulla da spartire con le categorie sopracitate.
Immortalità. Eterna giovinezza. Conoscenza assoluta. Ecco, quelli si che erano traguardi meritevoli: le ricchezze materiali erano utili sul breve periodo, su questo l'uomo non aveva nulla da ridire. Ma potevano renderlo migliore di quanto già non fosse? Ovviamente no, per quello occorreva ben altro.
Qualcosa che un mortale -da solo- non avrebbe potuto sperare di ottenere nel corso di una sola vita.
Una forza al di là della comprensione della stragrande maggioranza degli uomini, una forza andata perduta duemila anni addietro... E ricostruita -seppur in forma incompleta- da maghi suoi simili.
Ah... Se solo si fosse trattato di un oggetto tangibile, direttamente connesso con quella che comunemente veniva definita "realtà" non avrebbe dovuto fare altro che allungare la mano e prenderlo.
Non sarebbe stato comunque facile, ma sicuramente gli avrebbe richiesto uno sforzo minore rispetto a quello che gli si prospettava.
Il pensiero di non poter concludere immediatamente la propria cerca (parola che come nessun'altra si adattava bene ai laboriosi preparativi da lui intrapresi) lo deprimeva.
Gli Einzbern -una famiglia che ogni praticante di magia doveva aver sentito almeno una volta nel corso della propria vita- avevano ideato un metodo alquanto fastidioso per portare alla luce quel potere. Lo avevano creato... Ed escogitato un meccanismo grazie al quale soltanto una persona meritevole poteva sperare di entrarne in possesso, una volta ogni mezzo secolo ad essere fortunati.
Sospirando, Oichi fece pressione sui braccioli della sedia per alzarsi. Era arrivato il momento.
Il legno sotto di lui scricchiolò pesantemente, ma l'ampio trono che si era fatto costruire era più che sufficiente per reggere il suo peso.
Passandosi una mano sopra i corti e irsuti capelli l'abbondante figura deambulò fino al centro della stanza, imprecando contro il proprio scarso senso dell'equilibrio.
Era oltremodo seccante non poter scavalcare la noiosa incombenza che -immancabilmente- avrebbe richiamato gli sfidanti prescelti: avversari contro cui non serbava alcun rancore... Ma che non avrebbe esitato a schiacciare pur di ottenere ciò che bramava.
C'erano ben pochi maghi nella città di Towaki, e nessuno di loro poteva sperare neanche lontanamente di avvicinarsi alle sue abilità.
I suoi poteri, uniti allo spirito familiare che lo avrebbe presumibilmente accompagnato non avrebbero dovuto incontrare alcun ostacolo... Almeno in teoria. Costretti a partecipare controvoglia, impreparati difronte alla subitaneità dell'evento i suoi rivali sarebbero giunti impreparati allo scontro, o almeno non in possesso di una strategia adeguata.
Il mago sorrise al pensiero... Se le Cinque Guerre si erano svolte fino a questo momento nella città di Fuyuki, quanti sarebbero stati in grado di reagire con sufficiente rapidità da accaparrarsi uno dei sei posti rimanenti scoprendo che la Sesta sarebbe esplosa non lì, bensì nell'apparentemente innocua Towaki. Lui invece avrebbe avuto la possibilità di disporre tutte le sue pedine fin dal principio, facendo le veci di colui che ne avrebbe sancito -forzatamente- l'inizio. Un tempo sufficientemente lungo da consentirgli di evocare il miglior famiglio in rapporto alle sue capacità... E di sottrarre ai suoi avversari uno tra gli spiriti che mai avrebbe voluto trovarsi ad affrontare.
Già, la città di Towaki.
Era una bella cittadina e vi aveva trascorso molti anni piacevoli. Probabilmente sarebbe stata messa a ferro e a fuoco, nonostante l'assoluto divieto di coinvolgere comuni esseri umani: ad ogni guerra vi erano sempre state sfortunate vittime, la cui unica colpa era quella di aver visto troppo, di trovarsi nel posto e nel momento sbagliati.
Inoltre... Alcuni tra i prescelti si erano dati al massacro indiscriminato, nutrendo il proprio familiare con l'energia delle anime degli uccisi: un sistema disprezzato dai più, ma anche così tremendamente efficace. L'idea non lo entusiasmava, ma nell'eventualità di un imprevisto avrebbe dovuto tenere conto anche di una simile possibilità.
La vita -nelle città coinvolte dalle Guerre- aveva la brutta tendenza a farsi così pericolosa...
Cosa avrebbe potuto fare nell'arco di tempo che sarebbe intercorso tra l'inizio del rituale e l'ultima delle sette evocazioni?
Non vi sarebbe stato molto da fare per lui... Non con quel corpo, almeno. Il suo ruolo -almeno da quanto era riuscito a comprendere nei lunghi anni di studi ed esperimenti- si sarebbe dovuto concludere quella notte stessa.
Con passo lento e tutt'altro che solenne, l'uomo caracollò fino al centro della stanza, nel luogo prestabilito.
Ampia quasi cinquanta metri e lunga altrettanto, il pavimento e -in alcuni punti- perfino le pareti erano ricoperte da rune, diagrammi e disegni di varia natura: intersecandosi e sovrapponendosi tutto ciò contribuiva a formare il risultato di quasi un decennio di sacrifici.
Un circolo magico di dimensioni mai viste prima, composto da decine e decine di strati che univano in una metodica sequenza elementi di magia tanto occidentale quanto scintoista: Nell'arco di cento miglia, Oichi conosceva almeno una ventina di individui che non avrebbero esitato un solo istante ad uccidere i propri congiunti pur di poter ammirare anche solo una volta quello che il mago considerava il suo capolavoro.
Vi era un solo elemento fondamentale per la Guerra.
Un'area dotata di una enorme carica spirituale, un'area grande quanto una città e connessa spiritualmente con i grandi flussi di energia -le cosiddette linee Ley- che scorrevano come immensi fiumi poco al di sotto del suolo terrestre.
Tuttavia queste linee Ley erano dannatamente rare. E sorvegliate.
In Giappone ve ne erano poche, e di queste solo l'area di Fuyuki era adatta allo scopo.
Non vi era modo che in questa realtà una Linea abbastanza potente passasse tanto vicino a Towaki  da farle raggiungere la carica ideale: se fosse stato possibile da quel preciso momento, creato il campo di battaglia, sarebbe bastata l'avidità degli uomini a scatenare il resto.
La bocca di Ukyu Oichi si distese in un'espressione compiaciuta: non sarebbe mai potuto accadere. Non in questa realtà, almeno.
Ma nel suo caso la cosa era diversa. lavorare ed interagire con le realtà era ciò che il mago era in grado di fare meglio, e a tutt'oggi non vi era in questo mondo che una manciata di maghi dotati delle sue stesse conoscenze in materia.
Se qui non vi era una linea Ley... Sarebbe bastato cercarne una altrove.
Tempo e spazio erano concetti adatti alle forme di vita più limitate, la sua vista andava molto più in là. Maghi e stregoni, perfino vampiri potevano interagire con l'una o con l'altra dimensione. Ma ambedue si potevano aggirare con i giusti metodi: le armi sacre della Chiesa non si basavano forse sul negare questi principi fondamentali?
No, lui era molto al di là di questi concetti... E se avesse potuto muoversi liberamente non avrebbe avuto bisogno di organizzare questa nuova -inaspettata- Guerra. Ma ancora una volta dovette ripetersi che ben difficilmente avrebbe potuto assistere a tutto ciò.
Rintracciare una Linea Ley era facile. Imbrigliarne il potere per nulla. Trasferire la stessa linea da un diverso piano di realtà in questo qualcosa che in altre circostanze avrebbe richiesto l'impiego della Vera Magia, e forse neanche il Secondo Autentico Sortilegio avrebbe potuto rendere possibile qualcosa del genere.
Poteva essere orgoglioso di sé stesso: se il rituale avesse avuto successo, avrebbe potuto dimostrare al mondo di avere oltrepassato i limiti di un normale praticante di arti arcane, portandosi un gradino più vicino a colui le cui orme aveva sempre calcato.
Kishua Zelretch Schweinorg, che per primo aveva scoperto e perfezionato quel potere divenuto l'obiettivo ultimo di Oichi e di una manciata di folli imitatori.
Per un solo istante si sarebbe erto come suo pari.
E immediatamente dopo -ahimé- sarebbe morto.
In effetti, "morire" era un qualcosa che andava appena oltre ciò che era disposto a mettere in palio... Ma all'atto pratico non ci sarebbe stata molta differenza. Per quanto fosse capace e dotato di talento, sperare che il fiume di energia strappato dal proprio mondo e riposizionato arbitrariamente potesse essere contenuto da un semplice circolo magico -indipendentemente dalla complessità- senza alcun intervento esterno.
La Sesta Guerra per poter cominciare aveva bisogno di un sacrificio, un mago dotato di sufficiente potere da mantenere attivo e controllare che la Linea impiantata restasse fissa e funzionante: lui ed il suo flaccido corpo rappresentavano quel prezzo.
Se qualcuno lo avesse visto per strada in pieno giorno, Ukyu Oichi sarebbe potuto passare per chiunque ma non certo per un praticante di magia arcana; al di là dell'aspetto fisico non proprio atletico i pantaloni sdruciti, la camicia color crema dalle maniche corte e le comode scarpe da ginnastica avrebbero piuttosto suggerito l'identità di un placido individuo avvezzo ai peccati di gola.
Ma a lui non era mai importato granché di sacri paramenti, della ossessiva ritualità e degli infiniti e tediosi riti propiziatori cui il celebrante doveva sottoporsi per una migliore riuscita del piano. Quel che davvero importava era che il circolo fosse integro, e che il luogo ove ora si trovava non venisse scoperto prima della reale manifestazione dell'agognato artefatto.

Enden.  Zerlegen. Ersetzen.

Tre parole, apparentemente prive di significato. Tre parole in cui il potente mago concentrò la propria volontà e potere.
In un solo istante una buona metà delle rune presenti nella stanza si animò di un bagliore vermiglio mentre la calda luce delle torce veniva completamente eclissata dall'assai più abbagliante effetto che nessuna legge fisica o chimica sarebbe stata in grado di spiegare.
Oichi cominciò a battere i denti per il freddo. Sapeva che quello era l'iniziale effetto dell'improvvisa cessione di energia da parte del suo corpo. Era più che abituato al basilare fondamento della sua arte, in cui il praticante impiegava il proprio prana (così gli iniziati chiamavano l'energia che attraversava i loro corpi) per spezzare le catene tra le diverse dimensioni.
Parte della sua mente -quella non occupata ad amministrare il potere che ora correva lungo il tracciato- stimò che quello sforzo soltanto sarebbe bastato ad uccidere sul colpo un qualunque mago ordinario... Cosa che la diceva lunga su quanto potere conservasse dentro quell'odiato involucro che era il suo fisico.

Verzicht. Oberherrschaft. Gleichgewicht.

Un ulteriore comando, e la luce scarlatta si fece -se possibile- ancor più intensa mentre un velo di brina cominciò a formarsi sopra i vestiti del mago, ora immobile ad occhi chiusi e con le mani chiuse all'altezza del cuore. Lo sforzo che stava sostenendo -se qualcuno avesse potuto vederlo- era tale da deformarne il viso, le vene pulsanti bene in evidenza sul dorso delle mani e lungo il collo: c'era quasi, restava soltanto un'ultima cosa da fare.
Che senso avrebbe avuto approntare tutto ciò, se al termine del rituale non fosse riuscito ad ottenere ciò per cui aveva rischiato tanto?
Mentre le sue energie venivano rapidamente assorbite dal circolo in cui si trovava, Ukyo Oichi trovò la forza per dirigere parte del suo potere altrove. Vi era ancora qualcosa che quell'orrido corpo poteva fare...

...Freisetzen!

Come l'ultima parola fuoriuscì dalla sua bocca, il corpo del mago un tempo noto come Oichi si dissolse in un vortice di Prana scintillante, tanto rosso e luminoso quanto lo erano le rune e i diagrammi che lo circondavano: il turbinio di stelle si fuse con il resto del disegno mentre -con un riverbero energetico tanto imponente da essere avvertito con chiarezza in tutta la regione- una colonna di potere assoluto si riversò  nella stanza.
A stento rediretto dal potere del circolo, la neonata Linea e l'assurdo quantitativo di energia vennero inviate giù, in profondità fin nelle viscere della terra.
L'ultimo pensiero dell'officiante fu un'esultazione di trionfo.
Gli ingranaggi che il suo operato aveva messo in moto non si sarebbero fermati fino alla conclusione della Guerra.
Ora, finalmente, avrebbe potuto riposare.
  
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