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Autore: Rota    08/01/2010    3 recensioni
Light Yagami era famoso per porsi nel momento giusto e nella situazione giusta le domande giuste.
Nel non sbagliare mai occasione per far prevale quel suo lato pragmatico e assolutamente impiccione che lo caratterizzava nell’intimo. Non che lo facesse con cattiveria, lo faceva e basta – e questo era sinceramente tutto dire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Lemon, What if?, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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sweet heart Bene. Questa si può classificare come il mio ennesimo attentato alla salute pubblica.
Sul serio, parlare con prinss è diventato pericoloso di questi tempi xD mi vengono sempre certe strane idee da mettere su carta che ogni tanto mi domanda se sono io da sola o è lei che mi da una mano xD Siamo due mine vaganti, questo è quanto.
Che dire di questa ff? Leggetela col sorriso sulle labbra, perché io ho riso tutto il tempo che la scrivevo. E non sto scherzando.
Il tutto è nato dalla MIA perversione sulla panna e sul suo utilizzo improprio che immagino possa avere se spalmata accuratamente sopra un corpo nudo. E con questo finisco di dire xD
Buona lettura, solamente ^^



Sweet heart




Che fosse ora dei pasti o meno, il momento della merenda o dello spuntino di mezzanotte non faceva davvero la minima importanza.
In qualsiasi istante della giornata, in qualsiasi circostanza si trovasse, finché le facoltà glielo permettevano – sempre considerando che lui non fosse sonnambulo, sia chiaro – L occupava volentieri le proprie fauci con un qualsiasi nutrimento che contenesse un’abbondanza di zucchero decisamente rilevante. Come davvero riuscisse a impegnarsi nel gustare senza posa il cibo ingerito e arrovellarsi in astrusi pensieri astratti contemporaneamente era un mistero per i più.
Un palato fine sa che anche l’arte del mangiare – come ogni altra arte, del resto – richiede l’assoluta attenzione di chi la esercita nel compiersi dell’atto. Fortunatamente, ciò che usciva da quella bocca incessantemente distraeva da qualsiasi altra attività cerebrale, per cui il problema non era stato mai realmente affrontato.
Almeno, finché una mente geniale non se lo pose per la prima volta in tutti quegli anni.
Light Yagami era famoso per porsi nel momento giusto e nella situazione giusta le domande giuste. Nel non sbagliare mai occasione per far prevale quel suo lato pragmatico e assolutamente impiccione che lo caratterizzava nell’intimo. Non che lo facesse con cattiveria, lo faceva e basta – e questo era sinceramente tutto dire.
Dopo giorni e giorni di attenta analisi, non era sinceramente riuscito a capire come L non fosse ancora morto per diabete dopo quella quantità industriale di dolci che il suo stomaco aveva assorbito. Anche se poco davvero ne sapeva di Biologia, era assolutamente certo che un cervello, per quanto potesse lavorare assiduamente, non consumava tutta quella quantità di glucosio. E questo voleva dire solo una cosa: L aveva un modo particolare di smaltire il tutto. Il fatto che gli fosse preclusa la conoscenza su tale questione, però, lo mandava letteralmente in bestia. Non sopportava che il proprio – stimatissimo – collega potesse nascondergli una cosa così importante.
Questo era il punto cruciale.
Per cui quel giorno preciso, dopo aver concluso ogni tediosa faccenda di lavoro che potesse distrarlo in qualche modo, Light decise che era ora di affrontare la questione a quattr’occhi. Avrebbe chiesto a L, questo era quanto.
Approfittando dell’ennesima pausa ristoratrice che il detective si era concesso – seduto sul divanetto dalla copertura color melanzana divorava un pasticcino dopo l’altro come se nulla fosse – si sedette davanti a lui con un’espressione più risoluta che mai. E cominciò così il suo discorso.
-L, dobbiamo parlare!-
Quello alzò gli occhi verso il proprio interlocutore, un pasticcino compresso tra il pollice e l’indice della mano sinistra; reclinò appena la testa di lato e stette in silenzio in un chiaro invito per l’altro a proseguire.
Light attese quei due secondi che diedero importanza e logicità effettiva al suo discorso – che proprio logico non era – poi, come da copione, diede aria alla bocca.
Spiegò che, nonostante tutto, il suo fisico era piuttosto notevole, che nonostante le apparenze fragili e insignificanti in lui si nascondeva un gran sportivo, che le apparenze flaccide erano frutto di quella posa assolutamente ridicola che teneva in ogni secondo. Ma – e l’avversativa fu forte nel tono da lui usato più che in ogni altro luogo – era davvero impossibile per un fisico normale assimilare senza subire danni tutto il glucosio che lui trangugiava ogni giorno.
Per cui, e qui il tono si fece quasi solenne, voleva semplicemente sapere il motivo che portava L ad avere ancora un fegato pressocchè normale.
L, intanto, che aveva avvicinato gradualmente il pasticcino alle labbra, in quel momento lo introdusse completamente nella propria bocca e prese a masticarlo con lentezza assai irritante.
Mentre Light sbuffava cercando di trattenere l’istinto di stringergli le mani attorno al collo, la sua mente elaborava nuovamente assurde supposizioni, com’era ovviamente nel suo stile.
Per quale motivo Kira avrebbe dovuto interessarsi del suo diabete apparente?
Questo interesse per la sua salute fisica da dove veniva fuori?
Forse Kira lo voleva sano e in forze fino al momento in cui l’avrebbe ucciso personalmente…
Ma no, che cose macabre e prive di senso alcuno andava a pensare. Eppure tutto quel discorso lo aveva fatto insospettire e anche di parecchio.
Ingoiò il boccone accuratamente maciullato, tenendo ben fissi i neri occhi enormi sul suo interlocutore.
Sospirò quasi nel pronunciare quanto aveva da dire.
-E’ ben strano che tu provi un interesse del genere…-
Light scattò subito, quasi fosse stato scottato dalla frase.
-E perché, scusa? Non posso certo collaborare con una persona che mi potrebbe collassare per coma diabetico da un momento all’altro! Vorrei solo sapere il tuo stato di salute, tutto qua. Penso che sia un mio diritto!-
L fissava ancora Light, decidendo probabilmente il da farsi e il da dirsi – probabilmente, perché davvero non si sarebbe potuto dire che cosa mai passasse per la mente di quell’uomo – quando, inaspettatamente, passò il dito nella panna di uno dei pasticcini diligentemente riposti ancora sul tavolo, sollevandolo a mo’ di monito davanti al viso di Light.
-Non dovresti preoccuparti così tanto, Light… non ce n’è davvero ragione…-
L’altro lo guardava perso, totalmente rapito da quel dito che, inspiegabilmente, aveva una cappa di panna bianca tutt’attorno. Per cui, neanche si accorse che L si era allungato sul tavolo che li divideva e l’aveva praticamente raggiunto.
-Lo sai? La panna contiene molte meno calorie del gelato… questo è fuori discussione… ha anche altre particolari caratteristiche che la rendono migliore in maniera netta e marcata… innanzitutto, non è così fredda, e poi si può combinare con svariate cose, mentre nel caso del gelato la cosa è piuttosto ristretta…-
La replica fu alquanto veloce – in compenso gli occhi di Light erano ancora fossilizzati su quel cavolo di dito bianco.
-Cosa c’entra ora il gelato?-
L scostò il dito dallo sguardo rapito di Yagami, sostituendosi velocemente a quello per avere la sua attenzione.
-Mi hai mai visto mangiare il gelato, Light?-
Lasciare di stucco Light Yagami era un’impresa che ben pochi mortali potevano vantare di aver sostenuto, men che mai togliergli l’uso della parola per più di due secondi; tutto ciò era davvero sovraumano.
Ma la cosa che davvero segnò il confine estremo dell’assurdo fu il semplice gesto del dito che si piegò in avanti fino a posarsi sulle labbra pallide di un Light assolutamente allibito e perplesso.
-Assaggia! Constaterai anche tu quanto affermo…-
Sconcertato più che ogni altra cosa, Light effettivamente non si rese conto di star introducendo per davvero quel cavolo di dita nella sua bocca e di star succhiando – letteralmente – la panna che lo avvolgeva almeno finché il suo sapore dolce non incontrò la lingua.
Sgranò gli occhi all’inverosimile, scattando all’indietro e andando a collidere con la schiena al divano dietro di lui.
-L! Ma che cavolo! Che diamine hai fatto, si può sapere?-
L lo guardava come lo avrebbe guardato un bambino innocentemente sorpreso delle reazioni esagerate che aveva appena compiuto davanti ai suoi occhi.
Che fingesse o meno era assolutamente irrilevante, almeno lo divenne quando L si allungò nuovamente verso Light puntandogli gli occhi addosso.
-Non sei della mia stessa opinione?-
Senza aspettare una minima risposta, si voltò e prese sul dito altra panna, per poi volgersi ancora verso il poveretto che aveva avuto la sfrontatezza di mettersi contro di lui.
-Forse non sei riuscito a sentire bene il sapore…-
Pose di nuovo il dito alle labbra di Light che gli rispose con uno sguardo scandalizzato. Ma d’altronde se non lo accontentava quella messinscena sarebbe durata all’infinito, per cui tanto valeva farla finire il più in fretta possibile.
Si sporse verso la mano di L, cominciando a leccare lentamente – molto lentamente – il dito che gli veniva offerto, con lo sguardo che vagava ovunque nella stanza senza mai soffermarsi sugli occhi da corvo malefico che lo stavano squadrando.
Che situazione del cavolo.
Alla fine riuscì a togliere anche la più piccola traccia di bianco da quel maledetto dito, così da renderlo assolutamente lustro e splendente. Finalmente ricambiò lo sguardo di L – sfacciatamente fermo lì dove lo aveva lasciato – inghiottì saliva a vuoto e cercò di rispondere in modo tale da essere lasciato in pace; la risposta ai suoi dubbi non voleva più saperla, davvero.
-Sì, direi che è buona…-
Si ritrovò le labbra di L sopra le proprie così improvvisamente che il balzo che fece sui cuscini del divano fu davvero notevole.
Seduto sulle sue gambe, le dita annegate tra la chioma folta e morbida, L lo stava baciando come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non si soffermò tanto sulla sua bocca – giusto il tempo di perlustrare ogni angolo del suo interno con la lingua, una passata veloce e basta – prima di tornare a guardarlo in viso ben distante da lui.
Alla domanda dipinta sul volto dell’altro rispose con un semplicissimo e pragmatico tono da insegnante.
-Hai finito tutta la panna rimanente sul pasticcino…-

Ora, Light non sapeva esattamente se tutto quello che successe dopo fu solamente un tentativo alquanto stupido e perverso di tastare la sua autentica identità – sì, anche lo scendere delle sue labbra dalla bocca al petto; sì, anche lo spogliarlo completamente di ogni cavolo di vestito; sì, anche toccarlo in ogni sua parte e farlo gemere manco fosse una donnicciola in calore; e sì, dannazione, anche inventarsi la scusa che fare sesso con lui magari rendeva l’idea di dolce che aveva la sua mente malata – certo era che mai si sarebbe fatto domande pericolose sul conto di tizi strambi e improbabili.
O se proprio non avesse resistito alla tentazione, almeno le avrebbe tenute per sé solamente
   
 
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