Capitolo 1
Camminava
nella notte, attorno a lui non vi erano forme di vita, la luna risplendeva nel
silenzioso cielo, il demone appena arrivò davanti alla abitazione
che stava cercando, agilmente saltò sul ramo di un albero che si avvicinava ad
una finestra aperta, come tutte le notti, vi entrò e prese ad osservare il
ragazzo che continuava ad agitarsi nel sonno, scosse la testa “Stupido” pensò
prima di trovarsi due occhi verdi che lo stavano fissando
-Ancora
quel sogno?-
-Tsk-
-Vuoi
deciderti a raccontarmi cosa ti sta accadendo?- chiese in un tono tale che si rivelò più un ordine rispetto ad una semplice domanda –Sto
aspettando-
-È
inutile che continui a chiedermi la stessa cosa, non te lo dirò mai-
-Vuoi
scommettere? Nessuno che mi abbia mai parlato in
questo modo è ancora vivo-
-Devo
ritenermi fortunato allora- disse sarcasticamente
-Dannata
kitsune, alla fine ti farò sputare la verità-
-Certo,
ti credo sulla parola, ma prima non devi tornare da Mokuro? Ti starà
aspettando- mormorò Kurama con ironia, ottenendo come
risposta uno sguardo agghiacciante da parte del demone prima che questi
sparisse.
Kurama
osservò attentamente la via di fronte cosa sua attraverso la finestra da cui
era appena uscito il demone del fuoco, il buio della notte
iniziava ad affievolirsi, sintomo dell’arrivo del sole per una nuova giornata,
chiuse la finestra tornado a letto osservato di nascosto da Hiei.
Quando chiuse gli occhi frammenti del sogno, che ormai ripeteva da
quasi una settimana, si presentarono nella mente del giovane ragazzo, immagini
riguardanti una bellissima ragazza, un misterioso specchio e Yoko Kurama.
-Shuichi
svegliati- lo chiamò la madre dall’altra parte della porta.
Il
ragazzo si alzò e dopo aver indossato la divisa uscì di casa dirigendosi a
scuola. Il pensiero del sogno continuava ad ossessionarlo.
-Allora come và ora?-
-Devi smetterla di apparire alle mie spalle- ringhiò senza voltarsi.
-Siamo
nervosetti stamani- accertò con un leggero sorriso che
trasmetteva solo freddezza.
-Hn-
Le
lezioni passarono velocemente, ed al suono della campana che determinava il
termine della giornata scolastica, Kurama afferrò la cartella e con il sorriso
sulle labbra salutò cordialmente i suoi compagni di classe per poi uscire dall’istituto.
-Aspetta
sempai Minamino- gridò una ragazza che correva per raggiungerlo.
Kurama
si fermò e dopo aver sospirato si girò sorridendo, già perché la maschera che
si era creato per il mondo umano era quella di un giovane ed intelligente
studente sempre disponibile per gli altri il tipico modello da seguire, ma
negli ultimi tempi gli era sempre più difficile andare dietro quegli schemi,
come se il peso della vita umana lo opprimesse. Osservò la ragazza in attesa che lo raggiungesse, e si ricordò dove l’aveva già
vista, era una studentessa del secondo anno della sua stessa sezione, ci aveva
parlato qualche volta, ma ora non capiva davvero cosa volesse da lui.
-Sayutsuki- iniziò –Tutto bene? Posso fare qualcosa per te?- domandò con la solita gentilezza con cui era abituato a
parlare con gli uomini, “Come se non avesse bisogno del mio aiuto” pensò.
-Ecco…siccome
anch’io devo andare nella tua direzione…mi chiedevo se
potevamo…- balbettò la ragazza con il volto arrossato.
“Sciocchi
umani che si lasciano trasportare dai sentimenti”, si disse nella mente mentre
rispose alla giovane –Certo nessun problema, è sempre
piacevole camminare accanto a qualcuno- disse per toglierla dall’imbarazzo, ma
soprattutto per accelerare i tempi, non aveva voglia di rimanere ancora a lungo
in quel luogo, lei invece sorrise felice di poter passare un po’ di tempo con
il ragazzo.
Da
quando aveva iniziato a fare lo stesso sogno, sensazioni contrastanti
invadevano la sua mente, probabilmente doveva trovare qualcosa o qualcuno
legato alla sua precedente vita di demone Yoko Kurama, ma il sogno che aveva
dato inizio al suo mutamento psicologico, non era mai completo o meglio ogni
notte si aggiungeva un particolare ed aumentava in lui la voglia di
riacquistare il suo aspetto originario.
-…tu cosa ne pensi?- domandò la ragazza
-Cosa?
Scusa mi sono distratto-
La
ragazza scosse la testa sorridendo e mormorò un –Non importa- cercando di non
mostrare la sua delusione, poi si fermò e salutò il ragazzo, siccome era giunta
davanti alla abitazione in cui doveva entrare.
Rimasto solo riprese a camminare, non dirigendosi a casa ma verso un
parco in cui risiedevano alcuni demoni minori. Appena
arrivò fu circondato da quattro i quali vedevano nel nuovo arrivato un mezzo
per poter sopravvivere.
“Stupidi” pensò mentre prese la sua Rose Wipe, e colpì
il demone che lo stava attaccando e quello che si trovava al suo fianco con una
velocità tale da non dare il tempo ai due malcapitati di capire cosa stava
accadendo. Si voltò ad osservare con i suoi occhi verdi gli ultimi demoni
rimasti, i quali non avevano nemmeno il coraggio di indietreggiare, solo il
rumore dei due che tremavano rompeva il silenzio attorno a loro, ma anch’esso
cessò nel momento in cui Kurama affondò le proprie unghie affilate nel ventre
del primo demone e con la frusta pose termine anche alla vita dell’ultimo
demone. Un sorriso freddo si formò sul volto del ragazzo, le cui iridi erano diventate ambrate, una voce lo riportò alla
realtà facendo tornare del solito colore i suoi occhi ed alla consueta
lunghezza le unghie. Il ragazzo si guardò le mani, erano ancora sporche di
sangue, si girò verso il proprietario della voce.
-Ti
senti meglio ora?-
-Molto
direi, mi sento vivo- rispose con voce atona
dirigendosi verso il laghetto, nel quale si lavò le mani.
Quello
che aveva detto a Hiei era vero, nel momento in cui vedeva il fluido rosso
scorrere dalle ferite dei suoi nemici ed il loro volto mentre supplicavano
pietà si sentiva veramente vivo, come se tornasse ai 200 anni in cui era
diventato il più forte youkai del Makai.