Sì, non ditemelo, LO SO. Il capitolo di "Gabrielle", ho promesso. E
spergiuro che è in dirittura d'arrivo. *si prostra*
Il fatto è che era già un po' che rimuginavo di provare la prima
persona anche con KevmioH.♥ E venerdì mattina mi sono
svegliata con questa idea fissa, nitida in mente. Avevo proprio chiare
le due scene e infatti, in appena un paio di giorni, la shot
è pronta!*W*
Se leggendola vi sembrerà di aver già "visto" o
"sentito" qualcosa beh, avete ragione. xD
Mi sono ispirata a due film che io amo, adoro e so praticamente a memoria:
"My Best Friend's
Wedding(Il Matrimonio del Mio Migliore
Amico)" e "Runaway Bride(Se Scappi Ti
Sposo)".
Ringraziamo Julia Roberts, la splendida!♥
Che dire, hope you'll like it. Buona lettura, ricordate che un commento costa poco ma vale moltissimo!^O^
A Kevin,
naturalmente, che da tanto "aspettava" pazientemente il suo turno.
Con tutto il mio amore.
Come è stato per Joe, così per lui.♥
(*)"Quel Giorno" - Claudio Baglioni
(**)"Prendo Te" - Laura Pausini
Ed ogni petalo, sai, si
finge d'essere una Rosa.
(L'Amore Si Odia - Noemi&Fiorella
Mannoia)
"Mi accompagneresti?"
Passai
l'intera mattinata a domandarmi cosa mi avesse spinto a rispondergli
sconsideratamente di sì.
Riflettei
che doveva essere stato qualcosa negli occhi di Kevin. Oppure nel modo in cui
si era imbronciato, chiedendomelo... Mordendosi appena il labbro inferiore.
Oh,
naturalmente era da mettere in conto anche la mia totale incapacità di
resistergli. Doveva essere andata
così, o non avrei saputo spiegarmi come ero arrivata ad un tale livello di perversione: aiutarlo a scegliere
l'abito per un matrimonio che ero probabilmente la sola a rifiutare nella sua
totale essenza.
-
Che ne dici di questa...? - Sobbalzai, abbandonando la camicia che stringevo
fra le dita per guardare quella che lui mi stava mostrando.
Aveva
un bel taglio elegante e a detta del cartellino cucito sotto il colletto,
doveva costare un occhio della testa: stoffa pregiata, rifiniture artigianali,
piccoli bottoni in avorio. Ed io ero certa che non gli sarebbe stata bene...
Non come quella che aveva addosso la prima volta che l'avevo visto. Meno
costosa, ma decisamente più "sua".
- Mh, no. - Borbottai, scuotendo la testa. - Prova questa,
piuttosto. -
Gli
allungai quella che stavo guardando poco prima, il cui prezzo contava almeno
uno zero in meno, ma che sarebbe stata decisamente meglio sulle sue spalle ben
disegnate. Distolsi lo sguardo, arrossendo appena, mentre lui si sfilava
maglione e t-shirt, prima di salire sul piccolo sgabello che la padrona del
negozio gli aveva sistemato davanti allo specchio di posa. Lo osservai con la
coda dell'occhio, seguendo quelle mani incredibili tirare l'indumento sulle
braccia e raddrizzare il colletto con un gesto deciso.
-
Allora...? - Sorrise, facendo mezzo giro verso di me.
Allora...
Allora
il mio maledetto occhio per quelle cose aveva decisamente centrato la camicia
perfetta. Per stargli spettacolosamente
anche sopra un paio di anonimi jeans, grigi e leggermente sbiaditi dall'uso.
Inclinai appena il capo, osservando i primi bottoni ancora slacciati.
-
Non la porterai così, lo sai...? - Sospirai, afferrando la cravatta di seta blu
che aveva scelto nella mezz'ora precedente.
Salii
sullo sgabello, rendendomi improvvisamente conto di quanto fosse stretto. Specie per due persone. Infilai
i bottoni nelle asole, cercando di ignorare quanto mi stesse vicino.
Letteralmente appiccicato.
-
Ecco. - Soffiai, tendendo il colletto. - E' più così che sarà. Ti sta benissimo...! - Aggiunsi, rilassando le
braccia lungo i fianchi.
-
Allora comprerò questa. - Annuì Kevin, accennando un sorriso. - Ma manca
qualcosa. Mi aiuti...? -
Si
passò la cravatta attorno al collo, allungandone i lembi verso di me. Io lo
fissai, da sotto l'ormai quasi perenne rossore allargatosi sulle mie guancie,
sgranando impercettibilmente gli occhi. Lasciai scivolare le mani sotto le sue
e strizzai la stoffa leggera, come guidata dal suo sorriso tranquillo... ma poi
restai ferma, così. Con le braccia
buffamente sospese a mezz'aria e una Hermes
da duecento dollari che mi accarezzava le dita tremanti.
-
Non ne sono capace, Kev. - Ammisi, in un fil di voce.
Mai saputo come si facessero quei dannati nodi.
-
Ti insegno io. - Mormorò, iniziando a guidare i miei movimenti. - Come stylist dei Jonas
non puoi non saperlo e poi ti servirà quan- Ti servirà. - Si affrettò a correggersi,
visibilmente imbarazzato.
-
Non penso. - Replicai. Così come non pensavo sarei mai stata una mogliettina perfetta,
che annoda la cravatta al marito tutte le mattine. - Comunque, ecco fatto. -
Diedi un ultimo, leggero strattone per chiudere il nodo e lui, preso alla
sprovvista, scivolò appena verso di me.
-
Perfetto...! - Soffiò, accennando un sorriso.
Quello
sgabello si stava facendo decisamente troppo, troppo piccolo. Soprattutto per un giovane quasi-sposo
e la sua futura damigella d'onore che si guardavano così. Se ci fossimo trovati sul set di un film, avrei saputo con
certezza cosa sarebbe accaduto nella scena successiva... Al contrario, nella
vita reale, venni bruscamente riportata sulla terra dalla voce ruvida di Mrs.
Hampton, la padrona.
-
Signor Jonas...! - Schizzai all'indietro, franando bruscamente sul pavimento
mentre Kevin scendeva dallo sgabello, altrettanto imbarazzato. - Mi scusi, se
la interrompo. -
-
No, no. Mi dica...! - Abbozzò lui, passandosi una mano fra i ricci leggermente
scombinati.
-
E' appena arrivato dalla sartoria l'abito della signora. - Mi guardò,
sorridendo con garbo. - Se vuole provarlo...! -
-
Ah... NO! - Avvampai, appena intuii dove
stesse l'errore. - Nononono! - Agitai le mani come a
voler rafforzare il concetto. Fissai la stoffa bianca morbidamente ripiegata
sul braccio della donna, mentre il mio cuore sembrava deciso a voler fare i
tremila all'ora per sempre.
-
No, vede, si sbaglia. - Intervenne Kevin, cauto, avvicinandosi per aiutarmi a
tornare in piedi. - Lei non è... -
-
No. - Sussurrai, abbassando lo sguardo con la scusa di scrollare i pantaloni. -
Non sono. -
-
Oh, chiedo scusa...! - Mormorò la sarta, lisciando la plastica protettiva sul
vestito. - Credevo che... La signorina... Beh, comunque l'abito è finito e, mi
creda Kevin, va visto. - Sorrise.
- Sì,
beh. Verremo un altro giorno. - Borbottò lui, poco convinto.
-
Oh, è un peccato aspettare...! - Si rammaricò Violet.-
Però, la sua amica, ad occhio e croce, ha le misure adatte. - Arrossii, di più, mentre il suo sguardo mi
scannerizzava da capo a piedi.
-
Non credo sia il caso. - Mossi un passo indietro, scuotendo la testa. Peccato
solo che Kev fosse di tutt'altro parere.
-
Dai, Mar. - Gli scoccai un'occhiata di fuoco, nonostante stessi già morendo di
imbarazzo. - Sarà questione di un momento, solo per vedere com'è...! -
°°°
Illegale.
Ecco cosa avrebbero dovuto dire del modo in cui mi aveva convinta a farlo.
Sorridere
e guardare le persone a quel modo era da ascriversi senza dubbio come un
grosso, grossissimo reato. E a
scontare la pena, naturalmente, dovevo essere io. Salii sbuffando
sull'odiosissimo sgabello, mentre una piccola ragazzetta occhialuta tirava su
meglio la zip e lisciava l'ampia gonna. Mi fece girare su me stessa, così che
lo specchio d'ottone rimandasse beffardo l'immagine surreale di me, nell'abito
da sposa di un'altra.
-
Sta benissimo! - Cinguettò la sartina, ritoccando appena l'orlo.
Osservai
la me stessa goffamente arrampicata su mezzo metro quadrato di legno per essere
messa in mostra e provai un intenso moto di sconforto. Quel vestito era un vero
e proprio capolavoro di sartoria. Niente pizzi, nessun merletto inutile, solo
un corpino liscio sopra un ampia gonna a veli. Sei strati di chiffon pregiato,
lavorato tanto finemente da risultare impalpabile... E il fruscio. Ad ogni mio minimo movimento, la stoffa produceva un suono
sottile, ruotando intorno ai miei fianchi. Quasi un tintinnare di microscopici
campanelli. Sospirai e feci per scendere, agguantando le balze superiori.
-
Tutto questo è-
- Bellissimo. - Mi voltai di scatto,
arrossendo violentemente nell'incontrare gli occhi di Kevin fissi su di me.
- A-avrei detto "ridicolo"...! - Balbettai,
confusa.
La
sua espressione estasiata mi turbava profondamente. Deglutii, bloccandomi quasi
a mezz'aria, mentre cercavo di far capire anche al mio stomaco aggrovigliato
che non era me, che lui stava guardando così... Che quegli occhi innamorati
stavano immaginando lei, sotto tutta
quella seta bianca. Raddrizzai il fiore che mi avevano appuntato fra i capelli
e presi a fissare le assi del vecchio pavimento, pregando che finisse tutto il
più in fretta possibile.
-
Sei bellissima, Mar. - Ripetè, facendomi sobbalzare
tanto bruscamente che rischiai di cadere dallo sgabello. Di nuovo.
-
Come...? - Pigolai, torturandomi le mani.
Lo
guardai avvicinarsi, soffocando a stento un'ondata di puro panico mentre
allungava una mano verso di me e mi aiutava sorridendo a tornare alla sua
altezza. Ammutolii definitivamente quando lasciò scivolare un braccio attorno
alla mia vita e mi spinse appena verso di lui. Quasi volesse mettersi a ballare
lì, nel bel mezzo della boutique.
- Kev... - Soffiai a volume inudibile, premendogli appena le
mani contro il petto in un inutile tentativo di mantenere le distanze. Osservai
i suoi occhi socchiudersi impercettibilmente e mi aspettai l'inevitabile, da un momento all'altro.
-
Che ne dice, signor Jonas? - Per la seconda volta, Violet
si insinuò nel nostro silenzio e - per la seconda volta - ci allontanammo
bruscamente, imbarazzati come due bambini colti con la mano nella marmellata. -
Non è una meraviglia? Scommetto che la signora ne sarà entusiasta! - Cinguettò.
-
Sì... Sì, sono sicuro che le piacerà. - Annuì sbrigativamente Kevin. - E' molto
bello, Mrs. Hampton. La ringrazio. -
-
Si figuri, figliolo. E' il mio lavoro da cinquant'anni a questa parte, vestire
giovani sposine. - Minimizzò. - Lo ritira ora? -
Rabbrividii,
incrociando per un millesimo di secondo lo sguardo di lui, prima che entrambi
lo distogliessimo come ci fossimo scottati bruscamente.
-
No, tornerò in un altro momento. -
-
Come preferisce. Allora da questa parte, cara. - Chiocciò, spingendomi
nuovamente dietro il grosso paravento color cipria, ingombro dei miei abiti civili. - Lasci pure tutto sulla
sedia, ci penserà Loreen. - Concluse, facendo cenno
alla ragazza occhialuta di provvedere.
Slacciai
la zip, scivolando fuori da quella insolita gabbia e mi lasciai sfuggire un
sospiro, solo in parte di sollievo. Non volevo nemmeno provare ad indagare su
quanto aveva rischiato di succedere, preferivo rassicurarmi pensando fosse il
vestito ad aver agito ipnoticamente sull'istinto di Kevin. Facendogli
confondere la mia immagine con un'altra. Quella giusta. Sentii il trillo del suo cellulare e lo ascoltai rispondere
distrattamente, mentre mi rivestivo.
Uscii
poco dopo, tornata improvvisamente me
stessa. Lo guardai, leggermente in apprensione, ma lui si limitò a
sorridermi con inquietante naturalezza mentre riponeva il suo blackberry.
-
Era Danger.
Ci aspettano per le prove e siamo già in ritardo, vogliamo andare? -
°°°
-
Eccovi, finalmente! - Esclamò Joe, attraversando di corsa l'ampio salone
decorato. La sua voce rimbombò chiassosa, contro il soffitto di pietra
calcarea. - Manca solo la sposa...! - Sorrise, scatenandomi un leggero moto di
nausea.
-
Non viene. - Replicò Nicholas, avvicinandosi con l'i-phone
stretto fra le dita affusolate. - Contrattempo. Ha appena chiamato. - Aggiunse,
in risposta allo sguardo caustico dei fratelli.
-
Oh, splendido. - Ringhiò Joseph,
pestando un piede a terra. - Proprio oggi che dovevano provare i giuramenti. Ci
ho messo tutta la notte a scriverli...! - Lamentò poi.
-
Fa niente. - Kevin scrollò le spalle, piuttosto tranquillo. - Li proviamo domani.
-
Restammo
tutti in attonito silenzio, scambiandoci una serie di occhiate inquiete e
febbricitanti che avrebbero potuto tranquillamente rientrare nella scena madre
di un film. Una di quelle commedie americane sull'amore e i matrimoni che
tendevano a finire sempre incredibilmente bene, una volta risolto l'intoppo.
-
No, meglio! - Si illuminò improvvisamente il piccolo, scattando verso una delle
fioriere sistemate ai lati della navata centrale. Sfilò un mazzo di papaveri
finti dal supporto e me lo ficcò in mano senza troppe cerimonie. - Rimpiazziamo
la sposa! -
-
PREGO? - Sbottai, osservando prima i fiori e poi lui.
-
Dai, Mar, è un'emergenza...! - Sorrise. - Dovrai solo camminare su e giù un
paio di volte e leggere un foglietto. Altrimenti qui non ce la caviamo più. -
Sospirai.
Più fratelli di così non potevano essere... E se il sorriso di Kevin era
illegale, quello di Nick era qualcosa di perfino più proibitivo. Doveva essere
una specie di "marchio di fabbrica"
Jonas. A cui io, puntualmente, cedetti. Trovandomi - senza quasi sapere come -
in cima alla navata, con Chiara che saltellava contenta pochi passi avanti a me
e Kevin in attesa, ai piedi dell'altare. Mi rigirai i boccioli di stoffa lucida
fra le mani, domandandomi se non fosse estremamente più saggio voltarsi e
prendere ad avanzare nella direzione opposta.
-
Allora, io faccio per un attimo il padre della sposa. Poi celebro. - Spiegò
Joe, prendendomi a braccetto. - Andiamo? -
Risposero
tutti con un cenno d'assenso, mentre io ancora contemplavo le punte delle mie
scarpe, del tutto presa dai miei turbolenti pensieri. Mi riscossi solo quando
lui mosse il primo passo, tirandomi bruscamente in avanti. Scalpicciai sul
pavimento e rimasi al suo fianco, riuscendo a mantenermi miracolosamente in equilibrio.
-
Tutto bene...? - Bisbigliò, rinsaldando la presa sul mio braccio.
-
Starei meglio se fossi al mio posto e
non qui...! Nel bel mezzo di questa pagliacciata! - Sibilai, accelerando il
passo.
- Piano.
- Ridacchiò, frenandomi. Ignorando deliberatamente le mie lamentele. - Non puoi
superare la damigella. -
-
Smettila...! - Ringhiai. Mi voltai, pronta a fulminarlo con lo sguardo ma,
improvvisamente, lui non era più lì.
Mi
ritrovai davanti all'altare, maledettamente vicino, incombente e per un
lunghissimo momento, andai in panico. Strizzai gli occhi, cercando di tornare a
respirare normalmente: non era bastato dover provare quel maledetto vestito...!
Ora toccava anche di mettermi in ridicolo impersonando, al posto di un'altra,
la sposa meno credibile del secolo. Con un paio di Converse rosse che
decisamente avevano visto tempi migliori e un bouquet di fiori finti.
Arrivai
quasi al punto di correre via sul serio, prima che Kevin allungasse la mano,
invitandomi a porgergli la mia. Lo guardai, arrossendo come ormai era abitudine
e automaticamente, quasi non dipendesse dalla mia volontà, lasciai scivolare il
palmo aperto sul suo, abbandonando il mazzo di papaveri fra le mani di Chiara.
Riuscii perfino a trovare la lucidità di domandarmi se, secondo tradizione, il
bouquet andasse lasciato alla damigella o a chi altri.
-
Bene. - Esordì Joe, schiarendosi la voce. - Siamo qui riuniti per unire in
matrimonio Ke-questi due. - Si corresse, agitando frettolosamente
le mani. - Se qualcuno vuole opporsi a questa unione, parli ora o taccia per
sempre! -
Guardò
Nick e Chiara, aspettandosi quasi un qualche gesto plateale ed ottenendo in
cambio un risolino soffocato. Sbuffò, tornando a rivolgersi a noi ed allungò un
paio di foglietti a Kevin, che poi si affretto a porgerne uno a me.
-
Era per fare le cose con cura...! - Brontolò, imbronciandosi appena. -
Comunque, se siamo tutti d'accordo, passiamo ai giuramenti. -
Strizzai
convulsamente il pezzetto di carta fra le mani ghiacciate, alzando timidamente
lo sguardo su Kevin che si stava preparando a recitare la sua promessa. Ero
talmente imbarazzata, da non riuscire nemmeno a soffocare il leggero tremolio
che mi scuoteva da capo a piedi. Mi lasciai sfuggire un sospiro, quando strinse
delicatamente la mia mano e se la portò contro il petto, all'altezza del cuore.
"Dio [...] è a te che chiedo una cosa:
benedici, qui in chiesa,
me suo sposo e lei mia sposa.
Tra le gioie e i dolori,
tra la vita e la morte, nel bene e nel male.
Con le spine e con i fiori,
col sorriso e col pianto... Con te, amore mio.
Ti prendo da adesso,
fino all'ultimo passo
e... con tutto l'amore che posso."(*)
Pensai
subito che il respiro mi avesse abbandonata definitivamente. Non ricordavo
nemmeno come si facesse a prendere fiato nel modo giusto. Nel salone era calato
un silenzio sepolcrale, denso al punto che anche un battito di ciglia avrebbe
potuto provocare un fracasso assordante. Probabilmente nessuno si aspettava che
il sentirgli pronunciare quelle parole sarebbe stato così... Così. Nicholas e Chiara erano immobili
oltre la prima fila di sedie, l'una accanto all'altro. E ci osservavano, lei
con quei maledetti fiori ancora in mano e lui che teneva solo un braccio
attorno alle sue spalle. Joe era ammutolito improvvisamente. Serrava le labbra
in un'espressione indecifrabile.
Io...
Io ero praticamente certa che il cuore mi sarebbe scoppiato da un momento
all'altro e sarei crollata come un sacco di patate sul pavimento freddo, se
Kevin non avesse smesso di guardarmi in quel modo.
-
Mar... Toccherebbe a te. - Abbozzò Joseph, in tono vagamente incolore.
-
Ah...! Già, sì. - Balbettai, ripescando il mio foglietto ormai sgualcito. Lo
stesi alla bella e meglio, con le mani che tremavano incontrollabilmente.
Sospirai,
cercando di calmarmi e riprendere contatto con la realtà della situazione:
prove del matrimonio di Kevin, sostituire momentaneamente - da sottolinearsi
"momentaneamente" - la
sposa, leggere il discorso, stracciare il foglio, mettere fine a quella
tortura. Tornare a casa e riprendere a
vivere la mia vita, come se nulla fosse successo.
Rapido
e indolore. Mi schiarii la voce, rendendomi conto che avrebbe comunque,
inesorabilmente tremato fin dalla prima parola, quando puntai gli occhi in
quelli del mio finto sposo.
"Prendo te, le tue mani
e prendo noi.
Guardami, prendo chi è il mio domani.
Amami, sono qui...
Amami per quanto tempo, accanto a te,
di notte mi racconterò e ti proteggerò.
Avrò più senso insieme a te,
se penso che mi tieni, sempre stretti a noi...
Oggi chiedimi di condividerci,
anche il buio, se ci spegnerà..."
Sussultai,
bloccandomi a soffocare un singhiozzo clandestino... Salito con una spinta più
forte delle altre a spezzarmi la voce in gola. Mancavano appena due righe,
sembrava semplice. Non fosse stato che le dieci precedenti mi avevano
letteralmente scavato dentro, sbattendomi beffardamente in faccia che quella
scritta lassopra, ero io. Timida, insicura ed innamorata di un ragazzo che stava per
sposarsi.
Sentii
la sua mano salire ad accarezzarmi la guancia bollente, mentre sputavo a fatica
le ultime parole.
"Prendo te, le tue mani.
Amami, sono qui...
Amami."(**)
Conclusi,
abbandonando remissivamente entrambe le braccia lungo i fianchi. Guardai
Joseph, aspettando con impazienza che dichiarasse tutto finito. Lui si riscosse
bruscamente dallo stato di semi-ipnosi in cui era piombato e agitò goffamente
la mano nella nostra direzione.
-
Beh sì, ok. "Lo voglio", anelli, blablabla. Puoi... Puoi baciare
la sposa...! - Abbozzò, sbattendo freneticamente le ciglia scure.
Sgranai
gli occhi, fissandolo come se avesse appena annunciato l'avvento di una nuova apocalisse
e presa completamente alla sprovvista, non provai nemmeno a fermare Kevin,
quando mi spinse a guardare nuovamente nella sua direzione. O quando le sue
labbra si posarono delicatamente sulle mie, accarezzandole con dolce, febbrile
bramosia. Quasi non mi lasciò il tempo di respirare, tornando a cercarle appena
mi allontanai quanto serviva a prendere fiato.
- Noooooo...! - Sentii distintamente l'urlo di Chiara e
soffocai una risata contro la bocca di Kev,
nell'immaginare come doveva aver tuffato il viso fra le mani, strizzando
convulsamente gli occhi.
Immaginai
l'espressione basita di Joe e il sorrisino di Nick. Meravigliosamente beffardo,
con quell'aria da "io lo sapevo".
Poi le labbra di Kevin spinsero di nuovo contro le mie, spingendole a socchiudersi
arrendevolmente... E tutto il resto scomparve, non potei pensare che a lui.
Tuffai una mano nel groviglio di ricci scuri mentre le sue braccia si
stringevano ai miei fianchi, tanto da togliere il fiato. Sfiorai la sua guancia
con le dita e lo baciai. Decisamente
lo baciai.
-
Ok, ok. Ottima interpretazione, Mar. Sei da Oscar.
- Esordì Joe, qualche attimo dopo, quando ci allontanammo. Scavalcò la
balaustra che lo divideva da noi, prima di puntare gli occhi fiammeggianti in
quelli del fratello, che non aveva la minima intenzione di sciogliere il nostro
abbraccio. - E TU, SI PUO' SAPERE CHE COSA STAI FACENDO!? - Ululò.
-
Ha risposto al bacio...! - Fu tutto quello che ottenne come risposta, mentre Kev nemmeno lo guardava. Fissava me, sorridendo teneramente.
-
Ho... Ho risposto al tuo bacio? -
Ripetei, arrossendo vistosamente nel vederlo assentire.
-
Ok. E da quanto va avanti, questa storia? - Ritentò Joseph, sperando di
riuscire ad inserirsi nella conversazione. Ma io e Kevin continuavamo a
guardarci, incapaci di distogliere lo sguardo l'uno dall'altra.
-
Cinque minuti...? - Non convinsi nemmeno me stessa. - O magari da stamattina. -
Mormorai.
-
Io credo sia un po' di più. - Ridacchiò Nick, prendendo a giocherellare con i
papaveri ferocemente strizzati fra le mani di Chià,
che sembrava aver già smesso di tormentarsi e ci guardava con un gran sorriso
stampato in faccia.
- Un po' di più. - Ammise Kev, spedendo una scarica di adrenalina diretta al mio
cuore.
-
Sul serio...? - Soffiai, sorridendo nell'avvertire il suo respiro sfiorarmi la
pelle e lo sentii letteralmente
annuire a labbra chiuse sulla mia bocca, prima di ritrovarmi a baciarlo di
nuovo. A sussurrargli che l'amavo, con voce calda di imbarazzo.
-
Ti amo, Mar... Ti amo. - Lo sentii
rispondere, dopo l'ennesimo bacio. E a quel punto il mio cuore prese a battere
tanto forte, da impedirmi di sentire qualunque altro suono al di fuori dei
nostri respiri tesi.
-
Ma... Ma...! In questo modo salterà la cerimonia, il fidanzamento... tutto! - Annaspò Joe, fissando gli
addobbi matrimoniali con aria improvvisamente schifata.
Nè
io nè Kevin arrivammo neppure lontanamente a
percepire di cosa si stesse lamentando, troppo persi in noi per dargli corda.
Nicholas e Chiara, con ogni probabilità, scelsero di ignorarlo deliberatamente.
Assunse un'aria piuttosto indispettita e attese per qualche momento una
risposta che non sarebbe mai
arrivata.
Poi
- rassegnato all'evidenza dei fatti - abbandonò ogni istinto bellicoso,
scrollando energicamente le spalle. E sogghignò, improvvisamente rilassato.
-
Oh, beh. Tanto alla mamma lo dici tu...! -