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Autore: Gabry Sweettosa    10/01/2010    3 recensioni
Dal capitolo 1: Era il mio compleanno. [...] Dopo quella benedetta canzoncina del compleanno e il mio soffio sulle candeline, qualcuno da dietro mi prese la mano e si avvicinò al mio orecchio. "Buon compleanno, piccola Gabrielle" sussurrò quella voce, la sua voce. Era tornato a casa… Robert è il migliore amico di Stephenie, dai tempi del liceo. Ovviamente dopo il successo di Twilight, l'attore non ha però molte possibilità di tornare a casa dalla sua famiglia e dai suoi amici. Ritorna a Londra il 4 luglio, il compleanno di Gabrielle. Chi è Gabrielle? La sorella di Stephenie. Cosa c'entra Gabrielle con Robert? Lo scoprirete solo leggendo (:
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Era il mio compleanno.
Faceva caldo nonostante fossimo a Londra… beh, era comunque il quattro di Luglio. La prima a farmi gli auguri fu la mia migliore amica, Charlotte, a mezzanotte. La mattina dopo mio padre mi chiamò dall’Italia e mi fece tantissimi auguri per i miei diciannove anni, e si scusò di non poter passare qui da noi a Londra perché aveva dei problemi con il giornale. Mio padre infatti è il direttore di un giornale italiano per donne che tratta di tutto, un grande giornalista e scrittore di molti bellissimi best-seller, sempre italiani. Lo amo, anche se l’ho odiato molto quando se ne andò da casa, avevo solo dodici anni, e i miei si stavano separando. A lui non è mai piaciuta Londra, ma si trasferì con mia madre per amore e hanno vissuto qui esattamente per quindici anni, finchè l’amore non è andato via insomma. In Italia è tornato dalla sua famiglia e ha potuto dedicarsi totalmente al suo lavoro arrivando addirittura ad essere quel che ora è, un grande. L’anno scorso sono stata in Italia per un anno intero e ho finito lì il mio ultimo anno di liceo studiando privatamente, tornando poi qui a Londra e mandando a papà degli articoli che lui pubblica sul suo giornale ogni mese, e che piacciono da quel che mi dice.
Comunque, tornando al mio compleanno, la terza che mi fece gli auguri fu mia madre appena mi svegliai, coprendomi di baci e abbracci. Mia madre invece lavora con mio nonno con l’impresa di costruzioni, gli da una mano insomma, insieme a mia zia. Mia sorella Stephenie invece fu la quarta, mi chiamò da casa sua, dove si era trasferita da poco col suo fidanzato e futuro marito, Frank. Sono entrambi veterinari e si sono appena laureati, a breve si sposeranno e apriranno un loro studio vicino casa loro. Dopo di che, ci fu il mio ragazzo a chiamarmi poco prima del pranzone coi parenti.
<< Ehi piccola >>
<< Ciao David >> stavamo insieme da tre mesi quasi, ma io ormai non ero più sicura di quello che provavo per lui. Mi piaceva all’inizio, lui mi faceva la corte già da un bel po’, e io avevo voglia di innamorarmi. Ma io sentivo che qualcosa stava cambiando.
<< Tanti auguri amore! >> esultò.
<< Grazie >> risi.
<< Senti mi dispiace ma non posso venire a pranzo.. >>
<< Perché? >>
<< Non mi sento molto bene sinceramente, mi dispiace… >> aveva il vizio di bere e andare a moltissime serate in discoteca, molto probabilmente il giorno prima si era ubriacato.
<< Non preoccuparti, tutto ok >> quel giorno l’avrei dovuto presentare “ufficialmente” alla mia famiglia.
<< Sei sicura? Non ti dispiace? >>
<< Ma no, non preoccuparti. Poi se stai meglio ci vediamo >>
<< Certo, un bacione >>
<< Ciao >>
Andai subito a dire a mia madre che David non sarebbe venuto, non le dispiacque molto.
Guardando la tavola vidi che c’era un posto in più ancora e chiesi a mia madre se si fosse sbagliata, ma lei rispose <> mi sorrise.
I Pattinson. Clare, la signora Pattinson, era la migliore amica di madre e avevamo sempre passato tutto insieme: Natale, Capodanno, compleanni vari, Pasqua e tutte le feste. Erano davvero di famiglia. Erano in cinque: Clare e suo marito, Richard, le loro figlie Victoria e Lizzy e infine il figlio Robert, per giunta migliore amico di mia sorella. Mia prima cotta, ma parliamo di quando andavo in prima media. Naturalmente Robert non sarebbe venuto, io personalmente non lo vedevo da tempo, e la cosa non mi toccava più di tanto… In fondo era felice e io lo ero per lui, per i suoi vari ruoli nel film, fra cui il mio amato Edward Cullen.
Il pranzo andò bene, arrivarono tutti verso l’una e mezza e alle due eravamo tutti a tavola dopo i vari auguri e i vari regali. Mangiammo molto bene, mia sorella mi chiese come mai David non ci fosse, molti mi chiesero di papà e del giornale e io invece chiesi perché quel posto vuoto doveva ancora esserci. Al momento della torta ebbi la risposta finalmente. Dopo quella benedetta canzoncina del compleanno e il mio soffio sulle candeline, qualcuno da dietro mi prese la mano e si avvicinò al mio orecchio.
<< Buon compleanno, piccola Gabrielle >> sussurrò quella voce, la sua voce. Era tornato a casa…
Ok, forse la cotta non era poi così passata.
Mi voltai verso di lui, sorrideva divertito. Io non riuscivo a connettere. Tutti stavano ridendo, felici che Robert fosse tornato, tant’è che fu subito circondato da tutti quanti, in primis da mia sorella che gli si buttò letteralmente addosso, e poi dalla sua famiglia naturalmente.
Io lo guardavo mentre abbracciava tutti, era contento, e alla fine mi guardò strano.
<< Tu non mi abbracci? >> allargò le braccia sempre sorridendo. << Ah, si >> gli andai incontro e lo abbracciai, lui strinse di più. Ero imbarazzata, ma non era una novità. Sciolse l’abbraccio. << Scusami se ho fatto tardi, colpa dell’aereo giuro! >>
<< Ma no figurati, è bello che tu sia qui >> gli sorrisi, sempre più timida. Mi stavo detestando, sembrava essere tornati indietro nel tempo, io undicenne e lui quattordicenne, io timida e impacciata e lui sfacciatamente bello e simpatico.
Non riuscimmo a dirci altro, era tempestato di domande da tutti quanti, tranne che da me e da Frank. Dopo la torta e qualche altra chiacchiera della famiglia, andai sul balcone in cerca di aria. Chiamai David.
<< Piccola >> perché quel “piccola” era suonato meglio detto da Robert? << com’è andata? >>
<< Tutto apposto, peccato che non c’eri. E’ tornato Robert >>
<< L’attore?>>
<< Esatto >>
<< Ricordami di chiedergli un autografo se lo incontro >>
Risi, poco. << Va bene >>
<< Amore ora devo chiudere, batteria scarica. Ci sentiamo più tardi. Ti amo >>
<< Va bene… Anche io >> Credo.
Sospirai appoggiandomi alla ringhiera.
<< Era il tuo ragazzo? >> mi voltai e c’era lui, appoggiato alla porta.
<< Eh già >> mi voltai di nuovo verso il panorama di Londra, sentii i suoi passi.
<< I tuoi parenti e i miei volevano salutarti prima di andarsene, ma ho visto che eri al telefono e ho detto che eri occupata >> si poggiò anche lui alla ringhiera.
<< Oh grazie >>
<< Figurati. Io invece rimango un po’, posso? >> come avrei potuto dirgli di no?
<< Vuoi parlare con mia sorella? >>
<< No, se n’è andata. Voglio parlare con te, è da due anni che non ti vedo >>
<< L’anno scorso ero in Italia >>
<< Ho saputo. Anche io ci sono stato pochi mesi fa, per New Moon >> << Ho saputo >> gli sorrisi, per la prima volta senza timidezza. << Volterra non è vero? >>
<< Lì vicino >>
<< Amo la saga di Twilight >> e amo quella santa donna di Stephenie Meyer.
<< E’ vero, me lo dicesti l’ultima volta che ci siamo visti >>
<< Già, e adoro Edward Cullen >> lo dissi con ogni sognanti, guardando il sole.
<< Quindi adori me >> sorrise, mezzo malizioso e mezzo divertito. Risi << No, Edward Cullen, non te >>
<< Io sono Edward Cullen >>
<< Tu reciti la parte di Edward, non sei lui >>
Cambiò espressione, in un lampo.
<< Ciao >> non si mosse, mi stava semi-sorridendo.
Lo guardai strano.
<< Chiedo scusa non ho avuto occasione di presentarmi. Mi chiamo Edward Cullen. Tu ti chiami Gabrielle, vero? >> stessa scena del film, identica. Aveva solo un po’ di barbetta in più.
<< Tu sei scemo >>
Stavolta fu lui a guardarmi strano << No, ehm.. mi stavo presentando. >>
Non risposi, fu lui a parlare. << Scusa sto solo cercando di capire come sei. Mi è difficile leggerti >>
<< Ok, allora pensi che io sia scema >>
Non riuscì a trattenere una risata. << No, assolutamente. >> mi prese la mano << tu sei la mia qualità preferita di eroina >> stava ancora ridendo.
<< Robert, smettila >>
<< Va bene, però ammetti che lo so fare Edward >>
<< Ma certo infatti, sono contenta che sia tu ad interpretarlo >>
<< Grazie >> che bel sorriso che aveva.
<< Quanto ti fermi? >>
<< Tutta l’estate, poi si vedrà. Esci stasera? >>
<< Non lo so, il mio ragazzo non sta tanto bene >>
<< Vuoi uscire con me? >> Oh santa mammina mia. Ma come si può dire di no?
<< Ehm, credo che a David darebbe fastidio… >>
<< Oh avanti, siamo vecchi amici >>
<< Non lo so… >>
<< Va bene, fa niente >> sembrava un po’… dispiaciuto. Ma forse era solo una mia impressione.
<< Magari domani >>
<< Certo. Tu sei la testimone di tua sorella? Per il matrimonio intendo >>
<< Già >>
<< Siamo in due allora >>
<< Davvero? Che bello! >>
<< Già, sono tornato soprattutto per questo, non potevo mancare >> << E’ vero >>
Lui guardava l’orizzonte, stava ricordando qualcosa. << Qualche anno fa facevamo i compiti insieme, e ora si sposa. Incredibile >> sorrideva.
<< Beh, diciamo che i compiti gli faceva lei >>
Rise << Stavamo sempre insieme però. Con te che ogni tanto ci gironzolavi intorno >>
<< Bei ricordi >>
Mia madre interruppe il nostro viaggio nel passato.
<< Robert scusa >> ci voltammo entrambi << ha chiamato tua madre, dice che vuole vedere la tua nuova casa >>
<< Hai comprato casa? >> chiesi io.
<< Sì, un bell’appartamento. Grazie Cindy ora vado >> mia madre ci lasciò di nuovo soli.
<< La voglio vedere poi, adoro le case >>
<< Beh sei la degna nipote di un costruttore. >> sorrisi << Vieni a vivere con me? >> ancora il sorriso malizioso e divertito, gli occhi gli brillavano grazie ai raggi del sole.
<< Magari, non vedo l’ora di andarmene da qui >>
<< Non scherzavo, è grande la casa >>
Non risposi << Oh già, David non vorrebbe >> pronunciò il nome David con tono diverso, di disprezzo quasi.
<< Già… >>
<< Beh tu devi decidere no? >> mi fece l’occhiolino o i raggi del sole gli davano fastidio? <>
<< Ok, ciao Rob >>
<< Ciao Gabri >> mi sorrise, ricambiai.

  
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