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Autore: Natalja_Aljona    10/01/2010    8 recensioni
(dal capitolo 4)
Babbo Natale e l'allucinazione si scambiarono uno sguardo interrogativo.
Ad un certo punto, però, un frastuono interruppe la quiete di quella patetica scena da telenovelas.
-Il terremoto!- cominciò ad agitarsi Babbo Natale, scuotendosi un'infinità di cenere di dosso.
-Ehm...scusate...è il mio stomaco!- spiegò Harrison, con un sorriso imbarazzato.
Babbo Natale, l'allucinazione e Lennon alzarono gli occhi al cielo.
-Cosa ci fate qui?- tornai alla carica, cercando di non guardare Harrison con il cioccolato sciolto tra le mani e le briciole dei biscotti tra i capelli.
-Ehm...è una lunga storia...-
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'With The Beatles'
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All you need is George

Seguito di “With The Beatles”


You say you want a Revolution...


Guardo distrattamente la sveglia: 7.45.

Bene, c'è ancora tempo.

Ficco la testa sotto il cuscino e continuo a dormire.

Aspettate un secondo...ho detto 7.45?

7.45?

No, sarà un'allucinazione ottica.

Torno a guardare l'orologio, stavolta con aria particolarmente scettica.

Vuoi farmi credere che sono le 7.45, eh? Teppista di un orologio! Ma tanto non ci casco...

-George! Sono le 7.45-

Ed ecco mia madre. Avrei dovuto immaginarlo.

Gli orologi non sono così intelligenti da ordire malefici complotti contro i loro proprietari.

Detesto gli orologi.

Ti fanno passare le pene dell'inferno e poi ti fissano dal comodino con quell'aria innocente...

Mi danno sui nervi...

Cos'hai da guardare, tu? Ecco, appunto.

Adesso non fare la vittima. No, non guardarmi così.

Ormai è tardi.

Anzi, è tardi in tutti i sensi!

Grazie, grazie mille. Non solo segni le 7.45, ma fai anche lo spiritoso.

Sto di nuovo parlando con un orologio?

Ecco, guarda che figure mi fai fare...

Alzo lo sguardo e...GEORGE HARRISON!

Quel maledettissimo chitarrista...

Perchè non ho ancora bruciato quel poster, perchè?

Harrison mi guarda con quell'aria di sfida e quel sorriso idiota...lo stesso sorriso che aveva quando ha riportato a casa mia sorella, ieri sera.

Solo che quello era vero...e avrei voluto prenderlo a schiaffi, avrei voluto!

Ma no, non potevo, lui è famoso.

Guai a prendere a schiaffi una star del suo calibro...

Mia sorella non mi avrebbe mai più rivolto la parola...

Maledetto Harrison dei miei stivali!

Come fa Jane a crederlo così...così...affascinante?

Eh già, Super George!

Super George salverà il mondo!

Sciocca, sciocca ragazzina...

Te ne pentirai.

E anche tu, Harrison, non infierire.

Sparisci dalla mia vista, ora!

Non ne posso più.

Svegliarmi alle 7.45, parlare con un orologio, con un poster...magari passare per matto...cercare di mettere la testa a posto a mia sorella, tutti i giorni, a tutte le ore...

Impossibile.

Era impossibile, assolutamente impossibile continuare così.

Mi vestii alla velocità della luce, afferrai la cartella e gettai una rapida occhiata allo specchio.

Capelli spettinati, il pettine sarà finito sotto al letto insieme alla torta al cioccolato della settimana scorsa e ai libri di scuola.

Scarpe slacciate, come al solito.

E chi ha tempo di allacciarle?

Camicia al contrario, ormai un habituè.

Ma come cavolo si fa a sapere da che parte metterla?

Come si fa a capirlo, se non c'è più l'etichetta?

Tutta colpa di mia madre, con la sua bella ossessione di tagliare le etichette perchè potrebbero provocare “una terribile irritazione cutanea al mio bambino”, come direbbe lei.

Non sono più “il suo bambino”.

Ho diaciassette anni, ormai.

Non le chiedo chissà quali libertà, ci mancherebbe.

Solo avere il sacrosanto diritto di decidere io se tagliare o no le etichette della camicie!

E' chiedere troppo?

Va beh, lasciamo perdere.

Già sono di cattivo umore...non si era capito, vero?

Sapeste quant'è bello, entrare in cucina, mentre un vassoio di croissant caldi ti sfila davanti al naso e al tavolo mamma e papà ti fissano con un sorriso ebete, quasi interrogativo.

Bello come impiccarsi con le stringhe delle scarpe imbevute di benzina e darsi fuoco con le candeline di compleanno.

Una meraviglia.

-Umore nero, figliolo?- la classica e soprattutto fantasiosa(così fantasiosa che me la ripete ogni mattina) domanda di mio padre.

-Più nero di così...- sospiro, afferrando un croissant ancora caldo senza neanche sedermi.

Mia sorella non è ancora arrivata.

Tipico di Jane.

Tanto meglio.

Non starò certo ad aspettarla.

-Non ti siedi con noi?-

-No, mamma, come faccio? E' già tardi...-

Mia madre mi rivolge un sorriso comprensivo, dopodichè torna a concentrarsi sui croissant.

Beata lei che può...

Cerco di trascinare le mie scarpe slacciate fino al piazzale davanti a scuola, quando ormai ho ingoiato le tempeste di polvere, sassolini e gingilli vari causate da quelle maledette scarpe.

Possibile che non si può nemmeno appoggiare un piede a terra senza sollevare un polverone da far invidia al Sahara?

Dovrei far causa a chi me le ha vendute.

Dovrei, ma non lo farò.

Non oggi, perlomeno.

Davanti al cancellino, come al solito, Alistair mi sta aspettando.

Alistair ha quasi un anno in più di me, ma ne dimostra molti, molti di meno.

Non è molto alta, per avere quasi diciotto anno, i capelli un po' lisci un po' ricci, a seconda delle giornate, di un castano quasi rossiccio, biondi nelle giornate di sole, gli occhi verdi tendenti all'azzurro e al grigio, a seconda dei riflessi e la carnagione chiara, così chiara se se arrosisce si vede subito.

Peccato che non arrossisca mai.

Alistair è una di quelle ragazze da cui non sai mai cosa aspettarti.

Non puoi fartene un'idea precisa, guardandola.

A prima vista potrebbe sembrare una ribelle di strada, una rivoluzionaria come me.

Altri giorni sembra una di quelle brave ragazze da sogno, di quelle di cui tutti i genitori e le professoresse del mondo andrebbero fieri.

Eppure, per quanto sia difficile da spiegare...Alistair non è mai quella che sembra.

E' facile, ma al tempo estenuante, essere il suo migliore amico.

Non so nemmeno come ho fatto...

Lei voleva cambiare il mondo, io non volevo cambiare con il mondo...

Avevamo entrambi bisogno di una Rivoluzione.

Bella roba, certo, la Rivoluzione.

Ma quando arriverà, questa Rivoluzione?



Angolo autrice:

Ed ecco qui il primo capitolo di All you need is George, seguito ufficiale di With The Beatles! XD

Come prima cosa devo ringraziare Zazar, che mi ha dato “l'illuminazione” per questo capitolo...

Non so come mai, ma quando ho letto la sua recensione mi è venuto il cosidetto “colpo di genio”...

Parlando di George(il fratello di Jane, per intenderci), mi è venuto in mente quella che sarà la storia alternativa a quella di Jane e George(il Beatle)...ovviamente non vi anticipo niente!

A parte il fatto che, ovviamente, il nostro caro Georgino(il diabolico sabotatore...santo cielo, sembra quasi Paperinik, il diabolico vendicatore! xD) avrà un ruolo molto, molto importante...e forse anche Alistair, che nei prossimi capitoli avrete modo di conoscere meglio...anche se avrete capito che, per essere la migliore amica di Georgino deve essere una ragazza molto, molto speciale...

E poi, dite la verità, non ve l'aspettavate un primo capitolo su Georgino, vero?

Modestamente sono un genio xD

Eppure George mi ricorda tanto me, quando litigo con la sveglia al mattino!

Pur avendo come suoneria I'm happy just to dance with you, quando comincia la canzone mi verrebbe voglia di buttare il cellulare dalla finestra xD

Forse unica delle differenze tra me e George(la più grande) è appunto il suo odio per i Beatles...ma chissà...chissà...

Chissà...

Ok, adesso la smetto con i chissà e lascio voi a commentare xD

A presto!

Martina











  
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