Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: mery_wolf    10/01/2010    2 recensioni
Le dita di Luca andarono su e giù sulla sua schiena, come per accertarsi del fatto che lei era solida e che non sarebbe svanita nel nulla.
"Giulia... ", mormorò lui timoroso. "Non credo che potrò mai fare a meno di questo tocco. Sono davvero... Qui... Con te...?"
"Ti amo"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’AMORE CONTA

No one say that is easy

 

 

Io e te ci siam tolti le voglie,

Ognuno ai suoi sbagli.

È un peccato per quelle promesse,

Oneste ma Grosse.

Ci si sceglie per farselo un po’ in compagnia

In questo viaggio in cui non si ripassa dal Via.

 

Luciano Ligabue – L’Amore Conta

 

 

Girava voce, nell’ufficio, che tra qualche mese il Capo Della Rocca si sarebbe sposato.

Tutti ne parlavano ultimamente, era il pettegolezzo più piccante.

Si diceva che quando Della Rocca – inguaribile sciupa femmine – aveva giurato fedeltà ad una bionda prosperosa, nonché oca giuliva, uno dei suoi colleghi, da sempre rivale in conquiste aveva inaugurato una festa, appendendo persino i festoni in ufficio.

Giulia cose del genere non le aveva mai viste.

E non aveva avuto il tempo di vederle, tornata da poco a casa.

Già... A casa, eh? Ma qual’era la sua casa?

Il suo appartamento sgangherato dall’altra parte di Ravenna? Il suo gatto, affidato alla vicina forse già morta e sepolta a sua insaputa?

No, ovviamente. Niente di tutto questo. La sua casa era lui, Luca Della Rocca.

Qualcuno su cui aveva potuto contare quando era in difficoltà, come disinfettante contro le ferite del cuore che all’inizio bruciava sempre un po’.

Quando venne a sapere la notizia del suo matrimonio proprio dal suo sottoposto rivale, Esposito, si sentì davvero sfrattata, nel vero senso della parola. Scacciata.

Perché, sì, Luca l’aveva sfrattata dal suo cuore senza avere timore di rimpiazzarla.

Avrebbe dovuto aspettarselo, in fondo, da quel biondo indisciplinato e affascinante in cui in ogni donna trovava un pretesto per portarsela a letto.

Con Giulia non era stato affatto così: litigi incandescenti a parte, avevano legato d’dapprima come grandi amici e poi il tutto era sfociato nell’attrazione.

Giulia non si era mai sentita tanto voluta da un uomo in vita sua. Desiderata davvero.

Quando si era dichiarato con gli occhi blu ardenti di desiderio lei non gli era ceduta tra le braccia tanto facilmente. Nell’idillio del momento, certo, si era lasciata andare in un bacio.

Ma niente di più. Lo aveva solo baciato. Un bacio fantastico e lungo, doveva ammetterlo.

E più lui la implorava per passare la notte insieme più lei trovava sempre una scusa per defilare l’argomento. E Giulia provava un certo piacere malevolo nel vedere il suo Capo in astinenza.

Oh, sì. Era piacevole. Ma era di gran lunga migliore la sensazione provata quando gli si era concessa, senza troppi convenevoli.

Una sera, a casa sua se n’era uscita con: << Ho voglia di qualcosa >>.

<< Che cosa? >>, le aveva chiesto paziente e curioso.

<< Una cosa in particolare >>, disse mentre osservava quelle mani esperte accarezzarle le braccia e la schiena lentamente, desiderose come sempre. Giulia sapeva anche che Della Rocca era molto bravo a reprimere gli istinti animali. Sono un uomo, dannazione!, le aveva detto una notte, in preda alla disperazione. Ne ho bisogno.

Sapeva molto bene di cosa aveva bisogno Luca.

<< Mi chiedo se ad un certo punto non ti stancherai di tutto questo tempo ad aspettare >>.

<< Non mi stancherò mai, Giulia >>.

<< Ci ho pensato ed è stancante anche per me >>.

<< Non sei costretta ad accontentarmi, lo sai, non è vero? Certo, sarei già impazzito se non avessi praticato un po’ di... uhm, vediamo... Fai Da Te... Sai cosa intendo, cazzo >>.

Lei ci aveva scherzato su, per imbarazzarlo. Poi era tornata seria, riempiendo il salotto di tensione.

<< Luca, forse è arrivata l’ora di stappare >>.

<< Stappare che? >>, aveva fatto il finto tonto, quel bastardo. Voleva sentirglielo dire.

<< Lo sai cosa intendo, cazzo >>, ripeté lei, sperando che la smettesse.

<< No, non lo so >>.

<< Che non dovrai più praticare quel diavolo di Fai Da Te! >>.

<< Oh... >>, mormorò alzando le sopracciglia. << Carino da parte tua illudermi così >>.

A quel momento era scattata la molla.

Giulia lo aveva preso per la maglia e l’aveva trascinato sopra di sé, stesi sul divano rosso. Lo aveva baciato, sperando che la sua scarsa esperienza alludesse a quello che voleva fare.

Luca tentava di trattenere le risate, malgrado le sue spalle si muovessero troppo velocemente per mascherarlo. Una volta staccatosi rise di cuore per la faccia tutta rossa di Giulia.

<< Ne sei sicura? >>, le aveva chiesto cercando di essere serio.

<< Certo che lo sono! Ne ho abbastanza! >>.

<< Sei nervosa >>.

<< Non è vero, non fare il bastardo! >>.

<< Guardati, le tue gambe stanno tremando. E il labbro inferiore te lo mordi troppo spesso, succede sempre quando sei insicura: ti conosco troppo bene, ammettilo >>.

<< È che tu hai esperienza, Luca! Tu sai cosa fare. Io no. Sono più che sicura che sarò goffa, incapace e non asseconderò nessun movimento >>.

<< Non ci credo. Sarai bravissima >>.

<< Certo, tutte balle >>.

<< Non preoccuparti, dolcezza, sono così bravo che farò sembrare brava anche te >>.

Giulia sentì una scossa al basso ventre nel frattempo che Luca si sbottonava la camicia. Iniziava a vedere scorci di pelle candida e la consapevolezza che il suo Capo fosse sopra di lei, a cavalcioni la mandava in tilt. In verità era indecisa sul da farsi come i primi tempi. Aveva una certa paura.

<< Non chiamarmi dolcezza, non sono un’oca delle tue >>, sbottò tentando di mantenere la calma. Luca iniziò a svestirla con praticità, come se non avesse fatto altro per tutta la vita.

<< Sei ancora tesa >>.

<< Non dire stupidaggini. La verità è che tu sei anche più insicuro di me >>.

<< Allora lo ammetti che non ne sei sicura >>.

<< NO, dannazione, no! >>.

<< Sarai fantastica... >>, le sussurrò estremamente persuasivo.

<>.

<< Come sei spassosa. Davvero. Insuperabile >>.

Rimase in silenzio, a fremere, mentre Luca indugiava sulla zip dei pantaloni. Chiuse gli occhi, attendendo che finisse di svestirla. Ma non lo fece, Luca attendeva un consenso.

<< Muoviti >>, gli ordinò tremando.

<< No >>.

<< Ti prego, Luca, dimmi cosa devo fare >>.

Il cuore di Giulia martellava a non finire mentre lui si toglieva da sopra e la prendeva tra le braccia. In un primo momento Giulia volle protestare, ma poi rinunciò.

<< È qualcosa di naturale. Non posso dirti che movimenti fare, per tutto il tempo. Che divertimento ci sarebbe, poi? >>, la battuta non funzionò affatto. << Giulia, lasciati andare. Non è un consiglio >>.

E lei eseguì. Un attimo dopo si ritrovò nel letto di Luca, senza vestiti a fare l’amore con l’uomo della sua vita, il primo e l’ultimo che aveva mai avuto.

Il flash-back della loro prima volta finì e lei si ritrovò ad odiare le bionde tettone.

Sì, lei era bionda. Ma il petto prorompente non l’aveva mai avuto.

Forse era per questo che l’aveva lasciata: perché aveva un seno un po’ piccolo?

No, non poteva essere.

Forse perché era troppo assetata di lui, come le ripeteva spesso.

O perché se n’era andata, sentendosi in dovere di abbandonarlo? Luca si stava sposando per vendetta nei suoi confronti? Impossibile. Luca non era vendicativo.

Eppure l’idea che lei fosse partita per otto mesi, per assistere il padre moribondo adesso le sembrava vile; solo per il fatto di aver lasciato Luca.

Gli avrebbe dovuto dire di aspettarla. Che sarebbe tornata. E che lo amava da morire.

Non lo aveva mai fatto, troppo occupata ad essere in pena per il padre malato a chilometri di distanza.

Luca la implorava e diceva resta, fallo per me. Lei non ascoltava mai le sue suppliche.

Dopo una notte che era servita solo come addio gli aveva lasciato solo un misero biglietto con su scritto che era dovuta partire per forza. E gli diceva ciao.

Luca lo aveva interpretò le parole come se lo avesse scaricato. Sì, era così.

Non c’era alternativa. Luca ci doveva essere rimasto male. Una merda, per dirla tutta.

E anche lei ci rimaneva una merda, rimpiangendo di non avergli mai detto ti amo...

 

<< Qualcosa non va, Giulia? >>.

<< Ehm... No, niente di che, credimi >>.

<< Che stai fissando? >>.

<< Non ti riguarda. Non direttamente, almeno >>.

<< Ti guarda il culo, Gerardo >>, intervenne una sua collega, impassibile.

<< Che?! >>.

<< Ok. Lo ammetto. Hai un bel culo, e con questo? >>.

<< Ma si può sapere perché me lo guardi?! >>, Gerardo Esposito era allibito.

Giulia rimase in silenzio, a ponderare la risposta. Tutti quelli nella sala caffè tesero l’orecchio attendendo il verdetto d’importanza così vitale.

Alla fine la ragazza sospirò. << B’è assomiglia tanto a quello di Luca >>, ammise.

A tutti caddero le braccia, per una risposta talmente superficiale.

Per qualcuno era semplicemente malinconica, per aver perso un così bell’uomo come Della Rocca.

Ma Giulia era rimasta apparentemente indifferente alla notizia del matrimonio. Nessuno si aspettava apertamente una confessione del genere, davanti a mezzo ufficio per giunta.

Gerardo rimase quasi lusingato da quell’affermazione. Sempre un po’ allibito, certo.

Giulia era sua amica e mandarla a quel paese non era la mossa esattamente giusta in quel momento.

Anche perché la sua amica lo avrebbe preso a calci nel suo bellissimo culo che le piaceva tanto.

<< D’accordo, per oggi ho finito >>, dichiarò verso mezzogiorno la ragazza, soddisfatta.

<< E adesso che fai? >>, le chiese Gerardo, curioso.

<< Vado a chiarire una cosa con una putt... buona donna >>.

<< Non te lo permetterò >>.

<< Chi me lo impedisce? >>.

<< Ti svelo una cosa, Giulia. Una cosa importante >>. Gerardo sapeva che tenerla sulle spine era il miglior modo per trattenerla.

Come previsto lei si fermò, incuriosita. I capelli che si era tagliata da poco con il solo ausilio di forbici, erano raccolti in un piccolo codino disordinato che facevano apparire il suo viso più sbarazzino.

I vestiti attillati e la maglia un po’ scollata sulle spalle le donavano sul quel corpo magrolino e slanciato, per i suoi gusti.

<< Sputa quel maledetto rospaccio >>, sbottò fintamente minacciosa.

<< Quando te ne andasti il tuo bel compagno cadde in depressione >>. Questo sembrò non aiutarla affatto. << Poi ha iniziato ad incontrare donne, femmine su femmine! Ed era una notte e poi via. Usa e getta, come le definiva lui. Aveva ripreso a fumare e si dava da fare come un forsennato, credimi Giulia! Non si ricordava nemmeno il loro nome, era come se non si volesse più legare a nessuno. Diceva di averti dimenticato completamente; ma tutte stronzate! >>.

<< Basta così >>. Alla ragazza sembrò che le stesse cadendo il mondo addosso.

Si sentiva come se avesse distrutto quell’uomo.

Quell’uomo con una carriera, un sogno, degli ideali per il futuro. Era colpa sua se Luca si era ridotto ad una notte e poi via, cazzarola! Quando avrebbe imparato a non far del male a lui?

Adesso l’idea di rivederlo dopo otto mesi di depressione mal superata le faceva molta paura.

<< Dove vai? >>.

<< A rimettere le cose a posto >>.

<< La Buona Donna? >>.

<< Può anche crepare sotto un autobus, per quel che mi riguarda >>.

<< Te lo vai a riprendere, allora >>.

<< Non credo che mi rivoglia, Gerry >>, le sue spalle tremarono come il resto del corpo.

<< Cosa farai? >>.

<< Vado a chiarire, è più che logico. Penso che sia la cosa migliore da fare >>.

<< Quello che ti ho detto? Non te ne fotte proprio, immagino >>.

<< Sì, che me ne fotte! Mi hai fatto capire molte cosa, sai? >>.

Gerardo sospirò. << Allora sarà colpa mia se commetterai un omicidio >>.

<< No, ma che dici! Sei uno stupido >>.

Fece per andarsene, ma il collega la fermò per un polso. << Non fare stronzate, ok, signorina? >>.

<< Come no >>.

<< Dico seriamente, Giulia. Non rovinarti la vita ancora una volta >>.

<< No, non lo farò >>. La aveva già ridotta uno straccio, la sua vita, non ne aveva abbastanza?

 

Della Rocca entrò nella stanza con le migliori intenzioni di sedersi su quella sua adorata poltrona ortodontica e rimanere stravaccato a poltrire per tutto il resto della giornata.

Erano le cinque, un po’ di tregua dalle segretarie oche, per carità!

Ma ad attenderlo non vi non era un serial killer o un marito/fidanzato geloso in richiesta di vendetta per la compagna ignobilmente sedotta. Era qualcosa di semplicemente peggiore. E orribile.

E, doveva ammetterlo, delizioso. Sadicamente delizioso.

<< Ciao, Luca >>, disse la sua Morte. << Ne è passato di tempo >>.

Lui sospirò, mettendosi una mano tra i capelli e chiudendo la porta a chiave, dietro di sé.

Segno che non voleva essere disturbato da nessuno.

Si avvicinò cautamente alla scrivania su cui era seduta Giulia a gambe incrociate e la guardò negli occhi. Sospirò ancora una volta, come se stesse facendo i conti con un fantasma birichino.

<< Dammi un pizzico, così mi sveglio e la storia finisce qui >>.

Giulia inarcò le sopracciglia, perplessa. << Che dici? >>.

Luca si sedette stancamente sulla poltrona e solo in quel momento lei si accorse delle occhiaie.

E si sentì terribilmente in colpa.

<< Se sei l’ennesimo sogno in cui lei tira fuori un’ascia dal nulla e mi taglia la testa, preferisco che tu mi prendi a calci proprio lì. Sarebbe meglio >>.

<< Non potrei mai >>, lo ammonì severa.

<< E invece lo fai quasi il cinquanta per centro delle notti... >>. Si coprì gli occhi.

<< L’altro cinquanta cosa faccio? >>.

Luca la fulminò con lo sguardo, come a colpevolizzarla e dirle: come puoi non saperlo, maledetta torturatrice?

<< Sei una visione celestiale che mi lascia un misero biglietto e mi abbandona spudoratamente >>.

<< Davvero? >>, fece sarcastica.

<< Scendi giù dal mio tavolo, ti prego >>. Perché dovrebbe farlo? << Non sai quanto mi costa il trattenermi dal prenderti e stringerti forte... >>.

Giulia non desiderò altro che lo facesse. << Perché non lo fai? >>.

<< La maggior parte delle volte che ci provo tu svanisci tra le mie braccia. Scappi via >>.

Quelle parole, con quel tono di voce le procurarono un tuffo al cuore. Si sentì crudele.

<< Mi spiace... >>.

<< Perché sei qui? >>, la guardò incantato. << Sei ancora più bella degli altri sogni >>. Lei arrossì, come una bambina timida. << Hai fatto qualcosa ai capelli? >>.

<< Li ho tagliati >>, ammise, amara.

<< Perché mai lo hai fatto? Eri bella anche prima... >>.

<< L’ho fatto perché non voglio assomigliare a quella maledetta che sposerai >>, sputò.

Lei si sedette in ginocchio, davanti a lui. Si fissarono a lungo. << Me lo rinfacci anche >>. E rise.

<< Dicono che la sposi per vendetta. Ma tu neghi sempre >>.

<< Già. Nella speranza che lei possa soffrire più di me, nel saperlo >>.

Giulia si stupiva di come Luca cambiava spesso il modo di rivolgersi a lei. Prima in terza persona, poi in seconda... Come se fosse insicuro su come parlarle.

<< Non ci credi che io non sia un sogno, vero? >>.

<< No, maledizione >>.

<< Non esci più con nessuna >>.

<< Sì >>.

<< Astinenza forzata? >>, rise lei, presa dai ricordi.

<< Già... >>.

<< Per chi, stavolta, Luca? >>.

<< Giulia, ovvio >>.

Lei si spazientì di quell’occhiata sognante di chi vuole godersi una visione che non durerà molto.

Con uno scatto d’ira lo prese per la maglia e gli circondò il collo con le braccia. Lo strinse forte, mentre Luca rimaneva immobile.

<< Sono qui, Luca. Sono reale >>, e tremò, trasmettendogli il sussulto.

Pian piano lui la strinse con convinzione, consapevole che lei non era solo un fantasma. Giulia notò che era dimagrito, che oltre le guancie scavate anche il suo corpo era più scarno.

Le dita di Luca andarono su e giù sulla sua schiena, come per accertarsi del fatto che lei era solida e che non sarebbe svanita nel nulla.

<< Giulia... >>, mormorò lui timoroso.

<< Non credo che potrò mai fare a meno di questo tocco >>, inspirò il suo odore familiare. << Mi sei mancato, Luca >>.

<< Sono davvero... Qui... >>, bisbigliò ancora, con tenerezza. << ... Con te...? >>.

<< Ti amo >>, disse aggrappandosi alle sue spalle. Era un’ipocrita a dirlo.

Lui si aggrappò allo stesso modo, con disperazione.

Passarono un’ora a stringersi, a convincersi, dentro di loro, che erano di nuovo insieme. Che potevano sfiorarsi senza avere la paura che l’altro potesse respingere il tocco.

Né Luca né Giulia ebbero il coraggio di accarezzare le labbra dell’altro, timorosi che quel tocco fosse diventato un tabù. Entrambi sicuri che appena lo avrebbero fatto la promessa sposa di Luca sarebbe irrotta nella stanza, dividendoli per sempre.

Improvvisamente la visione dell’abito bianco sembrò minacciare Giulia e le lacrime si fecero spazio negli occhi che le bruciavano.

Ma prima che lei potesse iniziare a piangere: << Sei libera stasera? >>, le chiese, naturale.

<< B... B’è, non saprei... Sono appena arrivata e credo che... >>, ma l’occhiata terribilmente seria fece svanire tutti i tentativi di rifiutare. << Ma sì... >>, sorrise. << Che male fa? >>.

Lui ricambiò il sorriso. << Intendevo come un addio al celibato >>, ammiccò e Giulia sentì qualcosa sbattere contro la sua faccia, come un palo d’acciaio. << Tra amici >>.

Se l’era dimenticata: adesso era sbagliato uscire come una coppia. Sbagliato e ingiusto.

<< Certo >>. Perché adesso erano solo amici, no? << Amici >>.

 

Luca quella sera l’aveva invitata a casa sua, disordinata come sempre a mangiare cibo rustico composto per lo più da roba fritta e schifosa.

Ma insieme, superato il disagio iniziale, si divertivano alla grande.

Nella luce del sole che tramontava come la sua speranza di essere completa si era auto-convinta che doveva comportarsi solo da amica. Punto.

Diavolo, era così frustrante ammettere che era davvero il crepuscolo della sua relazione con Luca!

Ma infondo era andata come doveva.

Era giusto vendicarsi, da parte di Luca.

O forse era solo una stupida coincidenza, quella della promessa sposa bionda e aggressiva.

Otto mesi prima avevano scelto di vivere la vita nel migliore dei modi; al centro dell’attenzione il loro amore. Entrambi sapevano che quell’amore che contava fin troppo avrebbe segnato la loro vita e che non sarebbero potuti tornare indietro.

Giulia si chiese, mentre lo guardava in viso tentata dal pensiero di sfiorarlo, se quella fosse una qualche punizione di Dio, per chissà quale misfatto messo in conto dal destino.

E nella sua testa vorticavano tutte quelle promesse fatte col cuore, troppo pesanti e impossibili da mantenere. Avevano sbagliato entrambi, ormai era chiaro.

Peccato. Adesso Luca aveva scelto un’altra compagna per la vita.

Luca la riscosse dai suoi pensieri dicendole che voleva portarla a fare una passeggiata.

Camminando vicini, per Ravenna, senza mai sfiorarsi – come una tortura.

<< Che dici, gli amici si tengono per mano? >>.

Lui fece spallucce. << Bhò... Penso che certi amici lo fanno >>.

<< Noi siamo quei certi amici? >>.

<< Penso di sì... >>, non fece neanche in tempo a cambiare idea che Luca vide Giulia fermarsi e lasciarlo andare avanti. Lei teneva la testa bassa.

<< Lo devi fare per forza? >>, si ritrovò a chiedere, disperata.

<< Per forza >>, rimarcò le stesse parole di Giulia, di otto mesi prima, con cattiveria. << Sì >>.

<< Non ti capisco proprio, Luca >>, singhiozzò avendo la dignità di non piangere.

Lui non tentò di avvicinarsi. << Neanche io ti ho capito quando te ne sei andata >>.

<< Mio padre stava mordendo! >>, gridò.

Luca senza parlare le si avvicinò e le prese la mano. Giulia lo guardò come se le avesse trasmesso una scossa elettrica. << Un giorno, tu... Troverai un uomo di cui t’innamorerai perdutamente... E mi dimenticherai in fretta, sarai troppo occupata a sentire le campane a nozze >>.

<< Non è vero >>, negò come una bambina.

<< Invece sì. Sarà magari un moro, palestrato, con gli occhi scuri e magnetici. E poi mi parlerai dello splendore del tuo vestito bianco, dei tuoi familiari tutti lì per te e di come ti sei sentita felice e completa quando ti ha messo la fede al dito... >>, elencò con nonchalance, sorridendo.

<< Parli come se ci fossi già passato >>, ridacchiò lei, sdrammatizzando.

Luca sbarrò gli occhi. << Mia sorella mi fa una testa grande così con questi discorsi! >>.

<< E tu ci credi? >>, chiese mentre Luca faceva silenzio. << La tua decisione è difficile da capire >>.

Era come se ci fosse ancora un filo invisibile a collegarli, il loro cuori.

<< No, non ci credo >>.

<< Scommetto che ti schiarirai le idee solo davanti all’altare >>, fece sarcastica. << E io non mi sposerò mai: non troverò mai un altro come te >>.

Luca preferì non rispondere e continuarono a camminare.

Le mostrò che in quegli otto mesi un’intera strada era diventata zona pedonale e che alle undici di sera non c’era mai nessuno, tutti rinchiusi nei pub piuttosto che stare fuori all’addiaccio.

<< Siamo solo noi, i pazzi che passeggiano al polo nord! >>, scherzarono dimenticando i discorsi di prima.

Senza accorgersene si ritrovarono mano nella mano a rimuginare tra risate e amari sorrisi tutti i ricordi condivisi insieme. Giulia non ricordava che le mani di Luca fossero così calde...

Poi litigarono come due bambini su chi aveva ragione su quante sigarette fumasse una loro collega al giorno e su quanto fosse esaurita. La discussione finì con Giulia che gli tirava un calcio nel didietro, giocosamente.

<< Sì, però smettila di guardarmi il fondoschiena >>, ridacchiò Luca, facendola avvampare.

<< Io che?! >>, strillò, colta sul fatto.

<< Lo so che il mio sedere è celestiale, ma cerca di non consumarlo troppo con quegli occhietti curiosi che hai >>, rise, affamato di lodi che non arrivarono.

Di solito quei litigi di poco conto finivano sempre in un modo: Giulia lo riempiva fino alla nausea con commenti sarcastici e scherzosamente volgari.

<< Io non ti fisso il sedere! >>, esclamò per puro istinto di contraddizione. O meglio, per essere fedele alla regola solo amici.

<< Bugiarda! >>.

Luca si fermò davanti al suo palazzo, e il loro sorriso sparì come se si fossero svegliati da un sogno.

<< Sei arrivato >>, mormorò afflitta Giulia.

<< Già >>.

<< Per il tuo addio al celibato avresti potuto affittare una spogliarellista! >>, sbottò irritata.

<< Mi rifarò la notte prima del matrimonio! >>, rispose pronto, facendolo l’occhiolino.

Giulia sospirò, rassegnata. << A quando la fatidica data? >>.

<< Tre mesi >>. E anche lui sembrò rassegnato.

Fu questo a spingerla a dire: << E se la lasci domani? >>, sputò, spudorata e speranzosa.

<< Perché mai dovrei lasciarla? >>. Luca la guardò interessato alla proposta.

<< Non lo so, qualcosa d’improvviso, co... >>.

<< Ti va di salire sopra? >>, disse in fretta Luca, senza farla finire. Giulia sorrise, come se avesse completato un puzzle difficile – quello del suo cuore. << È abbastanza improvviso? >>.

 

Giulia

 

Di sbagli, nella vita se ne fatto tanti, forse troppi.

L’ho imparato a mie spese, purtroppo, ma non posso dire che ciò non mi sia servito.

Errare è umano, mi ripeto.

Ed è così perché talvolta gli errori ci fanno paura, oppure ci spingono a migliorare noi stessi.

Io non ho più paura di sbagliare, a dirla in modo sincero.

E ho imparato che l’amore conta più degli errori.

Perciò non ho avuto paura di farne alcuno quando l’ho baciato davanti al portone di casa sua, non temendo la venuta di nessun vestito bianco.

Gli ho accarezzato il viso, felice e gli stringevo la mano mentre salivamo di corsa le scale.

E proprio perché non avevamo più paura, né rimpianti quando la porta di casa sua si chiuse noi facemmo l’amore.

 

Fine.

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ 

Note:

Spero di non essere sata troppo volgare nell'inserire cert frasi o parole! >> . <<

Ma vabbè, questa ff 'avevo già scritta tempo fa e quando l'ho riletta - e modificata - nello stato di completo nervosismo in cui ero... b'è le parolacce mi sono sembrate un niente. Era solo per evidenziare il caratteraccio della protagonista, se è ci sono parole di troppo avveritemi!

Vorrei aggiungere che la frase "Sono così bravo da far sembrare bravi anche gli altri" l'ho presa da un film, Take The Lead (Ti Va Di Ballare) con il mitico Antonio Banderas - mitico! Film bellissimo, tratto da una storia vera: il protagonista Pierre Doulein (Antonio Banderas) si presta volontario in una scuola di ragazzi dai casi disperati, nel "doposcuola punitivo" in cui insegnerà a dei ragazzi in particolare il valore del rispetto etcc. etcc. e di come la danza è un ottimo strumento per trasmettere forti emozioni e passioni. E infine insegna che se tipiace ballare allora sei fatto per ballare e bla bla bla, non voglio stare qui a fare la predica e annoiarvi o fare pubblicità occulta!

E vi prego, recensite, ho bisogno di sentire i vostri pareri!!! Sennò la mia autostima rimane a -15!

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: mery_wolf